La crescente evoluzione delle tecnologie appartenenti alla cosiddetta intelligenza artificiale (AI) sta facendo crescere nel cuore di molti scienziati un affascinante, quanto inquietante dubbio: presto risorse come ChatGpt e altre simili “meraviglie” acquisiranno una qualche sorta di consapevolezza?
Lo sappiamo, già voi amanti del genere sci-fi starete pensando a opere di Isaac Asimov quali Io Robot, che nel 2005 ebbe il privilegio di essere trasposta in un celebre film con Will Smith. Tuttavia, Asimov, per quanto fantasioso, è stato un profeta della nostra epoca contemporanea e se analizziamo bene i suoi racconti, ci accorgeremo che l’indimenticato e celebre scrittore non avesse tutti i torti per diversi aspetti.
Non dobbiamo, però, sottovalutare noi esseri umani che, a differenza delle macchine, siamo dotati di meccanismi neurobiologici che sono alla base della nostra coscienza.
L’Intelligenza Artificiale è capace di stupirci, ma…
I moderni sistemi di intelligenza artificiale sono capaci di molti comportamenti sorprendenti. Ad esempio, quando si utilizzano sistemi come ChatGPT, le risposte sono (a volte) abbastanza umane e intelligenti. Quando noi esseri umani interagiamo con ChatGPT, percepiamo consapevolmente il testo generato dal modello linguistico.
Sicuramente, se siete lettori delle opere di Dan Brown, starete pensando a Winston, l’intelligenza artificiale (dal simpatico accento britannico) sviluppato da Edmond Kirsch, che dialogava tranquillamente col protagonista del libro, Robert Langdon, come se fosse un essere umano a tutti gli effetti. Beh, per quanto con ChatGpt possiamo scambiarci qualche parere su un quadro di Leonardo o sull’attualità (seppur con un arco di tempo non oltre il 2021), siamo ben lontani da quel perfetto sistema binario umanoide quale è Winston!
…Se fosse solo uno “zombie”?
Ora però poniamoci una domanda: il modello linguistico percepisce anche il nostro testo quando lo richiediamo? O è solo uno zombie, che lavora basandosi su intelligenti algoritmi di pattern-matching? In base al testo che genera, è facile lasciarsi convincere che il sistema possa essere cosciente. Tuttavia, in una nuova ricerca, Jaan Aru, Matthew Larkum e Mac Shine adottano un punto di vista neuroscientifico per rispondere a questa domanda.
Intelligenza artificiale: intelligente, ma lontana ancora dall’essere umano
Essendo tutti e tre neuroscienziati, questi autori sostengono che, sebbene le risposte dei sistemi di intelligenza artificiale come ChatGPT sembrino coscienti, molto probabilmente non lo sono. In primo luogo, gli input ai modelli linguistici mancano del contenuto informativo incarnato e incorporato caratteristico del nostro contatto sensoriale con il mondo che ci circonda. In secondo luogo, nelle architetture degli attuali algoritmi di intelligenza artificiale mancano le caratteristiche chiave del sistema talamocorticale che sono state collegate alla consapevolezza cosciente nei mammiferi.
L’evoluzione umana? Tutta un’altra storia!
Infine, le traiettorie evolutive e di sviluppo che hanno portato all’emergere di organismi viventi coscienti, probabilmente non hanno paralleli nei sistemi artificiali immaginati oggi. L’esistenza degli organismi viventi dipende dalle loro azioni e la loro sopravvivenza è strettamente legata a processi cellulari, intercellulari e organismici a più livelli che culminano nell’azione e nella coscienza.
Pertanto, anche se si è tentati di supporre che ChatGPT e sistemi simili possano essere coscienti, ciò sottovaluterebbe gravemente la complessità dei meccanismi neurali che generano la coscienza nel nostro cervello. I ricercatori non hanno un consenso su come la coscienza aumenta nel nostro cervello. Ciò che sappiamo, e ciò che questo nuovo documento sottolinea, è che i meccanismi sono probabilmente molto più complessi di quelli alla base degli attuali modelli linguistici.
Ad esempio, come sottolineato in questa nuova ricerca, i neuroni reali non sono simili ai neuroni delle reti neurali artificiali. I neuroni biologici sono vere e proprie entità fisiche, che possono crescere e cambiare forma, mentre i neuroni nei grandi modelli linguistici sono solo pezzi di codice senza significato. Abbiamo ancora molta strada da fare per comprendere la coscienza e, quindi, c’è ancora molta strada da fare per arrivare alle macchine coscienti. L’articolo originale è stato pubblicato su SciTechDaily.
Riferimento: “The fattibility of artificial aware through the lens of neuroscience” di Jaan Aru, Matthew E. Larkum e James M. Shine, 18 ottobre 2023, Trends in Neurosciences.
DOI: 10.1016/j.tins.2023.09.009