Conigli Orylag ancora allevati in Francia

La Francia non può essere ancora considerata "fur free" , ovvero senza violenza alcuna sugli animali, ma questo è un forte segnale di come il governo di Parigi stia iniziando a proteggere la natura

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Finalmente il paese d’Oltralpe ha detto addio agli animali nei circhi.
La svolta è arrivata qualche settimana fa durante la prima conferenza Onu sulla biodiversità, nella quale la ministra dell’Ambiente Barbara Pompili si è così espressa: “È ora che il nostro fascino ancestrale per queste creature selvagge non si traduca più in situazioni in cui la loro prigionia sia favorita rispetto al loro benessere”.

Questo significa non vedere più elefanti ballerini o tigri saltare nei cerchi infuocati, ma animali liberi di vivere nel loro habitat naturale, non più costretti a svolgere attività che non gli sono affatto congeniali per divertire gli umani.
Il provvedimento riguarderà i circhi itineranti e anche lo stop della riproduzione di delfini e orche nei parchi acquatici oltre alla messa al bando degli allevamenti di visoni, sfruttati per la loro pelliccia.

Purtroppo però non si è fatto alcun accenno agli allevamenti dei conigli Orylag, un’imprenditoria nata e sviluppata nel sud della Francia, dove ai piccoli coniglietti, resi noti da alcune inchieste, viene strappato il loro pelo soffice per ricoprire indumenti, giubbini, pellicce e quanto altro.

Per questo motivo la Francia non può essere ancora considerata “fur free” , ovvero senza violenza alcuna sugli animali, ma questo è un forte segnale di come il governo di Parigi stia iniziando a proteggere la natura.

Per certi versi, le nuove leggi francesi che entreranno in vigore nel corso degli anni successivi, faranno dimenticare l’orribile maltrattamento a cui sono sottoposte le oche allevate nel paese per la loro prelibata porzione di foie gras e in generale i cruenti metodi di allevamenti intensivi in tutto il mondo occidentale. Parlando di quello orientale la discussione è ancora più accesa dal momento che le tecniche utilizzate spesso sono rudimentali se non barbariche e primitive.
Basti pensare ai mercati di animali vivi cinesi, da cui si ipotizza si sia diffusa la pandemia da coronavirus.



Il provvedimento comunque non è una novità del momento che già in passato la Francia si era espressa a riguardo delle cause animaliste con alcune affermazioni che poi sono state tradotte in realtà, mentre in altri paesi europei la legge è già stata messa in atto. La Lav invoca l’attenzione dei nostri politici sull’argomento “E in Italia quando?”, è la domanda che l’ente rivolge soprattutto al Presidente Conte e ai ministri di ambiente e agricoltura in merito alla chiusura di allevamenti da pelliccia e circhi con animali.

Quando tutte queste riforme saranno disponibili anche da un paese che è molto sensibile al tema animale?

Ancora però non è stato illustrato un calendario preciso, in particolare per gli allevamenti di visoni i tempi saranno piuttosto lunghi, circa cinque anni.

L’annuncio del governo è stato accolto come una vittoria dalle associazioni ambientaliste e animaliste che da tempo chiedevano maggiore tutela della nostra fauna e riforme in questo senso, tutti concordi che le nostro abitudini, anche nel vestirci, sono cambiate e vi sono valide alternative alla sofferenza degli animali.

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