Il cannibale di Parigi

L'allucinante storia di Issei Sagawa ovvero il corto circuito della giustizia francese in uno dei più turpi crimini del Ventesimo secolo.

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Issei Sagawa, è un minuscolo settantenne giapponese, alto poco più di un metro e mezzo e magrissimo, che oggi vive a Kawasaki in un piccolo appartamento, dopo aver superato un lieve ictus.

Nato a Tokyo l’11 giugno del 1949 da una facoltosa famiglia giapponese (il padre Akira era presidente della Kurita Waters Industries), bambino molto gracile e mentalmente disturbato, Issei iniziò a essere ossessionato dalla voglia di cibarsi di un essere umano, arrivando addirittura a sognare ciò che molti anni più tardi metterà drammaticamente in atto.

Le prime avvisaglie di questa agghiacciante pulsione si manifestano durante l’adolescenza quando entra di nascosto, con indosso una maschera di Frankestein, nella camera di una studentessa che stava dormendo. L’intento del giovane Sagawa non è quello di uccidere la ragazza ma di morderle le natiche, ma la ragazza si sveglia di colpo e mettendosi ad urlare manda in fuga il ragazzo. Lo scandalo viene prontamente messo a tacere dall’influente padre Akira, attraverso un mix di pressioni ed elargizioni di denaro.

Nel 1981, a 32 anni troviamo Issei a Parigi, a seguire dei corsi presso la Sorbona, già profondamente ossessionato da una precisa tipologia di donna occidentale: la sua donna ideale è Grace Kelly per la quale nutre un’insana venerazione.

Durante i corsi di letteratura conosce una giovane e bellissima studentessa olandese Renèe Hartevelt e se ne innamora. Il pomeriggio di giovedi 12 giugno 1981, Sagawa invita Renèe a casa sua con la scusa di un ultimo ripasso prima dell’esame finale del corso. Improvvisamente prende un fucile calibro 22 e fredda la ragazza con un unico colpo alla nuca.



Poi la spoglia e consuma un rapporto sessuale con il suo cadavere, ma l’orrore è appena all’inizio. Sagawa con un coltello elettrico sega le gambe della ragazza, le mutila un seno che si preparerà con contorno di piselli e patate.

Tutto l’incontro, dal momento dell’uccisione al pasto antropofago è registrato su un audiocassetta, rivelando cosi in modo inequivocabile come l’assassinio della povera ragazza olandese fosse stato pianificato e non opera di un improvviso raptus di follia. Da quel momento e fino all’arresto Sagawa mangerà ben 7 kg del corpo della povera Renèe.

Dopo aver consumato un altro atto sessuale con il cadavere ormai dilaniato di Renèe e scattato diverse fotografie, Sagawa infila i poveri resti della ragazza in due borsoni per liberarsi del corpo. Si fa portare in taxi, nel Bois de Boulogne, vicino al ristorante Chalet des les dove abbandona i borsoni che iniziano a perdere sangue.

Questa soluzione improvvisata e pasticciata per l’eliminazione del corpo della venticinquenne studentessa ne causeranno l’arresto da parte degli inquirenti in poche ore. Basandosi infatti sulle testimonianze del tassista che lo aveva portato nel Bois de Boulogne e di una coppia che lo aveva notato abbandonare i due borsoni, la polizia arriva a Sagawa che una volta arrestato confesserà senza problemi e senza alcuna parvenza di pentimento.

E qui inizia il corto circuito della giustizia francese.

Il 30 marzo del 1983 il tribunale di Parigi dispose di non procedere contro colui che era stato soprannominato il mostro di Parigi, dichiarandolo incapace di intendere e di volere al momento dell’omicidio. Pertanto Issei Sagawa venne internato nell’ospedale psichiatrico Henri Collin di Villejuif, dove rimase fino al 22 maggio del 1984.

E qui interviene ancora una volta il padre di Issei che, nonostante l’opposizione della famiglia della vittima ed approfittando dell’imbarazzo della giustizia francese incapace di gestire un caso cosi clamoroso e dirompente, ottiene l’estradizione per il figlio.

Akira Sagawa, uomo con buone conoscenze politiche, riesce a far approvare  a tempo di record dal Parlamento nipponico la legge per l’espiazione delle condanne nel paese di origine, inoltre, grazie all’interesse di alcuni intellettuali come Inuhiko Komota e soprattutto Juro Kara, riuscì a far diventare il figlio un vero e proprio personaggio. Tanto è vero che Issei sconterà soltanto altri 15 mesi di internamento in una clinica giapponese e poi, appena 5 anni  dopo il brutale e sconvolgente omicidio di Parigi torna libero.

Non soltanto, ma sfruttando il bestiale crimine mai sconfessato scalerà ben presto le vette del successo e dell’arricchimento personale.

Il cannibale di Parigi scriverà quattro libri, il primo dei quali che narra il suo terribile crimine da solo vende  200.000 copie, reciterà nel 1992 nel film The Bedroomed anche in alcune pellicole pornografiche.

Trent’anni dopo, il 9 aprile 2015, in un’ennesima intervista Sagawa dichiarerà: “In realtà non volevo ucciderla, volevo solo mangiarla. Anche solo un pezzetto. Se non fossi stato così timido, se avessi avuto il coraggio di chiederle anche solo di assaggiare le sue unghie, una ciocca di capelli, o di peli pubici, magari intrisi di urina, oggi Renèe sarebbe ancora viva”.

Non possiamo che rimanere  sconcertati se la giustizia umana consente non soltanto una sostanziale impunità all’autore di un così efferato delitto,  ma anche che egli per tutta la vita utilizzi quest’aberrazione per conseguire fama, soldi e fare l’apologia di una simile mostruosità.

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