giovedì, Maggio 15, 2025
Migliori casinò non AAMS in Italia
Home Blog Pagina 787

Catilina: ambiguità e audacia in un solo uomo

0
Migliori casinò non AAMS in Italia

Lucio Sergio Catilina nacque a Roma nel 108 a.C. I suoi genitori erano il patrizio Lucio Sergio Silo e Belliena. Come informa romanoimpero.com, i Sergii erano una gens dal passato glorioso e dalle origini illustri, ma da molto tempo non occupavano più ruoli politici o militari importanti. La famiglia del nostro uomo stava dunque subendo un graduale decadimento sociale. Catilina fu sposato due volte: la sua prima moglie fu Gratiana, nipote di Gaio Mario e sorella di Marco Mario Gratidiano, la seconda fu Aurelia Orestilla, il cui padre era il console Gneo Aufidio Oreste. Da Gratiana, Catilina avrebbe avuto un figlio che, secondo quanto riferisce Sallustio, lo uccise per non avere alcun ostacolo nello sposare Orestilla, passata alla storia per la sua immensa beltà. 

Catilina: la candidatura a console

Questore, edile, pretore, governatore dell’Africa, furono diverse le importanti cariche politiche che conseguì Catilina nel corso della sua carriera. Tuttavia, tale personaggio non è certo ricordato per il suo animo moderato, bensì per la sua ingordigia. Nel 66 a.C. si candidò a console, ma venne accusato di abuso di potere e concussione. Dopo opportuno processo per tali reati, venne infine assolto. In seguito, nel 64 a.C. potè finalmente candidarsi al consolato. 

In tal frangente, i suoi avversari furono Antonio Hybrida e colui destinato a divenire il suo nemico più grande, Marco Tullio Cicerone. Come riferisce studiorapido.it, Cicerone fu molto bravo a giocare con i timori dei nobili e dei cavalieri, preoccupati del potere che i populares avrebbero potuto acquisire con un’eventuale vittoria di Catilina e Antonio, i quali potevano godere del supporto di due uomini illustri quali Cesare e Crasso. Due nomi terribili che facevano tremare gli ottimati. Alla fine Cicerone la vinse, con un numero di voti di gran lunga maggiore del “secondo classificato” Antonio. 

La congiura

Alla fine, Catilina non venne eletto. Da tale sconfitta decise di conquistare quel potere che non aveva avuto perseguendo una strada diversa da quella prevista dalla legge del tempo: la congiura. Caio Manlio iniziò infatti a reclutare un esercito di congiurati, che avrebbero dovuto marciare su Roma. Era il 63 a.C. Cicerone conobbe tuttavia in anticipo i piani di Catilina e dei suoi sodali grazie a Fulvia, amante di tal Quinto Curio, uno dei partecipanti alla turpe cospirazione.

La congiura, secondo quanto progettato inizialmente, sarebbe dovuta iniziare in Etruria il 27 ottobre. L’indomani i congiurati sarebbero entrati a Roma per fare un eccidio di ottimati. Il senato, venuto a sapere di tutto ciò, dichiarò a Roma lo stato d’allarme. Era il 21 ottobre. Vennero dati ai consoli, inoltre, poteri straordinari. La notte tra il 6 e il 7 novembre Catilina tenne una riunione con i suoi uomini presso la dimora di Marco Leca. Tra i vari argomenti anche l’assassinio del suo odiato rivale Cicerone. 

Le Catilinarie e la morte

Cicerone riuscì a rovinare i piani di Catilina e nel corso della seduta senatoria convocata l’8 ottobre sull’Aventino presso il tempio di Giove Statore. Qui pronunciò la prima delle sue quattro orazioni contro Catilina, passate alla storia come Catilinarie. Ebbene, poco dopo la seconda orazione pronunciata da Cicerone il 9 novembre, Catilina attuò una mossa inaspettata ed eccezionale: recarsi in Etruria mostrando l’insegna delle legioni romane e i fasci littori. Un vero e proprio schiaffo all’autorità e al nome di Roma. A quel punto il senato romano lo definì ufficialmente hostis publicus, ovvero, nemico pubblico.

Dopo che Roma entrò in possesso delle prove riguardanti la congiura e dopo l’uccisione di cinque suoi sodali catturati, alla fine Catilina perse definitivamente la guerra nella battaglia di Pistoia del 62 a.C. con la totale disfatta dei congiurati. Come afferma Catullo nel suo Bellum Catilinae, l’ambizioso e mancato console spirò combattendo in maniera tuttavia valorosa e “memore del lignaggio e dell’antica sua dignità”.

Arche generazionali

0
Migliori casinò non AAMS in Italia

Non conosciamo le reali dimensioni dell’universo ma, con le tecnologie attuali, impiegheremmo millenni anche solo per arrivare al sistema stellare più vicino. Andare più lontano, magari dall’altra parte della galassia ci costerebbe in termini temporali anche milioni di anni, viaggi quindi assolutamente proibitivi alla luce delle nostre conoscenze e possibilità tecnologiche attuali.

Se volessimo colonizzare ipotetici pianeti abitabili in orbita alle stelle più vicine, secondo alcuni teorici dovremmo realizzare delle arche generazionali, enormi astronavi capaci di accogliere e sostenere per millenni un certo numero di abitanti e portarli a destinazione. Un progetto del genere presenta sfide ingegneristiche, e non solo, molto ardue. Come dovrebbe essere questa arca generazionale, quanto dovrebbe essere grande? Oggi disponiamo di un nuovo studio, condotto da un gruppo internazionale di scienziati che hanno calcolato lo spazio interno di un’ipotetica arca generazionale.

Lo studio era guidato dal Dr. Frederic Marin dell‘Osservatorio Astronomico di Strasburgo e da Camille Beluffi, fisico delle particelle con la start-up scientifica Casc4de che hanno collaborato con Rhys Taylor dell’Istituto astronomico dell’Accademia delle scienze ceca e Loic Grau della società di ingegneria strutturale Morphosense.

Questo studio è l’ennesimo di una serie di studi condotti dal Dr. Marin e dalla d.essa Beluffi che affrontano le sfide legate all’invio di un veicolo spaziale generazionale verso un altro sistema stellare.
In uno studio precedente, hanno parlato di quante persone dovrebbero formare l’equipaggio per arrivare a destinazione utilizzando un software sviluppato dal Dr. Marin stesso noto come HERITAGE. In una intervista con il Dr. Marin, ha descritto HERITAGE come “un codice che tiene conto di tutti i possibili esiti delle simulazioni spaziali testando ogni scenario“.

Queste analisi, hanno determinato che sarebbe necessario un minimo di 98 persone per portare a termine una missione multi-generazionale verso un altro sistema stellare, senza rischi di disordini genetici e altri effetti negativi.

In questo studio, il team ha affrontato l’altrettanto importante questione, non banale, su come produrre il cibo per l’equipaggio.
Sembra ovvio che le scorte di cibo conservato non sarebbero un’opzione praticabile, dal momento che si deteriorerebbe durante i secoli del lungo viaggio, la nave e l’equipaggio dovrebbero disporre di un equipaggiamento per produrre il proprio cibo.
Questo solleva una domanda: quanto spazio sarebbe necessario per produrre raccolti sufficienti a nutrire un considerevole equipaggio?

La produzione del cibo comporta un adeguamento delle dimensioni dell’arca spaziale che costerà di più se aumenteranno le sue dimensioni e il suo peso, inoltre, occorreranno motori più potenti per lanciare l’arca nello spazio. In un’arca generazionale la produzione di cibo e direttamente proporzionale alla superficie dell’arca stessa che aumenterà con l’aumento del dei membri dell’equipaggio presenti a bordo.

Il team ha utilizzato su una versione aggiornata del software HERITAGE. La nuova versione “spiega le caratteristiche biologiche dipendenti dall’età come altezza e peso e caratteristiche legate al numero variabile di coloni, come infertilità, gravidanza e aborti spontanei“. Il team ha anche tenuto conto delle esigenze caloriche dell’equipaggio al fine di calcolare la quantità di cibo che dovrebbe essere prodotta ogni anno. Per fare ciò, il team ha incluso dati antropometrici nelle loro simulazioni per determinare quante calorie sarebbero state consumate in base all’età, al peso, all’altezza, ai livelli di attività e ad altri dati medici di un passeggero

Usando l’ equazione di Harris-Benedict per stimare il metabolismo basale di un individuo, abbiamo valutato quante calorie devono essere consumate al giorno per persona al fine di mantenere il peso corporeo ideale.
Una volta stimato il fabbisogno calorico, il team ha calcolato la quantità di cibo che le tecniche geoponiche, idroponiche e aeroponiche potrebbero produrre all’anno per chilometro quadrato “.
Confrontando questi numeri con le tecniche agricole convenzionali e moderne, si è in grado di prevedere la quantità di terreno artificiale che dovrebbe essere assegnato all’agricoltura all’interno dell’arca generazionale. I calcoli sono stati effettuati considerando un numero relativamente grande per l’equipaggio, 500 persone per le quali sarebbe sufficiente una superficie di 0.45 Km quadrati di terreno artificiale.

Grazie a questi calcoli il team ha stabilito anche le ipotetiche dimensioni dell’arca spaziale: supponendo che la nave fosse stata progettata per generare la gravità artificiale mediante la forza centrifuga, sarebbe necessario un minimo di circa 224 metri di raggio e 320 metri di lunghezza.

L’arca generazionale sarebbe completata con altre strutture, sale di controllo, produzione energia, serbatoi del carburante, i sistemi di propulsione, locali adibiti ad abitazioni, ecc, ecc. L’arca sarebbe un’immensa nave destinata a viaggiare nello spazio per secoli, forse millenni, al freddo e senza la possibilità di generare energia grazie a stelle vicine.
Per pianificare una missione del genere questo ultimo studio (e altri della serie) sono molto significativi, in quanto forniscono un’immagine sempre più chiara di come sarebbe l’architettura della missione di una nave generazionale. Questi studi forniscono numeri reali che gli scienziati potrebbero essere in grado un giorno di utilizzare.

La costruzione di una struttura cosi grande è forse uno dei problemi che meno spaventa gli scienziati ma rimangono molti problemi da risolvere se in un giorno lontano da oggi si tenterà una simile impresa. Costruire un’arca che resista a millenni di intemperie spaziali, guasti, collisioni con meteoriti e chi più ne ha più ne metta. Il team ha infine affrontato un problema cruciale che è quello dell’acqua, importantissima in una missione che prevede la permanenza nello spazio di intere generazioni. Acqua necessaria per bere, irrigare i campi e per altri mille usi.

Ma tutto questo, un giorno, si potrà fare?

Come per tutte le cose relative all’esplorazione dello spazio profondo o alla colonizzazione di altri mondi, la risposta alla domanda invariabile si riduce quasi sempre ad un’altra domanda: “Quanto i governi sono disposti a spendere?
Una missione interstellare, indipendentemente dalla forma che potrebbe assumere, richiederebbe un impegno massiccio in termini di tempo, energia e risorse.
Richiederebbe anche che le persone siano disposte a rischiare la loro vita, quindi si dedicherebbero a tale fine solo persone avventurose. Forse un giorno sapremo quanto costerà in termini di danaro una missione a lungo termine come l’approdo su un’altra stella costi.

Quello sarà il primo passo per capire se alcuni rappresentanti della specie umana, particolarmente avventurosi e desiderosi di esplorare l’ignoto, potrà e vorrà rischiare di trascorrere la propria esistenza in un viaggio di cui non vedranno la fine, scegliendo anche per i propri discendenti e, forse, condannandoli magari alla morte per inedia o per un qualsiasi incidente imprevisto, sempre in agguato nello spazio.

L’unica certezza è che molti esseri umani sono irresistibilmente attratti dal fascino dell’esplorazione e della conoscenza e che i volontari non mancheranno.

Questo studio ha, ovviamente, analizzato solo alcuni degli aspetti che devono essere contemplati prima di avviare la realizzazione di un’astronave generazionale destinata a raggiungere altri mondi, presto, in altro articolo, esamineremo ulteriori aspetti. Nel frattempo, i lettori interessati potrebbero provare a capire come la fantascienza, che ha affrontato l’argomento già diversi decenni fa, ha risolto la questione; a questo scopo, consigliamo, tra gli altri, i romanzi Universo di R.H. Heilnein ed il ciclo degli esiliati, comprendente I condannati di Messina, L’Astronave dei ventimila e Ritorno dall’esilio di Ben Bova.

La nostra galassia è probabilmente piena di civiltà estinte

0
Migliori casinò non AAMS in Italia

La maggior parte delle civiltà extraterrestri che si sono sviluppate nella nostra galassia si sono probabilmente estinte.

Questa è la conclusione alla quale è giunto un nuovo studio, pubblicato il 14 dicembre 2020 nel database arXiv, che ha utilizzato l’astronomia moderna e modelli statistici per mappare l’emergere e la fine della vita intelligente nel tempo e nello spazio all’interno della nostra galassia, la Via Lattea.

I risultati dello studio equivalgono a un aggiornamento della famosa equazione che il fondatore del SETI (Search for Extraterrestrial Intelligence), l’astronomo e astrofisico Frank Drake scrisse nel 1961. L’equazione di Drake, nota anche come equazione di Greenbamk, resa popolare dall’astronomo e esobiologo Carl Sagan nella sua miniserie “Cosmos”, si basa su una serie di variabili per stimare il numero di civiltà intelligenti in grado di comunicare nella nostra galassia.

Il nuovo articolo, scritto da tre fisici del Caltech e uno studente delle superiori, è molto più pratico. Indica dove e quando è più probabile che la vita emerga nella Via Lattea e identifica il fattore più importante che influenza la sua prevalenza: la tendenza delle creature intelligenti all’autodistruzione.

Sviluppando un modello dell’evoluzione della Via Lattea nel tempo e tenendo a mente alcuni fattori, hanno scoperto che la probabilità di vita che emerge sulla base di fattori noti ha raggiunto il picco a circa 13.000 anni luce dal centro galattico e 8 miliardi di anni dopo la formazione della galassia. La Terra, in confronto, dista circa 25.000 anni luce dal centro galattico e la civiltà umana è sorta circa 13,5 miliardi di anni dopo la formazione della Via Lattea (sebbene la vita semplice sia emersa subito dopo la formazione del pianeta).

In altre parole, siamo probabilmente una civiltà di frontiera in termini di geografia galattica e relativamente ritardatari rispetto all’entrata in scena degli abitanti autocoscienti della Via Lattea. Ma, supponendo che la vita sorga ragionevolmente spesso e alla fine diventi intelligente, probabilmente ci sono altre civiltà, per lo più raggruppate attorno a quella fascia di 13.000 anni luce, principalmente a causa della prevalenza di stelle simili al Sole.

La maggior parte delle civiltà che esistono ancora oggi nella nostra galassia sono probabilmente giovani, a causa del fatto che la vita intelligente abbia buone possibilità di autoannientarsi. Secondo i ricercatori anche se la Via Lattea ha raggiunto il suo picco di civiltà più di 5 miliardi di anni fa, la maggior parte di esse si sono probabilmente autoannientate.

Quest’ultima parte è la variabile più incerta presente nel documento; quanto spesso le civiltà si estinguono? Ma, come hanno scoperto i ricercatori, è anche il più importante per determinare quanto sia diffusa la civiltà Anche una possibilità straordinariamente bassa che una data civiltà si elimini da sola in un dato secolo, diciamo, tramite un olocausto nucleare o un mutamento climatico incontrollato, significherebbe che la stragrande maggioranza delle civiltà della Via Lattea sono già scomparse.

Fonte: https://www.livescience.com/milky-way-alien-life-map.html

Universo in rotazione. Un’ipotesi di “disordine” totale

0
Migliori casinò non AAMS in Italia

Sebbene i pianeti, le stelle e le galassie ruotino tutti attorno a un asse di rotazione, una recente ricerca afferma che lo stesso Universo potrebbe ruotare attorno a uno, o più assi, ma su una scala cosmica, sfidando in questo modo una delle assunzioni fondamentali dell’astrofisica, il principio cosmologico, secondo il quale le stesse leggi fisiche sono omogenee, uniformi, isotrope in qualunque punto dell’Universo.

Questa nuova teoria dipinge un Universo ruotante che andrebbe a creare delle anisotropie e delle asimmetrie strutturali sulla scala cosmica di centinaia di milioni di anni luce.

Questa ricerca, effettuata da Lior Shamir, un astronomo della Kansas State University, afferma che l’Universo primordiale ruotava come un’enorme e complessa galassia, e che questo momento di rotazione è stato trasferito alle galassie che oggi vengono osservate.

Secondo questa ricerca, l’Universo primordiale aveva una struttura più uniforme che, con il passare del tempo, è andata trasformandosi verso una composizione sempre più caotica. I risultati della ricerca sono in attesa di essere confermati dalla Società Astronomica Americana.

Per sviluppare la sua ipotesi, Shamir ha utilizzato un algoritmo che ha selezionato le direzioni degli spin di circa 200.000 galassie a spirale, osservate da due differenti telescopi – l’SDSS (Sloana Digital Sky Survey) e il Pan-STARRS (Panoramic Survey Telescope & Rapid Response System). I risultati, pubblicati nel server arXiv il 6 aprile 2020, si accordano con le precedenti osservazioni che mostrano una relazione asimmetrica tra galassie con direzioni di spin opposte, mettendo in evidenza quindi un’effettiva rotazione dell’Universo.

Shamir mette insieme un’ampia gamma di metodi, che vanno dal machine learning, al soft computing e alla statistica computazionale, per sviluppare nuovi paradigmi che possono indirizzare i dati verso nuove scoperte scientifiche.

In una intervista rilasciata a Motherboard Science, Shamir spiega che “in accordo con il principio cosmologico, ogni cosa è un insieme casuale di galassie e di materia, e non si dovrebbe vedere nessuna struttura. In questo caso invece vediamo una struttura e la scala è molto più ampia di qualunque altra struttura astrofisica sia stata studiata finora. I segnali e i modelli statistici sono molto chiari”.

Lo stesso ricercatore afferma cautamente che se l’Universo primordiale era un universo in rotazione, dovrebbe esserci un’evidenza ancora oggi.

Lo studio condotto presenta un punto di osservazione del fenomeno, ma non dà un’evidenza esaustiva di questo modello cosmico rotazionale, che dovrebbe sostituire l’attuale modello standard, isotropico, dell’Universo. Fino allo scorso anno era impossibile dire se si sarebbe potuta osservare una galassia ancora in rotazione dopo 1,5 miliardi di anni dal Big Bang. Ma oggi è possibile osservare queste galassie, e non sono poi così rare.

Nel suo lavoro presentato su ArXiv, dal titolo Allineamento multipolare nella distribuzione a grande scala della direzione dello spin di galassie a spirale, l’analisi di Shamir mostra, sia dai dati provenienti dal telescopio SDSS che dal Pan-STARRS, che la distribuzione delle direzioni dello spin di una galassia forma una traiettoria non casuale, e che, con buona probabilità, può essere assimilata a un asse dipolare.

Queste osservazioni concordano con le scoperte precedenti, ma hanno il pregio di essere basate su più dati e soprattutto sulle misure effettuate da due telescopi diversi. L’analisi inoltre dimostra che la distribuzione delle direzioni dello spin delle galassie si adatta a un allineamento multipolare a larga scala; in particolare la probabilità di avere un allineamento quadripolare è di circa 6,9 σ.

Confrontando i dati raccolti dai due telescopi – SDSS e Pan/STARRS – in modo che le galassie avessero una simile distribuzione di redshift (lo spostamento verso il rosso, una misura della distanza relativa tra due oggetti nella scala cosmologica), si evidenzia effettivamente la presenza del modello quadripolare.

Fonti:  ArXiv.orgAmerican Astronomical SocietyMotherboard/Vice 

Nuovo materiale in grado di assorbire e rilasciare enormi quantità di energia

0
Migliori casinò non AAMS in Italia

Un team di ricercatori dell’Università del Massachusetts Amherst ha recentemente annunciato negli Atti della National Academy of Sciences di aver progettato una nuova sostanza solida simile alla gomma che ha qualità sorprendenti. Può assorbire e rilasciare grandissime quantità di energia. Ed è programmabile.

Un nuovo metamateriale con sorprendenti qualità

Nel complesso, questo nuovo materiale è molto promettente per una vasta gamma di applicazioni, dal consentire ai robot di avere più potenza senza utilizzare energia aggiuntiva, ai nuovi caschi e materiali protettivi che possono dissipare l’energia molto più rapidamente.

“Immagina un elastico”, ha affermato Alfred Crosby, professore di scienza e ingegneria dei polimeri presso UMass Amherst e autore senior del documento. “Lo tiri indietro e quando lo lasci andare, vola attraverso la stanza. Ora immagina un super elastico. Quando lo allunghi oltre un certo punto, attivi l’energia extra immagazzinata nel materiale. Quando lasci questo elastico vai, vola per un miglio.”

Questo ipotetico elastico è costituito da un nuovo metamateriale, una sostanza progettata per avere una proprietà che non si trova nei materiali presenti in natura, che combina una sostanza elastica simile alla gomma con minuscoli magneti incorporati al suo interno. Questo nuovo materiale “elastomagnetico” sfrutta una proprietà fisica nota come sfasamento per amplificare notevolmente la quantità di energia che il materiale può rilasciare o assorbire.

Uno sfasamento si verifica quando un materiale si sposta da uno stato all’altro: pensa all’acqua che si trasforma in vapore o al cemento liquido che si indurisce in un marciapiede. Ogni volta che un materiale cambia fase, l’energia viene rilasciata o assorbita. E gli sfasamenti non si limitano solo ai cambiamenti tra lo stato liquido, solido e gassoso: può verificarsi uno spostamento da una fase solida all’altra. Uno sfasamento che rilascia energia può essere sfruttato come fonte di energia, ma ottenere abbastanza energia è sempre stata la parte difficile.

“Per amplificare il rilascio o l’assorbimento di energia, è necessario progettare una nuova struttura a livello molecolare o addirittura atomico”, ha affermato Crosby. Tuttavia, questo è difficile da fare e ancora più difficile da fare in modo prevedibile. Ma utilizzando i metamateriali, Crosby ha dichiarato che “abbiamo superato queste sfide e non solo abbiamo creato nuovi materiali, ma abbiamo anche sviluppato algoritmi di progettazione che consentono di programmare questi materiali con risposte specifiche, rendendoli prevedibili”.

Il team è stato ispirato da alcune delle risposte fulminee viste in natura: la chiusura a scatto delle trappole di Venere e le formiche trappola. “Abbiamo portato questo al livello successivo”, ha affermato Xudong Liang, l’autore principale del documento, attualmente professore presso l’Harbin Institute of Technology, Shenzhen (HITSZ) in Cina, che ha completato questa ricerca mentre era post-dottorato presso UMass Amherst.

“Incorporando minuscoli magneti nel materiale elastico, possiamo controllare le transizioni di fase di questo metamateriale. E poiché lo sfasamento è prevedibile e ripetibile, possiamo progettare il metamateriale per fare esattamente quello che vogliamo: assorbendo l’energia da un grande impatto o il rilascio di grandi quantità di energia per un movimento esplosivo”.

Questa ricerca, che è stata supportata dall’US Army Research Laboratory e dall’US Army Research Office, nonché dall’Harbin Institute of Technology, Shenzhen (HITSZ), ha applicazioni in qualsiasi scenario in cui sono necessari impatti ad alta forza o risposte fulminee.

La missione Artemis I per la Luna è stata posticipata

0
Migliori casinò non AAMS in Italia

La prima missione del programma Artemis I della NASA per riportare gli esseri umani sulla Luna è stata posticipata non prima della primavera, ha annunciato mercoledì l’agenzia spaziale americana, dicendo che aveva bisogno di più tempo per completare i controlli di sicurezza.

La missione Artemis I posticipata nuovamente

Il lancio di Artemis I, inizialmente previsto per la fine del 2021 e poi posticipato altre due volte, avverrà non prima di aprile.

“I team stanno effettuando le operazioni un passo alla volta per garantire che il sistema integrato sia pronto per lanciare in sicurezza la missione Artemis I. La NASA sta esaminando le opportunità di lancio in aprile e maggio”, ha affermato la NASA in una nota.

Artemis I sarà una prova di volo senza equipaggio, ma segnerà il vero inizio del programma, che potrebbe finalmente vedere la prima donna e la prima persona di colore a mettere piede sulla Luna.

Artemis I sarà anche il primo volo del massiccio razzo Space Launch System (SLS), che trasporterà la capsula di Orion sulla Luna, dove sarà messa in orbita prima di tornare sulla Terra.

Il test del sistema SLS, che era stato fissato per questo mese, dovrebbe ora svolgersi al Kennedy Space Center in Florida a marzo, ha affermato la NASA.

Per quel test, il razzo verrà spostato sulla rampa di lancio, rifornito di carburante e avviata la sequenza di lancio, ad eccezione del decollo vero e proprio.

Questo test aiuterà quindi l’agenzia spaziale statunitense a stabilire una data di lancio effettiva.

Non c’è alcun problema “specifico” che abbia innescato ulteriori ritardi, ha detto ai giornalisti Tom Whitmeyer, vice amministratore associato per lo sviluppo dei sistemi di esplorazione presso la sede della NASA a Washington.

“Potrebbe essere qualcosa di semplice come un graffio che deve essere lucidato o della vernice che deve essere riparata”, ha detto.

Alcuni mesi fa, un audit del governo ha indicato che il lancio di Artemis I avrebbe probabilmente avuto luogo “nell’estate del 2022“.

Ucraina: come faremo a sapere se la guerra è iniziata?

0
La portavoce dell'azienda Stephanie Otway ha confermato che l'app bloccherà #vaccineskill, aggiungendolo ad hashtag già bloccati da alcuni giorni quali #vaccinescauseautism, #vaccinescauseaids e #vaccinesarepoison
Migliori casinò non AAMS in Italia

Il rischio di una guerra totale tra Russia e Ucraina compare nelle prime pagine dei giornali di tutto il mondo. Vengono poste tutte le domande ovvie. La Russia attaccherà? Il presidente Vladimir Putin è determinato ad invadere l’Ucraina, qualunque cosa accada? O la diplomazia può garantire la pace?

Ma non possiamo vedere nella mente del presidente Putin.

Quindi ecco un’altra domanda: come faremo a capire quando inizieranno le ostilità?

Movimenti di Carri armati e lancio di razzi

La risposta sembra ovvia.

Formazioni di carri armati russi che attraversano le frontiere dell’Ucraina, o un massiccio lancio di razzi o attacchi aerei contro le posizioni ucraine, segnerebbero una drammatica escalation della crisi e il passaggio a una nuova fase del conflitto.

I primi allarmi arriveranno dallo stesso esercito ucraino, ma i satelliti occidentali e gli aerei per la raccolta di informazioni potrebbero individuare in anticipo i preparativi per un’imminente offensiva.

Probabilmente ci saranno chiari segnali di un attacco imminente, afferma Michael Kofman, esperto dell’esercito russo presso il Center for Naval Analyses con sede negli Stati Uniti. Tra questi ci sono “l’equipaggiamento delle formazioni“, dice, dal momento che molto di ciò che è stato schierato è equipaggiamento pesante piuttosto che le truppe stesse. Altri segnali potrebbero essere “la movimentazione delle forze, un afflusso di elementi logistici e di supporto e uno spostamento nell’aviazione ad ala fissa e rotante“.
Ma la domanda può essere risolta anche in un altro modo e per questo dobbiamo fare un passo indietro e vedere la campagna russa contro l’Ucraina nella sua interezza.

Dobbiamo esaminare l’intero toolkit a disposizione di Mosca e valutare come viene utilizzato. E in questa luce, quando ci chiediamo come faremo a sapere se il conflitto è iniziato, allora la risposta potrebbe essere che è già iniziato.

Le ostilità in realtà sono in corso da alcuni anni.

Pressione militare

Cominciamo da dove siamo.

La Russia occupa già la Crimea – parte dell’Ucraina – e fornisce assistenza tecnologica e logistica ai ribelli anti-Kiev nella regione del Donbas.

In effetti è stato l’intervento delle unità corazzate e meccanizzate russe contro le forze ucraine nel 2014 a impedire la sconfitta dei ribelli filo-russi. Da allora, ci sono stati combattimenti sporadici. Tutte le parti dovrebbero sostenere uno sforzo internazionale per la pace nell’area, ma sono stati fatti pochi progressi.

La minaccia militare

Oltre a questa pressione c’è anche la minaccia di impiegare una forza militare schiacciante.

L’accumulo di formazioni da combattimento russe attorno ai confini dell’Ucraina è straordinario. Ciò include un significativo dispiegamento di forze in Bielorussia – che condivide il suo confine meridionale con l’Ucraina – che potrebbe fornire un punto di partenza più vicino per un assalto alla stessa capitale ucraina Kiev.

La mappa mostra dove sono posizionate le truppe russe.

Questo spiegamento di forze è giustificato dai portavoce russi come un’esercitazione e in nessun senso deve essere inteso come una minaccia. Ma le sue dimensioni, la natura delle unità schierate e il graduale arrivo di rifornimenti e altri “abilitanti” suggeriscono che si tratta molto di più che semplici manovre di routine.

Gli analisti hanno seguito lo spiegamento utilizzando foto satellitari civili. Sono stati, inoltre, messi online numerosi video che mostrano treni di materiale diretti verso l’Ucraina o la Bielorussia. E le valutazioni dei post sui social media, correlate alle unità considerate in movimento, forniscono una visione straordinaria di ciò che sta accadendo.

Indipendentemente da ciò che può dire Mosca, l’Ucraina ed i suoi alleati in Occidente hanno tutte le ragioni per essere preoccupati.

Un altro strumento a disposizione di Mosca è il tentativo di influenzare la narrazione.

Da un lato la Russia dice che non si sta preparando alla guerra, anche se sembra proprio che lo stia facendo. Ma, cosa altrettanto importante, ha una storia da raccontare – una narrativa – dove, non è l’Ucraina ad essere una vittima ma, in realtà, è la stessa Russia a sentirsi minacciata.

Questa è la sostanza dei documenti consegnati agli Stati Uniti, documenti che chiedono di fermare e, in qualche modo, invertire l’espansione della Nato e creare una nuova sfera di influenza per Mosca.

Mentre alcuni aspetti delle preoccupazioni della Russia, come i colloqui sui sistemi d’arma strategici e di altro tipo, sono ampiamente visti come una buona idea, sull’allargamento della Nato è improbabile che ci siano cambiamenti – e probabilmente Putin lo sa.

Ma la narrazione ha anche un altro scopo. È la storia che la Russia racconta per cercare di plasmare il modo in cui l’intera crisi ucraina viene discussa, non solo dai governi occidentali o dai suoi stessi cittadini, ma da te e da me, che leggiamo e scriviamo.

Secondo tutta l’equa e rigorosa analisi indipendente, la Russia si sta preparando alla guerra con l’Ucraina, qualunque cosa possano dire i suoi portavoce ufficiali.

Sovversione

Ci sono anche altre possibilità nella cassetta degli attrezzi russa. Cyber-attacchi e sovversione, per esempio. L’Ucraina è già stata certamente oggetto dei primi. Poco più di una settimana fa diversi siti web governativi sono stati colpiti, anche se non è stato subito chiaro da dove provenisse l’attacco.

Più recentemente il governo del Regno Unito ha rivendicato la prova che Mosca ha selezionato individui per formare un nuovo governo a Kiev, sebbene, a prescindere dai sospetti, non ci sono prove pubbliche conclusive che confermino la mano di Mosca in tali attività.

Michael Kofman afferma che l’elemento informatico potrebbe essere una parte importante di qualsiasi attacco russo, perché può paralizzare infrastrutture critiche e interrompere la capacità dell’Ucraina di coordinare uno sforzo militare.

Linee sfocate tra guerra e pace

Quando la Russia si è impadronita della Crimea si è sentito molto parlare di “guerra ibrida” e di “guerra nella zona grigia” e della presunta negazione dell’operazione, i cui partecipanti, sebbene in uniforme, non indossavano insegne militari.

Ma non c’era dubbio su chi fossero queste truppe. E la Crimea fu presa con una forza militare vecchio stile, piuttosto che con qualche inganno esoterico.

Ciò che è in corso attualmente è l’essenza della “guerra nella zona grigia” – l’offuscamento del confine tra pace e guerra.

Scena di strada a KievFONTE IMMAGINE, GETTY IMAGES – La vita a Kiev continua

Non è così che tendiamo a vedere le cose in Occidente.

Ma l’esercito russo ha articolato una dottrina sofisticata che vede guerra e pace come un continuum in cui strumenti diversi vengono applicati in fasi diverse, a volte in sequenza, a volte insieme, sebbene con lo stesso obiettivo strategico.

E questo, in definitiva, è il motivo per cui il conflitto è già iniziato. L’unica domanda è fino a che punto del continuum della “zona grigia” è disposto ad andare il presidente Putin.

Tensioni in Ucraina: la Russia condanna l’aumento delle truppe statunitensi in Europa

0
Migliori casinò non AAMS in Italia

Dopo che il Pentagono ha comunicato che 2.000 soldati statunitensi saranno inviati in Polonia e Germania e altri 1.000 in Romania, Mosca ha affermato che si tratta di un passo “distruttivo” che acuisce la tensione e riduce le possibilità di una soluzione politica.

Questo mentre la Russia ha avviato la più grande esercitazione militare che si ricordi negli ultimi decenni proprio ai confini con l’Ucraina. Questa esercitazione coinvolge circa 100.000 uomini disposti lungo i confini orientali e meridionali tra Russia ed Ucraina e altri 30.000 sul confine nord dell’Ucraina, in territorio bielorusso, in cui sono coinvolte anche le forze armate bielorusse. Al contempo, la marina militare russa sta avviando anche una grande esercitazione nell’oceano Atlantico, al largo delle coste meridionali di Irlanda ed Inghilterra e movimenti di numerose navi sono stati registrati anche nel mar Mediterraneo, tra la Sicilia e le Baleari.

La Russia, però, nega di avere l’intenzione di invadere l’Ucraina accusando gli Stati Uniti e la Gran Bretagna di voler alzare la tensione in Europa, tensione che torna ad alzarsi otto anni dopo che la Russia ha annesso la penisola ucraina della Crimea meridionale e ha sostenuto una sanguinosa ribellione nella regione orientale del Donbas.

Mosca accusa il governo ucraino di non aver attuato l’accordo di Minsk, un accordo internazionale per riportare la pace nel Donbas, la regione a sovranità Ucraina dove i ribelli sostenuti dalla Russia controllano vaste aree di territorio e almeno 14.000 persone sono state uccise dal 2014.

Gli Stati Uniti e l’alleanza militare Nato mettono in dubbio le ragioni del massiccio spostamento di forze militari russe lungo tutto il confine ucraino. Giovedì il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha affermato che l’alleanza ha visto un “movimento significativo” di circa 30.000 soldati russi in Bielorussia negli ultimi giorni, il più grande dispiegamento nel paese dalla fine della Guerra Fredda.

La Russia sostiene che le sue truppe sono lì per esercitazioni militari congiunte.

L’Ucraina, nel frattempo, ha cercato di smorzare i toni sul conflitto. Il ministro della Difesa Oleksii Reznikov ha dichiarato giovedì che il numero di violazioni del cessate il fuoco nell’Ucraina orientale è diminuito e che non ci sono state perdite in combattimento da tre settimane.

Rispondendo alla decisione del presidente degli Stati Uniti Joe Biden di schierare nuove truppe in Europa, il viceministro degli Esteri russo Alexander Grushko ha affermato che si tratta di un passo “distruttivo” e “ingiustificato”.

Intervenendo mercoledì, Grushko ha aggiunto che la mossa americana “delizia” le autorità ucraine, che continueranno a sabotare impunite l’accordo di Minsk.

Giovedì, il portavoce del presidente russo Vladimir Putin, Dmitry Peskov, ha esortato gli Stati Uniti a “fermare l’escalation della tensione” in Europa, affermando che il dispiegamento di nuove truppe peggiora la situazione e aggiungendo che le preoccupazioni russe sull’espansione verso est della Nato sono “assolutamente giustificate“.

Il Pentagono ha replicato che le truppe statunitensi schierate non sono destinate ad entrare in Ucraina, ma ad assicurare la difesa degli alleati di Washington.

Il loro dispiegamento si aggiunge agli 8.500 soldati che il Pentagono ha messo in allerta il mese scorso per essere pronti a dispiegarsi in Europa, se necessario.

È importante inviare un segnale forte al signor Putin e al mondo che la Nato è importante per gli Stati Uniti e per i nostri alleati“, ha detto mercoledì ai giornalisti il ​​portavoce del Pentagono John Kirby.

Ma sulla questione dei presunti piani di invasione di Putin, ha detto: “Non crediamo ancora che abbia preso la decisione di invadere l’Ucraina“. Ha anche affermato che una proposta degli Stati Uniti “trapelata a un’agenzia di stampa europea” era genuina. Agli osservatori è sembrato che Kirby si riferisse a una storia uscita sul quotidiano spagnolo El País su un’offerta degli Stati Uniti di colloqui con la Russia in cambio della riduzione delle tensioni sull’Ucraina.

Secondo quanto riferito, le proposte statunitensi includono:
  • “Impegni reciproci” di Usa e Russia “di astenersi dal dispiegare sistemi missilistici offensivi e forze permanenti con una missione di combattimento nel territorio dell’Ucraina”
  • Parla di ridurre le armi nucleari e i lanciamissili
  • Un “meccanismo di trasparenza” per mostrare alla Russia che non ci sono missili da crociera statunitensi in due basi Nato in Romania e Bulgaria, in cambio che la Russia consenta agli Stati Uniti di ispezionare due basi missilistiche russe

I documenti affermano che gli Stati Uniti discuteranno di tutte le questioni che riguardano la sicurezza europea con i loro alleati.

Il progetto PANOSETI e la ricerca degli alieni

0
Migliori casinò non AAMS in Italia

PANOSETI è l’acronimo di “Pulsed All-sky Near-infrared Optical SETI” e sarà composto da 160 elementi appositamente progettati, che scansioneranno il cielo alla ricerca di segnali intelligenti o fenomeni naturali come esplosioni radio veloci, (i misteriosi impulsi di energia che arrivano dall’esterno della nostra galassia, la Via Lattea).

PANOSETI potrà anche essere usato per studiare le Pulsar e altri fenomeni celesti. Una volta assemblati i telescopi del progetto PANOSETI saranno i primi ad essere in grado di captare lampi di luce visibile, laser e infrarossi, aumentando in modo significativo le nostre possibilità di rilevare segnali laser o di altra natura dai pianeti extrasolari.

La luce laser non degrada con la distanza come accade alle onde radio, e per questo potrebbe essere un segnale ideale che una civiltà aliena cerchi di inviare nello spazio nel tentativo di mettersi in contatto con altre forme di intelligenza. La rilevazione di questi impulsi ne decreterebbe la sua origine artificiale.

Come ha spiegato Dan Werthimer, membro del team PANOSETI e capo tecnologo presso il centro di ricerca SETI della UC Berkeley: “È difficile prevedere cosa potrebbero fare altre civiltà. Che tipo di tecnologia potrebbero usare per la comunicazione, la navigazione, la protezione planetaria e come possiamo rilevare la loro presenza. Per questo la migliore strategia SETI è una strategia multipla, per cercare diversi tipi di segnali e artefatti della possibile tecnologia extraterrestre. La radio è buona per la comunicazione omnidirezionale, i laser sono buoni per la comunicazione ad alta velocità di dati da punto a punto”.

Ma quante sono le probabilità di poter rilevare segnali di origine extraterrestre con PANOSETI? Ecco cos’ha risposto l’astronomo dell’UC di San Diego Shelley Wright:

La risposta breve e corretta è che non abbiamo idea della probabilità di rilevamento. Con PANOSETI osserveremo uno spazio inesplorato per SETI e per le osservazioni astronomiche. Il nostro obiettivo è quello di realizzare il primo osservatorio SETI dedicato in grado di osservare tutto il cielo visibile per tutto il tempo“.

Il progetto PANOSETI potrebbe fare cose straordinarie, ad esempio, scandagliando lo spettro nell’infrarosso, potrebbe rilevare immense strutture come le sfere di Dyson che civiltà aliene molto più avanzate della nostra potrebbero aver realizzato attorno alla loro stella. Queste enormi strutture inglobando un’intera stella ne utilizzerebbero gran parte dell’energia emettendo radiazioni infrarosse rilevabili dal sistema. Werthimer tuttavia ha chiarito che il sistema “non è progettato specificamente pensando alle megastrutture”. Aggiunge che è “possibile” che PANOSETI possa essere usato in questo modo, ma il sistema funziona meglio per rilevare brevi lampi di luce, piuttosto che una lenta dispersione di infrarossi.

I ricercatori che lavorano al progetto PANOSETI provengono dall’Università della California, da San Diego, dall’Università di Berkeley, dagli Osservatori dell’Università della California e dall’Università di Harvard. Lo spiegamento dei due telescopi PANOSETI presso la Astrograph Dome, recentemente rinnovata, dell’Osservatorio Lick della California, fornirà una nuova finestra su come si comporta l’universo su scale temporali estremamente brevi, hanno spiegato i membri del team.

Dan Werthimer ha inoltre spiegato, in una dichiarazione dell’UC di San Diego, che “Quando gli astronomi esaminano uno spazio di parametri inesplorato, di solito trovano qualcosa di sorprendente che nessuno ha predetto. PANOSETI potrebbe scoprire nuovi fenomeni astronomici o segnali ET. L’obiettivo è fondamentalmente cercare segnali molto brevi ma potenti emessi da una civiltà avanzata“. Werthimer opera nel progetto SETI da 45 anni. “Poiché sono così brevi e probabilmente rari, abbiamo in programma di controllare ampie aree del cielo per un lungo periodo di tempo“.

Lo sviluppo del sistema PANOSETI è iniziato nel 2018. L’obiettivo finale è quello di realizzare un osservatorio ottico SETI dedicato che rappresenterà istantaneamente l’intero cielo osservabile che equivale a circa 10.000 gradi quadrati.

Come hanno spiegato i membri del team, il progetto finale di PANOSETI prevede un osservatorio dedicato in ciascuna delle due sedi. Ogni osservatorio conterrà 80 telescopi del progetto. La selezione del sito è in corso e il team di ricerca spera di iniziare la costruzione dell’osservatorio nel 2021.

Cancro: creati “semi” magnetici che riscaldano e uccidono le cellule tumorali

0
Migliori casinò non AAMS in Italia

Gli scanner MRI sono ampiamente utilizzati negli ospedali di tutto il mondo e sono essenziali per il rilevamento di malattie come il cancro. Tuttavia, potrebbero presto essere elevati da apparecchiature diagnostiche a piattaforma terapeutica, grazie a un gruppo di ricercatori dell’University College London (UCL), che hanno utilizzato uno scanner MRI per guidare un minuscolo “seme” magnetico attraverso il cervello in grado di riscaldare e distruggere le cellule cancerogene.

La nuova rivoluzionaria terapia contro il cancro, che è stata testata sui topi, è chiamata “ablazione guidata da immagini minimamente invasiva“, o MINIMA, secondo lo studio pubblicato su Advanced Science.

È costituito da termosemi ferromagnetici, che sono fondamentalmente sfere metalliche di 2 mm, che vengono guidati verso un tumore utilizzando la propulsione magnetica generata da uno scanner MRI e quindi riscaldati a distanza per uccidere le cellule tumorali vicine.

Se questa tecnica si traducesse nell’uomo, potrebbe aiutare a combattere i tumori cerebrali difficili da raggiungere stabilendo una “prova di concetto” per il trattamento preciso di tumori come il glioblastoma, la forma più comune di cancro al cervello, e la prostata, che potrebbe avvantaggiarsi da terapie meno invasive.

I semi di risonanza magnetica potenziano la lotta contro il cancro

I ricercatori dell’UCL hanno dimostrato le tre componenti principali di MINIMA con un elevato livello di accuratezza: imaging del seme preciso, navigazione attraverso il tessuto cerebrale utilizzando un sistema MRI personalizzato (tracciato con una precisione entro 0,3 mm) ed eradicazione del tumore in un modello murino riscaldandolo.

I ricercatori hanno utilizzato una macchina per la risonanza magnetica per dirigere sfere metalliche di 2 mm di diametro, che sono state impiantate superficialmente nel tessuto, e state spostate verso i tumori. Quindi, sono state riscaldate per distruggere le cellule.

“L’utilizzo di uno scanner MRI per fornire una terapia in questo modo consente di acquisire immagini del seme terapeutico e del tumore durante tutta la procedura, garantendo che il trattamento venga erogato con precisione e senza dover eseguire un intervento chirurgico a cielo aperto”, ha spiegato l’autrice principale Rebecca Baker all’UCL Center for Advanced Biomedical Imaging, in un comunicato stampa.

“Questo potrebbe essere vantaggioso per i pazienti riducendo i tempi di recupero e riducendo al minimo la possibilità di effetti collaterali”.

Il cancro è una delle principali cause di mortalità in tutto il mondo, con quasi 10 milioni di decessi nel 2020, il che rende il miglioramento della precisione dei nostri trattamenti contro il cancro uno dei bisogni più urgenti e insoddisfatti che dobbiamo affrontare oggi.

“A un uomo su 8 verrà diagnosticato un cancro alla prostata. Sebbene trattamenti come la radioterapia e la chirurgia possano essere efficaci, spesso causano effetti collaterali indesiderati e debilitanti come incontinenza e impotenza”, ha affermato il professor Mark Emberton della UCL Division of Surgery and Interventional Science, che è il principale clinico oncologico nello studio. “MINIMA può permetterci di mirare con precisione e distruggere il tessuto tumorale della prostata, riducendo i danni alle cellule normali”, ha aggiunto.

In futuro, i ricercatori hanno in programma di modificare la struttura del seme in modo che possa funzionare come un minuscolo coltello da taglio che può essere guidato attraverso i tessuti. Ciò consentirebbe ai chirurghi di eseguire procedure controllate a distanza e di rivoluzionare potenzialmente la chirurgia non invasiva.