Spiegato come i pesci arcobaleno sopravvivono – e prosperano – nel deserto australiano.
La combinazione di pesci e deserti non sembra naturale! Tuttavia, un pesce d’acqua dolce australiano ha fatto delle terre aride e, semi-aride, dell’Australia la sua casa.
Uno studio su come tutto questo sia possibile, ha riscontrato che le popolazioni di pesce arcobaleno del deserto (Melanotaenia splendida tatei) prosperano in condizioni in cui la teoria evolutiva suggerirebbe che non dovrebbero.
I risultati non solo rappresentano una buona notizia per le possibilità che questa particolare sottospecie sopravviva in un mondo più caldo, ma potrebbero cambiare il modo in cui concepiamo le altre specie che resistono alle avversità.
Nella parte centrale dell’Australia possono passare anni senza pioggia, seguiti poi da potenti inondazioni. In questo momento alcune parti dell’entroterra australiano sono così allagate che i camion stanno facendo una deviazione di 3.000 chilometri per trovare un percorso asciutto per portare cibo alle comunità isolate.
Il professor Luciano Beheregaray della Flinders University e il suo team erano incuriositi dalla sopravvivenza del pesce arcobaleno in pozze d’acqua isolate. Hanno confrontato la genetica dei pesci arcobaleno in 18 località dell’entroterra australiano. In un articolo sulla rivista Evolution intitolato “Fish out of Water“, Beheregaray e coautori riportano qualcosa di veramente sorprendente.
Beheregaray ha detto a IFLScience che la prova genetica rivela “non ci sono 18 popolazioni, ma otto”. Cioè per migliaia di anni non c’è stato alcun attraversamento dei confini tra gli otto bacini distinti che il pesce abita. All’interno di questi bacini, tuttavia, i pesci si sono recentemente incrociati tra pozze d’acqua di solito separate da centinaia di chilometri di terraferma.
Pesci arcobaleno, la sopravvivenza alle condizioni ambientali ostili
Nella parte orientale del suo areale, il pesce arcobaleno vive in corsi d’acqua relativamente permanenti – i grandi eventi meteorologici portano ulteriori opportunità, ma anche gli anni secchi lasciano abbastanza habitat per sostenere cospicue popolazioni.
Più a ovest, tuttavia, soltanto le pozze d’acqua più profonde sopravvivono alla siccità, abitate da popolazioni così esigue che ci si aspetta che siano altamente consanguinee. Le piccole popolazioni isolate di solito mancano di diversità genetica.
In tali circostanze, la teoria evolutiva suggerisce, e la maggior parte degli esempi lo conferma, che gli esseri viventi richiedono condizioni stabili, avendo quasi completamente perso la capacità di adattarsi al cambiamento.
Eppure, per il pesce arcobaleno, è il contrario. Anche le popolazioni minori sono geneticamente diverse e capaci di gestire i cambiamenti territoriali.
“Questo capovolge il pensiero tradizionale secondo cui le piccole popolazioni sono vicoli ciechi evolutivi. La vita trova un modo, anche negli ambienti più estremi e imprevedibili della Terra“; afferma Beheregaray in una dichiarazione.
L’evoluzione sorprendente di questa specie
Il segreto del pesce sta nel cogliere l’opportunità di muoversi tra le pozze d’acqua nelle rare occasioni in cui le inondazioni coprono vaste aree del paesaggio piatto. Gli autori sospettano che si riproducano più pesantemente in questi momenti.
Di conseguenza, mentre un pesce arcobaleno può avere solo fratelli e cugini con cui accoppiarsi per diversi anni, quando arriva l’occasione si disperdono e si riproducono con membri molto più lontani della loro specie, garantendo la diversità genetica per le generazioni a venire.
I pesci arcobaleno dei bacini occidentali sembrano essersi evoluti con caratteristiche che li rendono particolarmente adatti a questi cicli di espansione e contrazione. Possiedono una versione diversa di un gene che controlla il gusto, l’odore e la sensibilità alla luce e dà al pesce la capacità di determinare la salinità.
Beheregaray e i coautori pensano che la varietà del gene occidentale possa spingere i pesci a muoversi di più quando le condizioni sono giuste, mantenendo le connessioni tra le popolazioni. Questo potrebbe rivelarsi un salvavita se introdotto nelle popolazioni orientali sempre più alle prese con un ambiente secco.
Le conclusioni del team
Beheragaray ha detto a IFLScience che accenni di resilienza di piccole popolazioni simili sono stati trovati in alcuni uccelli marini e nel persico pigmeo dell’Australia meridionale, ma mai con la chiarezza vista qui.
La scoperta può suggerire che altre piccole popolazioni possono essere più sane di quanto sembrano, e non dovremmo abbandonare le specie più rare come non sacrificabili, come è stato suggerito. Tuttavia, ha sottolineato Beheregaray a IFLScience, “non dovremmo interpretare questo in modo errato. La maggior parte delle specie ha bisogno di grandi popolazioni”.