Viaggi nello spazio, dal nucleare un aiuto per lo sviluppo

Raggiungere Marte in soli tre mesi? Possibile. Ridurre le radiazioni a cui sono sottoposti gli astronauti nello spazio? Nulla di più facile. Questi e molti altri sarebbero i vantaggi se il nucleare venisse utilizzata come fonte di energia per i viaggi nello spazio; e questa idea oggi potrebbe davvero non restare più solo tale

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Esplorare lo spazio sin nei suoi angoli più remoti, in tempi più veloci e più a lungo: un sogno per l’umanità che forse l’energia atomica potrebbe finalmente rendere possibile. A lanciare l’idea un team di ricercatori inglesi della UK Space Agency e della Rolls-Royce, che sperano un giorno di rivoluzionare il modo di viaggiare nello spazio proprio grazie all’utilizzo del nucleare come energia per le navicelle spaziali, e chissà, arrivare così anche su Marte in soli tre mesi riducendo anche la quantità di radiazioni a cui sono esposti gli astronauti.

Una rivoluzione vera e propria, un nuovo modo di concepire lo spazio, non più solo misterioso e sterminato, ma anche raggiungibile in tempi accettabili anche nei punti più lontani. Dunque astronavi a propulsione nucleare, capaci di raggiungere velocità mai sperimentate prima, grazie all’energia sprigionata dalla divisione dell’atomo.

Oltre a beneficiare di velocità maggiore e tempi ridotti nei viaggi spaziali, l’energia nucleare aiuterebbe anche gli astronavi a rimanere per tempi minori nello spazio, e quindi questi ultimi assorbirebbero anche meno radiazioni, con tutti i rischi ad esse collegati.

Questa idea è solo parzialmente innovativa, perché già dagli anni ’50 del secolo scorso, gli Stati Uniti avevano provato a sviluppare un razzo alimentato da piccoli ordigni atomici espulsi dal retro, senza però trovare mai un vero sviluppo.

Oggi i tempi potrebbero essere maturi per un progetto di tale portata, con tutti i benefici che potrebbero derivarne, uno su tutti, il radicale cambiamento nel modo di esplorare lo spazio, e di conseguenza di conoscere l’universo.

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