Scoperto il primo relitto di una nave di schiavi Maya

Gli archeologi sono riusciti a rinvenire una nave che trasportava degli schiavi appartenenti al popolo Maya, da vendere a Cuba, naufragata al largo della penisola dello Yucatan, in Messico

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Gli archeologi hanno rinvenuto una nave che trasportava degli schiavi appartenenti al popolo dei Maya, naufragata al largo della penisola dello Yucatan, in Messico.

Un subacqueo nuota vicino a un lucernario di ferro dalla zona di prua della nave di schiavi Maya "La Union", al largo di Sisal, nella penisola dello Yucatan, in Messico.
Nella foto è raffigurato un subacqueo che nuota vicino ad un lucernario di ferro, posizionato sulla zona di prua del relitto della nave di schiavi Maya, chiamata “La Union”, una nave che trasportava i Maya per la tratta degli schiavi nel 1850, situata al largo della costa del Sisal, nella penisola dello Yucatan, in Messico.

I Maya furono una popolazione presente in Mesoamerica, luogo in cui svilupparono una civiltà che poi si espanse in tutto il Messico e l’America centrale dal 2000 a.C.. Il popolo Maya è noto per l’arte, per l’architettura, per i raffinati sistemi matematici e astronomici, e per la scrittura, che ad oggi rimane l’unico sistema noto pienamente sviluppato nelle Americhe precolombiane.
Secondo l’Istituto nazionale di antropologia e storia del Messico (INAH), che ha comunicato la scoperta martedì scorso, questa è la prima nave di schiavi Maya mai scoperta prima d’ora. La nave, chiamata “La Union”, è un battello a vapore che presenta una ruota a pale, ed è stata scoperta dagli archeologi nel Golfo del Messico a circa due miglia nautiche da Sisal nel 2017.
Gli archeologi hanno divulgato la scoperta solamente adesso perché hanno prima effettuato degli studi, durati tre anni, per avere la certezza che si trattava di una nave di schiavi Maya.
La nave Unión trasportava illegalmente circa 30 persone appartenente al popolo dei Maya ogni mese verso Cuba, luogo in cui venivano poi costretti a lavorare nei campi di canna da zucchero, in un periodo compreso tra il 1855 e il 1861. Secondo quanto affermato dalla INAH ciò avvenne durante la ribellione nota come Guerra di Casta.
L’archeologa dell’INAH, Helena Barba Meinecke in un comunicato stampa ha spiegato che: “Ogni schiavo veniva venduto a degli intermediari per una cifra di 25 pesos, poi successivamente venivano rivenduti a L’Avana ad un costo di 160 pesos per gli uomini e 120 pesos per le donne”.
La nave, che è stata rinvenuta dagli archeologi, è affondata il 19 settembre 1861 mentre era in viaggio verso Cuba. Questo ritrovamento dimostra come la schiavitù ha continuato ad esserci nonostante fosse stata abolita in Messico nel 1829 da un decreto emanato, che ha vietato la cattura della popolazione Maya sempre nello stesso anno.
L’INAH ha dichiarato nel comunicato che: “Per tutti i ricercatori la scoperta fatta è stata molto importante. Non solo per aver superato le difficoltà riscontrate nell’identificare il nome del relitto della nave, ma anche per l’importanza di aver potuto comprendere un passato minaccioso che ha caratterizzato il Messico, una storia che dovrebbe essere riconosciuta e studiata in termini di contesto e tempo”.
Gli archeologi sono riusciti a risalire all’identità della nave grazie agli studi effettuati sulle caldaie, luogo da cui è partita l’esplosione e che ha provocato un incendio, che ha distrutto la barca e la ruota laterale, mentre lo scafo in legno si è conservato. Inoltre, nella nave sono stati rinvenuti molti artefatti, tra cui frammenti di vetri di bottiglia, ceramiche e otto posate in ottone, quest’ultime utilizzate dai passeggeri di prima classe che si trovavano a bordo.
L’esplosione che ha portato al naufragio della nave ha ucciso metà dell’equipaggio che era composto da 80 persone, e 60 dei passeggeri che si trovavano a bordo dell’imbarcazione. Per quanto riguarda il carico degli schiavi Maya non è chiaro quanti ne siano morti, considerando che erano elencati come merce e non presenti nella lista come passeggeri.

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