Essere ottimisti o pessimisti non è solo una caratteristica psicologica o un argomento di conversazione interessante: è biologicamente rilevante. In effetti, vi sono prove sempre più evidenti che l’ottimismo può fungere da potente strumento per prevenire le malattie e promuovere un invecchiamento in buona salute.
L’ottimismo gioca un ruolo significativo nel promuovere il benessere sia fisico che mentale
Le persone con una mentalità ottimista sono associate a vari indicatori positivi di salute, in particolare cardiovascolari, ma anche polmonari, metabolici e immunologici. Hanno una minore incidenza di malattie legate all’età e livelli di mortalità ridotti.
Ottimismo e pessimismo non sono etichette arbitrarie e sfuggenti. Al contrario, sono mentalità misurabili scientificamente, collocando l’atteggiamento di un individuo in uno spettro che va dall’ottimismo al pessimismo.
Inquadrando in questo modo la linea di base di ciascun soggetto, i ricercatori sono stati in grado di verificare la correlazione tra livello di ottimismo e relative condizioni di salute.
Una revisione pubblicata su JAMA Network Open da Alan Rozanski, cardiologo dell’ospedale Mount Sinai Morningside di New York City, ha confrontato i risultati di 15 diversi studi per un totale di 229.391 partecipanti.
La meta-analisi di Rozanski ha mostrato che gli individui con livelli più elevati di ottimismo hanno sperimentato un rischio inferiore del 35% di eventi cardiovascolari rispetto a quelli con un atteggiamento ottimista inferiore, nonché un tasso di mortalità inferiore.
Rozanski ha sottolineato che le persone più ottimiste tendono a prendersi più cura di se stesse, soprattutto mangiando sano, facendo esercizio fisico e non fumando. Questi comportamenti sono stati riscontrati in misura molto minore nelle persone più pessimiste, che tendono a preoccuparsi meno del proprio benessere.
I danni prodotti dal pessimismo
Il danno prodotto dal pessimismo è anche biologico: il continuo logoramento causato da elevati ormoni dello stress come il cortisolo e la noradrenalina porta ad un aumento dei livelli di infiammazione del corpo e favorisce l’insorgenza di malattie. Inoltre il pessimismo patologico può portare alla depressione, considerata dall’American Heart Association un fattore di rischio per le malattie cardiovascolari.
La stessa correlazione è stata individuata in relazione a malattie minori come il comune raffreddore. Uno studio del 2006 ha delineato i profili della personalità di 193 volontari sani a cui è stato inoculato un comune virus respiratorio.
I soggetti che che hanno espresso un atteggiamento positivo avevano meno probabilità di sviluppare sintomi dell’infezione rispetto ai soggetti con atteggiamenti meno positivi.
L’ottimismo, quindi, è uno dei fattori non biologici più interessanti coinvolti nei meccanismi della longevità perché correla gli attributi psicologici di un individuo con la sua salute fisica. In questo senso ci offre un’ulteriore strategia per tutelare la nostra salute.
Gli ottimisti tendono a vivere più a lungo
Gli ottimisti tendono a vivere più a lungo, come rivela una ricerca condotta da Lewina Lee dell’Università di Harvard che ha analizzato 69.744 donne del servizio sanitario nazionale e 1.429 uomini dello studio sull’invecchiamento del Dipartimento statunitense per gli affari dei veterani.
I risultati hanno dimostrato che gli ottimisti tendono a vivere in media dall’11 al 15% in più rispetto ai pessimisti e hanno ottime possibilità di raggiungere una “longevità eccezionale”, cioè, per definizione, un’età superiore a 85 anni.
Questi risultati non sono confusi da altri fattori come lo stato socioeconomico, la salute generale, l’integrazione sociale e lo stile di vita perché, secondo Lee, gli ottimisti sono più bravi a riformulare una situazione sfavorevole e a rispondervi in modo più efficace.
Essi hanno un atteggiamento più fiducioso nei confronti della vita e si impegnano a superare gli ostacoli invece di pensare di non poter fare nulla per cambiare le cose che sono sbagliate.
Anche i risultati degli studi sul DNA sembrano confermare l’idea che l’ottimismo sia uno strumento efficace per rallentare l’invecchiamento cellulare, di cui l’accorciamento dei telomeri è un biomarker. Questa ricerca è ancora in corso, ma i primi risultati sono informativi.
Si ritiene che l’ottimismo sia geneticamente determinato solo per il 25% della popolazione. Per il resto, è il risultato delle nostre relazioni sociali o degli sforzi deliberati per apprendere un pensiero più positivo.
Coltivare una prospettiva positiva, quindi, può essere un potente strumento per promuovere la resilienza, gestire lo stress e potenzialmente anche migliorare la longevità. Adottando pratiche che alimentano l’ottimismo, possiamo potenziare noi stessi per affrontare le sfide della vita con maggiore forza e vivere una vita più sana e più felice.