Il miracolo del sangue di San Gennaro

la prima notizia documentata dell'ampolla contenente la presunta reliquia del sangue di san Gennaro risale soltanto al 1389, come riportato nel Chronicon Siculum...

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Il nome Gennaro è molto comune in Campania. È un nome di origine latina e significava «consacrato al dio Giano» ed era in genere attribuito ai bambini nati nel mese di gennaio, considerato sacro al dio.

Non sappiamo se san Gennaro sia esistito realmente ma la sua nascita viene fissata convenzionalmente verso l’anno 272. Non abbiamo fonti che identifichino nemmeno il luogo di nascita ma un’antica tradizione beneventana che lo annovera tra i vescovi e ne fissa il martirio proprio nella città di Benevento.

Il martirio del Santo risalirebbe all’inizio del IV secolo, durante la persecuzione dei cristiani da parte dell’imperatore Diocleziano. Pare che il Santo con una benedizione salvò dal supplizio alcuni condannati a morte: grazie infatti alla benedizione del santo, alcune fiere si sarebbero inginocchiate al cospetto dei condannati, e Dragonzio comandò allora che a Gennaro e ai suoi compagni venisse troncata la testa. Condotti nei pressi del Forum Vulcani (l’attuale Solfatara di Pozzuoli), essi furono decapitati nell’anno 305.

La tradizione ci racconta che dopo la decapitazione sarebbe stato conservato del sangue, come era abitudine a quel tempo. Il sangue, raccolto da una donna di nome Eusebia, è stato da lei conservato in due ampolle; esse sono divenute un attributo iconografico tipico di san Gennaro.

Secondo quanto viene tramandato, il sangue di san Gennaro si sarebbe sciolto per la prima volta ai tempi di Costantino I, durante lo spostamento delle spoglie del santo. Lungo il tragitto, il corteo con le spoglie avrebbe incontrato la nutrice Eusebia con le ampolline del sangue del santo: alla presenza della testa, il sangue nelle ampolle si sarebbe sciolto.

Storicamente invece la prima notizia documentata dell’ampolla contenente la presunta reliquia del sangue di san Gennaro risale soltanto al 1389, come riportato nel Chronicon Siculum.

Ancora oggi la reliquia è famosissima e, almeno tre volte l’anno, la sostanza contenuta nelle ampolle da solido diventa liquido. Questo fenomeno è considerato un miracolo dai fedeli.

Succede il 16 dicembre, il sabato precedente la prima domenica di maggio (ricorrenza del trasferimento del corpo del santo da Pozzuoli a Napoli) e il 19 settembre, durante la festa del santo.

Ma siamo di fronte a qualcosa di inspiegabile e misterioso o ci troviamo in presenza di un fenomeno chimico?

Un gruppo di studiosi del CICAP diretti da Luigi Garlaschelli è riuscito a produrre una sostanza dello stesso colore del sangue utilizzando un minerale presente sul Vesuvio, sale e carbonato di calcio. semplici sostanze.

Il prodigio, almeno cosi lo chiama la Chiesa e non miracolo, sarebbe dovuto, secondo il team guidato da Garlaschelli, a particolari proprietà tissotropiche della sostanza prodotta, cioè la sua capacità di passare da solido a liquido se agitata. La ricerca del CICAP è stata pubblicata sulla prestigiosa rivista “Nature“.

Per l’Abate Vincenzo De Gregorio però il sangue avrebbe un comportamento atipico e si “scioglierebbe” anche senza essere manipolato, in presenza di Papa Ratzinger ad esempio non si sciolse affatto.

Analizzato con la spettrometria pare che all’interno delle ampolle ci sia effettivamente sangue. Ma il fisico francese Michel Mitov, nel libro “Matière Sensible”, ipotizza che le ampolle contengano spermaceti, grasso ceroso estratto dalla testa dei capodogli, e soluzione d’argilla. Materiali “sensibili” a manipolazioni e temperatura.

Ad oggi, però, non c’è mai stata una verifica condotta sulla reliquia e per i fedeli il fenomeno resta spiegabile solo con un miracolo.