Come racconta la nutrita e varia casistica ufologica, chi assiste a un evento UFO in genere, anche se afferma di essere stato rapito, presto o tardi torna a casa e, ovviamente, racconta il suo vissuto, spesso arricchito di particolari, dopo aver chiesto un trattamento che di scientifico non ha nulla, detto “ipnosi regressiva“.
Qualche volta, invece, chi assiste all’apparizione di un UFO pare subire qualcosa di misterioso morendo sulla scena dell’avvistamento o qualche tempo dopo.
Questi casi di morte, apparentemente collegati a un avvistamento UFO sono chiamati incontri ravvicinati del sesto tipo. La casistica ne annovera diversi, vediamone alcuni.
Decessi seguiti ad incontri UFO
Uno dei casi riguarda Zigmund Adamski che venne trovato morto nel giugno del 1980 in cima a una grande pila di carbone nello Yorkshire, nel Regno Unito, a cinque giorni dalla sua scomparsa. Non c’erano segni di carbone sui suoi vestiti come se fosse stato posto sulla pila di carbone dall’alto. Sul posto venne trovata traccia di un gel non identificato attaccato alla parte posteriore del suo collo.
Un’altro caso, molto noto, riguarda Frederick Valentich che sembrò letteralmente svanire nel nulla nell’ottobre 1978 mentre stava pilotando il suo piccolo aereo sopra lo stretto di Bass in Australia. Aveva riferito alla torre radio di aver visto un gigantesco oggetto metallico volare sopra di lui. I suoi ultimi momenti sono stati immortalati durante la registrazione degli scambi radio con la torre. Il pilota disse che stava tentando di raggiungere King Island prima di dichiarare: “… quello strano velivolo si libra di nuovo sopra di me! È in bilico e non è un aereo… .. ”- A quel punto la radio registrò uno stridio, come ottenuto raschiando un metallo. Nessun relitto è mai stato rinvenuto.
Un caso anteriore a questi, il primo che vide la morte di un pilota da caccia all’inseguimento di un UFO, allora chiamati dischi volanti, riguardò il capitano Thomas Mantell che decollò dall’aeroporto militare di Fort Knox con una squadra composta da quattro aerei da caccia F-51, per inseguire l’oggetto misterioso. Poco dopo Mantell comunicò di trovarsi a 6.000 metri e di vedere un oggetto metallico di grandi dimensioni, che dopo avere aumentato la sua velocità sparì dietro una nube.
Dato che gli aerei non avevano riserve di ossigeno per un volo ad alta quota, gli altri piloti decisero di rientrare, mentre Mantell continuò la caccia. Dopo pochi minuti comunicò alla torre di controllo: “Mi sto avvicinando per dare un’occhiata. È proprio davanti, sopra di me e si muove ad una velocità pari alla metà della mia. Sembra un veivolo gigantesco, senza ali. Sto salendo e se non riuscirò ad avvicinarmi, abbandonerò l’inseguimento”. A quel punto si persero i contatti con l’aereo di Mantell.
Alle 15.40 il colonnello Hix, comandante della base, fece decollare due aerei per cercare Mantell. Alle 17.00 i resti dell’aereo del capitano furono trovati nei pressi della città di Franklin, sparpagliati su una superficie di 800 metri quadrati. Fu trovato anche il corpo del capitano, con l’orologio che si era fermato alle 15.19. Fu recuperata la strumentazione di bordo, che indicò che l’aereo si era spinto fino ad un’altezza di 9.000 metri.
Questi casi di morte possono essere ricondotti all’operato degli alieni? Cerchiamo di capirlo.
Alan Godfrey è un agente di polizia in pensione della polizia metropolitana del West Yorkshire che affermò di aver visto un oggetto volante non identificato e di essere stato vittima di un rapimento alieno; raccontò ai giornalisti che credeva possibile che Adamski fosse stato rapito dagli alieni e messo sulla pila di carbone “da qualcuno o qualcosa“.
Secondo gli scettici, “questo caso è solo un altro esempio di una storia che suona inizialmente bene, ma che si dissolve sotto un attento controllo. Come lo sono tante storie di rapimenti alieni dallo spazio“. Godfrey pubblicò da solo “Who or What Were They?” , un libro che include le sue speculazioni sul caso Adamski, le dichiarazioni di rapimento di Travis Walton e il suo avvistamento UFO. Secondo il medico legale, Adamski morì di infarto.
Anche il caso Valentich ha alcune spiegazioni. Il caso venne attentamente vagliato e, nonostante il giovane e sfortunato pilota non sia mai stato ritrovato, abbiamo in parte una spiegazione, almeno per quanto riguarda il misterioso rumore su cui tanti ufologi hanno speculato.
A spiegarlo fu la fidanzata di Valentich che era al corrente di alcune non comuni abitudini che il fidanzato aveva quando volava. Esse riguardavano l’uso della radio. Le era noto che lui spesso ‘cliccava’ il tasto del microfono dopo aver trasmesso, e che non lo riponeva mai nel suo alloggiamento, ma lo teneva in grembo dove, a causa dei movimenti delle gambe, veniva a volte messo in funzione. Egli aveva inoltre l’abitudine di sfregare il microfono sulla manica del suo giubbotto prima di farne uso.
La ragazza affermò che Valentich aveva le gambe lunghe e che dopo un certo periodo di tempo era sua abitudine sbloccare il sedile e spingerlo indietro, un’altra cosa che a volte gli metteva in funzione il microfono che teneva in grembo.
La donna era dell’opinione che i ‘suoni metallici’ menzionati sui giornali potessero essere stati causati dallo spostamento del sedile e dall’attivazione del microfono.
Anche il caso Mantell ha una spiegazione: nessun UFO o disco volante ma un incidente. Presumibilmente i due piloti che volavano agli ordini di Mantell, i sottotenenti Hammond e Clements videro lo stesso oggetto, ma non lo identificarono. Il sergente Quinton Blackwell dichiarò: ”Sembrava un cono gelato guarnito di rosso”.
I palloni sonda
In quegli anni la marina americana varava un progetto segreto chiamato Skyhook che contemplava l’utilizzo di grandi palloni sonda che raggiungevano quote molto elevate per rilevare i raggi cosmici. Questi palloni sonda raggiungevano quote di circa 18.000 metri e somigliano alla descrizione data dal sergente blackwell, cioè la forma di un cono gelato.
Fonte: https://www.ufoinsight.com/deadly-ufo-experiences-sixth-kind/