Il mistero della corda indiana

L'incredibile vicenda del mistero della corda indiana ovvero come una bufala sopravvive per oltre 50 anni

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E’ l’estate del 1890 quando su un quotidiano statunitense, il Chicago Tribune esce un articolo che riporta la descrizione di uno sconcertante fenomeno a metà tra la magia e l’illusionismo. Si tratta della descrizione di un’esibizione avvenuta nell’India esotica e misteriosa della fine del Diciannovesimo secolo.

Un fachiro lancia verso il cielo una corda che si ferma a diversi metri d’altezza, tesa. A questo punto un bambino si arrampica sulla corda fino a scomparire. Il fachiro lo richiama più volte, quindi armato di un coltellaccio, si arrampica a sua volta, scompare e dopo qualche istante brandelli di carne umana piovono sul terreno. A questo punto il fachiro ridiscende copre i resti umani con un telo e poi con un gesto teatrale rimuove il telo, rivelando il bambino vivo e sorridente.

L’articolo che riportava questo incredibile episodio ebbe un clamoroso quanto inaspettato successo è la notizia fu ripresa da molte testate americane e straniere. Nel 1904, ovvero quasi 15 anni dopo, si fece avanti addirittura il primo testimone oculare di questa esibizione. Si chiamava Sebastian Burchett ma, interrogato dagli studiosi dell’inglese Society for Psychical Research, si rivelò essere quello che definiremmo come un mitomane.

Questo risultato non spense l’interesse sulla vicenda da molti ritenuta un “trucco” di abili illusionisti. Si invocò addirittura “l’ipnosi di massa” per spiegare la credulità della folla che assisteva all’esibizione. E nel 1919 una rivista inglese pubblicò la prima fotografia di quella che venne definita come la “più celebre e discussa esibizione di giocoleria del mondo”.

L’autore era un militare pluridecorato il tenente F. W. Holmes. Secondo Holmes, la corda era stata svolta, gettata in aria ed era rimasta rigida; un ragazzino era salito ed era rimasto in equilibrio. A quel punto lui aveva scattato la foto e il piccolo era sparito. Il militare non avanzava ipotesi su una possibile spiegazione dell’apparente mistero.



Negli anni a seguire furono avanzate molte ipotesi nel tentativo di trovare la chiave del “trucco”. Negli anni Cinquanta dello scorso secolo si arrivò ad ipotizzare che l’esibizione si svolgesse in un avallamento tra due colline verso l’imbrunire e che un filo sottilissimo fosse teso tra le due colline.

Quando l’illusionista lanciava la corda sulla cui cima era infisso un piccolo arpione, questi si agganciava al filo sottile ma resistentissimo e permettendo quindi l’ascesa del ragazzino. A districare la matassa ci penserà lo psicologo ed illusionista scozzese Peter Lamont che ricercherà tutte le testimonianze oculari sul mistero della corda indiana, totalizzandone 48. Scartò le testimonianze indirette o che mancavano di particolari significativi, quale la data dell’esibizione, rimanendo con 21 testimonianze. Quello che emerse fu che quelle 21 persone avevano assistito veramente ad un normale gioco d’equilibrio con un’asta in cui un ragazzo sorregge, con l’aiuto di una corda legata intorno alla vita, una robusta canna di bambù; sale poi un altro giovane che, arrivato in cima, vi resta in equilibrio per qualche istante e poi ridiscende.

Niente fachiri che salgono armati di coltello, niente bambini scomparsi in cima ad una corda, niente resti umani che precipitano dall’alto. Con il passare degli anni i 21 testimoni avevano “arricchito” di particolari l’evento a cui avevano assistito sulla base di processi legati alla loro memoria, diretta o indiretta.

La cosa sorprendente è che la fake news della corda indiana si sarebbe potuta smontare molto prima degli oltre 50 anni trascorsi dalla sua prima rivelazione sulle colonne del Chicago Tribune. Sarebbe bastato leggere e diffondere un’intervista rilasciata dall’autore dell’articolo, un certo John Elbert Wilkie nel quale ammetteva candidamente che si trattava di una notizia inventata di sana pianta per cercare di riempire il giornale d’estate. Un’invenzione a cui aveva seguito pure una quasi immediata smentita sulle colonne dello stesso quotidiano che però tutti avevano ignorato.

E’ così nonostante l’evidente non verosimiglianza la bufala sul mistero della corda indiana poté prosperare per molti decenni ancora.

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