Quando finirà il petrolio

Non sappiamo con certezza quando finirà il petrolio, una sostanza, che chiamiamo anche "oro nero", un combustibile fossile, prodotto da resti di piante e animali scomparsi milioni di anni fa che ci fornisce un modo pratico per ricavare energia per le nostre fabbriche e per i nostri mezzi di trasporto

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Non sappiamo quando finirà il petrolio e non siamo a conoscenza delle riserve effettivamente presenti nel sottosuolo.

Il petrolio, che chiamiamo anche “oro nero“, è un combustibile fossile, prodotto da resti di piante e animali scomparsi milioni di anni fa e ci fornisce un modo pratico per ricavare energia per le nostre fabbriche e per i nostri mezzi di trasporto.

Utilizziamo il petrolio nelle nostre auto, ne discutiamo in politica e combattiamo guerre per entrarne in possesso. E questo senza nemmeno capire fino in fondo il suo ruolo nel cambiamento climatico globale.

Ma, politica a parte, cosa succederà se continueremo da usare il petrolio? Quando finirà il petrolio quale fonte energetica?

La risposta potrebbe essere piuttosto complicata. In realtà non sappiamo quanto petrolio ci sia sulla Terra. Esistono tuttavia diversi modi per quantificare le riserve di petrolio, dalle riserve certe a quelle tecnicamente recuperabili.



Ma anche questi metodi non descrivono con precisione quanto petrolio potrebbe effettivamente essere nascosto nel sottosuolo del nostro pianeta.

Inoltre, la produzione di petrolio dipende dalla domanda e dallo sviluppo tecnologico. I veicoli diventano sempre più efficienti quando si tratta di consumare petrolio, mentre le nuove tecnologie come le auto elettriche o gli ibridi ne utilizzano una minima quantità.

Quando finirà il petrolio: le riserve certe

Quando si parla di petrolio, molte statistiche fanno il punto sulle riserve certe. Secondo la Statistical Review of World Energy del 2019 della British Petroleum, le riserve totali di petrolio del pianeta in quel momento ammontavano a 1.733,9 miliardi di barili.

Il consumo globale nel 2019 è stato di circa 35,9 miliardi di barili. Un calcolo rivela che se tali riserve non aumentassero e se il consumo rimanesse costante ai livelli del 2019, ci vorrebbero solo 48 anni per esaurire quelle riserve.

Il problema è che le riserve provate rappresentano solo il petrolio che si può estrarre da una data regione in base alle infrastrutture in atto o pianificate.

Questa è solo “la punta dell’iceberg”, afferma Steven Grape, che lavora alle riserve di petrolio comprovate per la US Energy Information Administration (EIA).

In altri termini, la tecnologia ha un forte impatto su quella che è considerata una riserva provata.

Ad esempio, l’estrazione del bitume, un tipo di petrolio molto viscoso, ha notevolmente migliorato la sua capacità tecnologica negli ultimi decenni, aumentando così in maniera sostanziale le riserve certe in Canada.

Altri sviluppi tecnologici avvenuti negli ultimi decenni, come la perforazione orizzontale o la fratturazione idraulica chiamata anche fracking, hanno contribuito ad aumentare le riserve certe del mondo nonostante un aumento del consumo globale (e controverso).

Le riserve tecnicamente recuperabili

Poiché la tecnologia migliora continuamente, agenzie come l’EIA si concentrano su ciò che chiamano “risorse tecnicamente recuperabili” o TRR, un termine che si applica al petrolio che può essere estratto utilizzando i metodi e la tecnologia attuali, ma che potrebbe non essere redditizio.

Di conseguenza, questi non sono necessariamente i numeri adatti per determinare quanto petrolio è realisticamente disponibile, o quando finirà il petrolio, ma ci fanno capire che i numeri per il petrolio tecnicamente recuperabile superano le riserve certe in molte regioni.

Gli Stati Uniti, ad esempio, hanno 344,1 miliardi di barili di petrolio tecnicamente recuperabile, secondo quanto affermato in un documento del 2020 dell’EIA, rispetto ai soli 42 miliardi di barili di riserve certe.

Anche il petrolio tecnicamente recuperabile è soggetto a forti fluttuazioni di quantità.

Secondo l’EIA, Negli Stati Uniti il numero di risorse petrolifere tecnicamente recuperabili è stato stimato essere pari nel 1990 a circa 143,5 miliardi di barili di petrolio. Quel numero come abbiamo visto, è più che raddoppiato nonostante l’aumento dell’estrazione.

Un’ulteriore categoria di risorse sono dette risorse tecnicamente recuperabili non scoperte, cioè quelle che si stima esistano in base alla geologia, alla geofisica, alla geochimica e alle conoscenze dei bacini e delle formazioni rocciose simili. Anche se di queste riserve non esistono stime basate su perforazioni.

Petrolio, fine della domanda?

Clark Williams-Derry, analista di finanza energetica dell’Institute for Energy Economics and Financial Analysis, un’organizzazione il cui obiettivo dichiarato è “accelerare la transizione verso un’economia energetica diversificata, sostenibile e redditizia“, ​​afferma che “quando finirà il petrolio” non è necessariamente la domanda giusta.

La domanda dovrebbe essere: per quanto tempo lo vogliamo e a quale prezzo? In altre parole, le riserve certe fluttueranno sempre con la domanda, poiché la domanda determina il prezzo. Se il prezzo fosse abbastanza alto, ne varrebbe la pena.

Ma i prezzi elevati del petrolio potrebbero essere un’arma a doppio taglio per i produttori, poiché i costi elevati potrebbero spingere i consumatori a cercare altre fonti di energia.

I prezzi elevati potrebbero stimolare inoltre lo sviluppo di tecnologie efficienti. Anche le fonti alternative di carburante come il gas naturale o l’energia rinnovabile hanno effetti sulla domanda di petrolio.

Poiché gran parte del petrolio viene consumata dai veicoli, anche lo sviluppo delle auto elettriche o delle auto ibride giocano un ruolo importante nella domanda.

I segnali di una diminuzione della domanda hanno iniziato a manifestarsi in questi ultimi anni, e la pandemia COVID-19 ha solo accelerato questa tendenza, poiché lo scorso anno ha visto una significativa diminuzione del numero di auto sulla strada.

Quello che accadrà quando finirà il petrolio è difficile da prevedere.

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