venerdì, Gennaio 17, 2025
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Robert il pupazzo

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di Oliver Melis

Robert è un pupazzo che ha la fama di essere maledetto e la sua storia ha inizio ai primi del novecento, in Florida, nella casa della famiglia Otto a Key West. Uno dei servitori che lavoravano all’epoca nella casa della famiglia Otto regalò al piccolo Robert Eugene Otto un pupazzo alto circa un metro e venti, vestito da marinaretto. Fu il piccolo Eugenea chiamare con il suo stesso nome il pupazzo e cosi Robert the doll divenne il suo compagno di giochi.

Il piccolo Eugene passava quasi tutta la giornata con suo nuovo amico e spesso lo sfruttava come copertura per le sue marachelle. Qualche volta i genitori sentivano Eugene parlare per ore da solo e rispondere con una voce diversa dalla sua durante i lunghi monologhi con il pupazzo.

Il piccolo Eugene iniziò ad avere incubi e a svegliarsi gridando in preda al panico. I genitori raccontavano che quando entravano nella stanza trovavano oggetti sparsi sul pavimento. Il figlio davanti allo stupore dei genitori si giustificava come sempre, dando la colpa al pupazzo.

In altre occasioni, i vicini degli Otto videro Robert affacciarsi a finestre in stanze diverse, quando in casa non c’era nessuno. La servitù giurava di aver visto la bambola correre per i corridoi, e spesso di notte si udiva la risata gioiosa di un bambino.

La storia continuò per molti anni fino a quando Eugene si recò a Parigi per studiare dove conobbe Anna che in seguito sposò. Alla morte del padre, Eugene si trasferi nuovamente nella vecchia casa di Key West.

Il pupazzo Robert per tutto quel tempo rimase in soffitta. Eugene però lo ritrovò e durante dei lavori di ristrutturazione fece costruire per il pupazzo una stanzetta fatta su misura, con mobili e tutto il resto, insistendo perché Robert fosse trattato come una persona, facendolo addirittura sedere a tavola durante i pasti.

Con il passare del tempo, la moglie di Eugene inizia a preoccuparsi seriamente della cosa e durante un periodo di assenza del marito, decide di riportare il bambolotto in soffitta. Ma al ritorno Eugene si infuriò parecchio e molto spaventato decise di riportare il suo amico Robert nuovamente a casa. A questo punto Anne iniziò a dubitare della salute mentale del marito che diventò sempre più violento e scostante. Eugene nel 1972 muore e la moglie decide di lasciare la casa in affitto.

Una particolare clausola del contratto da lei voluta stabiliva però che Robert doveva essere l’unico occupante della stanza in cui si trovava, e così il bambolotto rimase solo per alcuni anni.

Quattro anni dopo anche Anne mori e la stanza dove si trovava Robert il pupazzo venne aperta per alcuni lavori. Gli operai incaricati di eseguire la ristrutturazione riferirono che il pupazzo sembrava spostarsi ogni volta che giravano lo sguardo, e più di una volta sentirono una risata sinistra risuonare nelle stanze.

Una volta rimessa a nuovo, la casa venne nuovamente messa in affitto e Robert il pupazzo trasferito suo malgrado nuovamente nella soffitta. Altri occupanti lamentarono in seguito episodi simili a quelli raccontati dagli Otto.

Il pupazzo fu in seguito donato alla Fort East Martello Museum, dove rimase rinchiuso in uno scatolone per molti anni, prima di essere messo in esposizione, seduto col suo leoncino in braccio, in una teca di vetro dove pare che continui a spostarsi e a cambiare lo sguardo e, raccontano i visitatori del museo, a interferire con i dispositivi fotografici.

Fonte: La tela nera

Quasi mezzo milione di italiani a letto con l’influenza. Il picco previsto a capodanno

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Secondo quanto riporta l’ANSA, “sono già 467mila gli italiani finiti a letto a causa dell’influenza, il cui picco è previsto per Capodanno. Il dato è emerso nel corso del congresso della Società italiana di medicina generale (Simg) in corso a Firenze.

Lo scorso anno, secondo gli esperti, l’influenza ha provocato oltre duemila decessi in più rispetto all’anno precedente e si teme per quest’anno una nuova recrudescenza. Secondo i medici generici, riuniti al congresso della Simg, È fondamentale che tutti i cittadini appartenenti a categorie a rischio si vaccinino tempestivamente e sarebbe auspicabile che più cittadini possibili effettuino il vaccino.

Secondo gli esperti, quest’anno il virus influenzale dovrebbe essere meno aggressivo di quello dell’anno scorso ma colpirà un numero maggiore di persone come già avvenuto nell’emisfero australe. “Rinnoviamo l’invito affinché tutti i cittadini e non solo le categorie a rischio si immunizzino” afferma Claudio Cricelli, presidente della Simg. “ricordiamo che devono assolutamente immunizzarsi i pazienti colpiti da patologie croniche, cardiovascolari e respiratorie, anziani, bambini e donne in gravidanza“.

Tesla costruisce ed attiva in tempo di record una centrale a batteria in Australia

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La più grande batteria al mondo agli ioni di litio ha iniziato a erogare energia in una rete elettrica nel Sud Australia.

La nuova centrale a batterie da 100 megawatt, costruita da Tesla, è stata ufficialmente attivata venerdì ma aveva già iniziato a fornire energia da giovedì a causa dei sovraconsumi causati dal caldo locale.

Da diverso tempo l’Australia meridionale sta soffrendo problemi di produzione energetica insufficiente, e intere aree si sono spesso ritrovate al buio per diverse ore. Lo scorso anno addirittura l’intero stato si è ritrovato in black out. Secondo il premier dell’Australia meridionale Jay Weatherill, la mega batteria di Tesla è solo il primo passo effettuato per risolvere definitivamente il problema e saranno presi ulteriori accordi con l’azienda di Elon Musk che ha mantenuto l’impegno a costruire e mettere in esercizio l’impianto entro 100 giorni.

Secondo Musk la nuova megabatteria è tre volte più potente della più grande batieria del mondo.

Dalla scommessa su Twitter alla realtà

L’idea è nata qualche tempo fa quando qualcuno su Twitter chiese a Musk se poteva seriamente contribuire a risolvere i problemi di elettricità del Sud Australia. Il patron di Tesla replicò alla sfida non solo accettandola ma promettendo che, se ci fossero voluti più di 100 giorni per costruire e mettere in opera, lo stato avrebbe ricevuto l’impianto a titolo gratuito.

Il piano proposto da Musk è stato approvato dal governo ed i lavori sono cominciati il 30 settembre. Tesla ha terminato e messo in esercizio l’impianto in meno di 60 giorni. Situata vicino a Jamestown, circa 200 km a nord di Adelaide, la batteria è collegata a un parco eolico gestito dalla società energetica francese Neoen. Quando è completamente carica, la batteria può alimentare fino a 30.000 case per un’ora. Il suo impiego principale sarà quello di supportare e stabilizzare le forniture di elettricità per evitare cali della fornitura.

La batteria agli ioni di litio è composta da un sistema a griglia che funziona con la stessa tecnologia che alimenta le auto elettriche fabbricate dalla Tesla.

In un comunicato, la società di Musk ha detto che il completamento della centrale a batteria “mostra che una soluzione energetica sostenibile ed efficace è possibile“.

 

 

 

I bambini dagli occhi neri

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di Oliver Melis

La leggenda metropolitana dei bambini dagli occhi neri sarebbe nata da una storia raccontata da Brian Bethel che dichiarava di aver incontrato uno di “quei bambini dagli occhi dannatamente neri” fuori da un cinema di Abilene, in Texas, aggiungendo in seguito che qualcun altro aveva riferito di un incontri simile a Portland, nell’Oregon.

Brian Bethel raccontò la sua storia su “Monsters and Mysteries in America“. Scrisse anche un articolo sull'”Abilene Reporter News” nel quale descriveva la sua esperienza.

Le informazioni riguardanti i bambini dagli occhi neri sono riscontrabili esclusivamente in siti specializzati in “mistero” e “ufologia”.

I bambini dagli occhi neri sarebbero creature paranormali che hanno l’aspetto di ragazzini tra i 6 e 16 anni, con carnagione chiara e occhi neri, che fanno l’autostop, chiedono l’elemosina o si presentano alla porta delle case. Le storie che li vedono come protagonisti sono entrate a far parte delle leggende popolari negli anni novanta, e in molti sostengono di averli visti e di aver provato paura ma probabilmente si tratta di storie inventate o racconti di persone molto suggestionabili.

Nel 2012 venne realizzato anche il film “Black Eyed Kids” che fu prodotto con i fondi di un Kickstarter: il regista ha affermato che i bambini dagli occhi neri sono “una leggenda urbana che gira su internet da molti anni: l’ho sempre trovata affascinante.”

Nel settembre 2014 anche il giornale inglese Daily Star cavalcando l’onda scrisse tre articoli sensazionalistici riguardanti presunti avvistamenti di questi bambini, in qualche modo connessi alla vendita di un pub infestato nello Staffordshire. Il pezzo si intitolava “Scioccante aumento degli avvistamenti in tutto il mondo“. I presunti avvistamenti di questi misteriosi ragazzini sono presi molto seriamente dai cacciatori di fantasmi, che credono che questi bambini siano extraterresti, vampiri o spettri.

La storia dei bambini dagli occhi neri si basa esclusivamente sulla diffusione “orale” tipica di queste leggende metropolitane. Sicuramente, senza almeno una fonte attendibile di prima mano, si può candidamente affermare che la storia sia stata inventata di sana pianta, non è certamente la prima volta che succede e purtroppo, vista l’epoca che viviamo, con uno scambio di informazioni fuori controllo non sarà l’ultima.

Particelle ad alta energia osservate dal Dark Matter Particle Explorer

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Il satellite cinese Dark Matter Particle Explorer (DAMPE), chiamato anche Wukong o “Monkey King”, ha misurato più di 3,5 miliardi di particelle di raggi cosmici con punte energetiche fino a 100 tera-elettron-volt (TeV), inclusi 20 milioni di elettroni e positroni, secondo quanto segnala l’agenzia stampa Xinhua.

Queste misurazioni potrebbero portare gli scienziati a comprendere qualcosa in più sulla materia oscura.

DAMPE ha aperto una nuova finestra per osservare l’universo ad alta energia, svelando nuovi fenomeni fisici oltre la nostra attuale comprensione“, Ha detto, commentando il comunicato, Chang Jin, scienziato responsabile del DAMPE e vicedirettore dell’Osservatorio della montagna viola dell’Accademia delle scienze cinese (CAS).

I risultati preliminari del rilevamento sulla misurazione precisa dello spettro di elettroni e positroni in un intervallo di energia tra 25 giga-elettron-volt (GeV) e 4.6 TeV sono stati pubblicati nell’ultimo numero della rivista Nature.

La misurazione precisa dei raggi cosmici, specialmente ad altissima gamma di energia, è importante per gli scienziati alla ricerca di tracce di annientamento o decadimento della materia oscura, nonché per comprendere i fenomeni astrofisici ad alta energia che avvengono nell’universo, come le pulsar, i nuclei galattici attivi e le esplosioni delle supernovae.

I nostri dati possono ispirare alcune nuove idee nella fisica delle particelle e nell’astrofisica“, ha affermato Chang.

Le linee di Sajama

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Le linee di Sajama si trovano nell’ovest della Bolivia e formano una rete di decine di migliaia di tracciati rettilinei letteralmente scolpiti sul terreno in più di tremila anni di attività delle popolazioni indigene del Sudamerica che abitano la zona vicino al ghiacciaio Sajama.

Analisi recenti hanno dimostrato che la straordinaria rete di linee copre una vasta area pari a 22.525 Km quadrati, un’area molto più vasta di quella di Nazca che è circa 15 volte meno estesa. Le linee sono lunghe complessivamente circa 16.000 Km e il sito che le ospita è considerato il sito archeologico più esteso delle Ande.

Le linee furono ottenute scavando e spostando la vegetazione, la rimozione dei materiali rivela la sottostante superficie più chiara. Sulla loro funzione si sa poco e molte sono le domande sulla loro reale utilità, inoltre, a differenza delle famose linee di Nazca, non presentano figure di animali o piante.

Alcuni studiosi della Università della Pennsylvania descrivono:

Sebbene molte di queste linee sacre si estendano per oltre 10 o 20 km (e forse anche di più), sembrano essere state tracciate con una incredibile precisione, nonostante la topografia ostile e gli ostacoli naturali. Il numero totale di linee è difficile da percepire stando a livello del terreno, ma dall’aria o dalla sommità di una collina sono impressionanti.

Si pensa che questi tracciati siano stati originalmente usati da popolazioni indigene per i loro pellegrinaggi sacri. Dispersi lungo questa rete di linee radiali sono state rinvenuti huacas (santuari), chullpas (cimiteri) e piccoli villaggi, che fanno dell’immenso sito un luogo unico al mondo sia per interesse storico che artistico.

La regione, scarsamente popolata mostra dei segnali che evidenziano ancora un utilizzo, soprattutto come sentiero.

Si ha notizia per la prima volta delle linee di Sajama quando un viaggiatore, tale Aimé Felix Tschiffely le descrisse nel 1932. In quegli anni, l’antropologo Alfred Metraux portò le linee e le strutture associate all’attenzione degli studiosi, pubblicando un lavoro etnografico circa le popolazioni Aymara della regione di Carangas.

Recentemente, la Landmarks Foundation ha studiato e mappato le linee di Sajama per creare un database utile alla protezione del territorio dalla minaccia dell’erosione, dallo sviluppo indiscriminato e dal turismo nella zona.

La Landmarks Foundation lavorò con l’Università della Pennsylvania per sviluppare il progetto “Tierra Sajama” che usò dati digitali (GIS ed altri) per mappare, descrivere ed analizzare le linee e le strutture a loro associate, in modo da offrire strategie per proteggere e promuovere le linee nel futuro.

Fonti: Wikipedia, Blue planet heart

SpaceX: il debutto del Falcon Heavy rinviato al 2018

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DI ROBERTO MASTRI

Anche per quest’anno non avremo la possibilità di assistere al primo volo del lanciatore pesante di SpaceX. La notizia di un nuovo rinvio, giunta ai media lunedì, è già stata confermata ufficialmente, per quanto non siano note le ragioni del ritardo. Non si è però ancora spenta, tra gli appassionati, la speranza di vedere a breve il Falcon Heavy schierato sul pad 39A del Kennedy Space Center. I tre core del razzo e il suo secondo stadio, infatti, si trovano già dalla scorsa estate presso l’Horizontal Integration Facility (l’hangar che l’azienda di Elon Musk possiede presso la storica piattaforma di lancio) e lo static fire, la prima accensione da fermo dei motori del nuovo razzo, è ancora programmato per il 27 dicembre.

Non si tratta quindi di una delle tante dilazioni che abbiamo visto dal 2013 (anno in cui secondo i primi annunci doveva avvenire il volo inaugurale) ad oggi. Un segno tangibile del fatto che ormai siamo vicini alla meta sono i lavori già in corso, presso la rampa dei Saturn V e degli STS, che SpaceX ha in gestione. Dopo il rinvio, per ora senza una data precisa, del liftoff del Falcon 9 che doveva mettere in orbita il misterioso payload prodotto da Northrop Grumman denominato “Zuma”, sono iniziate le operazioni per adattare il pad 39A ad ospitare il più voluminoso mobile strongback, la struttura che servirà per trasportare e innalzare in verticale il nuovo lanciatore.

A riprova di ciò, nelle prossime settimane rientrerà in servizio, per i lanci del Falcon 9, la piattaforma 40 di Cape Canaveral, ripristinata a 15 mesi dalla sua distruzione nell’incidente avvenuto durante la preparazione del lancio del satellite Amos-6. Il primo volo a decollare da SLC 40, sarà CRS-13, una missione di rifornimento alla Stazione Spaziale, al momento in calendario per non prima dell’8 dicembre.

A regime, secondo, i piani della società californiana, la piattaforma 39A verrà principalmente destinata ai voli del Falcon Heavy e del Falcon 9 con equipaggio, mentre la 40 sarà a servizio dei lanci commerciali diretti in LEO o in GTO. Ma è evidente che disporre di due zone di lancio sulla costa orientale garantirà una certa capacità di manovra a SpaceX, intenzionata a non fermarsi al risultato record di 18 missioni in un anno, che potrebbe raggiungere dopo il successo dei due voli programmati entro la fine del 2017.

La prima volta con 27 motori

SpaceX in questi anni ha abituato fan e appassionati a vedere nello static fire, una sorta di “rito” che precede di pochi giorni il lancio vero, un ultimo collaudo di un razzo già verificato e sottoposto a test dopo la sua costruzione (o il suo ricondizionamento, nel caso dei primi stadi usati), che sembra fatto più per scrupolo che per vera necessità. Infatti non si ha memoria di lanci che siano stati posposti, o di stadi che siano stati sostituiti o sottoposti a riparazioni, a seguito dell’esito di un’accensione di questo tipo.

Se però è vero che questa percezione è erronea, in quanto non ci sono formalità di routine o operazioni superflue nella preparazione dei voli spaziali, lo è a maggior ragione nel caso del Falcon Heavy. Lo static fire del 27 dicembre non deve essere letto come sicura garanzia di un lancio nei primi giorni di gennaio.

I vertici dell’azienda l’hanno espresso apertamente. Intervistata nei giorni scorsi da SpaceNews, la presidente Gwynne Shotwell ha dichiarato:

“Non voglio indicare una data per il lancio del Falcon Heavy. Faremo lo static fire in dicembre, vedremo come andranno le cose e poi fisseremo il liftoff appena possibile. Effettueremo per la prima vota l’accensione simultanea di tre core e vogliamo davvero muoverci con la massima cura.”

Sarà realmente la prima volta – non solo nella storia di SpaceX, ma anche in quella dell’astronautica, con la sola eccezione del razzo lunare sovietico N1 – che si metteranno in funzione contemporaneamente 27 propulsori. I tre core che comporranno il primo esemplare del nuovo lanciatore, infatti, sono stati ripetutamente collaudati presso il centro di test che l’azienda di Elon Musk possiede in Texas, ma sempre singolarmente: a McGregor manca una struttura che permetta di provarli tutti insieme.

L’operazione, anche per i pochi secondi di durata di uno static fire, non è banale come potrebbe sembrare e necessita di particolari attenzioni, come ad esempio l’impiego di una specifica sequenza che prevede l’accensione di due motori per volta. L’avvio simultaneo di tutti e 27 i propulsori Merlin 1D potrebbe infatti produrre forze in grado di danneggiare la struttura dei booster.

Insomma: quello del 27 dicembre sarà un vero test e sulla base dei suoi risultati si deciderà se ripeterne altri o fissare una data di lancio.

Le incertezze del primo volo

Ma anche a quel punto, il successo del nuovo vettore, non sarà scontato. In uno degli ultimi interventi pubblici in cui ha affrontato l’argomento Falcon Heavy, nel luglio scorso, Elon Musk lo ha ammesso con molta franchezza: nonostante gli studi, le simulazioni e i test condotti a terra, resteranno, prima del volo vero e proprio, molte incertezze e significative probabilità di fallimento.

Nei fatti si è dovuto ridisegnare l’intero stadio centrale, che non è più un semplice primo stadio di un Falcon-9. L’intera struttura è stata rinforzata per sopportare i diversi carichi aerodinamici, e si sono aggiunti i sistemi di separazione dei booster. Solo questi ultimi hanno mantenuto la forma originaria del Falcon 9, tanto è vero che, nel primo volo, si tratterà di due primi stadi recuperati (per la precisione il B1023 che ha volato il 27 maggio 2016 nella missione Thaicom 8 e il B1025 che ha trasportato il cargo Dragon nel volo di CRS-9 il 18 luglio 2016).

A completare il quadro delle difficoltà, se il razzo, oltre le previsioni di Musk, riuscirà a portare in orbita il suo payload inerte (nessun satellite sarà messo a rischio in questa prova) o perlomeno a proseguire fino all’accensione del secondo stadio, il volo inaugurale vedrà, per la prima volta, un triplice tentativo di recupero. I due booster cercheranno di far  ritorno, quasi in simultanea, alla zona di atterraggio di Cape Canaveral, mentre il core scenderà verso la chiatta OCISLY, nell’Atlantico.

In definitiva è difficile non condividere le motivazioni con cui il fondatore di SpaceX, tra il serio e il faceto, invitava il pubblico a non mancare a Cape Canaveral il giorno del lancio: comunque andrà “è garantito che sarà eccitante”.

Fonte: Astronautinews  

(C) Associazione ISAA – Licenza CC BY-NC PLUS

Esobiologia, la base della vita

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di Oliver Melis

Il carbonio è l’elemento alla base di tutte le forme di vita presenti sul nostro pianeta. La struttura portante della vita come la conosciamo è costituita da atomi di carbonio. Questo elemento però non potrebbe essere l’unico a formare tale struttura portante e l’esobiologia, la scienza che studia l’evoluzione della vita sulla Terra e come potrebbe evolversi in altri mondi, ha ipotizzato la possibilità che altri elementi formino la base per una vita di tipo diverso da quella che si è evoluta sulla Terra.

Nonostante Il carbonio sia un componente fondamentale alla base della vita sulla Terra e di tutti i sistemi viventi conosciuti e senza di esso la vita come la conosciamo non esisterebbe, ci sono oggi tanti astronomi che cominciano a pensare che nell’universo possano essersi sviluppate forme di vita basata su una chimica non legata all’atomo del carbonio.

L’alternativa più concreta al carbonio potrebbe essere il silicio, elemento principale che compone la sabbia, anche se l’atomo di silicio non si presta a formare lunghe catene come il carbonio. Un’altro problema è l’idrogeno, altro componente fondamentale per la vita sulla Terra, che si unisce al silicio ma i composti che forma sono solubili in acqua.

Fino al 1998 sono state identificate varie molecole nello spazio interstellare, 84 sono basate sul carbonio e solo 8 sul silicio. E’ però possibile che composti al silicio possano essere biologicamente stabili in certe condizioni ambientali esotiche, o accoppiate col carbonio.

Anche il fosforo e l’azoto sembrano essere elementi alquanto promettenti che potrebbero, però, funzionare in un mondo con caratteristiche completamente diverse da quelle della Terra. In un’atmosfera costituita da ammoniaca, per esempio, piante basate su fosforo e azoto potrebbero emettere nell’atmosfera idrogeno al posto dell’ossigeno. Gli animali che occuperebbero un simile ecosistema potrebbero respirarlo e bruciare gli zuccheri emettendo fosforo e azoto. Sono stati analizzati anche altri elementi: arsenico, cloro, zolfo. che, tuttavia, per la loro scarsità e la loro alta reattività, non sembrano poter formare molecole stabili abbastanza complesse.

Nel 1959, il celebre astronomo e cosmologo di Cambridge Fred Hoyle, pubblicò un affascinante racconto di fantascienza dal titolo “La Nuvola Nera“, dove immaginava l’esistenza di una nuvola di polvere interstellare che muovendosi all’interno del Sistema Solare minacciava di distruggere la quasi totalità della vita sulla Terra, oscurando le radiazioni del Sole.

Gli scienziati però si accorgono che in realtà la nuvola di polvere è un organismo vivente intelligente e le particelle che lo compongono interagiscono tra di loro tramite segnali elettromagnetici.

Questo romanzo, seppur di fantasia, descrive una teoria scientifica in forma letteraria e, partendo da queste considerazioni, scienziati come Freeman Dyson, professore all’Istituto di Studi Avanzati di Princeton, nel suo saggio “La vita è analogica o Digitale?” suggerisce che una forma di vita analogica, come la Nuvola Nera di Hoyle, meglio si adatterebbe alle basse temperature, estraendo l’energia di cui ha bisogno dalla gravità, dalla luce delle stelle o acquisendo nutrienti chimici dalla polvere interstellare. Tale forma di vita potrebbe avere anche un cervello o un sistema nervoso costituito da una rete di segnali elettromagnetici in grado di veicolare informazioni e interagire con l’ambiente esterno.

Fantasia, certo, ma pur sempre uno spunto interessante per guardare con occhi diversi il mondo che ci circonda.

Fonte: Focus, Il navigatore curioso

Il bitcoin, sempre più speculativo, vola sopra quota 9000 dollari

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  • Nella giornata di ieri il bitcoin è, per la prima volta, stato scambiato sopra i 9.000 dollari
  • Il massimo storico è stato toccato nel pomeriggio quando il bitcoin ha raggiunto il picco di 9.481 dollari per un bitcoin, secondo i dati di Markets Insider.
  • L’imprenditore miliardario Mark Cuban ha dichiarato a Business Insider che il prezzo del bitcoin continuerà a salire fintanto che continuerà ad essere collezionato più uno strumento speculativo che una valuta.

Update 29/11/2017: Nel tardo pomeriggio di oggi il bitcoin ha sfondato anche la soglia degli 11 mila dollari.

Domenica pomeriggio a New York la valuta digitale era scambiata al massimo storico di $ 9.481 per un bitcoin, un aumento di oltre $ 1.000 dal prezzo di metà giornata di giovedì. Successivamente ci sono state alcune vendite dovute a prese di beneficio e la moneta virtuale ha chiuso la giornata a 9,343 dollari per un bitcoin.

Il rapido apprezzamento del Bitcoin sembra coincidere con un picco nella base di utenti di COINBASE, la più grande piattaforma che si occupa di compravvendita di criptovalute negli Stati Uniti.

Coinbase, l’azienda di San Francisco, ha aumentato il numero di utenti da 100.000 a 13,1 milioni da mercoledì a venerdì, secondo l’analisi di Alistair Milne, cofondatrice di Altana Digital Currency Fund. L’analisi è stata segnalata per la prima volta da CNBC sabato. Mentre viene scritto questo articolo sono oltre 13,3 milioni gli utenti registrati a Coinbase.

Nonostante il picco di prezzo della criptovaluta, uno dei più grandi investitori in bitcoin di Wall Street ha alzato il suo target di prezzo della moneta a $ 11.500. Tom Lee, managing partner e responsabile della ricerca di Fundstrat Global Advisors, si aspetta che il bitcoin raggiunga gli $ 11.500 entro la metà del 2018, quasi il doppio rispetto alla stima di $ 6.000 emessa ad agosto.

Lee è ottimista sul prossimo lancio dei bitcoin futures nel Chicago Mercantile Exchange, che molti pensano aumenterà la legittimità della criptovaluta, espandendo così la sua potenziale base di utenti. Gli analisti ritengono che i futures contribuiranno a smorzare la volatilità del bitcoin.

Mark Cuban si aspetta che il prezzo continui a salire

L’imprenditore miliardario Mark Cuban, che ha recentemente descritto l’ investimento in bitcoin come un Ave Maria, ha dichiarato a Business Insider che il prezzo continuerà a salire fintanto che bitcoin continuerà a funzionare più come moneta da collezione che come valuta. Insomma, finchè continuerà ad essere considerato uno strumento speculativo il valore del bitcoin continuerà a salire.

“Il numero di persone che aprono nuovi conti e acquistano bitcoin, anche solo in frazioni di bitcoin, è alle stelle”, ha affermato. “Quindi chi ne possiede non ha alcun vero motivo di vendere finché la domanda continua ad aumentare”.

Dal momento che l’elenco dei commercianti che accettano bitcoin è ancora relativamente piccolo, i titolari non hanno molti posti dove possono spendere le loro monete.

“Non possono spenderlo, così lo tengono”, ha detto Cuban.

Cuban si aspetta che il prezzo continui a salire.

I mercati potrebbero aspettare un po’ prima che gli investitori vendano per realizzare guadagni ma questo avverrà solo quando sarà chiaro che l’ascesa del valore del bitcoin comincerà a frenare.

Da un sondaggio condotto dalla LendEDU è emerso che l’investitore medio di bitcoin non pensa di vendere fino a quando la criptovaluta raggiungerà i $ 196.165, o 21 volte il suo valore attuale.

Fonte: Business insider; LendEDU

X-files sugli UFO: i casi desecretati ed i consigli della CIA su come gestire un avvistamento

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di Oliver Melis

Anche la CIA, tempo fa, ha pubblicato i suoi X-files che certamente hanno catturato l’attenzione di ufologi e appassionati. I files desecretati contengono casi di avvistamento UFO registrati in varie parti del mondo e raccolti dalla Central Intelligence Agency.

I documenti fanno parte di un vasto elenco di casi resi pubblici a partire dalla fine degli anni settanta e includono sia casi risolti definitivamente in maniera scientifica che casi non ancora risolti che rimangono perciò “UFO” nel senso stretto del termine, ovvero fenomeni non identificati, spesso per mancanza di dati e, quasi certamente, non relativi a fenomeni extraterrestri come qualcuno vorrebbe.

In occasione della trasmissione della nuova serie del telefilm X-Files, la CIA ha pubblicato 10 nuovi X-Files. Si tratta di una serie di casi verificatisi in diverse parti del pianeta e raccolti dalla Central Intelligence Agency nel periodo compreso tra il 1952 e il 1953.

La CIA ha anche pubblicato una sorta di DECALOGO PER UFOLOGI, istruzioni semplici e pratiche su come indagare il fenomeno (https://www.cia.gov/news-information/blog/2016/take-a-peek-into-our-x-files.html) per evitare di incorrere in errori grossolani. Di seguito i consigli degli esperti del controspionaggio americano su come trattare eventuali casi di avvisamento:

  • 1. Stabilire un gruppo che indaghi e valuti gli avvistamenti
  • 2. Decidere quali sono gli obiettivi della vostra indagine
  • 3. Consultare gli esperti
  • 4. Creare un sistema per gestire i resoconti in modo da organizzare i nuovi casi che arrivano
  • 5. Eliminare i falsi positivi
  • 6. Sviluppare metodi per identificare gli aerei comuni e altri fenomeni aerei spesso scambiati per UFO
  • 7. Esaminare la documentazione dei testimoni
  • 8. Condurre esperimenti controllati
  • 9. Raccogliere ed esaminare reperti fisici e forensi
  • 10. Disincentivare le segnalazioni fasulle.

Probabilmente questo semplice decalogo non basterà a risolvere il mistero degli UFO perché sempre sono sempre più numerosi casi si riversano in rete e per gli esperti, anche quelli più scettici, è sempre complicato e gravoso il compito di smascherare soprattutto le tante bufale che molti siti confezionano.

Di seguito, alla pagina del sito della CIA che vi linkiamo, “UFO, Fact or fiction?” l’elenco completo degli avvistamenti che la CIA ha desecretato.