venerdì, Gennaio 17, 2025
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UFO nell’arte: la bufala del disco volante ne “la Tebaide” di Paolo Uccello

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di Oliver Melis

Su molti siti web che si occupano di Ufologia compare un’immagine che però, volutamente, viene riportata solo in parte. L’immagine parziale in questione appartiene a un dipinto intitolato “Scene di vita eremitica” o “La Tebaide“, di Paolo Uccello. la riproduciamo qui in basso.

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L’opera raffigura scene di vita monastica dove possiamo osservare la Vergine, San Bernardo e un gruppo di monaci che offrono un sacrificio al crocifisso. Al centro vi è una grotta con San Girolamo assorto in preghiera innanzi a un altro crocifisso. Ancora, più in alto, San Francesco riceve le stimmate.

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La prima immagine, quella decontestualizzata mostra, secondo alcuni ufologi, quello che apparentemente sembra un “disco volante” con tanto di sbuffo che fuoriesce dalla parte posteriore a indicarne il movimento. Per alcuni appassionati è chiara la rassomiglianza dell’oggetto con un “moderno UFO” riportato nelle più svariate cronache che certamente non mancano.

In un articolo di Umberto Telarico pubblicato nel n. 8 di “Notiziario UFO” (1996) intitolato senza mezzi termini “L’UFO del pittore Paolo Uccello“, si può leggere che “al centro del dipinto (come a sottolineare l’importanza), su di una collina delimitata da una simbolica grotta rocciosa, è raffigurata un’altra crocifissione ai piedi della quale si trovano un orante ed un cagnolino e, ancora più in basso, alcuni cerbiatti. Ma quello che ci interessa maggiormente e che viene evidenziato nelle foto, staccato dalla collina per mezzo di un effetto prospettico, è un oggetto discoidale, sospeso a mezz’aria, sormontato da una cupola centrale. Esso e di colore rosso per cui risalta cromaticamente rispetto allo sfondo scuro. II movimento dinamico di tale corpo volante è magistralmente reso dall’artista per mezzo di piccoli tratti anch’essi di colore rosso vivo, simili a una “U” molto stretta, che rendono l’effetto di una virata repentina dell’oggetto in questione. È palese la notevole rassomiglianza tra la succitata forma volante a “cappello di prete” e quella del “disco volante” fotografato il 28 luglio del 1952 a Passaic nel New Jersey (USA), dal fattore George J. Stock.”

Ma invece di volare con la fantasia bisognerebbe dedicarsi alla storia dell’arte per riconoscere in quell’oggetto un cappello da cardinale (si vedono benissimo i cordoni con i fiocchi), infatti il personaggio inginocchiato è san Gerolamo (o Girolamo) che, si racconta, divenne eremita dopo aver rinunciato alla carica ecclesiastica.

La stessa scena venne dipinta da Pietro Vannucci, detto il Perugino, e in quella di Albrecht Bouts, anche qui compare il misterioso “cappello da cardinale“.

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Fonte: Ceifan

Gli eventi astronomici del 2018

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Saranno molti nel 2018 gli eventi astronomici imperdibili per gli amanti dell’astronomia. Da non perdere l’eclissi di Luna a luglio, occasione in cui la Luna rossa apparirà vicina a Marte.

La Luna e Marte

La Luna e Marte il 27 luglio saranno protagonisti di un incontro ravvicinato. Dopo due anni di attesa il pianeta rosso sarà al culmine della visibilità dalla Terra e ci apparirà accanto alla Luna che, sotto l’effetto dell’eclissi totale, si colorerà di rosso.

Dall’Italia potremo osservare la danza celeste tra la Luna e Marte per oltre un’ora. L’astrofisico Gianluca Masi, responsabile del Virtual Telescope, ha definito l’evento “una chicca assoluta, perfetta da fotografare“.

Ma questo non sarà l’unico spettacolo del 2018: l’anno che sta arrivando sarà speciale anche per le stelle cadenti e per le superlune.

Eventi astronomici da non perdere

Il 2018 inizierà subito con il fenomeno ormai noto come “la super Luna”. La notte tra il 1 e il 2 gennaio, infatti, il cielo sarà illuminato da una Luna piena che ci apparirà particolarmente grande essendo alla distanza minima della Terra.

Una seconda volta la super Luna si concederà il 31 gennaio: In quell’occasione l’eclissi di luna totale, la prima dell’anno, sarà visibile da Australia, Nord America, Estremo Oriente e Oceano Pacifico. L’eclissi di luna totale sarà invece visibile dall’Italia il 27 luglio.

Il 9 maggio e il 27 giugno Giove e Saturno raggiungeranno l’opposizione e si troveranno nel punto migliore per essere osservati.

Da metà giugno a inizio luglio saranno molti i pianeti visibili di notte: Mercurio e Venere si potranno osservare dopo il tramonto; mentre SaturnoGiove e Marte saranno gli ultimi a sorgere.

Venere sarà protagonista anche il 17 agosto quando raggiungerà il massimo dell’osservazione. Arriverà quindi il momento delle Perseidi, le celebri lacrime di San Lorenzo, il cui culmine sarà il 12 agosto quando offriranno i loro consueti effetti speciali, quest’anno non disturbate dalla luce della Luna.

Un periodo buono per le stelle cadenti sarà anche quello delle Geminidi di dicembre.

E, per finire, il 16 dicembre potrebbe essere visibile anche ad occhio nudo la cometa di Natale 46P/Wirtanen.

 

Diabete: un cerotto settimanale invece di iniezioni quotidiane di insulina

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Uno dei punti dolenti dell’attuale terapia per il diabete di tipo 2 sta nella necessità per il malato di monitorare dopo ogni pasto i livelli di glucosio nel sangue e nel doversi praticare una iniezione di insulina quando questi livelli salgono oltre i limiti. Si tratta di una pratica scomoda che obbliga il paziente a “pungersi” un dito più volte al giorno per stillarne una goccia di sangue sulla quale praticare il test per accertare il livello di glucosio.

Grazie al lavoro di un gruppo di ricercatori, presto milioni di diabetici potrebbero beneficiare di un nuovo strumento in grado di porre fine a questa scomoda pratica. Alcuni scienziati infatti hanno sviluppato un cerotto innovativo, da applicare settimanalmente, che stimolerebbe la produzione d’insulina del corpo controllando i livelli di zucchero nel sangue.

Ciò avverrebbe grazie a una sostanza naturale estratta da alcune alghe, unita ad agenti terapeutici, iniettata attraverso delle microsiringhe solubili.

Il cerotto sarebbe stato progettato per rilasciare i suoi ingredienti attivi più velocemente a seconda dei casi e rallentare o fermare il rilascio quando i livelli di glucosio sono stabili, controllando quindi i livelli di glucosio nel sangue indipendentemente dall’intervento del paziente.

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L’insulina è un ormone prodotto dal pancreas che permette al corpo di assorbire gli zuccheri (glucosati) dei carboidrati nel cibo che mangiamo.

Viene rilasciata per spostare il glucosio dal flusso sanguigno alle cellule dove questo può essere convertito in energia o conservato. Tuttavia, nel caso del diabete di tipo 2, la capacità del corpo di creare o usare l’insulina viene progressivamente a mancare. La maggior parte degli approcci odierni per regolare questo meccanismo nei malati preclude un rilascio costante di insulina, mentre questo nuovo approccio, basato su una tecnologia di rilascio “smart” consentirebbe di monitorare il livello di glucosio a più velocità.

Non sono ancora note le specifiche tecniche del cerotto ma si prevede possa entrare in commercio in tempi relativamente brevi.

Fonte: www.dailymail.co.uk

 

L’infinito e oltre: Trump ha grandi progetti per la NASA – ma è solo una fantasia?

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Gli ambiziosi progetti del Presidente USA lasciano molte domande senza risposta e il cauto ottimismo degli esperti è attenuato dalle riserve sui dettagli

Il mondo non è abbastanza per Donald Trump: ha dichiarato lo spazio “la prossima grande frontiera americana” e ha spiegato al Congresso che “lasciare orme americane su mondi lontani non sono un sogno troppo grande“.

All’inizio di questo mese, il presidente ha ordinato all’agenzia spaziale americana di tornare sulla luna. “Questa volta non solo pianteremo la nostra bandiera e lasceremo le nostre impronte ma stabiliremo le basi per un’eventuale missione verso Marte e, forse, un giorno, verso molti altri mondi ancora più lontani“, ha dichiarato al margine della firma delle nuove direttive per la NASA.

Potrebbe essere un passo significativo, quasi storico – se avrà un seguito“, ha detto John Logsdon, professore emerito alla George Washington University e fondatore dello Space Policy Institute. “ora bisogna vedere se saranno stanziati finanziamenti significativi per dare seguito alle intenzioni.”

Da anni, la Nasa lavora su una navicella idonea alla navigazione nello spazio profondo e allo Space Launch System, il razzo più potente che abbia mai sviluppato, con Marte come obbiettivo, sebbene il suo piano attuale includa un ipotetico pit stop nell’orbita lunare – il Deep Space Gateway, una stazione spaziale che potrebbe essere utilizzata come punto di appoggio per missioni nello spazio profondo o per l’atterraggio sulla superficie lunare. Casey Dreier, direttore della politica spaziale presso la Planetary Society, un gruppo afferente alla difesa, ha detto che la NASA può adattare i suoi piani per concentrarsi direttamente sull’atterraggio sulla luna, ma che “la politica spaziale è attualmente in continua evoluzione“.

Secondo Dreier: “Alla fine tutto si riduce a: cosa vogliamo ottenere tornando sulla Luna? Estrazione di acqua per ricavarne carburante per missili e un deposito di carburante. Sarebbe come costruire una stazione di servizio nel mezzo della natura selvaggia dell’Alaska prima di aver costruito una strada. Non esiste un modello commerciale preesistente sulla luna.”

In ogni caso, la NASA avrà una certa concorrenza: La Cina ha inviato sulla Luna tre sonde robotiche dal 2007 e ha già progetti per nuove missioni, mentre Moon Express, un’impresa privata americana che mira a vincere un premio di 30 milioni di dollari offerto da Google, ha già stabilito una data di lancio di un proprio lander nel 2018 e coltiva ambizioni minerarie per lo sfruttamento commerciale della Luna.

Ma gli aspiranti imprenditori spaziali hanno incontrato molti ostacoli normativi, come il Trattato sullo Spazio Esternofirmato nel 1967, secondo il quale nessun paese può rivendicare un corpo celeste e per il quale i governi devono sorvegliare le attività delle organizzazioni non governative nello spazio. Nel 2015, Obama ha firmato una legge che ha dato alle aziende private il “diritto di accedere alle risorse spaziali“, e, all’inizio di quest’anno, i membri del Congresso hanno proposto di creare un “Office of Space Commerce“. Ma per ora la legislazione, come nel caso dei progetti di estrazione di risorse mienrarie dagli asteroidi, non è allineata alla possibilità offerte dalla tecnologia.

Come Bush e Obama prima di lui, Trump ha incoraggiato le compagnie private a colmare le lacune. SpaceX e Blue Origin, di proprietà rispettivamente dei miliardari Elon Musk e Jeff Bezos, stanno sviluppando i propri vettori di lancio e programmi per il turismo spaziale. A febbraio, Musk ha annunciato che due cittadini privati ​​hanno acquistato i biglietti per un volo intorno alla luna nel 2018, sebbene SpaceX non abbia ancora mai tentato una missione con equipaggio o testato il suo razzo per il lancio nello spazio profondo “Falcon Heavy” Il cui primo volo di prova è fissato per gennaio. La portavoce della società di Musk ha rifiutato di fornire nuovi dettagli sulla missione della luna.

Il razzo SpaceX Falcon 9 con la navicella Dragon parte da Cape Canaveral all'inizio di questo mese.
Il Falcon 9, razzo riutilizzabile della SpaceX, con la navicella Dragon parte da Cape Canaveral all’inizio di questo mese. Fotografia: AP

Ma per realizzare i sogni occorrono i soldi ed è il Congresso Americano a fissare il budget della NASA, detiene la maggior parte del potere sulle ambizioni della Nasa.

Il budget attuale dell’agenzia si aggira intorno ai 19 miliardi di dollari all’anno – circa lo 0,5% della spesa federale, contro i 207 miliardi, adeguati ai costi attuali, spesi per il programma Apollo.

Ma mentre Kennedy, all’epoca, poteva fare appello al sentimento popolare per la guerra fredda, ora è davvero difficile per qualsiasi amministrazione, repubblicana o democratica, giustificare il finanziamento necessario alla corsa allo spazio.

Parte del problema è costituito dalle tempistiche: le missioni spaziali necessitano di anni tra progettazione e realizzazione tecnica. Anche se Trump ottenesse il via libera dal congresso e lo stanziamento dei fondi necessari, difficilmente la sua amministrazione vedrebbe uno sbarco umano sulla Luna o su Marte.

 

Trump ha cancellato una missione verso gli asteroidi, ma molti altri piani della Nasa sono ancora in essere. Missioni come il James Webb Space Telescope stanno progredendo verso l’operatività e la prossima estate l’agenzia spaziale americana lancerà un nuovo lander marziano, per studiare l’interno del pianeta, così come una navicella spaziale in grado di volare nell’atmosfera del sole. Ad agosto, un’astronave chiamata Osiris Rex dovrebbe abbordare l’asteroide Bennu per recuperare circa due once di materiale da riportare sulla terra.

Nel frattempo il telescopio spaziale Kepler sta ancora cercando nuovi pianeti, e le sonde Voyager e New Horizon stanno navigando attraverso i luoghi più lontani che l’umanità abbia mai esplorato. I sostenitori della scienza come Buzz Aldrin, il secondo uomo a camminare sulla luna, hanno continuato a premere il presidente per sostenere l’esplorazione spaziale.

“Verso l’infinito e oltre!” Ha detto Aldrin al presidente in giugno.

Insomma, agenzie governative o aziende private, sembra che il percorso sia ormai tracciato, non sarà oggi o domani ma la corsa allo spazio è ormai partita.

L’incidente di Atzec

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di Oliver Melis

Frank Scully, giornalista statunitense, nell’ottobre e novembre del 1949 pubblica un articolo in due parti su “Variety” dove racconta quanto gli era stato riferito su un crash UFO avvenuto nel nord-ovest del New Messico, al confine con l’Arizona. L’incidente si sarebbe verificato il 25 marzo del 1948 e il disco volante sarebbe stato recuperato dai militari ed esaminato da alcuni scienziati che avrebbero trovato all’interno i corpi degli occupanti, degli esseri di piccola statura. Ad informare Scully sarebbero stati due individui, uno dei quali sarebbe stato uno degli scienziati che avrebbero condotto le analisi sui resti e sugli umanoidi.

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Nel 1950 Scully pubblica “Behind the Flying Saucers“. Nel libro il giornalista racconta particolari inediti sul crash, rivelando le dimensioni del disco volante, costruito con un metallo resistente al calore. I militari, oltre al disco recuperato nel crash del New Messico ne avrebbero recuperato un secondo, caduto poco lontano, in Arizona. Gli umanoidi recuperati sarebbero stati 16. All’interno dei dischi ci sarebbero stati strani geroglifici e il tutto, sarebbe poi finito nella base aerea, la Wright-Petterson Air Force Base. Scully rivelò anche i nomi dei suoi due informatori: uno era un ricco uomo d’affari, Silas Newton, e l’altro era uno scienziato conosciuto come “il dott. Gee“.

La vicenda, a dire il vero fumosa, attira comunque l’attenzione di Philip Cahn, giornalista del San Francisco Chronicle, che si mette alla ricerca di possibili testimoni. Interrogati, gli abitanti delle zone interessate non furono in grado di fornire nessun elemento che confermasse la caduta degli oggetti e la presenza di militari. Le indagini di Chan non si fermarono, anzi, scoprì poi che lo scienziato di nome “Gee” si chiamava Leo Gebauer e insieme all’uomo d’affari Silas Newton avevano cercato di vendere, nella zona interessata ai crash, degli strumenti a loro dire, realizzati con tecnologia “aliena” utili per cercare oro, gas e petrolio. Il Newton, per convincere i potenziali acquirenti mostrava anche un pezzo di uno degli UFO precipitati. Chan riusci ad impadronirsi del frammento, scoprendo che era un pezzo di alluminio per pentole. Newton e gebauer erano riusciti a truffare diverse persone che grazie all’articolo che Chan pubblicò su True nel 1952 vennero allo scoperto e denunciarono i due che nel 1953 finirono in galera.

Scully continuò a pubblicizzare il crash nonostante l’evidente falsità della storia tornando a parlare della vicenda nel libro “In Armour Bright” pubblicato nel 1963, dove affermava la credibilità del crash, posizionandolo vicino Aztec; da allora la storia è stata denominata “incidente UFO di Aztec“.

Il racconto ha molti punti in comune con il caso del crash di Roswell, il caso che ha assunto una dimensione mai raggiunta prima da nessun caso ufologico dove svariati testimoni di seconda o terza mano hanno raccontato una storia che ha spaccato il mondo dell’ufologia, soprattutto dopo l’uscita delle presunte autopsie, poi rivelatesi una bufala, che hanno contribuito a screditare la vicenda partita da un articolo sensazionalistico e ripescata 30 anni dopo.

La vicenda di Atzec torna alla ribalta nel 2011 quando viene alla luce un documento, datato 22 marzo 1950, redatto da un agente dell’FBI, tale Guy Hottel, indirizzato al capo dell’organizzazione, Edgar Hoover. Nel documento, successivamente chiamato “Memo Hottel“, l’agente informava Hoover che in Nuovo Messico erano caduti tre dischi volanti e al loro interno erano stati ritrovati i corpi di alcuni umanoidi, di bassa statura.

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Per gli ufologi il documento era una prova dell’autenticità dell’incidente di Aztec, ma ci sembra strano che un documento del genere non fosse stato classificato come segreto. Successivamente è stato scoperto che il cosiddetto “Memo Hottel” in realtà è il racconto di un articolo pubblicato sul The Wyandotte Echo, quotidiano di Kansas City; l’articolo è a sua volta basato sul racconto di un commerciante locale di automobili al direttore di una stazione radio locale.

Insomma, un altro tentativo di dare credibilità a una storia finita e screditata, come spesso succede in ambito ufologico.

Il Pentagono conferma indagini sul fenomeno UFO

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di Oliver Melis

E’ di poche ore fa la notizia che anche il Pentagono si sarebbe occupato di UFO attraverso la creazione di un programma iniziato nel 2007 e ufficialmente concluso nel 2012. A rivelarlo è stato il New York Times che ha anche dichiarato che il programma, un finanziamento di 22 milioni di dollari, inserito in un budget di 600 miliardi di dollari all’anno è stato praticamente invisibile almeno fino ad oggi.

Il programma è stato svelato dopo una richiesta dell’agenzia Reuters e, come scrive il quotidiano, “L’Advanced Aviation Threat Identification Program si è concluso nel 2012”, almeno secondo quanto dichiarato dalla portavoce del Pentagono Laura Ochoa in un’email in cui viene spiegato che, nel frattempo, erano sopraggiunte altre priorità.

Il programma, che tradotto significa più o meno “Programma avanzato per l’identificazione delle minacce aerospaziali” venne inizialmente finanziato su richiesta del Senatore Harry Reid, sollecitato dal suo amico Robert Bigelow, noto per la sua omonima società che realizza “moduli gonfiabili per lo spazio” (uno di questi moduli è tutt’ora agganciato alla ISS) lo stesso Bigelow crede fermamente che gli alieni abbiano preso contatto con il nostro pianeta da tempo.

A dirigere il programma è stato chiamato Luis Elizondo, un funzionario dell’intelligence militare degli Stati Uniti dimessosi nell’ottobre del 2017 per protestare contro la segretezza del Governo sul problema UFO che ha parlato di diversi episodi di avvistamento da parte dei militari di fenomeni aerei che per ora non hanno una spiegazione sotto l’aspetto scientifico e non sembrano derivare da tecnologia terrestre.

Le indagini del Pentagono, se pur classificate, non erano segrete e nonostante la dichiarazione della chiusura, alcuni sostengono che il programma sia ancora attivo nonostante il blocco dei finanziamenti. La Difesa avrebbe continuato ad indagare su alcuni casi che vedrebbero al centro alcuni militari.

L’avvio del programma sembra essere dovuto all’avvistamento nel pacifico da parte di alcune unità di pattugliamento di alcuni fenomeni che non potevano essere catalogati come conosciuti e questo ha fatto riaccendere l’interesse di tanti appassionati del fenomeno UFO che hanno colto la palla al balzo per fare le solite illazioni su una possibile presenza aliena sulla Terra.

Fonte: Focus, Ansa.

Un rover cercherà acqua sulla Luna

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Proprio mentre il presidente Donald Trump firmava una direttiva per la NASA finalizzata al ritorno degli Stati Uniti sulla Luna, una squadra di ricercatori della NASA ha messo a punto un progetto tranquillo per inviare sul nostro satellite un rover senza pilota.

Il progetto è stato avviato tre anni fa, quando diversi centri della NASA, tra cui il Johnson Space Center, hanno intrapreso una ricerca per saperne di più sulla disponibilità di acqua sulla Luna. Se sulla Luna vi fosse abbastanza acqua e fosse possibile raccoglierla con una certa facilità, potrebbe essere utilizzata per creare combustibile per razzi e supporto vitale per astronauti.

Il risultato degli sforzi dei ricercatori è il Resource Prospector: un rover di 6 metri quadrati dotato di un trapano e un mini laboratorio di scienze costruiti per trovare ed elaborare l’acqua sulla luna. “La nostra missione consiste nel compiere il prossimo passo verso la ricerca dell’acqua sulla luna“, ha detto Bill Bluethmann, responsabile dello sviluppo del rover al Johnson Space Center.

La settimana scorsa, riferendosi alla sua nuova direttiva, Trump ha dichiarato: “Questa volta non solo pianteremo la nostra bandiera e lasceremo la nostra impronta, ma stabiliremo le basi per un’eventuale missione su Marte e forse un giorno su molti altri mondi“. Al lancio del rover mancano ancora almeno 5 anni ma Bluethmann ha dichiarato che se il nuovo corso federale aiuterà a far volare il rover più in fretta “Ne saremo lieti ed emozionati“.

Una scoperta lunare

Nel novembre 2009, la NASA fece un annuncio che cambiò radicalmente le prospettive sulla Luna: era stato individuato un deposito di acqua ghiacciata in un cratere lunare permanentemente oscurato.

Molti nella comunità scientifica avevano sempre pensato che la luna fosse un luogo arido e desolato ma i dati inviati a terra dal satellite NASA Lunar Crater Observation and Sensing ci hanno dimostrato il contrario. In seguito a questa scoperta, nel 2014 la NASA cominciò a sviluppare un rover capace di individuare e recuperare l’acqua sulla Luna.

Con un budget di 250 milioni di dollari la progettazione del rover è avanzata rapidamente ed ora si sta entrando nella fase di realizzazione. Il rover utilizzerà una tecnologia di mappatura per individuare le aree della Luna ove sia presente la maggior quantità di idrogeno. In queste zone il rover effettuerà perforazioni fino ad un metro di profondità e verranno prelevati blocchi di suolo che saranno successivamente analizzati all’interno del rover. Qui il terreno verrà pesato e riscaldato e l’acqua verrà catturata e stivata sotto forma di vapore.

La missione è prevista per il lancio tra il 2022 ed il 2023 ed il suo successo potrebbe essere una svolta per la progettazione di future missioni verso lo spazio profondo.

Se si trova abbastanza acqua, l’idrogeno che se ne potrebbe ricavare verrebbe usato per fornire carburante ai razzi destinati a Marte mentre l’ossigeno fornirebbe supporto vitale per gli astronauti. L’acqua lunare potrebbe rendere non solo più facili i viaggi spaziali ma li renderebbe anche più economici.

Il lancio di 1 sterlina fatta in qualsiasi materiale nello spazio costa migliaia di dollari“, afferma il sito web della NASA. “Un solo gallone d’acqua pesa più di 8 chili, quindi la capacità di generare acqua, aria e carburante nello spazio potrebbe rappresentare un enorme risparmio sui costi per le future missioni nello spazio profondo.

Questa possibilità ha attirato l’interesse di di molti produttori commerciali.

Penso che il mondo commerciale sia molto interessato a ciò che Resource Prospector potrebbe scoprire sulla natura delle risorse lunari“, ha detto Andrews. “Se fossero abbastanza accessibili e si trovassero modi economicamente validi per estrarle, si potrebbe letteralmente aprire un nuovo mercato“.

La missione del rover dovrebbe durare un intero giorno lunare: circa due settimane terrestri.

‘Marte e oltre’

Il rover lunare potrebbe ottenere maggiore spinta sotto l‘amministrazione Trump, visto il rinnovato rinnovato interesse espresso per l’esplorazione lunare umana, un interesse che lo scorso 11 dicembre ha portato il presidente Trump a firmare la direttiva sulla politica spaziale 1, esortando la NASA a riportare gli americani sulla luna.

La direttiva “segna un passo importante nel riportare gli astronauti americani sulla Luna per la prima volta dal 1972 per l’esplorazione e per stabilire una presenza a lungo termine“, ha detto Trump.

 

Nel 1993 era stato sciolto il consiglio creato per coordinare le politiche tra la NASA e altre agenzie coinvolte nello spazio ma, la scorsa estate, Trump lo ha ricostituito con un ordine esecutivo.

Torneremo sulla Luna con gli astronauti americani, non solo per lasciare impronte e bandiere, ma per costruire le fondamenta di cui abbiamo bisogno per mandare gli americani su Marte e oltre“, ha detto il vicepresidente Pence, secondo il Times.

 

Ritrovate in Vaticano due opere di Raffaello dopo 500 anni

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Due dipinti del maestro rinascimentale Raffaello sono stati scoperti durante la pulizia e il restauro di una stanza all’interno dei Musei Vaticani.

Gli esperti ritengono che siano le sue ultime opere prima della morte, avvenuta prematura, intorno ai 37 anni, nel 1520: “È una sensazione incredibile“, ha detto il capo restauratore del Vaticano per il progetto, Fabio Piacentini.
Sapere che queste sono probabilmente le ultime cose che ha dipinto, ti fa quasi sentire presenza del maestro.”
Le due figure femminili, una raffigurante Giustizia e l’altra Amicizia, furono dipinte da Raffaello intorno all’anno 1519, ma morì prima che potesse finire il resto della stanza. Dopo la sua morte, altri artisti finirono il muro e i due dipinti di Raffaello furono dimenticati.

Gli indizi

Nel 1508, Raffaello fu incaricato da papa Giulio II di dipingere i suoi appartamenti privati. L’artista completò tre stanze, conosciute oggi come “stanze di Raffaello“, con famosi affreschi come la Scuola di Atene.
Quindi iniziò i piani per la quarta stanza, la più grande dell’appartamento, una sala per banchetti chiamata Sala di Costantino. Il suo progetto era quello di dipingere la stanza usando l’olio, piuttosto che la tecnica tradizionale dell’affresco.
Un antico libro del 1550 di Giorgio Vasari, “Vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti“, attesta che Raffaello iniziò a lavorare su due figure in un nuovo esperimento con l’olio. Quell’indizio è stata la chiave della scoperta. Quando i restauratori hanno iniziato l’opera di ripulitura delle pareti della Sala di Costantino nel 2017, si sono resi conto che due figure femminili erano dipinte ad olio, mentre per il resto della stanza era stata usata la tecnica dell’affresco.
Una serie di foto agli ultravioletti ed agli infrarossi hanno poi confermato i sospetti di studiosi: nelle due figure la pittura ad olio è chiaramente visibile e per un occhio esperto la mano di Raffaello nell’opera è evidente.

La pennellata

Il restauratore del Vaticano, Fabio Piacentini, afferma che è evidente il disegno a pennello tipico di Raffaello: “Il modo in cui il pennello si muove“, spiega Piacentini, “anche la sottigliezza della punta dei pennelli usata per creare piccoli ciuffi di capelli“.
Raffaello utilizzò anche insolite sfumature di colore, che sono emerse durante la pulizia, secondo Piacentini. Il fatto che non ci sia alcun segno su queste due figure di un disegno preparatorio al di sotto è un altro segno della mano del maestro, dice.

Un dettaglio dei dipinti scoperti.

Un dettaglio dei dipinti scoperti. Credits: CNN
Il responsabile dei Musei Vaticani, Barbara Jatta, ha affermato che il restauro delle opere di Raffaello e dell’intera stanza andrà avanti almeno fino 2022: “È uno dei progetti più importanti degli ultimi decenni a parte la Cappella Sistina.”
Anche se è improbabile che ci siano altri capolavori nascosti sui muri del Vaticano, i restauratori e gli studiosi del Museo tengono sempre gli occhi aperti: “Questa è la cosa bella dei diversi progetti“, dice Jatta. “Stiamo ancora cercando … non finisce mai.

Il conto

Il restauro dei due Raffaello riscoperti e del resto della Sala di Costantino in Vaticano durerà fino al 2022 e costerà 2,7 milioni di euro.
Gran parte di questa spesa, finora, è stata coperta dal capitolo di New York dei Patroni dell’Arte Vaticana, afferma Barbara Jatta. I Patroni sono un gruppo speciale di donatori, principalmente dagli Stati Uniti, ma anche dall’Europa e sempre più dall’Asia, che sostengono il restauro dell’arte in Vaticano.
Produciamo un libro dei desideri ogni anno“, afferma Barbara Jatta, “ciò significa progetti importanti in corso, condividiamo idee con loro“.
Queste persone possono diventare mecenati dell’arte vaticana per una quota associativa annuale di 600 dollari. Possono quindi adottare progetti speciali di restauro presi dal libro dei desideri dei Musei Vaticani e contribuire al restauro e alla salvaguardia del patrimonio artistico vaticano e mondiale.

L’annuncio della NASA: il nostro sistema solare non è più quello con il maggior numero di pianeti

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L’aspetto più interessante, però, è stata la rivelazione che i nuovi pianeti sono stati individuati attraverso l’analisi dei dati forniti da kepler attraverso una rete neurale di autoapprendimento per intelligenza artificiale creata da Google.

La NASA ha trovato sistema solare straordinariamente simile al nostro a più di 2500 anni luce di distanza. Utilizzando il sistema di autoapprendimento per intelligenza artificiale messo a  punto da Google per interpretare l’enorme massa di dati messi a disposizione da Kepler, è stato individuato un ottavo pianeta nel sistema Kepler-90. Questa scoperta toglie al nostro sistema solare il record di essere il sistema stellare con il maggior numero di pianeti e fa ritenere che anche altre stelle abbiano una corte di pianeti finora non individuati che sarà possibile identificare con il sitema di autoapprendimento di Google. Prima dell’annuncio della NASA, online si erano rincorse le solite voci che speculavano sulla possibilità che la conferenza stampa avrebbe potuto riguardare la scoperta di alieni.

Lo sviluppatore di Google Christopher Shallue e Andrew Vanderburg dell’Università del Texas di Austin hanno utilizzato una rete neurale – un tipo di apprendimento automatico che imita le connessioni tra i neuroni di un cervello – per cercare nuovi pianeti nei vecchi dati di Kepler. Hanno addestrato il loro algoritmo su 15.000 segnali che erano già stati esaminati da scienziati umani e etichettati come esopianeti reali o meno.

Di solito, i potenziali pianeti extrasolari devono essere esaminati da ricercatori umani per capire se esistono veramente. Ma Keplero ha raccolto troppi dati per consentire agli scienziati di setacciarli tutti manualmente e la rete neurale ha dimostrato di essere molto più veloce.

 “Il modello di apprendimento automatico è semplicemente in grado di analizzare più dati di quanto sarebbe ragionevolmente possibile aspettarsi che gli esseri umani siano in grado di guardare“, ha detto Shallue in una conferenza stampa. Secondo quanto dichiarato, il modello ha impiegato circa 2 ore per analizzare i 15.000 segnali del set di dati di test.
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Il sistema Kepler-90 sembra molto simile al nostro – Centro ricerche NASA / Ames / Wendy Stenzel

Quando è stato applicato a un set di dati raccolti da Kepler su 670 stelle, il modello ha trovato due nuovi pianeti. Uno, chiamato Kepler-80g, orbita attorno a una stella a circa 1100 anni luce di distanza che ha altri 5 pianeti. L’altro, Kepler-90i, è l’ottavo pianeta nel suo sistema.

Kepler-90i non è un posto in cui mi piacerebbe visitare“, ha detto Vanderburg. “Il pianeta sembra essere piccolo e roccioso, probabilmente senza una spessa atmosfera. A causa della sua orbita vicino alla sua stella, la superficie di questo mondo può raggiungere temperature fino a 425 ° C.

Tutti i pianeti attorno alla stella Kepler-90 orbitano più vicino di quanto faccia la Terra al sole. Più vicino alla stella ci sono due pianeti leggermente più grandi della Terra, quindi Kepler-90i, che è il pianeta più piccolo del sistema, seguito da tre mondi un po’ più piccoli di Nettuno e due giganti gassosi. Il setup è simile al nostro , quindi può aiutarci a capire se il modo in cui si formano i pianeti nel nostro sistema solare è comune.

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Troppo vicini per essere confortevoli – Centro ricerche NASA / Ames / Wendy Stenzel

È anche possibile che il sistema abbia ulteriori pianeti più distanti, dal momento che Kepler ha analizzato solo l’area più vicina alla stella.

Per concludere, passando ad un’altra notizia, il progetto Breakthrough Listen – un programma da $ 100 milioni per cercare civiltà oltre la Terra – ha cercato eventuali segnali radio emessi dall’asteroide interstellare  Oumuamua. Dopo aver esaminato un quarto dei dati raccolti, non è stato individuato alcun segnale che suggerisca presenza di vita aliena sull’asteroide.

Ermete Trismegisto e l’ermetismo

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di Guido Del Giudice per Ereticopedia

I testi del Corpus Hermeticum e dell’ermetismo hanno una storia complessa. Le teorie ermetiche risalgono all’epoca dei Tolomei (II secolo a.C.), fiorite probabilmente in ambiente alessandrino. La loro sistemazione scritta tuttavia va dal I secolo al III secolo d.C. L’ermetismo venne discusso da filosofi pagani e cristiani, influenzando sia le filosofie tardo-antiche e sia il nascente cristianesimo.
Il cristianesimo cercò di combattere le dottrine ermetiche dichiarandole eretiche. Infine nel VI secolo sembra che la letteratura ermetica si sia perduta nel nulla. Poi nel XI secolo Michele Psello, erudito bizantino, fa risorgere la tradizione ermetica e il Corpus Hermeticum. Con Psello, si può ritenere conclusa la formazione del corpus che giungerà in Occidente nel 1460.
I dialoghi ermetici vengono presentati come delle rivelazioni di Ermete Trismegisto (Ermete tre volte grande) agli uomini, riguardo la natura divina, l’antropogonia, la cosmogonia, l’escatologia, la filosofia religiosa ed altro.
I personaggio dei testi ermetici, oltre a Ermete stesso, sono Iside, Aslepio, Ammone, Horus, il figlio di Iside e Agathos Daimon (che corrisponde a Kneph). Inoltre soltanto nei dialoghi ermetici appaiono personaggi come Poimandres, Tat e il sacerdote Bitys. Questi dialoghi sono naturalmente ambientati in Egitto. La figura di Ermete Trismegisto è estremamente interessante: Ermete fu identificato dai greci con il dio egiziano Thot (dio egizio Lunare della scrittura). Questa identificazione risale almeno ad Erodoto ed è presente in Platone nel “Fedro” (con il mito di Theut) e nel “Cratilo”. Sappiamo quindi che Ermete e Thot erano associati all’invenzione della scrittura, alla medicina, al regno dei morti, alla capacità inventiva, alla frode e all’inganno.
Inoltre sia Thot che Ermete avevano un ruolo demiurgico. I greci vedevano l’Egitto come la terra della conoscenza perduta di un tempo estremamente remoto, quindi il fatto di possedere in lingua greca scritti composti dallo stesso dio Thot (Ermete), dava prestigio ai testi e conferiva loro importanza.
Chiaramente testi scritti dallo stesso dio della conoscenza erano qualcosa di incredibilmente importante e sacro. Una tradizione mitologica dice che l’Ermete dei testi del corpus era nipote del vero Ermete Trismegisto e aveva tradotto dagli originali egiziani gli scritti di suo nonno. Quindi se pensiamo che tutto ciò sia storico il “vero Ermete” sarebbe vissuto poco prima dell’arrivo dei Greci di Alessandro Magno in Egitto. Ma credo proprio che dietro alla figura di Ermete e delle arcane conoscenze dell’Egitto ellenistico, ci sia qualcosa di più importante. Probabilmente esisteva una sorta di setta che custodiva i segreti di Thot, ma allora qual’era la fonte principale delle conoscenze ermetiche? Lo stesso dio? E quando erano nate queste conoscenze?
Ipotizzando che il dio Thot fosse un uomo di eccezionali capacità che alla sua morte fosse stato divinizzato, lo potremmo collocare ai tempi del regno di Osiride. Osiride era a capo di un gruppo di superstiti di Atlantide e delle sue colonie diretti in Egitto circa nel 10000 a.C. Thot-Ermete, secondo Diodoro Siculo, era un grandissimo scienziato che aiutò Osiride nell’opera civilizzatrice in Egitto.

Ecco cosa dice Diodoro nella sua Biblioteca Storica (libro I, 15-16): “Tra tutti – aggiungono – Osiride teneva nel più alto grado di considerazione Ermes, perché fornito di naturale sagacia nell’introdurre innovazioni capaci di migliorare la vita associata.
Secondo la tradizione, infatti sono opera di Ermes l’articolazione del linguaggio comune, la denominazione di molti oggetti fino ad allora privi di nome, la scoperta dell’alfabeto e l’organizzazione dei rituali pertinenti agli onori e ai sacrifici divini. Egli fu il primo ad osservare l’ordinata disposizione degli astri e l’armonia dei suoni musicali secondo la loro natura; fu l’inventore della palestra e rivolse le sue cure allo sviluppo ritmico del corpo umano. Inventò anche la lira con tre corde fatte di nervi, imitando le stagioni dell’anno: adottò infatti tre toni, acuto, grave, medio, in sintonia rispettivamente con estate, inverno, primavera.
Anche i Greci furono da lui educati nell’arte dell’esposizione e dell’interpretazione, vale a dire l’arte dell’ermeneutica, e per questa ragione gli hanno dato appunto il nome di Ermes. In generale Osiride ebbe in lui il suo scriba e sacerdote: a lui comunicava ogni questione e ricorreva al suo consiglio nella stragrande maggioranza dei casi. Invece di Atena, come credono i Greci, sarebbe stato Ermes a scoprire la pianta dell’ulivo.”
Come si può capire Ermes era il “factotum” di Osiride.
Ermes svolse ogni genere di mansione e tentò di portare un po’ di ordine nel disordine generale causato dalla fine della civiltà. Probabilmente Thot aveva lasciato dei testi dove cercava di preservare il suo sapere, che sono stati tramandati di generazione in generazione, forse, fino all’epoca ellenistica, certamente estremamente diversi dagli originali.

Bibliografia

  • Ermete Trismegisto, Corpus hermeticum, con testo greco, latino e copto, a cura di Ilaria Ramelli, Bompiani, Milano 2005
  • Garth Fowden, The Egyptian Hermes: a historical approach to the late pagan mind, Princeton University Press, Princeton 1986
  • André-Jean Festugière, La révélation d’Hermès Trismégiste, 4 voll., Les Belles Lettres, Paris 1950–1954
  • Antoine Faivre, The Eternal Hermes: From Greek God to Alchemical Magus, Phanes Press, Grand Rapids (Michigan) 1995
  • Giulia Sfameni Gasparro, Gnostica et Hermetica. Saggi sullo gnosticismo e sull’ermetismo, Edizioni dell’Ateneo, Roma 1982
  • Jean-Pierre Mahé, Hermès en Haute-Égypte, 3 voll., Les Presses de l’Universite Laval, Quebec (Canada) 1971-1978
  • Frances A. Yates, Giordano Bruno e la tradizione ermetica, Laterza, Bari 1969

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