Una stella particolarmente strana, a rotazione rapidissima, sembra si sia svegliata ed abbia ricominciato ad emettere lampi luminosi di onde radio. Questa stella a rotazione rapida è un magnetar, un tipo di stella di neutroni, quanto resta di una stella più grande e, dopo i buchi neri, il tipo di oggetto più denso che abbiamo rilevato in qualsiasi parte dell’universo.
Questa magnetar si chiama XTE J1810-197. Ne abbiamo individuate solo 23, finora, di magnetars. XTE J1810-197 fu individuata nel 2004 e continuò ad emettere onde radio fino al 2008, quando improvvisamente divenne dormiente e smise di emettere onde radio. L’8 dicembre 2018, sembra essersi risvegliata e ha ripreso a trasmettere lampi di onde radio. I ricercatori che hanno individuato il suo risveglio hanno riportato la loro scoperta in un documento pubblicato il 6 marzo sul server di preprint arXiv.
Gli astronomi credono da tempo che le magnetar posseggano campi magnetici più di un milione di volte più intensi delle tipiche stelle di neutroni e più di un quadrilione di volte più potenti di quello della Terra. Quei campi magnetici sembrano essere la fonte di intensi lampi di energia elettromagnetica che possiamo rilevare dalla Terra mentre la magnetar ruota.
Il problema che si pongono gli astronomi è capire perché XTE J1810-197 per dieci anni ha smesso di emettere onde radio per poi svegliarsi. Le magnetars sono tra gli oggetti più rari e meno compresi nel catalogo stellare. XTE J1810-197, però, da quando si è risvegliata si sta comportando in modo significativamente diverso rispetto a quanto faceva tra il 2004 e il 2008.
Quando XTE J1810-197 entrò in pausa fece cominciò a lampeggiare in modo irregolare, spostando selvaggiamente il suo profilo di impulso su periodi di tempo relativamente brevi. Ora, il suo comportamento è più stabile, hanno riferito gli astronomi. Allo stesso tempo, il tempo di rotazione della stella sembra sia aumentato significativamente, un tratto che secondo ricercatori è comune alle pulsar dopo i loro periodi di riposo.
Un aspetto notevole della ricomparsa di XTE J1810-197 è che, trovandosi nella stessa parte del cielo del Sole, le prime leggere pulsazioni che annunciavano il suo risveglio erano troppo lievi per far scattare qualsiasi rilevatore di uso generale che guardava il cielo in quel momento. Contro la brillante esplosione elettromagnetica del sole, XTE J1810-197 si poteva distinguere a mala pena.
Ma una squadra di astronomi guidata da Lina Levin dell’Università di Manchester nel Regno Unito aveva incaricato un radiotelescopio di osservare periodicamente la pulsar sin da quando era diventata silenziosa. E, più di un decennio dopo, quell’attento esame ha dato i suoi frutti. Levin e il suo team hanno notato ciò che gli altri avevano perso.
I ricercatori hanno anche segnalato oscillazioni nel segnale radio che potrebbero essere il risultato di onde che si riversano sulla superficie del magnetar.