martedì, Settembre 10, 2024
HomeMedicinaUna delle supposizioni più comuni sull’autismo potrebbe essere errata

Una delle supposizioni più comuni sull’autismo potrebbe essere errata

Potremmo avere inteso male una delle caratteristiche genericamente ritenute più comuni nell'autismo: la difficoltà di espressione esplicita delle emozioni

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Riguardo al DSA sono state fatte tante ipotesi, supposizioni e ricerche. Un argomento così complesso e delicato non è esente da fraintendimenti ed errori di valutazione. E capita che presto arrivino le smentite.

Generalmente il disturbo dello spettro autistico (DSA) è visto come una condizione neurologica che fa da barriera alla comprensione di emozioni complesse.

Ma se non fosse esattamente così? Recenti ricerche suggeriscono che l’idea della difficoltà empatica delle persone affette da autismo potrebbe derivare di un fraintendimento. Da uno studio emerge che individui adulti affetti da DSA sono in grado di riconoscere rimpianto e sollievo proprio come gli altri individui non autistici. E lo fanno anche molto bene.

L’autrice principale dello studio, Heather Ferguson, esperta in neurolinguistica, semantica e sintassi all’Università del Kent, sostiene che le persone affette da DSA possiedono in realtà delle capacità di elaborazione delle emozioni che sono state trascurate negli studi precedenti.

Avvalendosi di metodi all’avanguardia per il tracciamento degli occhi, i ricercatori hanno esaminato 48 soggetti adulti – di cui la metà affetti da DSA, mentre leggono un testo su un personaggio che prova rammarico o sollievo. Il protagonista della storia prende una decisione che porta a un buon esito o a un cattivo esito, dove l’umore del personaggio viene riassunto dalla frase finale dicendo se  la scelta avesse lasciato rimpianto o sollievo:

Si sente felice della decisione presa

o

Si sente infastidita a causa della scelta

Quando l’emozione finale non coincideva col resto della storia come ad esempio:

Comprò le scarpe nuove che desiderava ma la decisione presa la contrariò

la maggior parte dei partecipanti al test, capendo che c’era qualcosa di stonato si è soffermato più a lungo sul testo e sulle frasi precedenti. Ovviamente stavano cercando di dar senso a una storia insensata.

Questo è potuto succedere perché si sono immedesimati, hanno quindi compreso desideri e sensazioni del personaggio arrivando a prevedere se lo stesso avrebbe dovuto provare sollievo o rimpianto.

Questo concetto è conosciuto in psicologia come pensiero controfattuale che è quello che nelle persone affette da DSA potrebbe presentare delle interruzioni, almeno secondo gli studi precedenti.

L’esito di questa nuova analisi, invece, presenta risultati simili in entrambe le categorie di individui – affetti da DSA e non. Anzi, a dirla tutta i partecipanti con disturbo da spettro autistico si sono rivelati spesso incredibilmente veloci e ferrati nell’elaborare emozioni e nel provare empatia.

Tratti di uno studio su un campione limitato di soggetti rispetto a ricerche precedenti, gli autori stanno valutando i risultati con cautela, ipotizzando che i diversi risultati ottenuti possano dipendere dal metodo.

Infatti, non chiedendo ai partecipanti di descrivere le proprie emozioni o quelle altrui, la nuova ricerca è stata in grado di rilevare la risposta neurologica immediata di un partecipante di fronte al contenuto emotivo. Ciò significa che le persone affette da DSA sono perfettamente in grado di comprendere in modo implicito le emozioni di un’altra persona, ma hanno difficoltà nel descriverle ai ricercatori.

Gli autori spiegano che le difficoltà nel pensiero controfattuale riscontrate negli studi precedenti potrebbero essere legate alle difficoltà di espressione esplicita delle emozioni piuttosto che a problemi nello sperimentarle implicitamente a livello neuro cognitivo”

Gli studi precedenti sul pensiero controfattuale potrebbero aver frainteso espressione e comprensione, laddove l’osservazione avveniva con esplicita richiesta di esprimere le emozioni.

Lo studio è stato pubblicato su Autism Research.

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