La ricerca e lo studio degli esopianeti comprende anche la ricerca di possibili segni di vita extraterrestre. Fino ad oggi, abbiamo scoperto quasi 4000 pianeti, solo pochi dei quali presentano quelle caratteristiche che potrebbero dimostrarne la compatibilità con la vita come la conosciamo.
Ma dove pensiamo di poter trovare forme di vita extraterrestre, non importa se intelligenti o microorganismi? Quali pensiamo debbano essere le caratteristiche di pianeti compatibili con la vita?
Probabilmente, la vita, almeno quella che conosciamo noi, non è sui pianeti gassosi o la cui atmosfera è intrisa di gas tossici. Un nuovo studio riduce drasticamente il numero di mondi in cui gli scienziati ritengono che sia più probabile trovare la vita in qualche sua forma.
In passato, i ricercatori hanno definito la “zona abitabile” di un sistema stellare in base al tipo di stella e alla distanza del pianeta da essa; i pianeti che, come la Terra, orbitano alla giusta distanza per avere temperature in cui potrebbe esistere acqua liquida sulla superficie planetaria, sarebbero considerati “abitabili“. Secondo i ricercatori, però, questa definizione funziona per microbi basici, unicellulari, non definisce abbastanza l’abitabilità per creature più complesse, come gli organismi che vanno dalle spugne agli esseri umani.
Quando vengono presi in considerazione questi parametri aggiuntivi, necessari per l’esistenza di creature complesse, la zona definibile come “abitabile” si restringe notevolmente. Per esempio, i pianeti con alti livelli di gas tossici, come il biossido di carbonio e il monossido di carbonio, non potrebbero essere compresi tra i possibili candidati ad ospitare la vita.
Considerando questi nuovi parametri, alcune stelle non hanno zone abitabili per la vita; tra queste, Proxima Centauri e TRAPPIST-1, due delle stelle con pianeti più vicine al nostro Sole. Questo perché i pianeti attorno a questi soli hanno probabilmente alte concentrazioni di monossido di carbonio, dicono i ricercatori. Il monossido di carbonio può legarsi all’emoglobina nel sangue animale, e anche piccole quantità di esso possono essere mortali. (Al contrario, un altro recente studio ha sostenuto che il monossido di carbonio potrebbe essere un segno di vita extraterrestre, ma come dice Schwieterman, “questi [pianeti] non sarebbero certamente buoni posti per la vita umana o animale come lo conosciamo sulla Terra.”)
Le nuove linee guida possono aiutare i ricercatori a tagliare il numero di pianeti in cui cercare segni di vita aliena, una bella scrematura sui quasi 4000 mondi confermati che orbitano intorno a stelle diverse dal sole.
“Le nostre scoperte forniscono un modo per decidere quale di questi miriadi di pianeti dovremmo osservare in modo più dettagliato“, così il co-ricercatore Christopher Reinhard, assistente professore di Scienze della Terra e dell’atmosfera al Georgia Institute of Technology. “Potremmo identificare più facilmente i pianeti abitabili scartando a priori quelli che presentano livelli di biossido di carbonio o di monossido di carbonio probabilmente troppo alti per supportare la vita complessa“.
Ovviamente, l’assunto di questo studio è che la vita complessa possa esistere solo come la conosciamo sulla Terra. Questo, se da un lato ci aiuta a filtrare i pianeti possibili candidati per ospitare la vita, dall’altro potrebbe farci scartare l’osservazione di pianeti diversi da quelli ideali, dove potrebbero essersi sviluppate forme di vita diverse da quelle note alla nostra esperienza.
Certo, da qualcosa bisogna pur iniziare.
Lo studio è stato pubblicato online su The Astrophysical Journal.