È nato prima il sonno o il cervello?

Si è sviluppato prima il sonno o il cervello? Gli scienziati hanno finalmente trovato una risposta

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Ci si chiede: si è sviluppato prima il sonno o il cervello? Ebbene, finalmente gli scienziati sembrano aver trovato una risposta. A dare una soluzione a tale enigma è stato, per la precisione, un team di ricercatori della Facoltà di Arti e Scienze dell’Università Kyushu. Gli studiosi hanno analizzato minuziosamente un animaletto chiamato Hydra vulgaris. Si tratta di un minuscolo cnidario marino, che risulta avere funzioni corporee molto semplici. Ebbene, nonostante tale organismo dimostri l’assenza di un apparato cerebrale, esso possiede, dal punto di vista genetico e molecolare, lo stato del sonno come se fosse un animale evoluto come il cane, il gatto o lo stesso essere umano. 

Il sonno vince sul cervello: l’Hydra vulgaris lo dimostra

I ricercatori hanno iniettato nella Hydra vulgaris alcune sostanze, tra cui melatonina, che di norma induce il sonno. Ebbene, anche su tale essere vivente essa conciliava tale status. Si è inoltre attivato in esso il neurotrasmettitore inibitorio GABA. Si tratta di un neurotrasmettitore connesso all’attività del sonno in molti altri organismi viventi. Queste informazioni suggeriscono che il sonno si sia sviluppato prima del cervello. Taichi Q. Itoh è uno degli autori dello studio pubblicato su Science Advances. Lo studioso ha dichiarato: “Ora abbiamo una forte evidenza che gli animali devono aver acquisito la necessità di dormire prima di acquisire un cervello”. 

Sonno ed esseri viventi

Il sonno è una caratteristica peculiare nel regno animale: tanto negli esseri umani quanto nei mammiferi, insetti e nematodi. C’è da dire però che tutte queste creature godono della presenza di un sistema nervoso centrale. Di conseguenza gli studiosi si domandavano se lo sviluppo del sonno precedesse quella del cervello o il contrario. Anche le meduse comunque, parenti della precitata Hydra, dimostrano comportamento simile al sonno.

Un aiuto fondamentale per la nostra attività cerebrale

Come sappiamo, il sonno è uno status di riposo che si contrappone a quello di veglia. È un momento fondamentale per il nostro corretto metabolismo, in quanto durante tale “attività” il nostro corpo si ricarica di energia dopo una giornata di impegni e fatiche. Il tipico stato di benessere che proviamo dopo un buon sonno ristoratore è un fenomeno che va a influenzare l’intero nostro organismo, in maniera particolare il cervello. Il sonno favorisce certo una corretta attività fisiologica, ma in particolare quella cerebrale. 

La fase di recupero cerebrale

Senza sonno il nostro organismo collasserebbe. Esso è una fase di recupero preziosissima per il nostro organismo, in special modo per il nostro cervello. Durante il nostro stato dormiente, godiamo di un aumento delle funzioni cognitive, così come di un importante fase di recupero. A dimostrarlo un articolo pubblicato sulla rivista SLEEP da un team di studiosi appartenenti all’università di Friburgo. Per dimostrare che il sonno sia l’unica vera attività che favorisce un adeguato sviluppo cerebrale, gli studiosi hanno invitato 66 partecipanti a un esperimento visivo. 



Gli studi dell’università di Friburgo

Nel corso di questo esperimento, dopo un opportuno addestramento, i partecipanti dovevano riuscire a discernere varie sagome e immagini. Gli scienziati hanno tuttavia diviso i 66 partecipanti in tre gruppi: il primo veniva tenuto sveglio tramite il gioco del ping pong e la televisione; al secondo gruppo era stato concesso di dormire per un’ora, mentre il terzo era stato inserito in uno spazio buio senza alcuno stimolo proveniente dall’esterno. Alla fine dell’esperimento i ricercatori hanno notato come i membri del secondo gruppo avevano ottenuto risultati più soddisfacenti rispetto al primo e al terzo gruppo. 

L’impatto del sonno profondo sulle nostre cellule

L’esperimento del team di ricercatori ha dunque dimostrato significativamente come il sonno profondo abbia un impatto benefico sul cervello e sulla connettività delle cellule nervose. Lo studio dimostra come al nostro organismo non può bastare un semplice “riposino” rispetto alla reale attività di sonno, in caso contrario il nostro corpo (e cervello) ne uscirebbero seriamente danneggiati. 

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