Il Grande Mistero Aereo di Mull

Un aereo da turismo scompare la notte di Natale. Quattro mesi dopo il pilota viene trovato cadavere: ma come è morto? E il suo aereo dov'è?

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Alcuni fatti

Gibbs arriva sull’isola di Mull il 20 in traghetto. Il 24 noleggia un aereo, per vedere una proprietà sull’isola di Skye. L’isola dista 500 metri dalla terraferma, oggi è collegata da un ponte ma allora ci volevano 5 minuti di traghetto.
Gibbs potrebbe allora andare direttamente lì, con 5 minuti di traghetto, invece di andare a Mull.
Ma lui no: prende il traghetto per Mull, ci resta per 4 giorni, senza far nulla, dal 20 al 24, e non è che Mull sia così piena di cose interessanti da giustificare una permanenza di 4 giorni.
La vigilia di Natale poi, è un giorno molto insolito per un appuntamento d’affari.
Ma lui noleggia un aereo per andare a Skye. Passa tutto il giorno a vedere degli immobili. Accompagnato dalla fidanzata.
La licenza di volo di Gibbs oltretutto era scaduta, e lui – mentendo – dice di averla lasciata a casa. È un veterano della RAF, nessuno fa obiezioni. Ma se avessero fatto un controllo finiva nei guai.
E decide “improvvisamente” di fare un “rapido volo notturno” in un’isoletta della Scozia. La notte della vigilia di Natale, da solo. Vuole dimostrare che è possibile atterrare di notte su quella pista “perché la cosa potrebbe favorire il turismo”. Davvero credibile.
Da quell’aviosuperficie i voli notturni sono proibiti, ma lui se ne frega. Perché?
Sappiamo che da quel volo notturno non tornerà più. Il suo cadavere verrà trovato 4 mesi dopo. In avanzato stato di decomposizione. Com’è morto? L’autopsia ci dice assiderato. Non si trovano lesioni, solo un’abrasione sulla gamba. Niente fratture, nessun relitto dell’aereo, nessun paracadute vicino, nessuna traccia di acqua o microorganismi marini che facciano pensare sia sopravvissuto a un ammaraggio forzato e poi morto mentre tentava di raggiungere l’albergo.
Eh già: perché il cadavere viene trovato a un miglio dall’albergo. In una zona frequentata da pastori, e che per giunta era stata setacciata per giorni e giorni durante le ricerche susseguenti alla sua scomparsa.
Possiamo desumere con quasi assoluta certezza che il cadavere non fosse là durante le ricerche. Ci è stato portato in qualche momento tra fine dicembre ed aprile.
Domande
Queste vicende fanno sorgere molte domande. Sembra una situazione pazzesca, assurda, un mistero insolubile. Una vicenda sovrannaturale? Gli alieni?
Se usiamo freddamente la logica, e troviamo una risposta a tutte le domande, possiamo forse svelare il mistero.

Vediamo di affrontare le domande un po’ alla volta:

Perché Gibbs va in giro per affari sotto Natale?
Perché si fa accompagnare dalla fidanzata?
Naturalmente può essersi presentata un’occasione irripetibile. Capita negli affari. Ma poteva avere una ragione urgente e inconfessabile per muoversi, e gli affari potevano essere una comoda copertura.
Anche che lo accompagni la fidanzata può essere normalissimo. Visto che deve stare fuori per Natale, tanto vale passarlo insieme sia pure su delle remote e innevate isole scozzesi. Naturalmente una persona che passa da sola Natale in un’isola remota sarebbe davvero troppo bizzarro: potrebbe averla invitata per non dare nell’occhio, o perché aveva bisogno di lei come complice, ma fino a questo punto sarebbero solo illazioni senza solidi fondamenti.
La domanda seguente inizia però a farci vedere le cose in modo diverso.
Perché Gibbs resta a Mull dal 20 al 23 senza far nulla?
Se davvero quest’affare era così urgente e irripetibile da fargli passare il Natale nelle Ebridi, perché aspettare? E se invece l’appuntamento era fin dall’inizio per il 24, perché muoversi con così tanto anticipo?
Potremmo iniziare a sospettare che in realtà Gibbs stesse aspettando qualcosa o qualcuno, un qualcuno o qualcosa che non sapeva esattamente quando sarebbe arrivato o successo.
Fin qui naturalmente è solo un’ipotesi. Ma le stranezze continuano, le domande anche, e il ventaglio di possibili risposte si riduce.
Perché Gibbs va a Mull e non direttamente a Skye, dove si trovano le proprietà che vuole vedere?
Perché noleggia un aereo pur avendo la licenza scaduta?
Perché decide di fare un giro notturno nel nulla, vietato, la notte di Natale?
A questo punto le stranezze diventano decisamente troppe.
Viene da pensare che il giro a Skye fosse un pretesto per noleggiare un aereo senza destare troppi sospetti. Un aereo che invece gli serviva per altro, la notte. Ma per cosa? Se doveva vedere una persona, fosse stato per parlarci o per ucciderla, se doveva ricevere o scambiare qualcosa, perché non darsi appuntamento in qualche luogo sperduto ma raggiungibile in macchina, o a piedi? Sembra non avere senso.
Ed è per questo che la domanda seguente è quella fondamentale:
Qualunque cosa dovesse fare Gibbs, perché doveva farla in aereo?
Tanta segretezza lascia capire che si tratta certamente di qualcosa di grosso ma perché per forza in aereo?
L’unica ragione per usare un aereo era che quello che doveva fare lo doveva fare in un’altra isola.
Finché restava nell’isola di Mull, poteva spostarsi senza dare nell’occhio in tutta l’isola in poco tempo. L’unica ragione per cui serve un aereo è perché deve spostarsi rapidamente in un’altra isola.
Chiamiamola l’isola X.
Un’isola dove doveva succedere qualcosa, ma lui non sapeva esattamente quando.
Un’isola non collegata alla terraferma da un ponte.
Un’isola anzi abbastanza lontana da richiedere qualcosa di più che pochi minuti di traghetto.
Tuttavia questa riposta da sola è parziale, fa nasce un’altra domanda:
Se quest’ipotesi è corretta, perché allora Gibbs non è andato semplicemente ad aspettare nell’isola X?
Sembrerebbe valere lo stesso ragionamento che abbiamo usato prima: se era assurdo piazzarsi a Mull se la meta del viaggio erano gli immobili dell’isola di Skye, non è ugualmente assurdo stare a Mull se la vera destinazione era l’isola X?
Se riusciamo a rispondere a questa domanda, iniziamo ad avere qualche indizio sull’isola X.
Un’isola piccola, dove non puoi restare ad aspettare 4 giorni senza dare troppo nell’occhio.
Forse un’isola così piccola da non avere nemmeno un albergo o una locanda.
Un’isola però che abbia una pista di atterraggio.
Nelle Ebridi di isole così ce ne sono parecchie.
Ma bisogna che sia anche molto vicina a Mull. Il limite ultimo è ovviamente l’autonomia massima del Cessna 150H – 303 miglia nautiche, supponendo che fosse col pieno di carburante.
Però Gibbs doveva andarci in piena notte, sotto la neve. Il GPS era ancora di là da venire. E possiamo scommettere mille a uno che né quell’aereo né le aviosuperfici fossero attrezzate per la navigazione IFR.
Insomma, si doveva volare alla cieca in una notte d’inverno senza luna.
Proprio come era costretto a volare a volte un pilota di Spitfire, in guerra. Un pilota di Spitfire nella seconda guerra mondiale. Un pilota come Gibbs.
Ma per quanto fosse bravo e temerario il pilota, l’Isola X non poteva essere troppo lontana da Mull. Soprattutto perché ci sarà pur stata una ragione per andare proprio a Mull, dove Gibbs non doveva fare assolutamente nulla.
Nelle Ebridi di isole così ce ne sono parecchie.
Ce n’è però una giusto davanti Mull.
L’isola di Coll.
Nel 2001 aveva meno di 180 abitanti. Una volta la settimana, ci arriva il traghetto ma non c’è nessun albergo.
Però c’è una pista di atterraggio.
Quindi possiamo supporre che l’isola X sia l’isola di Coll. Ma è solo un’ipotesi. Magari qualche particolarità di quest’isola che noi non conosciamo ci obbligherebbe a scartarla. Diciamo che il ragionamento di base è molto verosimile: Gibbs doveva recarsi in un’isola non troppo lontana da Mull, poco popolata, possibilmente priva di alberghi e dotata di pista di atterraggio. È verosimile che si tratti dell’isola di Coll, ma per prudenza continueremo a chiamarla Isola X.

L’inizio della soluzione

A questo punto possiamo proporre una soluzione, almeno a grandi linee, per la prima metà dell’enigma:
1. Peter Gibbs per qualche ragione molto grave e molto segreta, deve andare nell’isola di Coll.
Forse per parlare con qualcuno, forse per dare o ricevere qualcosa. È presto per dirlo.
2. Ma non sa esattamente quando. Per qualche ragione, non può fissare un appuntamento esatto. Non sappiamo nemmeno esattamente quanto fosse il margine d’incertezza. Difficile comunque che potesse pensare di restare a Mull ancora a lungo senza insospettire nessuno. Diciamo al massimo fino alla fine delle vacanze di Natale.
3. Per non destare sospetti, decide allora di portarsi dietro la fidanzata. Prendendo a pretesto un viaggio d’affari, le propone di passare il Natale insieme in un’isola remota delle Ebridi. Bizzarro, ma romantico. Lei accetta volentieri. Naturalmente la ragazza potrebbe anche sapere tutto, e fargli volontariamente da copertura. Anche questo dettaglio forse lo potremo definire meglio più avanti.
4. La coppia arriva a Mull e resta in attesa di un messaggio, di un segnale. Per quattro giorni.
5. Quando finalmente riceve il via libera, noleggia un aereo con un pretesto. Gli aerei costano, non potrebbe noleggiarlo fin dall’inizio e lasciarlo inutilizzato, e non riesce nemmeno a trovare un pretesto per volare tutti i giorni, sulle Ebridi d’inverno. Quindi deve noleggiarlo il giorno stesso dell’appuntamento.
6. A questo punto, quando scocca l’ora dell’appuntamento che gli sarà fatale, fingendo un capriccio, una bizzarria, annuncia che vuol fare un volo notturno attorno all’isola. Sa che al ritorno potrà passare qualche guaio: una multa, il ritiro della licenza, ma non gl’importa. Forse perché la posta in gioco è molto più alta. Forse anche per un’altra ragione.
Altre domande
Fino al momento del decollo del piccolo aereo, siamo riusciti a intessere un’ipotesi di soluzione abbastanza credibile.
Mancano però ancora molte tessere del rompicapo, e manca la seconda parte. Quello che è successo a partire dal momento del decollo.
Nascono altre domande:
Cosa voleva fare Gibbs nell’isola X?
Al momento è molto difficile capire quel che doveva succedere. Possiamo solo dedurre che fosse qualcosa di molto segreto, importante, e probabilmente anche molto illegale.
Vediamo di esaminare alcune possibilità, per capire almeno se ne possiamo scartare qualcuna.
1. Andava a consegnare o scambiare qualcosa
Anzitutto, se avesse avuto con sé pacchi ingombranti al momento del decollo, lo avrebbero certamente notato in tanti. Qualcosa di piccolo e che valesse tanto da fargli rischiare la vita. Quindi possiamo scartare droga e armi. Ma non basta. Qualsiasi cosa dovesse consegnare, poteva farlo con meno rischi altrove: per una consegna o uno scambio quasi qualsiasi altro luogo dell’Inghilterra sarebbe stato più pratico. Dal centro di Londra a qualche piazzola autostradale.
2. Andava a ricevere qualcosa
Questa è un’ipotesi appena un po’ più plausibile. Ma non abbastanza. Certo, visto che Gibbs non è mai tornato dal suo volo, non sappiamo cosa poteva ricevere. Ma ancora una volta, una consegna poteva essere organizzata altrove. Se fosse stato un oggetto troppo pesante o ingombrante per essere trasportato la capacità di carico ridicola di un Cessna 150 – 242 kg, pilota e carburante compresi – non avrebbe certo potuto risolvere il problema.
3. Andava a parlare con qualcuno
Anche in questo caso, perché non altrove?
In tutti questi primi tre casi, inoltre, perché non fissare un appuntamento a un giorno e un’ora precisi? Indizi concordi ci portano a pensare che Gibbs non sapesse nemmeno il giorno esatto dell’evento misterioso. Davvero poco credibile nel caso di un’interazione in cui entrambe le parti fossero informati e consenzienti
4. Andava a rubare qualcosa
Questo è già meno inverosimile. Qualcosa di non troppo pesante o ingombrante ma molto, molto prezioso. Gibbs per qualche ragione sa che entro pochi giorni, a partire dal 20, molto probabilmente questo tesoro resterà incustodito. Forse chissà, solo di notte. Va a Mull e aspetta. Quando riceve il segnale, affitta l’aereo e la notte del 24 parte per l’isola X. Ma qualcosa va storto…
In teoria, potrebbe funzionare. Certo, è difficile pensare che in una remota isoletta della Scozia qualcuno, all’insaputa di tutti, custodisca un tesoro preziosissimo.
Diciamo che l’ipotesi è molto improbabile ma non del tutto impossibile. Andiamo avanti.
5. Andava a uccidere o a liberare qualcuno. Come nel caso precedente, l’azione deve svolgersi all’insaputa di chi si trova nell’isola X. E anche questa è un’ipotesi che per quanto improbabile, non possiamo scartare del tutto.
Notiamo comunque che un punto debole di queste ultime due ipotesi è che una cosa è riuscire a rubare un tesoro o ad uccidere qualcuno, ben altra riuscire a non essere beccati entro poche ore o giorni. Ma il volo notturno di Gibbs non era certo passato inosservato. E se fosse stato commesso un delitto tra le 22 e le 23 in un’isoletta vicina con meno di 200 abitanti, sarebbe stato difficile che qualcuno non iniziasse a fare due più due. Certo, difficile ma non impossibile:
Se si trattava di un tesoro ottenuto illecitamente o di una persona sequestrata, forse Gibbs era sicuro che nessuno si sarebbe mai rivolto alla polizia.
Se si trattava di un omicidio, magari Gibbs era intenzionato a commetterlo in modo che sembrasse proprio una morte naturale.
Per fare progressi, dobbiamo farci altre domande.

È stato davvero Gibbs a decollare?

Cambiamo prospettiva. Va bene, Gibbs andava all’isola X per fare qualcosa di misterioso. Lasciamo perdere per un momento cosa volesse fare. Sta di fatto che non è mai tornato, e noi siamo quasi certi che sia stato ucciso. Ma come può essere stato ucciso? Visto che sembra così improbabile che Gibbs sia stato ucciso durante o dopo il volo, non potrebbe essere stato sequestrato anche prima del decollo?
1. Qualcuno conosce i piani di Gibbs e vuole fermarlo.
2. Quando Gibbs si avvicina all’aereo, qualcuno gli punta addosso una pistola e lo porta con sé lontano dall’albergo, coperto dal buio della notte. Forse in una casa vicina, forse tra le colline. In un momento imprecisato verrà ucciso, e più tardi il suo corpo verrà portato sulla collina dove poi verrà ritrovato.
3. Un complice sale sull’aereo al posto di Gibbs. Accende e spegne ripetutamente le luci per segnalare che tutto è andato secondo i piani. S’infila rapidamente uno dei paracadute e decolla.
4. Dopo un po’, sempre sopra l’isola, si lancia col paracadute lasciando che l’aereo si schianti in mare.
Questa teoria ha il pregio di spiegare il lampeggiare prolungato dell’aereo prima del decollo.
Notiamo però anzitutto che è necessaria la complicità della fidanzata di Gibbs, e anche del signor David Howitt, l’ospite dell’albergo che assiste al decollo. Poi richiede almeno due esecutori: uno che sequestra Gibbs e lo porta lontano dall’albergo, e un abile e coraggioso pilota che non abbia paura di decollare e di lanciarsi in paracadute su un’isola collinosa, nel buio di una fredda notte senza luna.
Va bene. Sempre meno improbabile di alieni o fantasmi, giusto? Dobbiamo però ammettere che un’operazione del genere richiede notevoli mezzi e capacità organizzative e un’attenta pianificazione.
Inizia ad apparire l’idea di un’organizzazione misteriosa. Chiamiamola Organizzazione Z.
Di passata, il fatto che il nemico di Gibbs fosse un’organizzazione piuttosto potente, spiega molto meglio le sue azioni. Tutte le precauzioni che ha preso sarebbero certo state eccessive per un avversario isolato.
Comunque il piano di sequestrare Gibbs prima del decollo sarebbe davvero molto rischioso. Altri ospiti hanno intravisto il decollo dalle finestre dell’albergo. Come essere sicuri che qualcuno non si accorga del sequestro, mandando a monte il piano? Eh già, ma qual è il piano?
Si vuol simulare un’incidente aereo? Perché?
Se davvero quest’ipotesi fosse quella valida, la logica conseguenza è che la misteriosa Organizzazione Z sapeva già da tempo dei piani di Gibbs. Eh sì, perché non è pensabile che non sapessero nulla fino al momento in cui Gibbs annuncia l’intenzione di voler decollare. Dove li trovavano, in pochi minuti, in un’isola sperduta, la notte di Natale, un pilota esperto e un sicario?
Ma se lo avessero saputo prima, avrebbero potuto ucciderlo durante il viaggio in mille modi: da un veleno che non lascia tracce a simulare una rapina o un incidente d’auto. Tutte soluzioni molto meno rischiose e complicate che rapirlo sulla pista di decollo, far pilotare l’aereo da un altro pilota eccetera.
Bastava al limite spingerlo contro le pale dell’elica. La fidanzata avrebbe poi testimoniato che, sceso per controllare la pista e forse ubriaco, Gibbs si era inavvertitamente avvicinato troppo al motore. Mr. Howitt avrebbe confermato e voilà, il gioco è fatto.
Anche avessero voluto prima sequestrarlo per interrogarlo, avrebbero potuto scegliere molti altri luoghi più comodi e sicuri.
No, cose del genere succedono solo nei film di Batman. Ma più avanti altre riflessioni ci convinceranno che quest’ipotesi più che improbabile è completamente assurda. Dobbiamo ammettere che Gibbs salì davvero a bordo di quell’aereo.
Però questa domanda ci ha spinto a fare alcune considerazioni che ci saranno forse utili in seguito.

Gibbs è decollato davvero da solo?

Un’altra ipotesi che è stata formulata è che qualcuno fosse nascosto sull’aereo, all’insaputa di tutti o con la complicità dei due testimoni. Una volta decollati, avrebbe ucciso Gibbs, preso i comandi, lanciato il cadavere sulla collina vicino all’albergo, e poi, come nell’ipotesi precedente, indossato il paracadute, diretto l’aereo verso il mare e così via.
Quest’ipotesi ha il pregio di non richiedere necessariamente la complicità dei testimoni, e di poter essere effettuata da una sola persona.
Tuttavia, ha tutti i gravi difetti della teoria precedente, visto che per nascondersi in anticipo nell’aereo il sicario doveva conoscere i piani di Gibbs, e in più molti altri ancora:
• Il cadavere è stato ritrovato senza segni di fratture. Difficile davvero pensare che sia stato lanciato da un aereo in volo.
• Uccidere il pilota di un aereo e riuscire a prendere i comandi prima che l’aereo si schianti non è esattamente un’operazione priva di rischi.
• Scagliarne poi il cadavere via dall’aereo senza perderne il controllo mentre si pilota è forse ancora più difficile
• Infine, non spiega il lampeggiare prolungato prima del decollo.
Insomma, supporre che ci fosse qualcun altro a bordo complica la faccenda più che spiegarla.



Cosa succede dopo il decollo di Gibbs?

Questa è una domanda molto interessante. Visto che l’incidente sarebbe l’ipotesi più ovvia, ma non spiega il fatto più misterioso di tutti, e cioè la ricomparsa del cadavere di Gibbs nell’isola, dobbiamo assumere che Gibbs non abbia avuto nessun incidente. Quindi è riuscito ad atterrare da qualche parte. Di certo non sulla pista di partenza, dove lo avrebbero sentito tutti, quindi l’ipotesi più probabile è quella che sia atterrato nell’isola X.
Certo, in teoria è possibile che si sia perso – cosa in sé assolutamente verosimile – che sia atterrato su qualche altra isola, dove abbia incontrato per caso il vecchio compagno delle elementari a cui faceva sempre i dispetti, questi lo ha ucciso, si è preso la briga di decollare con l’aereo (era anche lui pilota), mandarlo verso il mare e buttarsi col paracadute, e dopo aver conservato il cadavere per qualche tempo da qualche parte, lo ha riportato di nascosto all’isola di Mull per abbandonarlo tra le colline. Ma a questo punto sembra più credibile l’ipotesi degli alieni.
Quindi stiamo arrivando a un punto cruciale delle nostre deduzioni: Gibbs è riuscito ad arrivare all’Isola X. Inoltre dovrebbe essere stato un atterraggio senza problemi seri. Avesse fatto un atterraggio d’emergenza, o si fosse schiantato, avremmo trovato là i resti dell’aereo, e magari anche il suo cadavere. Ma su questo torneremo più avanti.
Perché c’è un altro punto molto interessante.
Gibbs arriva all’isola con la bussola, la distanza non è molta e forse riesce a scorgere le luci delle poche case. Ma la pista è una striscia d’erba coperta di neve e non è illuminata. Come fa Gibbs a trovarla? Certo, potrebbe accendere le luci di atterraggio e sorvolare più volte l’isola a bassa quota. Ma oltre al pericolo, salvo miracoli dovrebbe effettuare numerosi passaggi per individuarla, ammesso che ci riesca. Difficile non essere sentito. Eppure nei giorni successivi nessuno ha riferito di aver sentito numerosi passaggi di un aereo a elica, proprio la notte della vigilia di Natale, la notte dell’incidente aereo. Allora, forse, proprio come sulla pista da dov’è decollato, c’è qualcuno che lo aspetta con una torcia elettrica. Forse Gibbs ha un alleato.
Ma anche di questo parleremo dopo.
Perché qualcuno si è preso il disturbo di riportare il cadavere vicino l’albergo?
Perché non potevano semplicemente buttarlo a mare?
Queste sono altre due domande importantissime.
Mettiamo che chi ha ucciso Gibbs avesse voluto simulare un incidente aereo, perché mai avrebbe dovuto riportarlo a Mull?
E anche ammesso che per quanto improbabile, fosse stato sequestrato sulla pista, e poi ucciso avendo cura di non lasciare segni visibili, perché non gettarlo in mare? Le possibilità che fosse mai ritrovato erano praticamente nulle. Ricordiamo che l’incidente di Mull fino ad ora è un banalissimo incidente aereo come tanti: un pilota forse solo troppo fiducioso nelle sue capacità, forse anche un po’ brillo, che prende un aereo per un volo quasi suicida e – com’è accaduto tante, troppe altre volte – non fa più ritorno. Certo, a guardar bene ci sono incongruenze, cose che non quadrano anche prima dell’incidente. Ma quello che trasforma in un mistero noto in tutto il mondo, è proprio la ricomparsa misteriosa del cadavere del pilota quattro mesi dopo, e nel bel mezzo dell’isola. Se Gibbs fosse scomparso in mare, le altre contraddizioni sarebbero state ignorate o forse liquidate con qualche spiegazione frettolosa.
Quindi o ammettiamo che sia stato solo un’incidente, dove per ragioni al momento inspiegabili il pilota è finito da una parte e l’aereo da un’altra ben distante, nel tempo e nello spazio, oppure se come ci suggerisce la logica siamo costretti ad ammettere che è stato un delitto, possiamo trarre due conclusioni:
• A uccidere Gibbs non può essere stata una sola persona. Dev’essere stata un’organizzazione dotata di certi mezzi e capacità. L’Organizzazione Z.
• La ricomparsa del corpo non è frutto di un’inverosimile casualità, ma è stata voluta. Pertanto deve avere un significato, uno scopo ben preciso. E questo scopo non era assolutamente quello di far sembrare la sua morte un’incidente.
Prima di porci domande su questo scopo, affrontiamo altre domande utili a chiarirci le idee:
Quando è stato collocato il cadavere?
Per forza di cose, il corpo dev’essere stato collocato sulla collina al massimo pochi giorni prima del ritrovamento. Il posto era molto frequentato e non avrebbe potuto passare inosservato per più di qualche giorno al massimo.
Perché non farlo subito, il 24 dicembre?
La notte del 24 sarebbe stato il momento ideale. La polizia aveva rinunciato ad effettuare ricerche fino al giorno dopo per il maltempo. La zona della collina era certamente deserta, considerando che era notte fonda, nevicava fitto e per giunta era la vigilia di Natale.
Forse all’organizzazione sono mancati i mezzi per riportare immediatamente il cadavere sull’isola di Mull.
O forse proprio perché non c’era nessuno in giro, avevano paura di destare sospetti e di essere scoperti facilmente. Inoltre le condizioni meteo non favorivano né la navigazione né tantomeno il volo.
Tuttavia la ragione vera è probabilmente un’altra.
Gibbs era ancora vivo.
La spiegazione di quest’affermazione la troviamo riformulando la domanda in modo più generale:
Perché non farlo subito dopo la morte di Gibbs?
Certo, a partire dal 24 fervevano le ricerche. Tuttavia risulta difficile che proseguissero anche di notte. Basta che l’Organizzazione Z avesse a disposizione un gommone o qualche altra piccola imbarcazione per attraversare il tratto di mare che separa l’Isola X da Mull per poi depositare inosservati il cadavere sulla collina.
Forse non era possibile farlo subito, forse ci voleva qualche giorno, ma certo non era necessario attendere fino ad aprile. Sappiamo che Gibbs era morto molto prima, perché il suo corpo venne trovato in avanzato stato di decomposizione. E allora perché attendere tanto? Tenersi un cadavere, per quanto ben nascosto, è sempre rischioso.
Si tratta di un’organizzazione, non di un pazzo isolato, quindi le loro azioni devono avere una logica. E quindi possiamo capirle.
Il cadavere non viene posto sulla collina subito dopo la morte di Gibbs, proprio perché Gibbs non è morto il 24 dicembre.
Probabilmente volevano interrogarlo. Forse non conoscevano le ragioni delle sue azioni, qualunque fossero, o più probabilmente le sapevano già ma volevano altre informazioni, come i nomi di suoi possibili complici o chissà che altro.
Quindi passa qualche giorno. Forse anche un paio di settimane. Diciamo a titolo di esempio che viene ucciso il 31 dicembre. Ovviamente senza lasciare segni. Magari lo narcotizzano e lasciano che davvero muoia assiderato sulla neve in qualche cortile.
E allora perché non collocare il suo corpo sulla collina il primo gennaio? La risposta è ovvia: perché un cadavere fresco è molto diverso da uno di una settimana. Se ne accorge anche un non addetto ai lavori. E per ingannare un coroner ci vuole più tempo. Molto più tempo.
Quindi mettono il cadavere da qualche parte e aspettano. Aspettano fino a quando sono sicuri che nessun coroner potrebbe stabilire con certezza se è morto il 24 o il 31. Aspettano fino ad aprile.
Questo ci porta subito ad un’altra domanda: abbiamo già capito che l’Organizzazione Z non aveva nessuna intenzione di sviare del tutto l’attenzione, i sospetti. Altrimenti avrebbe semplicemente buttato subito il cadavere in mare. Ma allora…
Perché si sono dati la pena di rendere impossibile stabilire la data di morte?
Perché una cosa è qualche sospetto, l’attenzione dei giornali per una morte misteriosa. Ben altra un’indagine per omicidio.
Se il coroner avesse potuto stabilire con ragionevole certezza che Gibbs era morto il 31 e non il 24, non avrebbe potuto che dedurne che qualcuno l’aveva tenuto sequestrato e poi ucciso. Nessuno resiste una settimana sdraiato su una collina scozzese a dicembre. Nemmeno un giorno.
Quindi l’Organizzazione Z non voleva che la morte di Gibbs passasse inosservata, ma nemmeno che fosse ovvio che si trattava di un omicidio. Voleva mandare un messaggio. Un messaggio comprensibile solo per qualcuno.
A chi voleva mandare un messaggio l’Organizzazione Z?
Beh, di certo non a Gibbs, che era morto. Anche ammesso che la sua fidanzata fosse stata sua complice, avrebbero avuto altri modi per mandarle un messaggio, visto che oltretutto si trovava a due passi. Il destinatario, o i destinatari, dovevano essere più lontani. E il messaggio doveva essere molto chiaro. Anzitutto che non era morto per fatalità, lanciandosi alla cieca in un pericolosissimo volo notturno.
Vediamo di capire chi poteva essere allora il destinatario di quel messaggio
• Persone che avevano interesse a quel che faceva Gibbs.
• Quasi certamente persone che sapevano cosa stava facendo nell’isola X, e perché.
• Persone che sapevano che Gibbs non agiva da solo.
• Persone che dove tutti gli altri avrebbero solo visto una morte bizzarra e inspiegabile, avrebbero capito chi aveva ucciso Gibbs, e perché.
• Lo avrebbero capito perché sapevano cos’era l’Organizzazione Z.
• E perché sapevano che se invece di far sparire il corpo, lo aveva fatto ricomparire, era per mandargli un messaggio.
Il cerchio si stringe.
Manca solo una domanda da fare.
Ma dev’essere la domanda giusta.
L’ultima domanda
Ci sembra di intravvedere due organizzazioni contrapposte. Una l’abbiamo già chiamata l’Organizzazione Z. L’altra la possiamo chiamare Organizzazione Y. Probabilmente Gibbs apparteneva alla seconda ed è stato ucciso dalla prima. Ma di che organizzazioni si tratta, e perché l’hanno ucciso?
Possiamo fare mille ipotesi: servizi segreti di tanti paesi, mafie e cartelli di narcotrafficanti, mercanti d’armi, trafficanti d’organi, reti di pedofili, fino ad arrivare a tesi fantascientifiche o alla Dan Brown. Di tutto. Forse L’Organizzazione Y era la polizia, Scotland Yard. Magari Gibbs era un informatore e chi o ha ucciso ha voluto dare un segnale. O magari era un segnale tra cosche mafiose di qualche tipo: quando è il caso fanno sparire i cadaveri, in altri casi lasciano bene in evidenza che sono stati uccisi, ma in altri possono lasciare un segnale, specie se la posta in gioco è alta e delicata.
Sembrerebbe impossibile venirne a capo, le possibilità sono troppe… eppure basta solo fare la domanda giusta.
Perché proprio nell’isola X?
Noi non sappiamo ancora perché, a rischio della vita, Peter Gibbs voleva a tutti costi andare nell’isola X, e andarci poi in un momento ben preciso, dopo aver atteso per ben 4 giorni.
In precedenza abbiamo preso in esame cinque possibilità scartandone tre come molto improbabili. Ora sappiamo che sono ancora meno verosimili: se davvero si tratta di due organizzazioni potenti, l’idea che non potessero organizzare uno scambio o un incontro in un posto meno remoto e rischioso da raggiungere diventa ridicola.
Ma anche l’ipotesi che un uomo da solo potesse rubare un qualcosa di molto prezioso per l’Organizzazione Z, o ucciderne da solo un elemento molto prezioso, magri uno dei capi, è di quelle che funzionano solo nei film di James Bond.
Come l’idea che una grande organizzazione di qualche tipo, che nei fatti abbiamo visto efficiente e spietata, possa lasciare incustodito un qualche suo tesoro anche per un solo minuto.
Per carità, tutto può essere, ma per fortuna esiste una spiegazione più ragionevole.
Il luogo doveva proprio essere l’isola X, o qualche altro luogo con caratteristiche molto simili.
Come mai proprio l’isola X? Vediamo di nuovo le sue caratteristiche e cerchiamo di capirlo
• Un’isola piccola, talmente ignota ai turisti che non ha nemmeno un albergo
• Un’isola semideserta
• Un’isola che però può essere raggiunta molto rapidamente, anche di notte, perché oltre a un traghetto una volta alla settimana, ha anche una pista di atterraggio.
• Un’isola la notte di Natale, quando i pochi abitanti stanno festeggiando chiusi nelle loro case.
• Un’isola.
Gibbs si reca là a rischio della vita. Porta con sé qualcosa.
Qualcosa di grande valore.
Se stesso.
A Gibbs non importa che gli revochino la licenza di volo.
Non gl’importa nemmeno di passare altri guai per il suo folle volo notturno.
Perché sa già che non tornerà da quel volo.
E sa anche che l’aereo su cui sta volando in quella notte d’inverno, tra poco si schianterà nelle nere acque dell’Atlantico.
Adesso tutto è chiaro.
Basta tessere i dati certi con un po’ di immaginazione, e possiamo raccontare una bella storia.

La storia di Peter

Felicity, la fidanzata non lo sa, ma Gibbs dopo la guerra ha continuato a lavorare per il suo paese. Certo, ha lasciato la RAF nel ’45, ma ha continuato a lavorare coi militari: nel MI5, diretto dal Ministero della Guerra (dal 1964 Ministero della Difesa).
Quegli anni nella sua biografia infatti sono vuoti. Sembra che non faccia nulla per 9 anni. Sembra. Cosa faccia davvero Peter l’MI5 certo non ce lo viene a raccontare.
Forse però per Peter è soprattutto un modo per avere i mezzi per coltivare la sua altra grande passione oltre al volo: la musica.
Eh sì, perché Peter è anche violinista. Bravo. Nel 1954, a 34 anni, trova un posto nella prestigiosa Philharmonia Orchestra. Sì, proprio quella che allora dirigeva spesso un certo Von Karajan.
Sembra che abbia coronato i suoi sogni, Peter. L’orchestra dove rimanere tutta la vita. E invece ci resterà solo due anni: perché di mezzo c’è proprio Von Karajan. Grande direttore, per carità. Però i suoi nemici lo chiamano “Colonnello delle SS Von Karajan”, per il suo passato da nazista. Con la Berlin Philharmonic nel 1955 gli hanno proibito di suonare a Detroit, e il direttore della Philadelphia Orchestra, Eugene Ormandy, si è persino rifiutato di stringergli la mano.
E Peter i nazisti non li sopporta proprio.
Però la Philharmonia è inglese, e nel 1956 Von Karajan può andarci in tournée senza problemi. Tranne quelli che crea lui. Perché è un grande direttore, non si discute. Ma ha un caratterino che te lo raccomando. Nelle piazze “meno importanti”, appena finita l’ultima nota gira il sedere e se ne va, senza salutare, né aspettare gli applausi. I musicisti ingoiano fiele, ma stanno zitti.
La goccia che fa traboccare il vaso è quando Von Karajan, che esigeva la massima puntualità, si presenta molto in ritardo all’ultima prova prima di un concerto, lasciando l’intera orchestra ad aspettarlo.
Gibbs si alza in piedi, pretende che si scusi, e non gliela manda a dire: “non ho passato quattro anni della mia vita a combattere bastardi come te per essere insultato davanti ai nostri stessi Alleati”. Von Karajan sul momento fa finta di nulla, ma la sera stessa rifiuta di dirigere se non gli viene garantito per iscritto che Gibbs verrà licenziato immediatamente.
Gibbs è un violinista di fila, Von Karajan è Von Karajan, e la dirigenza dell’orchestra si piega.
Simpatico, Von Karajan.
Non abbiamo documenti o testimonianze, ma non è difficile immaginare come si senta Gibbs. Lui per difendere la patria dai nazisti, ha rischiato la pelle per quattro anni. E ora, proprio un’orchestra inglese, costretta a scegliere tra lui e un nazista, sceglie il nazista. Non lo dimenticherà facilmente.
Intanto passa a un’orchestra meno famosa, e intensifica la collaborazione coi servizi.
Più tardi – non sappiamo quando – lascerà la musica e metterà su un’attività di investimenti immobiliari.
La copertura come imprenditore immobiliare gli permette di girare in lungo e in largo per il paese senza destare sospetti. Dici che sei in un posto per “un affare immobiliare” e resti sul vago. Credibile.
Solo che Peter ha iniziato a fare il doppio gioco per i sovietici.
Chissà, forse è rimasto suggestionato dalla storia dei famosi “5 di Cambridge”, o magari tutto è nato da quella litigata con Von Karajan. Nell’Austria occupata dai sovietici, all’ex-nazista non hanno permesso di dirigere, loro. O forse è solo che gli affari vanno male. Di certo, di inglesi anche prominenti che decisero per le ragioni più svariate di passare informazioni segretissime all’Urss ce ne sono stati parecchi.
E ora un’informazione davvero segreta l’ha trovata anche Peter. Roba grossa. Forse troppo grossa.
Non sappiamo di che si tratti: forse i piani dei missili Trident, forse i nomi degli agenti dell’MI5 oltrecortina. Ma per impadronirsene si è dovuto esporre. Ha fatto il passo più lungo della gamba. Qualcuno dei suoi colleghi o superiori ha iniziato a porsi domande. È solo questione di tempo.
Che fare? Scappare, non ci sono altre soluzioni. Sembra facile. Certo, Felicity per lui è solo un passatempo, non ha più parenti né grossi legami, ma non può mica comprare un biglietto sul primo volo per Mosca. Sarebbe come se si mettesse un cartello “sono una spia russa” al collo.
Sa abbastanza di aviazione per capire che con un piccolo aereo di quelli che è abilitato a pilotare, non arriverebbe mai oltrecortina. E poi comunque la sua licenza è scaduta, e non c’è tempo per rinnovarla.
Il tempo. Poco, ma ce n’è. Una settimana, due. Forse tre. L’importante è non far nulla per destare ulteriori sospetti.
Da una cabina, chiama un numero. Una frase in codice, apparentemente innocua. Si attiva una complessa procedura di emergenza.
Il contatto del KGB ci prova: vogliono le informazioni, subito, poi loro troveranno il modo di farlo uscire dall’Inghilterra. Ma Peter non è mica fesso. Quei documenti sono la sua assicurazione sulla vita. Forse li memorizza, forse li porta con sé, gli dice quel che basta per fargli capire che non è un bluff, ma di sicuro finché non lo mettono al sicuro non dice nemmeno una parola di più.
La cosa viene organizzata di corsa. La destinazione sono le Ebridi, il resto lo sappiamo quasi tutto: lui s’inventa un viaggio d’affari, per non dare tropo nell’occhio invita Felicity che è felice come il suo nome: magari s’immagina una proposta di matrimonio sotto il vischio, una vita felice con l’uomo che ama, o forse pensa solo che sta finalmente riuscendo a incastrare questo pollo di oltre vent’anni più vecchio di lei, ma che sembra pieno di soldi.
Chissà. Questo la storia non ce lo dice. Forse, sarebbe meglio per lei che fosse vera la seconda.
Perché Peter a portarsela dietro non ci pensa proprio. Il volo per l’isola X lo farà da solo. Con lei ad aspettarlo sulla pista, sotto la neve.
Lo so, questa storia sembrerebbe poter andare anche al contrario. Peter l’agente abile, fedele e solerte che scopre una rete di spie sovietiche. Lo attirano in una trappola e lo fanno fuori. Possibilissimo. Però. Ci sono due però.
Anzitutto il corpo di Peter lasciato sulla collina. Il segnale, per far capire a chi doveva capire che non era stato un incidente. Difficilmente il KGB avrebbe osato tanto in territorio inglese.
Ma soprattutto, l’attesa. E l’isola. Un’isola così serve solo per tagliare la corda.
Perché è per questo che Peter deve aspettare così tanto a Mull: un sottomarino nucleare d’attacco 671RT è molto moderno e silenzioso, per quei tempi, ma deve comunque riuscire a infilarsi fin sotto la costa inglese senza che nessuno se ne accorga. Ci vuole tempo. E non può mica garantire di poter arrivare il tal giorno alla tal ora. Diciamo che arriverà tra il 20 e il 28 dicembre se tutto va bene. Peter dovrà aspettare ed essere pronto in qualsiasi momento. Il suo contatto del KGB lo segue. Chiamiamolo Boris. Chissà, forse dormirà proprio nello stesso albergo. Nel suo bagaglio non ha armi, solo quella che sembra una normale radio a transistor, di quelle per sentire le partite la domenica. Ma in realtà è una radio per partite molto speciali.
Ed ecco perché l’Isola X. Anzitutto, un’isola. Poi semideserta, priva di installazioni militari, senza turisti ficcanaso in giro. L’ideale.
E dopo qualche giorno di attesa, finalmente Boris riceve il segnale. Peter non si muove da Mull, è facile trovarlo. Forse gli chiede di accendere, forse si soffia il naso. Il suo lavoro è finito. È per domani. La notte di Natale, nessuno noterà niente.
Non sappiamo come l’abbiano scoperto. Forse hanno messo insieme i pezzi del puzzle all’ultimo momento. Forse Felicity in realtà era un’agente che lo controllava. Forse è stato Boris. O forse qualcun altro ha parlato. Chissà, forse tra qualche anno, quando certi documenti verranno desecretati, sapremo tutto.
Per ora sappiamo il vero motivo del disperato coraggio di Peter, e sappiamo anche che ad attenderlo con una torcia sulla pista innevata dell’isola di Coll non c’era un marinaio sovietico sbarcato da un gommone.
Probabilmente l’arrivo di un paio di cacciatorpediniere avrà consigliato al sottomarino un’immersione rapida e l’abbandono della missione prima ancora di far sbarcare nessuno.
Intanto però Peter è già in volo sull’Atlantico. Un volo breve. Arriva nella zona dove dovrebbe essere la pista, e individua quasi subito una luce che lampeggia. Ma non atterrerà. Se il giorno dopo trovassero il suo aereo vuoto sulla pista, e nessuna traccia del pilota sull’isola, potrebbero insospettirsi. E lui ha bisogno di tempo. Che lo credano finito in mare, alla peggio disperso, ferito su qualche collina dopo essersi lanciato. Che perdano tempo a cercarlo nelle Ebridi interne, mentre lui starà già scivolando silenziosamente sotto l’oceano verso il nord.
Ha già il paracadute addosso. Apre la porta del Cessna, un ultimo sguardo alla luce lampeggiante più sotto. Si lancia.
Atterra proprio sulla pista. Lo catturano subito. Rapidamente, lo portano via insieme al paracadute. Lui non è mai stato su quell’isola.
Non sappiamo dove lo interrogano, né per quanto tempo. Improbabile che sia sull’isola X. Forse lo riportano proprio a Mull, forse lo imbarcano su una nave o – ironia della sorte – su un sottomarino.
Vogliono sapere cosa sa, quello che avrebbe potuto dire ai sovietici. I piani. Poi i nomi dei suoi contatti, le procedure. Gli promettono l’impunità, magari anche una nuova identità, un po’ di soldi. Promettere non costa nulla quando non hai intenzione di mantenere.
Forse Peter fa l’eroe, non apre bocca. Ma è più probabile che collabori. Racconta tutto. Lo vigilano strettamente ma lo trattano bene. È convinto che entro pochi giorni potrà iniziare tranquillamente una nuova vita. Chissà, forse in Galles, o alle Bermuda.
Ma anche prima che aprisse bocca, i suoi ex colleghi sanno che Peter è troppo pericoloso. Sa troppe cose. Cose grosse. Liberarlo, non se ne parla proprio. Certo, potrebbero mandarlo sotto processo e farlo chiudere in un carcere di massima sicurezza per il resto della sua vita. Ma lo scandalo dei 5 di Cambridge è bastato e avanzato, per ridicolizzare l’MI5. Ci manca pure la spia violinista. Poi, che un veterano di guerra, un pilota di Spitfire, decide di passare ai sovietici, demoralizzerebbe la gente. Potrebbero iniziare a farsi troppe domande.
Alla fine del solito interrogatorio, ha sete, beve avidamente l’acqua che gli viene offerta. Dopo poco, inizia ad aver sonno. Più tardi, il suo corpo è disteso nel cortile di un’anonima villetta del Sussex. La neve inizia a cadere.
Alessandro Barducci
Riferimenti
https://www.reccom.org//2020/12/11/mistero-in-scozia-il-cessna-scomparso/
https://en.wikipedia.org/wiki/Great_Mull_Air_Mystery
https://en.wikipedia.org/wiki/Coll
https://www.isleofskye.com/skye-guide/skye-places/skye-bridge
https://www.independent.co.uk/news/uk/this-britain/the-riddle-of-the-lost-flight-69672.html
https://en.wikipedia.org/wiki/No._41_Squadron_RAF#Second_World_War,_1939%E2%80%931945
https://it.wikipedia.org/wiki/Cinque_di_Cambridge
https://en.wikipedia.org/wiki/Philharmonia_Orchestra#1950s:_Karajan_and_Toscanini
https://planephd.com/wizard/details/164/CESSNA-150H-specifications-performance-operating-cost-valuation

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