di Oliver Melis
Frank Scully, giornalista statunitense, nell’ottobre e novembre del 1949 pubblica un articolo in due parti su “Variety” dove racconta quanto gli era stato riferito su un crash UFO avvenuto nel nord-ovest del New Messico, al confine con l’Arizona. L’incidente si sarebbe verificato il 25 marzo del 1948 e il disco volante sarebbe stato recuperato dai militari ed esaminato da alcuni scienziati che avrebbero trovato all’interno i corpi degli occupanti, degli esseri di piccola statura. Ad informare Scully sarebbero stati due individui, uno dei quali sarebbe stato uno degli scienziati che avrebbero condotto le analisi sui resti e sugli umanoidi.
Nel 1950 Scully pubblica “Behind the Flying Saucers“. Nel libro il giornalista racconta particolari inediti sul crash, rivelando le dimensioni del disco volante, costruito con un metallo resistente al calore. I militari, oltre al disco recuperato nel crash del New Messico ne avrebbero recuperato un secondo, caduto poco lontano, in Arizona. Gli umanoidi recuperati sarebbero stati 16. All’interno dei dischi ci sarebbero stati strani geroglifici e il tutto, sarebbe poi finito nella base aerea, la Wright-Petterson Air Force Base. Scully rivelò anche i nomi dei suoi due informatori: uno era un ricco uomo d’affari, Silas Newton, e l’altro era uno scienziato conosciuto come “il dott. Gee“.
La vicenda, a dire il vero fumosa, attira comunque l’attenzione di Philip Cahn, giornalista del San Francisco Chronicle, che si mette alla ricerca di possibili testimoni. Interrogati, gli abitanti delle zone interessate non furono in grado di fornire nessun elemento che confermasse la caduta degli oggetti e la presenza di militari. Le indagini di Chan non si fermarono, anzi, scoprì poi che lo scienziato di nome “Gee” si chiamava Leo Gebauer e insieme all’uomo d’affari Silas Newton avevano cercato di vendere, nella zona interessata ai crash, degli strumenti a loro dire, realizzati con tecnologia “aliena” utili per cercare oro, gas e petrolio. Il Newton, per convincere i potenziali acquirenti mostrava anche un pezzo di uno degli UFO precipitati. Chan riusci ad impadronirsi del frammento, scoprendo che era un pezzo di alluminio per pentole. Newton e gebauer erano riusciti a truffare diverse persone che grazie all’articolo che Chan pubblicò su True nel 1952 vennero allo scoperto e denunciarono i due che nel 1953 finirono in galera.
Scully continuò a pubblicizzare il crash nonostante l’evidente falsità della storia tornando a parlare della vicenda nel libro “In Armour Bright” pubblicato nel 1963, dove affermava la credibilità del crash, posizionandolo vicino Aztec; da allora la storia è stata denominata “incidente UFO di Aztec“.
Il racconto ha molti punti in comune con il caso del crash di Roswell, il caso che ha assunto una dimensione mai raggiunta prima da nessun caso ufologico dove svariati testimoni di seconda o terza mano hanno raccontato una storia che ha spaccato il mondo dell’ufologia, soprattutto dopo l’uscita delle presunte autopsie, poi rivelatesi una bufala, che hanno contribuito a screditare la vicenda partita da un articolo sensazionalistico e ripescata 30 anni dopo.
La vicenda di Atzec torna alla ribalta nel 2011 quando viene alla luce un documento, datato 22 marzo 1950, redatto da un agente dell’FBI, tale Guy Hottel, indirizzato al capo dell’organizzazione, Edgar Hoover. Nel documento, successivamente chiamato “Memo Hottel“, l’agente informava Hoover che in Nuovo Messico erano caduti tre dischi volanti e al loro interno erano stati ritrovati i corpi di alcuni umanoidi, di bassa statura.
Per gli ufologi il documento era una prova dell’autenticità dell’incidente di Aztec, ma ci sembra strano che un documento del genere non fosse stato classificato come segreto. Successivamente è stato scoperto che il cosiddetto “Memo Hottel” in realtà è il racconto di un articolo pubblicato sul The Wyandotte Echo, quotidiano di Kansas City; l’articolo è a sua volta basato sul racconto di un commerciante locale di automobili al direttore di una stazione radio locale.
Insomma, un altro tentativo di dare credibilità a una storia finita e screditata, come spesso succede in ambito ufologico.