Un buco nero si è acceso e spento nel giro di 40 giorni: la “colpa”, forse, è di una stella

Un buco nero ha manifestato un'anomala variazione della sua luminosità ai raggi X: si è spento per poi riaccendersi in un arco di tempo di soli 40 giorni

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La presenza dei buchi neri nelle galassie si può osservare solo indirettamente grazie alla sua interazione con l’ambiente circostante, per questa ragione un buco nero, per sua stessa definizione, è invisibile.

È curioso quindi assistere all’evento di un buco nero supermassiccio che si spegne per poi riaccendersi nel giro di 40 giorni e che tutto questo sia stato percepibile direttamente. Ad osservare il fenomeno è stato l’astrofisico romano Claudio Ricci, professore all’Università Diego Portales di Santiago, in Cile.

Nel 2018, un grupo di astronomi ha monitorato i raggi X della corona di un buco nero nella galassia 1ES 1927+654 scomparire completamente, diventando 10mila volte meno luminoso in un arco di tempo di 40 giorni. Concluso questo periodo, la sua luminosità ha ripreso a crescere e, passati altri 100 giorni, la sorgente era diventata poco meno di 20 volte più luminosa della prima manifestazione.

I ricercatori di uno studio pubblicato il 17 luglio su ApJL stanno valutando la possibilità che una stella in fuga possa aver orbitato troppo vicino al buco sino a rimanerne colpita liberando i suoi detriti in rapido movimento che sarebbero andati a collidere contro il disco di accrescimento, disperdendone il gas.

Ricci ha dichiarato: “Normalmente non vediamo variazioni come questa nei buchi neri. Era così strano che, all’inizio, abbiamo pensato che potesse esserci qualcosa di sbagliato nei dati. Quando abbiamo visto che era reale, è stato molto emozionante. Ma non avevamo nemmeno idea di cosa stesse succedendo; nessuno con cui abbiamo parlato aveva mai visto qualcosa del genere”.



Ma a parte l’ipotesi della stella andata a scontrarsi contro il disco, gli studiosi hanno osservato che questo fenomeno potrebbe essere spiegato diversamente: per esempio, lo scemare della luminosità non è stato graduale ma i raggi x hanno manifestato variazioni importanti nel giro di poche ore. Può accadere infatti, anche se molto raramente, che le corone di un buco nero possano avere variazioni di luminosità significative, ma questo succede in archi di tempo molto lunghi.

Questo set di dati contiene molti enigmi. Ma è eccitante, perché significa che stiamo imparando qualcosa di nuovo sull’universo. Pensiamo che l’ipotesi della stella sia valida, ma anche che analizzeremo questo evento per molto tempo, ha spiegato Erin Kara, professoressa al Mit e coautrice dello studio.

“Questo nuovo studio è un ottimo esempio di come la flessibilità nella pianificazione delle osservazioni consenta alle missioni della Nasa e dell’Esa di studiare oggetti che si evolvono relativamente rapidamente, e di cercare cambiamenti a lungo termine nel loro comportamento medio. Questo buco nero tornerà allo stato in cui si trovava prima dell’evento? O il sistema è stato sostanzialmente cambiato? Stiamo continuando le nostre osservazioni per scoprirlo”, ha concluso Michael Loewenstein, coautore dello studio e astrofisico della missione Nicer all’Università del Maryland College Park e al Goddard Space Flight Center della Nasa.

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