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Myotragus balearicus: mammifero a sangue freddo di 3000 anni

Come una capra nana, quindi un mammifero, si è trasformata in un rettile su un’isola del Mediterraneo

Quando pensiamo ai mammiferi, ci vengono in mente animali pelosi, vivaci e intelligenti, che mantengono una temperatura corporea costante grazie al loro metabolismo, ma c’è stato un mammifero che ha sfidato questa regola, adattandosi a un ambiente ostile e isolato.

Si tratta del Myotragus balearicus, una specie di capra nana che viveva sull’isola di Maiorca, nel Mediterraneo, fino a circa 3000 anni fa; questo straordinario animale è considerato l’unico mammifero a sangue freddo al mondo, con caratteristiche simili a quelle dei rettili. Ma come ha fatto a diventare a sangue freddo?

Myotragus balearicus

Il Myotragus balearicus era un discendente di una specie di capra che si era separata dal resto dei mammiferi circa 20 milioni di anni fa, quando le Isole Baleari erano ancora collegate all’Europa continentale. Quando le isole si staccarono dal continente, circa 5,5 milioni di anni fa, il Myotragus balearicus  rimase intrappolato su Maiorca, un’isola povera di risorse e senza predatori naturali, e per sopravvivere in queste condizioni, il Myotragus balearicus dovette subire una serie di cambiamenti evolutivi, tra cui:

  • la riduzione delle dimensioni: il Myotragus balearicus raggiungeva un’altezza massima di 45 centimetri, circa la metà di una capra comune, e questo gli permetteva di consumare meno energia e di adattarsi meglio allo spazio limitato dell’isola;
  • la riduzione del cervello: aveva un cervello molto piccolo, pari a quello di un roditore, questo gli consentiva di risparmiare energia e di avere meno bisogno di stimoli ambientali;
  • la riduzione degli organi di senso: aveva occhi, orecchie e narici più piccoli di quelli di una capra normale, e ciò gli serviva a ridurre la superficie corporea esposta al calore e al freddo, e a non dipendere troppo dalla vista, dall’udito e dall’olfatto per orientarsi e comunicare;
  • la modifica delle ossa: il Myotragus balearicus aveva delle ossa con una struttura particolare, chiamata osso lamellare a zona. Questo tipo di osso è tipico dei rettili ectotermici, ovvero a sangue freddo, e indica una crescita molto lenta e flessibile, che si adatta alla disponibilità delle risorse, oltre a tutto ciò poteva anche interrompere del tutto la sua crescita, come fanno i rettili quando le condizioni ambientali sono sfavorevoli.

Myotragus balearicus

Tutti questi adattamenti hanno portato il Myotragus a diventare un mammifero a sangue freddo, ovvero incapace di regolare la propria temperatura interna in modo autonomo, dipendeva quindi dal calore esterno per riscaldarsi, e si comportava come un rettile, esponendosi al sole e cercando l’ombra a seconda delle necessità.

Il Myotragus aveva anche uno stile di vita molto più lento e meno attivo di quello di una capra normale, e raggiungeva la maturità sessuale molto tardi, intorno ai 12 anni.

Perché il Myotragus balearicus è scomparso?

Il Myotragus balearicus è vissuto per circa 5,2 milioni di anni sull’isola di Maiorca, senza subire grandi cambiamenti, tuttavia circa 3000 anni fa, l’isola fu raggiunta dagli esseri umani, che portarono con sé altri animali domestici, come cani, maiali e ovini.

Questi nuovi arrivati rappresentarono una minaccia per il Myotragus, che dovette competere per le risorse e difendersi dai predatori, inoltre gli esseri umani cacciarono il Myotragus per il suo pelo e la sua carne, e alterarono il suo habitat con il disboscamento e l’agricoltura. Tutti questi fattori causarono l’estinzione del Myotragus, che scomparve definitivamente intorno al 2000 a.C.

Il Myotragus balearicus è stato uno dei mammiferi più insoliti e affascinanti della storia della vita sulla Terra, la sua trasformazione da mammifero a sangue caldo a mammifero a sangue freddo è un esempio unico di evoluzione inversa, che ci mostra come gli animali possano adattarsi a situazioni estreme e sfidare le regole della biologia.

Myotragus balearicus

Il Myotragus è anche una testimonianza della fragilità degli ecosistemi isolati, che possono essere facilmente distrutti dall’intervento umano, per questo merita di essere ricordato e studiato, come una lezione di scienza e di storia.

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