Quando Luca Parmitano vide la morte in faccia

Le EVA (attività extra veicolari) sono le operazioni più rischiose per l'incolumità degli astronauti. Ne sa qualcosa anche il nostro Luca Parmitano...

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Luca Parmitano (classe 1976) è stato il primo italiano (ed il terzo europeo) al comando al comando della Stazione Spaziale Internazionale (ISS), durante la Expedition 61, iniziata il 3 ottobre 2019 e conclusasi è conclusa il 6 febbraio 2020 quando Skvorcov, Parmitano e Koch sono tornati sulla Terra a bordo della Sojuz MS-13.
Forse non tutti sanno, però, che alcuni anni prima, durante l’Expedition 36, Luca Parmitano si troverà a guardare la morte in faccia, per alcuni, lunghi ed interminabili minuti.
E’ il 1 luglio 2013 e Luca è da circa un mese sulla ISS e si appresta ad essere il primo italiano a compiere un EVA (attività extra veicolare). Insieme al collega statunitense Chris Cassidy lavorano bene, e completano il lavoro in 6 ore e 7 minuti, in anticipo rispetto alla tabella di marcia.
Il 16 luglio i due astronauti devono fare una seconda EVA, stavolta con due percorsi diversi per raggiungere le postazioni di lavoro, sono pertanto ancorati con i cavi d’emergenza in due posti diversi. Tutto fila liscio per circa 40 minuti.
Poi, improvvisamente Parmitano sente di avere la nuca bagnata in modo eccessivo per essere semplice sudore. Cassidy si avvicina e da un’occhiata notando la presenza di liquido nel casco. Il centro di controllo di Houston ritiene che sia un problema minore e Luca nel dubbio che possa essere l’acqua potabile con cui gli astronauti si dissetano durante l’Eva, la beve tutta.
Il liquido nel casco non soltanto non si stabilizza ma aumenta e in assenza di gravità crea una specie di bolla che si attacca alla pelle di Parmitano. Il centro di controllo prende la decisione di annullare l’EVA ordinando un rientro tranquillo ed ordinato nella Stazione Spaziale Internazionale.
I due sono costretti a separarsi per effettuare i percorsi diversi stabiliti dalla collocazione dei rispettivi cavi d’emergenza. Il liquido, intanto, è arrivato quasi agli occhi di Parmitano, e sta entrando nella cuffia di comunicazione. Il prossimo passo è il naso. Sta annegando dentro la sua tuta.
L’astronauta italiano è di fatto solo, privo di ogni comunicazione sia con Houston che con il resto dell’equipaggio della ISS. Ricordando a memoria la strada, di fatto il liquido gli impedisce di vedere e respirando male con la bocca, riesce a rientrare nella stazione. Cassidy arriva subito dopo, richiudendo il portellone.
Prima di potersi togliere tuta e casco però i due astronauti devono attendere che la camera stagna sia di nuovo pressurizzata. Come se non bastasse nelle tute americane prima di togliersi il casco, per una questione di pressione interna, occorre sfilarsi i guanti.
Trattenendo il fiato come un sub, Parmitano riesce a completare la procedura e togliersi il casco prima di annegare! Un’inchiesta successiva sull’incidente scopre che una delle valvole del liquido refrigerante all’interno della tuta si è rotta, immettendo il liquido nel sistema di aerazione del casco. Naturalmente il problema verrà risolto con gli opportuni accorgimenti per evitare che possa ripresentarsi in futuro.
Probabilmente è anche grazie al sangue freddo dimostrato dall’astronauta italiano che a Luca Parmitano, circa 7 anni dopo, sarà affidato il comando di una missione di lunga durata nella Stazione Spaziale Internazionale.
Fonti: alcune voci di Wikipedia – Partenze a razzo, di L. Perri

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