I Druidi, tra leggenda e realtà

Le fonti su questa misteriosa casta sacerdotale celtica sono quasi tutte di origine greco-romana e non chiariscono compiutamente il ruolo svolto dai Druidi nelle società celtiche

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Sui Drudi nel corso dei secoli si è scritto molto ma, ancora oggi, non è completamente chiaro lo sviluppo della loro vicenda spirituale e sociale, né il ruolo giocato tra le popolazioni celtiche negli ultimi secoli avanti l’inizio dell’era volgare.
Ai Drudi si attribuisce tutto ed il contrario di tutto. Ad esempio per molto tempo si è ritenuto che la casta sacerdotale dei Druidi fosse la responsabile dell’edificazione di Stonehenge, questa sorta di cattedrale preistorica la cui piena conoscenza è ancora immersa in una fitta oscurità.
Naturalmente si trattava di un’interpretazione del tutto infondata, l’edificazione di questo megalito, in base alla datazione effettuata con il C14, è iniziata intorno al 3100 a.e.v. per concludersi nel 1600 a.e.v., anno più anno meno.
Il sacerdozio dei Druidi fu istituito quando i Celti si dotarono di una struttura organizzativa sociale, cultuale e politica stabile, ossia attorno al 300 a.e.v. ovvero quasi 1300 anni dopo la completa edificazione di Stonehenge.
Inoltre ridurre il ruolo dei Druidi nelle società celtiche a quello di sacerdoti è alquanto riduttivo, essi potevano essere nominati Re, giudici, consiglieri e maestri. Purtroppo non abbiamo fonti dirette poiché i druidi affidavano alla trasmissione orale le loro conoscenze e la loro visione del rapporto con gli dei e la Natura. Tutto quello che conosciamo è attraverso reseconti greci e romani che ovviamente vanno interpretati con cautela.
Un’altra ragione per cui i Druidi non avrebbero svolto alcun ruolo nell’edificazione di Stonehenge è che di preferenza le loro cerimonie si svolgevano nei boschi perché i loro culti erano molto più legati alla Terra che agli astri.
I druidi non erano tutti uguali. Oltre al capo supremo, cui accenna anche Giulio Cesare, l’intera classe sacerdotale era diviso in tre diversi gradi: il livello superiore era formato dai druidi propriamente detti, ministri addetti al culto ed ai sacrifici, giudici e consiglieri dei nobili più potenti, definiti solitamente dai greci “filosofi”; quello intermedio da poeti cantori (o bardi), narratori di miti e tradizioni, che accompagnavano i soldati in guerra e celebravano le gesta di eroi; il livello inferiore era formato da semplici indovini, detti anche maghi, che si occupavano della parte materiale del culto e dei sacrifici, oltre che alla divinazione, e avevano cognizione di medicina ed astronomia.
Si hanno anche notizie di druidi donne, il che significherebbe che sia pure in modo marginale questa casta sacerdotale non era appannaggio esclusivamente degli uomini.
I romani sono responsabili della letteratura “negativa” sui Druidi: Cesare raccontò di violente punizioni e sacrifici umani cruenti, di persone arse vive per invocare ora una divinità ora l’altra; Tacito più tardi, nel descrivere gli altari sui quali venivano sacrificati anche tori bianchi, userà parole piene di terrore: «inzuppati del sangue dei prigionieri»Plinio invece li descrisse usando il termine “maghi”, che con falci d’oro praticavano il taglio del vischio, una pianta che credevano avesse poteri miracolosi.
In particolare Giulio Cesare fu il primo romano ad entrare in contatto con questa casta sacerdotale ed i rapporti tra il conquistatore romano e i druidi furono sostanzialmente tranquilli fino al 54 a.e.v.
Le cose si guastarono quando, nel 52 a.e.v., i druidi furono gli animatori della rivolta anti romana. I druidi erano considerati essenzialmente non-romani: un editto di Augusto vietò ai cittadini romani di praticare riti druidici. In Strabone troviamo che, sotto la dominazione romana, i druidi erano ancora arbitri su questioni pubbliche e private, ma che non erano più autorizzati a giudicare casi di omicidio.
Il processo di romanizzazione della Gallia, uno dei cuori delle popolazioni celtiche, più ancora che la repressione della rivolta anti romana in Britannia, segnerà la fine dei Druidi. Ritiratisi nelle loro scuole, furono poi perseguitati e soppressi dall’imperatore Claudio, che li considerava dei nazionalisti irriducibili. Sopravviveranno soltanto maghi ed indovini che porteranno avanti nel tempo una sorta di parodia del misticismo druidico.