La Luna è stata sempre oggetto di poesie, canzoni e osservazioni scientifiche da parte dell’uomo. L’essere umano è riuscito anche a raggiungerla con la prima spedizione a fine anni ’60 del ventesimo secolo. Il nostro satellite, del resto, si ipotizza essersi formato proprio dal pianeta Terra. Se dunque la Terra è nostra madre, la Luna è una sorta di nostra “zia” o “sorella”. Gli Stati uniti si preparano a tornare sulla Luna, un evento eccezionale certo, ma che si spiega come “allenamento” per un’eventuale conquista di Marte. In questo articolo si parlerà anche della missione Artemis I grazie a cui torneremo a realizzare il sogno a quasi cinquant’anni dall’ultima missione Apolllo.
La conquista della Luna: tutto iniziò così
Il 12 settembre 1962, l’allora presidente degli Stati uniti John F. Kennedy informò il pubblico del suo piano per inviare l’uomo sulla Luna entro la fine del decennio. Era il culmine della Guerra Fredda e gli Usa necessitavano di una grande vittoria per dimostrare la loro maggiore bravura nella conquista dello spazio dopo che l’Unione sovietica aveva lanciato il primo satellite e messo in orbita il primo uomo. Kennedy disse dinanzi a 40mila persone presso la Rice University: “Scegliamo di andare sulla Luna perché questa è una sfida che siamo disposti ad accettare, che non siamo disposti a rimandare e che intendiamo vincere”.
La situazione 60 anni dopo
Sessant’anni dopo, gli Stati uniti stanno per lanciare la prima missione del loro programma di ritorno sulla Luna, Artemis. Ora giustamente ci si chiede come mai gli USA vogliano ripetere una grande conquista, certo, ma comunque già attuata e anche più di una volta. Negli ultimi anni sono aumentate le critiche, ad esempio da parte dell’astronauta dell’Apollo 11 Michael Collins e del fondatore della Mars Society Robert Zubrin, che da tempo sostengono che gli Stati uniti dovrebbero programmare un viaggio direttamente alla volta di Marte. La NASA non è d’accordo e vuole rimettere piede sulla la Luna prima di un viaggio sul Pianeta Rosso, come mai?
Oggi la Luna, domani (forse) Marte
Come informa Phys.org, l’intenzione della NASA è lo sviluppo di una presenza umana sostenibile sulla Luna, con missioni della durata di diverse settimane, rispetto a pochi giorni per Apollo. L’obiettivo è capire meglio come prepararsi per un viaggio pluriennale su Marte. Nello spazio profondo, le radiazioni sono molto più intense e rappresentano una vera minaccia per la salute. L’orbita terrestre bassa, dove opera la Stazione Spaziale Internazionale (ISS), è parzialmente protetta dalle radiazioni dal campo magnetico terrestre, cosa che non è il caso della Luna.
I preparativi
A partire dalla prima missione Artemis sono previsti molti esperimenti per studiare l’impatto delle precitate radiazioni sugli organismi viventi e per valutare l’efficacia di un giubbotto anti-radiazioni. Inoltre, mentre la ISS può spesso essere rifornita, i viaggi sulla Luna, mille volte più lontani, sono molto più complessi. Per evitare di dover portare tutto con sé, e per risparmiare sui costi, la NASA vuole imparare a utilizzare le risorse presenti in superficie. In particolare, l’acqua sotto forma di ghiaccio, di cui è stata confermata l’esistenza sul polo sud lunare , potrebbe essere trasformata in carburante per razzi rompendola nei suoi atomi separati di idrogeno e ossigeno.
Esperimenti, novità ed esigenze
La NASA vuole anche pilotare sulla Luna le tecnologie che continueranno ad evolversi su Marte. Innanzitutto, nuove tute spaziali per le passeggiate spaziali. Il loro design è stato affidato alla società Axiom Space per la prima missione che atterrerà sulla Luna, al massimo nel 2025. Ci sono però altre esigenze che gli addetti dovranno attenzionare: i veicoli, sia pressurizzati che non pressurizzati, in maniera tale che gli astronauti possano muoversi, così come gli habitat. Infine, per un accesso sostenibile a una fonte di energia, la NASA sta lavorando allo sviluppo di sistemi portatili di fissione nucleare. Risolvere eventuali imprevisti sarà molto più facile sulla Luna, a pochi giorni di distanza, che su Marte, che per raggiungerlo, con le tecnologie attuali, sono necessari diversi mesi.