E se Marte fosse ancora geologicamente attivo?

A farlo pensare i segni di un'attività vulcanica che ha fatto affiorare ceneri e polveri vulcaniche incandescenti. Somiglia ai depositi nati in seguito di eruzioni piroclastiche che gli scienziati hanno già riscontrato sulla Luna, su Mercurio e sulla Terra

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Man mano che, con gli anni, le nostre conoscenze di Marte si sono ampliate, abbiamo scoperto tante cose prima ignote, sul pianeta rosso: in un lontano passato forse vi erano dei mari e degli oceani, e forse anche la vita, ma tutto ormai è venuto meno, tanto da farcelo apparire come un pianeta morto.

E se non fosse così? Un aiuto in tal senso potrebbe venirci dalle eruzioni vulcaniche e dalle recenti scoperte fatte a riguardo. In passato la ricerca ha scoperto eruzioni vulcaniche su Marte risalenti a circa 2.5 milioni di anni fa, ma ora un documento, frutto di uno studio di diversi scienziati dell’Università dell’Arizona e della Smithsonian Institution, daterebbe a “soli” 53.000 anni fa la più recente eruzione di cui siamo a conoscenza sul pianeta rosso, in una regione chiamata Cerberus Fossae. Una scoperta che apre a scenari interessanti perché fa pensare che sotto la sua superficie non vi siano solo i vulcani ormai estinti, ma anche dei fenomeni eruttivi ancora in corso.

Dunque un Marte oggi vulcanicamente attivo, con il sito della potenziale eruzione vicino a un grande vulcano chiamato Elysium Mons, a circa 1.500 chilometri ad est di InSight, la sonda della NASA che ha raggiunto il pianeta rosso nel marzo del 2018 per studiarne l’attività tettonica. All’apparenza solo una crepa sulla superficie, come un’eruzione da una fessura, dove un’attività vulcanica ha fatto affiorare ceneri e polveri vulcaniche incandescenti. Somiglia ai depositi nati in seguito di eruzioni piroclastiche che gli scienziati hanno già riscontrato sulla Luna, su Mercurio e sulla Terra.

A dare origine all’eruzione sarebbe stato il magma che, dalle profondità della superficie di Marte, avrebbe raggiunto diversi chilometri di altezza prima di ricadere a terra; la presenza di materiale più scuro, fa presupporre ci sia stata un’eruzione.

Attraverso il conteggio dei crateri visibili, il team avrebbe datato la potenziale eruzione tra i 53.000 e i 210.000 anni fa, rendendola quindi l’eruzione più recente potenzialmente verificatasi su Marte.



Una scoperta importante che, se confermata, porterebbe con sé tante implicazioni: innanzitutto, geologicamente parlando, 53000 anni sono un tempo molto breve, cosa che fa pensare che Marte potrebbe tutt’oggi essere vulcanicamente attivo; ma c’è di più: potrebbe avere un enorme significato sulla ricerca di vita sul pianeta rosso.

La presenza di attività vulcanica potrebbe portare allo scioglimento del ghiaccio in superficie, creando un ambiente potenzialmente abitabile. “Per avere vita, devi avere energia, carbone, acqua e nutrienti, e un sistema vulcanico li fornisce tutti”, ha detto il Dr. Anderson, uno degli scienziati che ha condotto lo studio.

Informazioni importanti in merito potrebbero arrivare dalla sonda InSight della NASA, che potrebbe avere già registrato attività come queste, poiché attraverso l’uso di un sismometro, ha rilevato centinaia di “martemoti” e vibrazioni sulla superficie del pianeta rosso, ma solo due sono stati localizzati, ed entrambi provenivano da Cerberus Fossae.

“Certamente è plausibile che l’attività tettonica sia collegata a un’attività vulcanica” ha detto Suzanne Smrekar del Jet Propulsion Laboratory della NASA, che ha aggiunto: “Comprendere l’attività presente di Marte è un mistero, ed è la chiave per indagare sulla sua evoluzione e sulla sua abitabilità”.

Fonte: https://arxiv.org/abs/2011.05956

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