sabato, Ottobre 5, 2024
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C’è mai stata vita su Marte?

Un gruppo di scienziati ungheresi avrebbe trovato materia organica di derivazione batterica mineralizzata all'interno di un asteroide, probabilmente proveniente da Marte, scoperto alla fine degli anni '70

Gli scienziati sono abbastanza concordi sull’idea che Marte attualmente non ospiti forme di vita (se non, eventualmente, qualche batterio arrivatovi con i nostri lander e rover nonostante le procedure di sterilizzazione cui vengono sottoposti prima del lancio).

È ancora in corso, però, un vivace il dibattito sull’ipotesi che il Pianeta Rosso possa avere mai avuto un ambiente in grado di supportare almeno la vita microbica. In questo senso, oltre agli studi sul campo effettuati attraverso i lander ed i rover scesi sul pianeta Rosso nel corso degli anni, alcuni scienziati si sono dedicati allo studio delle rocce spaziali cadute sulla Terra provenienti dal nostro vicino.

Ad esempio, un gruppo di ricercatori ungheresi hanno scoperto materiale organico incorporato all’interno di un meteorite marziano scoperto alla fine degli anni ’70. Gli scienziati sarebbero stati in grado di determinare la presenza di materia organica di derivazione batterica in forma mineralizzata all’interno del meteorite, suggerendo che, in effetti, sul Pianeta Rosso potrebbe essere esistita la vita, sia pure qualche miliardo di anni fa.

Denominato ufficialmente ALH-77005, il meteorite marziano è stato ritrovato nelle colline di Allan in Antartide durante una missione dell’Istituto nazionale giapponese di ricerca polare tra il 1977 e il 1978.

Allan Hills 77005 è un meteorite marziano trovato sulle Allan Hills in Antartide nel 1977 da un team di missione dell’Istituto nazionale giapponese di ricerca polare e ANSMET. Come altri membri del gruppo dei SNC (shergottitenakhlitechassignite), si pensa che ALH-77005 provenga da Marte.

Al momento della scoperta, la massa di ALH-77005 era di 482,5 grammi. L’esame geologico iniziale ha determinato che il meteorite era composto da circa il 55% di olivina, circa il 35% di pirosseno, circa l’8% di maskelynite e circa il 2% di opachi.

Come spiegheremo più diffusamente più avanti, nel marzo 2019, i ricercatori hanno segnalato la possibilità di biofirme in questo meteorite marziano in base alla sua microstruttura e morfologia rilevate con microscopia ottica e microscopia FTIR-ATR e sul rilevamento di composti organici mineralizzati, suggerendo che la vita microbica potrebbe essere esistita sul pianeta Marte.

Più in generale, e come risultato dei loro studi, i ricercatori suggeriscono che i materiali del Sistema Solare dovrebbero essere studiati attentamente per determinare se potrebbero esserci segni di forme microbiche anche all’interno di altre rocce spaziali.

Il nuovo studio “Mineralized biosignatures in ALH-77005 Shergottite—Clues to Martian Life?” pubblicato nella rivista di De Gruyter Open Astronomy, dagli autori Ildiko Gyollai, Márta Polgári e Szaniszló Bérczi propone la presenza di batteri attivi su Marte. La loro ricerca suggerisce anche che potrebbe esserci stata vita su Marte.

Il nostro lavoro è importante per un vasto pubblico perché integra le scienze planetarie, terrestri, biologiche, chimiche e ambientali e sarà di interesse per molti ricercatori in quei campi“, spiega l’autore principale Ildiko Gyollai del Centro di ricerca HAS per l’astronomia e le scienze della terra di Budapest. “La ricerca interesserà anche i planetologi, gli esperti di meteoriti e astrobiologia, i ricercatori dell’origine della vita e il pubblico in generale, poiché offre un esempio di un nuovo aspetto della mediazione microbica nei meteoriti di pietra“, conclude Gyollai.

Questa nuova ricerca potrebbe cambiare il modo in cui verranno esaminate le meteoriti in futuro. Alla luce della loro scoperta, gli autori affermano che i materiali del sistema solare dovrebbero essere studiati per stabilire se vi siano prove di forme microbiche all’interno di rocce spaziali e la conferma dell’eventuale presenza, in passato, di vita su Marte.

Fonte: https://www.degruyter.com/document/doi/10.1515/astro-2019-0002/html

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