Il “rover Curiosity” della NASA ha confermato che la regione di Marte che sta esplorando, chiamata “unità portante di argilla,” si merita ampiamente la sua denominazione. Il rover recentemente ha effettuato due perforazioni su campioni di roccia, chiamati “Aberlady” e “Kilmarie“, che hanno rivelato una grande quantità di minerali argillosi mai trovati fin’ora durante la missione. Entrambi i bersagli perforati sono comparsi in un nuovo selfie, scattato dal rover il 12 maggio 2019 nel 2405° giorno della missione.
Questa regione situata sul lato inferiore del Monte Sharp, era stata già osservata dagli orbiter della NASA prima che Curiosity sbarcasse nel 2012. La regione è ricca di argilla, un minerale ricco di acqua, elemento indispensabile per la vita. Curiosity continua ad esplorare il Monte Sharp, per scoprire se può essere stata miliardi di anni fa sede di un lago. Lo strumento di mineralogia del rover chiamato CheMin (Chimica e Mineralogia), ha fornito le prime analisi dei campioni di roccia praticate nell’unità portante di argilla. CheMin ha anche trovato una piccola quantità di ematite, un minerale di ossido di ferro che finora era stato individuato in quantità importanti solo nella zona nord, sulla cresta rocciosa denominata Vera Rubin Ridge.
Questa nuova scoperta oltre a provare la presenza, in passato, di significative quantità d’acqua nel Gale Crater, crea anche discussioni su cosa era presente in quella regione. È probabile che le rocce nella zona si siano formate come strati di fango in antichi laghi, ipotesi supportata da altri rilevamenti effettuati da Curiosity nella zona più bassa del Monte Sharp. L’acqua ha interagito con i sedimenti nel tempo e ha lasciato nelle rocce presenti in quella zona una quantità abbondante di argilla.
Durante queste nuove perforazione e analisi, Curiosity ha avuto il tempo di fotografare il passaggio di alcune nuvole, ovviamente in nome della ricerca scientifica. Il rover ha usato le sue telecamere di navigazione in bianco e nero (Navcams) per scattare immagini di nuvole vaganti il 7 maggio e il 12 maggio 2019, equivalenti al giorno marziano 2400 e 2405. Sono probabilmente nuvole di ghiaccio d’acqua posizionate a circa 31 chilometri di quota.
Il team di missione ha cercato di coordinare le immagini delle nubi con il lander InSight della NASA, atterrato a circa 600 chilometri di distanza, che ha recentemente acquisito proprie immagini delle nubi. Catturare le stesse nuvole da due punti panoramici differenti nello stesso istante può aiutare gli scienziati a calcolarne l’esatta altitudine.
Fonte: NASA
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