Il multiverso è un concetto che si basa sul fatto che esistano contemporaneamente miriadi di universi oltre al nostro. Ovviamente, noi non possiamo sapere se esista davvero una simile moltitudine di realtà, ma tale teoria è così affascinante da essere ripresa in diverse opere letterarie, videoludiche e cinematografiche.
Iconica la frase di Benedict Cumberbatch nel film Marvel “Doctor Strange nel multiverso della follia“: “Il multiverso è un concetto di cui sappiamo spaventosamente poco”.
E non ha torto, dato che rispecchia la verità attuale di noi comuni mortali. Nella fantasia, il multiverso è utilizzato anche nel videogame Kingdom Hearts, in cui il protagonista Sora, assieme ai suoi amici Paperino e Pippo, viaggia nei vari universi dei film Disney (e non solo). Poi c’è Tsubasa Chronicle, manga delle Clamp, in cui la principessa Sakura, assieme ai suoi compagni Shaoran, Fay e Kurogane viaggiano in varie dimensioni tramite l’animaletto magico Mokona.
Insomma, il multiverso è un concetto sdoganato in varie opere, ma cosa sappiamo di concreto su di esso?
Il multiverso: una teoria affascinante
È facile immaginare altri universi, governati da leggi della fisica leggermente diverse, in cui non potrebbe sorgere alcuna vita intelligente, né alcun tipo di sistema complesso organizzato. Dovremmo, quindi, essere sorpresi che esista un universo in cui siamo stati in grado di emergere? Questa è una domanda a cui i fisici, compreso Martin Rees dell’Università di Cambridge, hanno cercato di rispondere per decenni. Ma si sta rivelando difficile.
Sebbene possiamo risalire con sicurezza alla storia cosmica fino a un secondo dopo il Big Bang, ciò che è accaduto prima è più difficile da valutare. I nostri acceleratori di particelle semplicemente non possono produrre abbastanza energia per replicare le condizioni estreme che hanno prevalso nel primo nanosecondo. Ma ci aspettiamo che sia in quella prima minuscola frazione di secondo che siano state impresse le caratteristiche chiave del nostro universo.
Le condizioni dell’universo
Le condizioni dell’universo possono essere descritte attraverso le sue “costanti fondamentali”. Stiamo parlando di quantità fisse in natura, come la costante gravitazionale (chiamata G) o la velocità della luce (chiamata C). Ce ne sono circa 30 che rappresentano le dimensioni e la forza di parametri come le masse delle particelle, le forze o l’espansione dell’universo. Ma le teorie attuali non spiegano quali valori dovrebbero avere queste costanti. Invece, afferma Rees, bisognerebbe misurarli e “inserire i loro valori nelle nostre equazioni per descrivere accuratamente la natura”.
La scoperta da parte dei fisici
I valori delle costanti sono nell’intervallo che consente l’evoluzione di sistemi complessi come stelle, pianeti, carbonio e, in definitiva, esseri umani. I fisici hanno scoperto che se modificassimo alcuni di questi parametri solo di una piccola percentuale, il nostro universo sarebbe senza vita. Il fatto che la vita esista richiede quindi alcune spiegazioni.
Alcuni sostengono che sia solo una fortunata coincidenza. Una spiegazione alternativa, tuttavia, è che viviamo in un multiverso, contenente domini con diverse leggi fisiche e valori di costanti fondamentali. La maggior parte potrebbe essere del tutto inadatta alla vita. Ma alcuni dovrebbero, statisticamente parlando, essere favorevoli alla vita.
Le possibili scoperte future
Qual è l’estensione della realtà fisica? Martin Rees è fiducioso che sia più esteso del dominio che gli astronomi possano mai osservare, anche in linea di principio. Quel dominio è decisamente finito. Questo essenzialmente perché, come sull’oceano, c’è un orizzonte oltre il quale non possiamo vedere. E proprio come non pensiamo che l’oceano si fermi appena oltre il nostro orizzonte, dovremmo di conseguenza aspettarci galassie oltre il limite del nostro universo osservabile. Rees afferma: “Nel nostro universo in accelerazione, anche i nostri remoti discendenti non saranno mai in grado di osservarli”.
La maggior parte dei fisici concorderebbe sul fatto che ci sono galassie che non possiamo mai vedere e che queste sono più numerose di quelle che possiamo osservare. Se si estendessero abbastanza, allora tutto ciò che potremmo mai immaginare che accada potrebbe ripetersi ancora e ancora. Ben oltre l’orizzonte, tutti potremmo avere degli avatar (o degli alter ego se preferite).