Meno densità del previsto nell’universo

Ma quanto è buio lo sfondo cosmico? Per scoprirlo, gli scienziati hanno utilizzato i dati della sonda spaziale New Horizons della NASA

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Lo spazio non è un luogo vuoto e buio e quando guardiamo il cielo notturno lo possiamo vedere punteggiato di stelle e di pianeti anche a occhio nudo.

Ma quanto è buio lo sfondo cosmico? Per scoprirlo, gli scienziati hanno utilizzato i dati della sonda spaziale New Horizons della NASA che si trova oltre l’orbita di Plutone. La scoperta ha profonde implicazioni su ciò che pensavamo di sapere sulla composizione dell’intero universo.

Lanciata il 19 gennaio del 2006, la sonda spaziale New Horizons segna alcune delle tappe più importanti dell’esplorazione del sistema solare esterno. Una spinta gravitazionale ricevuta da Giove a Febbraio 2007, un fly-by con Plutone datato 14 luglio 2015 e uno con Ultima Thule datato 1 gennaio 2019 hanno reso la sonda New Horizons la prima a osservare due oggetti così remoti.

Dai dati della sonda New Horizons si ritiene che lo spazio sia così buio perché ci sono meno galassie di quanto ritenuto in precedenza.

“È un numero importante da sapere: quante galassie ci sono?” si è chiesto Marc Postman dello Space Telescope Science Institute. “Semplicemente non sono due trilioni”.



Due trilioni di galassie è la stima fatta grazie alle osservazioni del Telescopio Spaziale Hubble. Uno studio pubblicato sull’Astrophysical Journal del quale Postman è co-autore suggerisce che il numero totale di galassie nell’universo è probabilmente nell’ordine di centinaia di miliardi piuttosto che di trilioni.

Questa cifra è molto vicina alla cifra ottenuta dalle osservazioni effettuate da Hubble negli anni novanta. Le galassie secondo quella stima sarebbero circa 200 miliardi.

Il telescopio spaziale Hubble è un telescopio che orbita intorno alla Terra ad un’altezza di circa 560 Km. Hubble costituisce un progetto comune della Nasa e dell’ESA e ha permesso di superare quel limite che ha condizionato gli astronomi dai tempi di Galileo Galilei, ovvero l’atmosfera terrestre, che distorce le immagini catturate dai telescopi posizionati sul suolo terrestre. Hubble invece, trovandosi al di sopra dell’atmosfera, permette di osservare i corpi celesti con più nitidezza.

Il nome gli è stato dato in onore dell’astronomo e astrofisico statunitense Edwin Hubble, noto nella comunità scientifica per aver formulato nel 1929 la legge empirica dei “redshift”, oggi chiamata “Legge di Hubble”.

Il telescopio ha una massa di circa 11 tonnellate, è lungo 13 metri e largo 4 ed è un vero e proprio occhio nel cielo in grado di scrutare l’Universo.

Ma la sonda New Horizons gode di una posizione privilegiata rispetto al telescopio Hubble. Trovandosi vicino al bordo del sistema solare è in grado di osservare un cielo 10 volte più scuro rispetto al cielo che il telescopio spaziale Hubble osserva dalla sua posizione.

“Questo tipo di misurazioni sono estremamente difficili. Molte persone hanno provato a farle per molto tempo”, ha detto il coautore dello studio Tod Lauer del National Optical Infrared Astronomy Research Laboratory. “New Horizons ci ha fornito un punto di osservazione privilegiato per misurare lo sfondo ottico cosmico meglio di quanto chiunque sia stato in grado di fare”.

I risultati del team saranno presentati in una riunione dell’American Astronomical Society.

Il prossimo telescopio spaziale James Webb Space Telescope, che verrà lanciato entro la fine del 2021, potrebbe fornire ulteriori informazioni su esattamente quante e quale tipo di galassie emanano il debole bagliore di fondo che impedisce all’universo di diventare completamente buio.

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