Il caso mediatico delle orecchiette fatta a mano di Bari vecchia

Le regole alimentari e fiscali minacciano la tradizione delle orecchiette fatte a mano vendute a Bari vecchia

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Le famose donne produttrici di pasta di Bari sono preoccupate per la loro attività, visto che per i loro prodotti è impossibile risalire alla provenienza, e quindi avere un etichettatura, come previsto dalla legge.

Angela Lastella posiziona le sue orecchiette fatte in casa fuori dalla sua casa a Bari, in Italia.
Ringraziamo Gianni Cipriano per l’immagine.

Le nonne del posto, aprono presto i negozi per la vendita della pasta fatta in casa, prodotta nelle cucine che affacciano direttamente sulla strada. La pasta prodotta giornalmente, tra cui troviamo le famose orecchiette, viene posizionata su dei vassoi di legno per la vendita.

Nunzia Caputo, una signora di 61 anni insieme alla sua mamma, mentre serve un uomo del posto venuto a comprare un chilo di pasta, dichiara che “Qui puoi trovare il prodotto sempre fresco fatto giornalmente, se nessuno la acquista li mangiamo noi”.

Il centro storico di Bari.
Ringraziamo Gianni Cipriano per l’immagine.

L’immagine delle nonne, della pasta fatta in casa, della tipica vita del sud Italia, rievoca l’immaginazione popolare. Le produttrici di orecchiette di via dell’Arco Basso a Bari, hanno da sempre attratto i turisti provenienti dalle navi da crociera, contribuendo a rendere Bari, una delle 10 migliori destinazioni d’Europa sulla guida Lonely Planet.

La produzione di pasta ha anche ispirato Dolce & Gabbana nel produrre uno spot cosmetico “Pasta, Amore e Emotioneyes“, in cui le figlie di Sylvester Stallone, percorrono la strada con indosso vestaglie nere, ballando con le nonne e setacciando le orecchiette con le dita.



Ma le autorità locali, sospettano che la via della pasta, nella parte storica della città conosciuta come la Bari Vecchia, sia la “scena di un crimine”, che ha provocato il drastico calo della vendita delle orecchiette nel 2019.

Secondo l’ufficio del sindaco, a metà del mese di ottobre, la polizia ha effettuato controlli su un ristorante locale, che serviva orecchiette di provenienza non rintracciabile, violando cosi le normative italiane e europee. La polizia ha multato il ristoratore e lo ha costretto a buttare la pasta di dubbia provenienza.

Nunzia Caputo, a sinistra, e sua madre, Franca Fiore.
Ringraziamo Gianni Cipriano per l’immagine.

La notizia è comparsa sul giornale la Repubblica, l’articolo in questione è “Mano pesante contro le orecchiette fatte a mano a Bari vecchia: sequestrate perché senza etichetta”, ha subito preoccupato le donne di Bari, produttrici di pasta, che sono sì autorizzate a vendere piccoli sacchetti di pasta per uso personale, ma non autorizzate a fare grandi consegne senza etichette ai ristoranti.

Le donne non hanno un gran guadagno dalle loro vendite e temono di dover in futuro indossare retine per i capelli, emettere ricevute e pagare le tasse. Si spera che lo zelo italiano per i regolamenti, non faccia morire questa usanza tipica di Bari, conosciuta dai turisti.

Il sindaco Antonio Decaro, ha promesso di intervenire sulla questione, consigliando alle donne di interrompere momentaneamente la vendita.

La signora Caputo dichiara che “Il nostro primo cittadino, il sindaco Decaro, ci ha detto di non dire nulla sull’argomento, ma questo secondo noi è sbagliato”.

La signora Vittoria, di 82 anni ha dichiarato “Qui tutti hanno paura di un irruzione della finanza”. Il giornalista che stava facendo l’intervista, ha chiesto alle signore se fosse possibile unirsi per vendere legalmente i loro prodotti. La risposta esasperata fu “chi creerà una cooperativa?”

Bari Vecchia, fino a 20 anni fa, era conosciuta come la “Città dei rapaci”, era una zona gestita dai clan criminali. Il furto ha una lunga tradizione a Bari e lo testimonia l’avvenimento storico del 1087, quando i marinai baresi, in cerca di attrazioni per il pellegrinaggio, rubarono dalla Turchia odierna le ossa di San Nicola, santo patrono di Bari. Le reliquie sono ancora conservate nella basilica di San Nicola a Bari.La basilica di San Nicola, a sinistra.

Ringraziamo Gianni Cipriano per l’immagine.

Vito Leccese, capo di Gabinetto del Comune di Bari e braccio destro di Decaro, ha infiltrato dei venditori per effettuare dei controlli alimentari, proibendo cosi ai locali di vendere cozze sciacquate con l’acqua del porto. Prima della pasta le donne anziane della città vendevano sigarette di contrabbando dal Montenegro. Vito Leccese, dichiara che “Stiamo cercando di aiutarli, esaminando la possibilità di rendere l’area una zona di libero scambio”, ammettendo che “non c’è nulla di male nel vendere un paio di chili di orecchiette occasionalmente”.

La legge in molti luoghi della città non veniva rispettata. All’osteria delle Travi, il manager Nicola Fiore, ha dichiarato di prendere le orecchiette fatte a mano non dalle donne di Arco Basso, ma da delle signore dall’altra parte della città.

Inoltre, molti locali hanno sostenuto che i regolamenti rappresentano una vera minaccia.L'Osteria delle Travi serve orecchiette di provenienza locale.

Ringraziamo Gianni Cipriano per l’immagine.

Francesco Amoruso, 76 anni, di cui la madre gestiva una delle antiche pasticcerie della strada, ha dichiarato che “Queste donne lavorano 10, 15 ore al giorno, sette giorni su sette, per riuscire a contribuire alle spese di casa”.

Michele Fanelli, un sostenitore delle tradizioni locali che offre lezioni su come preparare le orecchiette, si è fatto avanti per difendere le donne, sostenendo che sono le ultime vestigia di una Bari scomparsa, dichiarando che “La globalizzazione sta minacciando le tradizioni”.

La signora Caputo, e la madre Franca Fiore, 88 anni, alla domanda sulle ispezioni, mentre erano intente ad impastare, hanno risposto “Hanno ragione, sulle tasse o cose del genere, qui è tutto non dichiarato”.

La signora Fiore, ha raccontato che è stata sua madre ha insegnarle come fare la pasta fin da quando era bambina, per nutrire la sua famiglia composta dal padre e da sette fratelli.

La signora Lastella, pasticciera di strada, racconta sorridendo che, saper fare la pasta, un tempo era un requisito per il matrimonio, ovviamente inteso in maniera positiva.Vittoria, 82 anni, vendendo la sua pasta. È legale vendere piccoli sacchetti per uso personale, ma le spedizioni ai ristoranti richiedono una licenza.

Ringraziamo Gianni Cipriano per l’immagine.

La signora Caputo, spiega che “Dobbiamo trasmettere questi valori alla prossima generazione, oramai tutto è basato sulla tecnologia, ed i bambini la utilizzano. Dovrebbero aiutarci a tramandare questa tradizione, non a farla sparire. Si dovrebbe insegnare a scuola, attraendo cosi i più piccoli alle tradizioni, oltre ad insegnare loro le lingue”.

La signora Caputo al lavoro.
Ringraziamo Gianni Cipriano
Orecchiette, cavatelli e orecchioni realizzati dalla signora Lastella.
Ringraziamo Gianni Cipriano per l’immagine.

Diego De Meo, 44 ​​anni, proprietario del ristorante “Moderat”, situato di fronte al municipio, ha dichiarato di non sapere quale fosse il ristorante sorpreso a vendere le orecchiette senza l’etichettatura, ammettendo anche che le orecchiette fatto a mano racchiudono in esse un po’ di magia. Inoltre, secondo lui, cercare di regolarizzare Bari, sarebbe un po’ come cercare di raddrizzare la Torre Pendente di Pisa, dichiarando che “A volte l’irregolarità è ciò che rende le cose belle”.

De Meo, riconosce, riferendosi alle sanzioni, che “La legge è giusta”. I suoi affari non sono stati influenzati dall’accaduto, ma la sua preoccupazione è rivolta alle donne di Bari che producono pasta.

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