L’armata spaziale di Trump

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di Oliver Melis

Nonostante l’idea sia già stata bocciata una volta, il Presidente americano Donald Trump ha recentemente annunciato di aver dato istruzioni al pentagono di avviare tutti i passi necessari per istituire un nuovo corpo militare che si chiamerà Space force.

Secondo quanto affermato da Trump durante un incontro dello US Space Council, indetto per stabilire alcune linee guida in fatto di politica spaziale dell’attuale amministrazione degli Stati Uniti, come la gestione del traffico satellitare o la gestione dei rifiuti in orbita terrestre,  la nuova Space Force sarebbe la sesta divisione dell’esercito USA, la prima creata dopo l’istituzione dell’Aeronautica militare, fondata nel 1947 in risposta alle esigenze di difesa emerse con la Seconda Guerra Mondiale conclusa con l’utilizzo di armi atomiche per piegare l’irriducibile Giappone.

Affinchè l’idea di trump di istituire un’armata spaziale possa divenire realtà è necessario che il presidente ottenga l’approvazione del Congresso degli Stati Uniti che dovrà non solo votare a favore di questa idea ma, se approvata, dovrà stabilirne la regolamentazione ed i finanziamenti. La Space force, secondo quanto dichiarato da Trump, sarebbe “separata ma equivalente” rispetto all’Air Force cui fino ad oggi sono state demandate le attività militari orbitali. Non si sa ancora se il nuovo corpo militare assumerà i compiti del già esistente Comando spaziale dell’Air force che è responsabile delle operazioni e della  protezione dei satelliti militari in orbita ma è probabile che proprio questa branca dell’air force costituirà il primo nucleo della nuova forza militare.

Donald Trump ha fatto spesso riferimento allo Spazio come possibile teatro di guerra, proprio come lo sono terra, aria e mare e, considerando i progressi tecnologici e l’espansione delle attività in orbita cui partecipano sempre più numerosi paesi, considerando anche il rinnovato interesse di molte nazioni, ed imprenditori privati, per l’esplorazione della Luna in vista del suo sfruttamento commerciale, l’idea di una forza armata spaziale che abbia compiti di polizia non sarebbe poi così peregrina. Che un compito del genere venga arrogato dagli USA invece che affidato ad una forza multinazionale sotto l’egida dell’ONU suonerebbe, però, strano. In realtà sembra proprio che Trump pensi a questa forza armata in previsione di futuri conflitti che coinvolgeranno l’orbita terrestre e la Luna.



Avrebbe un senso combattere una guerra nello spazio? E come si svolgerebbe, in quel caso un conflitto armato ?

Esiste un’analisi disponibile sul sito New Scientist che ci spiega che dobbiamo lasciare nel mondo della fantasia i combattimenti tra navi spaziali come li abbiamo immaginati nei film e nelle diverse serie Tv: una guerra nello spazio non avrebbe come protagonisti piloti da combattimento ma un team di ingegneri, come spiega Todd Harrison, del Centro di Studi Strategici e Internazionali di Washington DC.

In pratica questa forza armata spaziale esiste già, fin dal 1982: l’Air Force Space Command impiega il doppio di operatori della Nasa per far operare e proteggere i satelliti militari e strategici statunitensi. Perché a contare sono i  satelliti, ed è con loro che si giocherebbe la partita più importante e non su ipotetici soldati spaziali, in quanto il corpo umano ha dei limiti nello spazio. Eventuali azioni di commando non avrebbe senso in condizioni di microgravità.

La partita non si giocherebbe nemmeno per mezzo di  bombardamenti orbitali: i satelliti in orbita si muovono troppo velocemente e rimangono pochissimo sopra un punto specifico da colpire ed eventuali satelliti in orbita geostazionaria sarebbero di facile individuazione ed estremamente vulnerabili.

Difendere i propri satelliti e neutralizzare quelli nemici sarebbero gli obiettivi più importanti. Qualcosa di simile è già avvenuto a partire dagli anni ’50, durante la Guerra Fredda, a volte con il concepimento di idee assurde se non addirittura folli.

I satelliti Usa e sovietici svolgevano compiti di spionaggio, fornendo informazioni sulle operazioni militari e gli armamenti nucleari nemici. Attaccare un satellite avversario avrebbe giustificato un’immediata risposta militare. Il responsabile sarebbe stato immediatamente noto e si sarebbe tentato di distruggere il suo arsenale atomico: la presenza di satelliti di entrambe le potenze in orbita servì in un certo senso, da deterrente contro gli attacchi ai satelliti stessi.

Oggi gli attori dotati di satelliti in orbita sono tantissimi e l’orbita terrestre non è più accessibile alle sole agenzie spaziali americana e russa ma sono moltissime le agenzie spaziali pubbliche e le compagnie private in grado di raggiungere l’orbita bassa e quella alta e la Terra è circondata da una vera e propria nuvola di satelliti. Altro discorso potrebbe configurarsi in caso di colonizzazione, anche solo per lo sfruttamento minerario, della Luna ma è un discorso di là da venire.

Qualche appassionato di fantascienza potrebbe pensare che una forza armata spaziale potrebbe essere utile per difenderci da una eventuale invasione da parte di possibili alieni ma, ammesso esistessero questi alieni cattivi, considerato che per raggiungerci dovrebbero disporre di tecnologie che, ad oggi, non sappiamo neanche immaginare, probabilmente ogni resistenza sarebbe inutile se non impossibile.

A conti fatti, la creazione di una forza militare spaziale come auspicata da Trump, suona come una mossa propagandistica e come un avviso rivolto alle naziooni intenzionate a diventare potenze spaziali. Il messaggio subliminale inviato da Trump suona come qualcosa sul tipo “l’egemonia sullo spazio è americana, ricordatevelo e regolatevi di conseguenza“.

Fonti: Focus. New Scientist, Wikipedia

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