Perché gli odori risvegliano i ricordi legati alle emozioni?

Il delizioso profumo di pane appena sfornato che si diffonde dalle porte aperte di una panetteria, può fungere da portale temporale, trasportandoti istantaneamente da una strada trafficata di New York a un minuscolo caffè di Parigi che hai visitato anni fa. Le particelle di profumo, in generale, possono far rivivere i ricordi che sono stati a lungo dimenticati.

Perché gli odori a volte innescano ricordi, soprattutto emotivi?

Molti di noi hanno avuto esperienze in cui un certo odore, forse di una torta appena sfornata, di un fiore o l’aria ricca di salsedine della spiaggia, scatena i ricordi legati a un evento o un luogo ben preciso, che associamo chiaramente a determinate emozioni. Su questo curioso fenomeno sono stati svolti anche approfonditi studi scientifici.

Uno dei primi studi è stato condotto dalla dott.ssa Rachel Herz alla Brown University nel 2004. La ricercatrice e i suoi collaboratori hanno scoperto che un gruppo di cinque donne preso in esame, mostrava più attività mentale quando annusava un profumo a cui associava i ricordi positivi, rispetto a un profumo mai sentito prima.

Più recentemente, in un altro studio del 2013, i ricercatori hanno scoperto una maggiore attività cerebrale associata agli stimoli olfattivi (come l’odore di una rosa) rispetto agli stimoli visivi (come la vista di una rosa). Gli studi di casi clinici hanno anche collegato gli odori a forti emozioni negative, una connessione che può svolgere un ruolo significativo nel contribuire al disturbo da stress post-traumatico.

La maggior parte di noi fa chiaramente più affidamento sul senso della vista che sul senso dell’olfatto giorno dopo giorno, quindi qual è il nostro senso che funziona per attivare meglio i ricordi e le nostre emozioni? Il collegamento potrebbe essere semplicemente dovuto alla disposizione architettonica del nostro cervello.

Come funziona il nostro olfatto?

Il processo attraverso il quale le molecole nell’aria vengono convertite dal nostro cervello in ciò che interpretiamo come odori e i meccanismi che il nostro cervello utilizza per classificare e interpretare quegli odori è, come probabilmente avrai intuito, complicato.

In effetti, il processo è così complicato che il Premio Nobel per la fisiologia o la medicina è stato assegnato nel 2004 ai ricercatori Richard Axel e Linda Buck per il loro lavoro di decodifica.

Quando entriamo in contatto con un odore, o molecole di sostanze volatili che si spostano nell’aria, i neuroni che compongono le cellule dei recettori olfattivi inviano un segnale a una parte del cervello chiamata bulbo olfattivo. Axel e Buck hanno scoperto che circa 1.000 geni hanno avuto un ruolo nella codifica di diversi tipi di recettori olfattivi, ognuno dei quali si concentra su un piccolo sottoinsieme di odori.

Quindi, ogni recettore non è responsabile della comprensione di tutti gli odori. Questi segnali vengono trasmessi a quelle che vengono chiamate microregioni all’interno del bulbo olfattivo dove, ancora una volta, diverse microregioni si specializzano in odori diversi. Il bulbo olfattivo è dunque responsabile dell’interpretazione di quei segnali in ciò che percepiamo come odori.

Il nostro senso dell’olfatto associa gli odori a ricordi emotivi

Il bulbo olfattivo va dal naso alla base del cervello e ha connessioni dirette con l’amigdala (l’area del cervello responsabile dell’elaborazione delle emozioni) e con l’ippocampo (un’area legata alla memoria e alla cognizione).

I neuroscienziati hanno suggerito che questa stretta connessione fisica tra le regioni del cervello legate alla memoria, alle emozioni e al nostro senso dell’olfatto, potrebbe spiegare perché il nostro cervello impara ad associare gli odori a determinati momenti vissuti, scatenando i ricordi legati alla sfera emotiva.

Molti i ricordi d’infanzia, guidati da alcuni odori, perché è proprio in quegli anni che li sperimentiamo in gran parte per la prima volta. Tuttavia, non ci sono ancora ricerche che suggeriscano che possiamo attingere al legame tra profumi e memoria per aiutarci a risolvere i test, o per ricordare dove mettiamo le chiavi della macchina da adulti.

Inoltre, le aree del cervello responsabili della raccolta dei segnali uditivi e tattili (i nostri sensi del suono e del tatto) non hanno la stessa connessione diretta. Questo potrebbe spiegare ulteriormente perché gli odori tendono a innescare i ricordi emotivi più forti rispetto agli altri nostri sensi.

Chi ha un olfatto migliore ha ricordi migliori?

Sebbene l’odore-o-visione, un’esperienza in cui al cinema si potrebbero trasmettere odori coordinati con qualsiasi cosa ci fosse sullo schermo, non sia stata utilizzata dagli anni ’50 (ad eccezione di alcune proiezioni speciali di Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato), i profumi sono comunemente utilizzati nel commercio.

Gli agenti immobiliari, ad esempio, possono portare torte appena sfornate nelle case aperte ai potenziali clienti, per riempire la loro mente di ricordi di familiarità e sentimenti di benessere e renderli così “bendisposti” all’acquisto.

Il nostro cervello è chiaramente un organo estremamente complicato e la moltitudine di fattori che influenzano i ricordi può essere molto difficile da districare. Ad esempio, chi ha un olfatto migliore ha ricordi migliori? Purtroppo, dovremo aspettare ulteriori ricerche per scoprirlo.

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