Un’indagine dettagliata su alcuni campioni dell’asteroide Ryugu confermerebbe che i semi della vita sulla Terra siano stati portati da alcune antiche comete. Questi semi sarebbero molecole organiche, le stesse trovate sui campioni dell’asteroide. Questi campioni di roccia spaziale sono stati portati sulla Terra dalla missione Hayabusa2, che nel 2018 ha visitato Ryugu, un asteroide simile a una trottola che ci sta offrendo uno spaccato su un passato remotissimo, quando sul nostro pianeta comparvero quei primi micro organismi monocellulari che diedero inizio all’esistenza così come la intendiamo. Al suo tempo, Hayabusa aveva trascorso su Ryugu ben 18 mesi, studiando il corpo celeste e raccogliendo preziose informazioni riguardanti il nostro Sistema Solare.
Ryugu: un “Santo Graal” dello spazio
Ryugu, formalmente noto come 162173 Ryugu, è un asteroide che gira nelle vicinanze della Terra, largo 870 metri e privo di atmosfera protettiva. Questo significa che la sua superficie è totalmente esposta alle “intemperie” spaziali e che nel corso dei milioni di anni ha raccolto probabilmente polvere interplanetaria, che modifica la superficie dell’asteroide quando viene colpita. Il team di scienziati che sta studiando Ryugu e che sta cercando risposte sul mistero della vita ha trovato alcuni “ricordi” di una cometa che tantissimo tempo fa colpì Ryugu. Una scoperta stupefacente, visto che stiamo parlando di materia organica primitiva.
Megumi Matsumoto è membro del team e assistente docente presso la Tohoku University Graduate School of Science. Matsumoto ha spiegato in una dichiarazione: “Questa materia organica potrebbe essere i piccoli semi della vita una volta trasportati dallo spazio alla Terra”. Le comete tendono ad esistere in ampie orbite attorno al Sole, questo significa che trascorrono la maggior parte del tempo presso i bordi più freddi del Sistema Solare.
Bisogna però precisare che quando penetrano nel Sistema Solare interno, la radiazione solare riscalda il loro materiale ghiacciato interno. Ciò fa sì che il materiale in questione si trasformi in gas, un processo conosciuto come sublimazione. Quando questo materiale gassoso esplode dalla cometa, trasporta con sé parte del materiale superficiale dell’oggetto. Ciò non crea solamente le caratteristiche chiome delle comete, ma lascia anche scie di polvere cometaria attorno alla nostra stella.
Quando la Terra attraversa queste scie, è possibile assistere allo spettacolo delle meteore, mentre i frammenti di polvere bruciano nell’atmosfera terrestre. Questo materiale ha alte probabilità di raggiungere corpi celesti privi di atmosfera come Ryugu, dove rimane conservato. Di conseguenza, lo studio di quel materiale organico trovato sull’asteroide e prelevato da Hayabusa2 potrebbe rendere noti indizi importanti sul passato del nostro Sistema Solare.
Tutto iniziò quando Ryugu venne colpito dalla polvere cometaria, andando a creare “sprazzi di fusione”, in seguito allo scioglimento e alla mescolazione dei materiali durante il riscaldamento causato dall’impatto e infine raffreddatisi. Su Ryugu sono stati trovati, per la precisione, materiali carboniosi spugnosi molto diversi, dal punto di vista chimico, dalla materia organica di solito presente nel materiale cometario, in quanto mancano di ossigeno e azoto.
La dottoressa Matsumoto ha riferito a tal proposito: “Proponiamo che i materiali carboniosi si siano formati dalla materia organica cometaria attraverso l’evaporazione di sostanze volatili, come azoto e ossigeno, durante il riscaldamento indotto dall’impatto. Ciò suggerisce che la materia cometaria sia stata trasportata nella regione vicina alla Terra dal Sistema Solare esterno”.
Sigillati con fusioni come prova ulteriori della loro origine ci sono piccoli vuoti causati quando gli impatti hanno rilasciato vapore acqueo dai materiali sulla superficie di Ryugu. Quest’acqua è stata catturata dalla materia riscaldata dall’impatto. Matsumoto ha aggiunto: “Le nostre immagini TC 3D e le analisi chimiche hanno mostrato che gli schizzi di fusione sono costituiti principalmente da vetri di silicato con vuoti e piccole inclusioni di solfuri di ferro sferici”. Gli studi proseguono.