Un nuovo studio sulle stelle nane ultrafredde sta aiutando a restringere il campo delle condizioni che potrebbero gettare le basi per la vita oltre il nostro sistema solare.
Stelle nane ultrafredde: hanno il potenziale per permettere alla vita di svilupparsi?
Secondo i ricercatori, che hanno studiato circa 200 stelle nane ultrafredde, esse mancano di un’intensità di luce ultravioletta sufficiente per avere il potenziale per permettere alla vita di svilupparsi. Inizialmente questa potrebbe sembrare una brutta notizia per la ricerca di segni di vita aliena su pianeti lontani. Ma le piccole stelle potrebbero invece servire come banchi di prova per determinare quali altre condizioni possono creare le basi chimiche della vita.
Rispetto al Sole, le stelle nane ultrafredde analizzate nella nuova ricerca sono minuscole, hanno all’incirca le dimensioni di Giove e pesano circa un decimo del Sole, oltre ad essere tra i tipi di stelle più comuni.
E poiché sono fredde e relativamente fioche, spesso è più facile individuare i pianeti che orbitano attorno a loro piuttosto che alla luce delle grandi stelle luminose. Gli astronomi che studiano la stella rossa TRAPPIST-1, ad esempio, hanno scoperto che ospita sette pianeti delle dimensioni della Terra, di cui tre che potrebbero trovarsi all’interno della zona abitabile della stella stessa, dove le condizioni sono favorevoli alla vita.
Affinché la vita esista su un pianeta abitabile, però, deve svilupparsi in qualche modo. Una possibilità è che la luce stellare UV fornisca l’energia necessaria per collegare insieme idrogeno, ossigeno, carbonio, azoto, zolfo e altri atomi che compongono i composti precursori della vita.
La scienziata spaziale Antígona Segura, insieme ad un team di colleghi, ha utilizzato il Transiting Exoplanet Survey Satellite per misurare la quantità di radiazione UV emessa da 208 stelle nane ultrafredde comparativamente vicine entro 130 anni luce dalla Terra.
Le stelle nane ultrafredde che hanno studiato, emettono luce UV, come fa i Sole, e molte producono esplosioni di UV quando emettono bagliori, ma nel complesso, secondo la squadra di studiosi, l’energia UV rilasciata dalle piccole stelle è troppo bassa per forgiare le sostanze chimiche necessarie per dare il via alla vita.
La scarsità di luce UV non annulla necessariamente le speranze di trovare vita attorno a tali stelle: “I raggi UV sono una fonte di energia per la chimica prebiotica che possiamo misurare, ed è per questo che ci siamo concentrati su di essi”, ha spiegato Segura, dell’Università Nazionale Autonoma del Messico a Città del Messico: “Ma ci sono molte altre fonti di energia, come le particelle cosmiche e stellari, e le particelle, la radiazione e il calore prodotti dal decadimento radioattivo, solo per citarne alcune”.
Le stelle nane ultrafredde potrebbero essere utili per scoprire se qualcosa di diverso dalla luce UV può far sviluppare la vita. “Dovremmo cercare la vita sui pianeti che hanno la minore attività [UV], dove possiamo sapere con certezza che la chimica prebiotica guidata dai raggi UV non può verificarsi”, afferma Paul Rimmer, astrofisico dell’Università di Cambridge che non ha partecipato allo studio: “Se troviamo prove di vita su questi tipi di pianeti, ciò dimostrerà che esistono altri percorsi verso la vita”.
Inoltre, osserva Segura, le fonti di energia che potrebbero dare origine alla vita possono anche rendere i pianeti meno abitabili per forme di vita più complesse: “Al momento non possiamo dire quali effetti prevarrebbero. L’approccio migliore ora è studiare caso per caso e attendere ulteriori vincoli osservativi, come nel caso del sistema TRAPPIST-1”.
Se gli astronomi alla fine scoprissero la vita su pianeti in orbita attorno alle stelle nane ultrafredde, ciò confermerebbe il potenziale di origini della vita prive di raggi UV. Ma, secondo Rimmer, se si scoprisse che non ci sono segni di abitabilità sui pianeti attorno alle tante stelle nane ultrafredde, questo abbasserebbe le stime della probabilità di trovare vita al di fuori del nostro sistema solare.
In ogni caso, le future indagini sulle stelle nane ultrafredde potrebbero fornire ai ricercatori una migliore comprensione della possibile prevalenza della vita extraterrestre nell’Universo.