Il relitto di Uluburun è un relitto della tarda età del bronzo datato alla fine del XIV secolo a.C., scoperto vicino alla sponda orientale di Uluburun.
I subacquei turchi sono stati spesso consultati dal team di ricerca dell’Istituto di archeologia nautica su come identificare antichi relitti durante le immersioni per le spugne.
Fu scoperto nel 1982, al largo della Turchia sud-occidentale da un pescatore di spugne diciassettenne che emerse dal mare color del vino, dicendo al capitano che aveva visto un “biscotti di metallo con le orecchie”, riconosciuti come lingotti di pelle di bue.
Si trattava di un lingotto a pelle di bue in rame. Era stato scoperto il relitto di Uluburun, una delle scoperte archeologiche più importanti di sempre.
La nave era affondata intorno al 1300 a.C. colma di materie prime, tra cui rame, stagno, avorio e vetro grezzo, oltre a prodotti finiti come ceramiche provenienti da Cipro e Canaan, e getta luce sul commercio e sui rapporti internazionali in corso più di tremila anni fa.
Il relitto di Uluburun è il più importante di tutti i tempi
Le scoperte di Çakir hanno spinto Oğuz Alpözen, direttore del Museo di archeologia subacquea di Bodrum, a inviare una squadra di ispezione del Museo e degli archeologi INA per individuare il sito del relitto.
Il piccolo vascello era lungo tra i 15 ed i 16 metri. Si sa che era stato costruito col metodo del “prima lo scafo” con giunti simili a quelli greco-romani dei secoli successivi. I resti si trovavano tra i 42 ed i 52 metri di profondità su un piano roccioso in pendenza pieno di banchi di sabbia.
La squadra di ispezione è stata in grado di individuare diverse quantità di lingotti di rame a soli 50 metri dalla costa di Uluburun.
Gli scavi furono eseguiti per oltre un decennio da George Bass, padre dell’archeologia subacquea, e Cemal Pulak, dapprima studente di Bass e oggi suo collega presso l’Institute for Nautical Archaeology della Texas A&M University.
I lavori sul relitto di Uluburun ebbero inizio seriamente nell’estate del 1984, sotto la guida di Bass, che l’anno successivo lasciò la direzione del progetto a Cemal Pulak.
Da allora fino al 1994, sono stati portati avanti quasi ogni estate da archeologi professionisti e dottorandi entusiasti. Si immergevano sul relitto ogni giorno, due volte ciascuno, ma trascorrendo sul fondale solo una ventina di minuti.
Per i subacquei, la decompressione rappresentava un notevole rischio fisico, e da quella profondità la compensazione richiedeva molto tempo. Per ingannare l’attesa, cominciarono a leggere romanzi legati a una corda, quando erano abbastanza vicini alla superficie da avere luce a sufficienza.
In totale, in quei dieci anni hanno lavorato per oltre 6600 ore all’esplorazione del relitto, immergendosi più di ventiduemila volte.
La datazione precisa dell’affondamento del relitto di Ulubarun è stata verificata attraverso quattro metodi diversi: a bordo è stato rinvenuto uno scarabeo d’oro con il nome della regina Nefertiti, che regnò insieme al faraone Akhenaton verso il 1350 a.C., ragion per cui l’affondamento non può essersi verificato prima di questo periodo.
A questa prima prova si aggiungono la “misurazione” del legno dello scafo con il metodo della dendrocronologia, il particolare stile della ceramica minoica micenea trasportata e la datazione effettuata con la tecnica del carbonio 14.
Tutti questi elementi indicano che la nave sia affondata pressappoco nel 1300 a.C., una trentina d’anni dopo la sepoltura di re Tutankhamon in Egitto e forse qualche decennio prima della guerra di Troia.
È stato proposto che la destinazione della nave fosse un porto da qualche parte nel Mar Egeo. Rodi, all’epoca importante centro di ridistribuzione dell’Egeo, è stata suggerita come possibile destinazione.
L’enormità del carico trasportato ne fa il relitto navale più importante mai recuperato fino ad oggi.