Storia e origine delle carte da gioco

Dove, quando e perché siano nate le carte da gioco non lo sanno tutti. Ma proviamo a soddisfare la vostra curiosità nelle prossime righe

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La curiosità è fonte di vita per l’essere umano. Fintanto che sarà curioso, il suo cervello lavorerà a dovere e si impegnerà per conoscere ogni aspetto del mondo.

Certo, per rispondere ad alcuni dilemmi esistenziali ci vorrebbero ben altre fonti o conoscenze, ma nella maggior parte dei casi, per fortuna, esiste la storia, che ci dà spiegazioni su cose di interesse comune.

Un discorso che si può applicare tranquillamente anche all’origine e allo sviluppo di uno dei passatempi più amati dagli italiani e non solo: il gioco delle carte.

Ma dove, quando e perché siano nate le carte da gioco non lo sanno tutti. Ma proviamo a soddisfare la vostra curiosità nelle prossime righe.

Le origini storiche delle carte da gioco

Una cosa è certa: la tradizione delle carte da gioco non si è sviluppata in tempi recenti. Anzi, possiamo dire che l’origine di questo oggetto tanto amato nel nuovo millennio risale addirittura al settimo secolo dopo Cristo.



Il luogo è l’Estremo Oriente, più precisamente la Cina, laddove regnava la dinastia Tang. Durante il dominio di questa famiglia circolavano dei piccoli fogli di pergamena, molto simili a delle strisce che non superavano i 6 centimetri di altezza e i due di larghezza. Su di essi erano spesso disegnate le effigi dell’imperatore, della sua famiglia e dei membri della sua corte.

Queste probabilmente sono le vere e proprie antenate delle carte da gioco. Ma la tradizione vuole che bisogna aspettare il decimo secolo dopo Cristo per avere delle carte che venissero utilizzate per fini ludici: erano realizzate in lamina d’avorio ed erano scelte per giocare al Ganjifa, che ancora oggi viene considerato il gioco di carte più antico mai esistito.

Dall’Estremo Oriente, poi, grazie all’arrivo dei primi mercanti che viaggiavano e tornavano dalla Cina, la tradizione delle carte iniziò a spostarsi verso ovest, arrivando dapprima nelle zone di Baghdad e poi nell’Egitto.

Su queste iniziarono a comparire figure molto simili a quelle ancora oggi presenti su alcuni mazzi di carte europei, come quelle napoletane. Celebre è la raffigurazione del soldato Mamelucco, che assomiglia incredibilmente al “cavallo” del mazzo partenopeo.

Anche il fatto che i semi siano 4 e non di più dovrebbe derivare dall’uso che venne fatto delle carte in queste zone. Le carte mamelucche, infatti, avevano 13 carte di bastoni, 13 di denari, 13 di coppe e 13 di spade, gli stessi semi delle carte italiane moderne, per quanto oggi non siano più 52 totali ma 40.

L’approdo in Europa, invece, risale a epoche relativamente più recenti, nello specifico intorno al 15esimo secolo. Qui ci fu la vera e propria diversificazione dei mazzi, che sono giunti ai giorni nostri.

Non solo per il numero delle carte, ma anche per i semi usati: sempre 4 ma rappresentanti simbologie differenti. Nei semi così detti latini, spesso si usano 40 carte e non 52 e i simboli sono rimasti praticamente inalterati rispetto a quelli originali: denari, bastoni, spade e coppe.

Quelli francesi, oggi utilizzati nei giochi di fama internazionale come quelli delle sale da gioco, sia fisiche che virtuali, che oltre alle carte mettono a disposizione un’offerta di slot machines e altri giochi tipici, raffigurano i cuori, che dovrebbero aver preso ispirazione dalle coppe latine, i quadri, che corrispondono ai denari, le picche, simili alle spade, e i fiori, che deriverebbero dai bastoni.

Limitandoci all’Italia, invece, la prima attestazione risale al 14esimo secolo, con il primo mazzo che era quello usato per i Tarocchi e si componeva di 52 carte, che nel 16esimo erano già divenute 40.

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