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Area 51, tra mito e realtà

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L’area 51 è una della basi militari più segrete e del pianeta e, proprio a causa delle ipotesi e dei misteri che ne circondano l’esistenza, al pari di altre località simili, è fonte di dicerie, teorie e leggende metropolitane, in particolare, il filone dell’ufologia complottista vedrebbe in questa base la centrale operativa di una presunta agenzia governativa, il Majestic 12, che istituita nel 1947 dal presidente Truman, avrebbe ormai trasceso il suo scopo istituzionale e servirebbe un supposto governo ombra degli Stati Uniti, governo ombra impegnato in indicibili accordi con svariate razze aliene.

Questa base militare super segreta ha finito per colpire tanto la fantasia popolare da essere diventata protagonista di film hollywoodiani come, ad esempio, Indipendence day o di molte puntate di serie televisive come, ad esempio, Stargate, finendo per fornire ulteriore materiale ad appassionati e complottisti che, speculando sulle vicende di questi films e telefilms, sono riusciti ad accrescere l’aura di mistero ed incertezza intorno alla base stessa.

area51controlliSecondo tanti ufologi e appassionati di misteri, in questo luogo sarebbero nascosti i resti degli UFO recuperati nei vari incidenti che, secondo la narrazione complottista, sarebbero avvenuti in varie parti degli USA, a cominciare dall’UFO crash di Roswell, dove sono a disposizione degli scienziati impegnati in progetti di retroingegneria atti a comprenderne il funzionamento per riprodurne i sistemi di produzione di energia e propulsione.

Ufficialmente, l’Area 51 è una sezione del poligono nucleare ed areonautico di Nellis, una vasta zona militare che si estende nel deserto del Nevada a circa 150 km da Las Vegas; è situata nel letto del Groom Lake, un lago asciutto da tempo, ed è conosciuta anche con altri nomi, Dreamland, Watertown, The Rach e Skunkworks.
Questo complesso viene utilizzato fin dal 1954, e l’aeronautica militare vi ha condiviso con la CIA diverse strutture sotterranee fino al 1972.

In realtà l’Area 51 è stata spesso utilizzata per sviluppare e realizzare progetti segreti, testandone poi i prototipi. In questo luogo, per esempio, hanno preso il volo, per la prima volta, i ricognitori strategici U-2 e SR-71 Blackbird, forse anche i primi prototipi dei cacciabombardieri STEALTH F-117A e, secondo alcune voci di corridoio, si starebbe ora lavorando al nuovo ricognitore chiamato “Aurora” che raggiungerebbe velocità dell’ordine di svariati Mach. Questi progetti vengono citati negli ambienti ufologici come il prodotto di ricadute tecnologiche dovute all’ingegneria inversa applicata a presunte macchine volanti extraterrestri nascoste e studiate in alcuni hangar del complesso.

l’Area 51 è raggiungibile percorrendo strade sterrate apparentemente abbandonate. Nel 1984, allo scopo di scoraggiare l’osservazione della base da parte di curiosi, i militari sequestrarono circa 89.600 acri di terreno pubblico attorno la base militare ma, nonostante l’espresso divieto di avvicinarsi, restano numerosi gli appassionati e i curiosi che si avventurano nella zona fino ad arrivare a pochi metri dalle barriere metalliche, costringendo i militari a presidiare l’area pattugliandola con gruppi armati a bordo di fuoristrada bianchi, cosa che ha colpito la fantasia dei complottisti che ne hanno attribuito l’appartenenza a qualche corpo speciale non ufficiale.

Tutta questa segretezza sarebbe la prova che l’Area 51 protegge segreti indicibili. Come al solito la realtà è ben diversa: provate ad avvicinarvi ad una qualsiasi zona militare ad accesso limitato senza averne l’autorità e poi raccontate cosa succede. Se è vero che in Area 51 vengono sviluppati e testati velivoli ultrasegretri, il minimo che può capitare è che le autorità ne scoraggino l’avvicinamento con ogni mezzo.

Se l’area 51 è un posto così segreto, come mai lo si può osservare in foto satellitari che ne mostrano l’estensione? Quando e perchè si iniziò ad attribuirgli questo mistero?

Negli anni ’80, Dave L. Dobbs, giornalista ed ufologo di Cincinnati (Ohio), ricevette una lettera da un radiotecnico, tale Mike Hunt. Egli fu tra i primi che associarono le attività dell’Area 51 e gli UFO.

Hunt sosteneva di aver lavorato nel complesso nei primi anni ’60 per conto della Commissione Atomica Statunitense e di aver saputo che un UFO vi sarebbe stato trasportato dalla base aerea di Edwards, in California. Secondo le sue fonti il progetto era denominato “Project Red Light” e doveva occuparsi dello studio della propulsione di almeno tre UFO catturati, cercando di capirne il funzionamento partendo da un prodotto finito e cercando di capire in quale modo gli UFO venivano costruiti. Inoltre dovevano studiare l’anatomia e la fisiologia degli alieni, almeno due, in possesso del governo USA. Altri fecero dichiarazioni più o meno simili ma sempre poco o per nulla credibili.

Un altro personaggio che divenne noto negli anni seguenti era Bob Lazar, un presunto fisico nucleare che raccontò di aver lavorato in una sezione dell’area 51 che si occupava di capire il funzionamento dei propulsori dei dischi volanti.

Lazar nel 1989 raccontò la sua storia in una nota trasmissione televisiva americana, dicendo una serie di cose incredibili sulle reali attività dell’Area 51, dove avrebbe lavorato dal 1988.

Dichiarò di aver studiato il modo in cui gli alieni viaggiavano nello spazio: utilizzando reattori alimentati con un elemento detto “elemento 115” dotato di caratteristiche particolari, grazie alle quali riusciva a piegare lo spazio tempo generando una sorta di curvatura che spingeva la nave a velocità superiori a quelle della luce. Teorie e racconti, però, non provati in alcun modo e che non spiegano perché le forze armate americane continuino a usare mezzi e motori convenzionali.

autopsia
Autopsia alieno

A forza di rivelazioni da parte dei soliti bene informati, all’inizio degli anni novanta il mondo venne a sapere, grazie alla televisione, che gli alieni erano giunti sulla Terra decenni prima ma che il loro viaggio interstellare era finito in uno schianto che fece la fortuna di chi entrò in possesso dei filmati dove rottami e corpi mutilati facevano bella mostra di sé.

Guarda caso, la possibilità di vendere a peso d’oro alla TV e ai giornali filmati e fotografie che mostravano presunte autopsie di presunti alieni fece nascere una nuova professione: quella del ricercatore indipendente impegnato a battersi per ristabilire la verità di fronte alle menzogne dei governi, figura che, con l’avvento di internet, ha cominciato a proliferare nei campi più disparati del complottismo, guadagnando con poca fatica soldi grazie alla vendita di fantasiosi ebooks, click sui banner delle pagine web, visualizzazioni di filmati su you tube e, non ultima risorsa, raccolte di fondi per finanziare questa o quella pseudoricerca ai danni di creduloni ed ignoranti.

L’Area 51 è sempre là, potete visualizzarla su google maps e su google Earth, se vi capitasse di vedervi decollare o atterrare un UFO, fateci un fischio.

Il complotto per insabbiare il fenomeno UFO: il Majestic 12

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di Oliver Melis per Reccom Magazine

Il Majestic 12 è un documento composto da dieci pagine, con timbro “Top Secret” che ha come oggetto il Progetto Aquarius che istituiva un gruppo di studio relativo al fenomeno UFO.

A dirigere il Majestic era un gruppo segreto formato da 12 membri, politici, militari e scienziati degli Stati Uniti che per decenni avrebbero studiato, in totale segretezza, i rapporti UFO e i relativi crash di dischi volanti. Il gruppo, voluto dal presidente Harry Truman, secondo molti ufologi e complottisti fu creato per insabbiare le prove della presenza aliena nei cieli della Terra che, se fosse diventata di dominio pubblico, avrebbe destabilizzato il sistema a tutti i livelli.

Il Progetto Aquarius aveva il compito raccogliere tutte le informazioni scientifiche sugli Ufo e sui loro piloti, da utilizzare per lo sviluppo della tecnologia spaziale e garantire cosi agli USA il predominio sul pianeta.
Una raccolta di dati conosciuta con nome di Project Blue Planet, comparsa nel 1984, afferma che il Majestic 12 venne creato per ordine del presidente Truman, il 24 settembre del 1947 su consiglio di Vannevar Bush e del Segretario della Difesa James Forrestal. Bush sarebbe stato eletto alla direzione del gruppo. Di seguito,il testo originale, tradotto in italiano, della lettera di accompagnamento di Truman a Forrestal.

« Top secret

Casa Bianca – Washington
24 settembre 1947

Memorandum per il Segretario
Caro Segretario Forrestal,
come dalla nostra recente conversazione su questo argomento, con la presente Lei è autorizzato a procedere con la dovuta celerità e discrezione circa il Suo impegno. In futuro ci si riferirà a proposito solo come «Operazione Majestic-12». Continua a starmi a cuore il fatto che ogni futura considerazione relativa all’ultima disposizione su questa materia resti solamente nell’ambito dell’Ufficio del Presidente seguendo le appropriate discussioni con Lei, il dottor Bush e il direttore della CIA.
Harry Truman »

docLa vicenda MJ-12 fu divulgata nel 1984, quando il produttore televisivo e ufologo amatoriale Jamie Shandera ricevette per posta un filmato da un mittente anonimo in cui erano presentati due documenti: il primo, attribuito a Harry Truman autorizzava la costitizione di una commissione chiamata MJ 12 per la valutazione dell’evento di Roswell, avvenuto proprio del 1947; il secondo risalente al 1952 e attribuito all’MJ-12 era un’informtiva per il neo-presidente Eisenhower in cui si descrivevano le investigazioni e l’insabbiamento del crash del disco volante. Tra i membri, tutti politici e militari figurava anche Edward Teller.

I membri del MJ 12

Contrammiraglio Roscoe H. Hillenkoetter, Vannevar Bush, James Forrestal(sostituito dopo la sua morte dal Generale Waltrr Bedell Smith) ,Nathan Twining, Generale Hoyt Vanderberg, Detlev Bronk, Jerome Hunsaker, Contrammiraglio Sidney Souers, Gordon Gray, Donald Menzel, Generale Robert Montague, Lloyd Berkner.

Il contenuto del manuale

Esiste un documento relativo all’operatività del Majestic 12, redatto sotto forma di manuale, che riporta la data del 1954 e parla di come il gruppo debba gestire le informazioni e il trattamento di entità biologiche e tecnologie extraterrestri recuperate nei crash, al fine di avere la competenza necessaria per trattare con gli UFO. Il Gruppo MJ-12 era preposto al recupero e allo studio di ogni cosa riguardante gli extraterrestri, tecnologie e occupanti alieni compresi. Tali studi, da effettuarsi in località segrete, avevano lo scopo di capire e replicare il più rapidamente possibile la tecnologia aliena, prima che paesi potenzialmente nemici potessero fare altrettanto; l’aeronautica militare era preposta a recuperare l’eventuale tecnologia aliena. Le indicazioni operative, in caso di avvistamenti o crash, erano di usare smentite ufficiali, screditare i testimoni anche fabbricando prove false, il tutto allo scopo di insabbiare e “proteggere” l’opinione pubblica da idee pericolose in grado di scatenare il panico. Per recuperare i mezzi alieni caduti o abbattuti viene usata una “Squadra Rossa MJ-12” addestrata, e fornita di tute di protezione; per il recupero delle entità aliene invece viene usato il personale “OPNAC”. Nel manuale è presente anche una descrizione sia dei mezzi alieni che delle entità biologiche extraterrestri (EBE), che praticamente sono simili a quelle che si potevano trovare nella letteratura ufologica.

Gli esami

Dopo approfondite analisi eseguite sia da esperti civili che militari, il documento è stato dichiarato falso. Gli esperti che lo hanno studiato credono si tratti o di un falso redatto a fine disinformativo o per ingannare il pubblico e impiantare informazioni fasulle nella comunità ufologica, oppure di un falso con lo scopo di guadagnarci con la pubblicazione di libri o documentari, chi tra i vari seguaci non vorrebbe il manuale del perfetto cacciatore di alieni? Sono state rilevate incredibili inesattezze nel manuale del Majestic 12, che ne dimostrano l’assoluta falsità, le elenchiamo brevemente:

  1. Sui documenti non sono presenti i corretti riferimenti di sicurezza, che obbligatoriamente devono essere presenti in tutti i documenti segreti fino a quando vengono bruciati o declassificati. Questi riferimenti consentono la tracciabilità del documento, e nel manuale Majestic 12 questi riferimenti o sono palesemente errati, o non sono conformi alle procedure di sicurezza.
  2. Il manuale del Majestic 12 essendo un manuale operativo per il recupero di astronavi e corpi alieni non ha alcuna ragione di contenere informazioni sulla storia degli UFO, uno schema dei vari tipi di UFO, informazioni riguardanti la tracciabilità radar degli UFO, una lista di fenomeni aerei e naturali che può essere scambiata per UFO, sembra che per la creazione di questo manuale si sia attinto a quello che l’ufologia offriva.
  3. Il manuale non ha nessuna efficienza, non definisce gli standard che devono essere seguiti per raggiungere gli obiettivi, non menziona il grado di qualifica del personale ed i requisiti che l’equipaggiamento deve avere, anche il metodo di recupero del materiale e di messa in sicurezza del sito che è inadeguato e tatticamente scorretto. Le regole, i materiali, i riferimenti citati sono grossolani o completamente assenti. Le informazioni apparentemente accurate, non sono però controllabili, la scarsa qualità delle copie divulgate è fatta forse appositamente per impedire l’esame forensico, che potrebbe dare risposte negative sull’autenticità del documento stesso.

Il manuale fu analizzato anche dalla FBI, che condusse una indagine per capire se i documenti fossero reali, cioè ci fosse stato un trafugamento di materiale classificato, ma alla fine li catalogò come falsi.

Anni dopo, un altro manuale simile, redatto in modo poco credibile, risultò infatti scritto con la stessa macchina da scrivere della persona che aveva dichiarato di averli avuti da fonti anonime. Questo è stato scoperto confrontando i documenti con lettere ad ufologi provenienti da questa persona, nelle quali alcuni caratteri presentavano dei difetti della macchina da scrivere identici a quelli che presenti sui caratteri dei documenti Majestic 12. Ci sono altre prove che indicano che tutta la storia sia stata montata ad arte, ad esempio, il documento dove il presidente americano Truman autorizza la creazione del gruppo Majestic 12, mostrava chiaramente che la firma di Truman è stata fotocopiata ed incollata da un documento dello stesso periodo ma che parla di tutt’altro. Quasi tutta la documentazione che i falsari diffondono fu stata realizzata utilizzando copie di documenti originali dell’epoca cambiandone il testo.

Oliver Melis è owner su facebook delle pagine NWO Italia, Perle complottare e le scie chimiche sono una cazzata.

Per approfondire:

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L’UFO della natività, la Madonna con Bambino e San Giovannino

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di Oliver Melis per Reccom Magazine

“La Madonna con Bambino e San Giovannino” è un dipinto esposto nella Sala di Ercole di Palazzo Vecchio a Firenze. L’opera viene attribuita a Jacopo del Sellaio (14madonna42-1493), ma nella scheda del catalogo si legge che il dipinto è attribuibile piuttosto a Sebastiano Mainardi (1466-1513), pittore della scuola del Ghirlandaio attivo a Firenze alla fine del ‘400.

Nel dipinto si vedono in primo piano la Madonna che prega davanti al piccolo Gesù, sostenuto dal San Giovannino.Sullo sfondo, un personaggio con una mano sulla fronte, guarda verso un preciso punto nel cielo dove compare un oggetto scuro, color bronzo. Anche il cane che è con lui pare rivolto verso il medesimo oggetto. Inoltre in alto a sinistra appare un altro oggetto, la Stella della Natività, si può notare sotto la stella la presenza di tre fiammelle.

Molti ufologi hanno visto nell’oggetto, dalla forma apparentemente a disco, un’astronave aliena. Il dipinto viene spesso chiamato in causa per dimostrare come il fenomeno “UFO” sia in realtà osservato e riprodotto fin dall’antichità. Alcuni ufologi ritengono che l’uomo sia sottoposto a costante osservazione da parte di misteriose civiltà aliene che, secondo alcuni filoni ufologici, guidano il progresso umano; secondo altri, invece, lo controllano arrivando a compiere anche dei terribili esperimenti su alcuni esseri umani.

1 mainardiMa l’oggetto raffigurato nel dipinto che tanto ha attirato l’attenzione del mondo ufologico è veramente quello che gli ufologi dicono che sia, cioè un disco volante? No, se si studia il dipinto con competenza artistica si arriva a conclusioni che nulla hanno a che fare con gli UFO e le presunte visite extraterrestri nel passato, che arrivano persino a supporre che Gesù non fosse altro che un ibrido umano alieno.

L’ oggetto, scambiato per una navicella spaziale proveniente da un mondo alieno, raffigura il cosiddetto “annuncio ai pastori”. Si tratta di un riferimento a quanto narrato nel vangelo di Luca dove leggiamo quanto segue:

“C’erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l’angelo disse loro: Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore…”.

Questo particolare è raffigurato in moltissime altre “Natività” del ‘400 e del ‘500.

nubeIn alcune opere è raffigurato l’angelo che esce da una nube. Nella “Madonna con Bambino e San Giovannino” di Palazzo Vecchio, invece, non compare nessun angelo, ma solo la nube luminosa, che ha un significato simbolico. La nube luminosa deriva dal racconto della Natività nell’apocrifo Protovangelo di Giacomo, in cui si legge:

“[19, 2] Si fermarono nel luogo dov’era la grotta, ed ecco una nuvola luminosa adombrava la grotta. E la levatrice esclamò: ‘Oggi è stata magnificata la mia anima, perché i miei occhi hanno visto un prodigio meraviglioso: che è nata la salvezza per Israele’. E subito la nuvola si dissipò dalla grotta e apparve una grande luce nella grotta, tanto che i nostri occhi non la potevano sopportare…” (I Vangeli Apocrifi, a cura di Marcello Craveri, Torino, 1969, p.21).

Anche le tre stelle che sotto la nube più grande della Natività, hanno un significato simbolico. Esse rappresentano la triplice verginità di Maria prima, durante e dopo il parto.

Anche da questo caso risulta, una volta di più, chiaro che molti, supposti, ufologi tendono a forzare le prove per dimostrare le proprie teorie. Qualunque esperto di arte sacra può smontare con poche parole questo ed altri esempi di presunte raffigurazioni di UFO nell’arte del passato.

Oliver Melis è owner su facebook delle pagine NWO Italia, Perle complottare e le scie chimiche sono una cazzata.

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Catastrofe annunciata

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di Mario Tozzi per la Stampa

I Campi Flegrei, il nostro supervulcano, si stanno rimettendo in moto? Come interpretare i segnali che provengono da quel distretto vulcanico che ha dato sempre segni di inquietudine, ma che gli italiani non considerano neppure attivo? Sotto attenzione c’ è soprattutto la Solfatara, forse il cratere vulcanico più famoso del mondo, dove fumarole e mofete hanno fatto da palcoscenico anche per film famosi (Totò, in «47, morto che parla», crede di trovarsi lì nell’ Aldilà). Le fumarole sono aumentate di temperatura e di portata, il terreno si è rigonfiato di 4-5 cm all’ anno dal 2005 (dati Cnr).

scienziati campi flegrei si stanno risvegliando orig main
Fumarole

Insomma, sembra che il magma stia risalendo all’interno della camera magmatica posta a 3 km di profondità. Ma questa non sarebbe una novità: nel 1538 un vulcano nacque e crebbe sotto gli occhi della popolazione (il Monte Nuovo) e oggi fa parte dello scenario flegreo. Così come ne fanno parte le colonne del mercato romano del Serapeo, che recano il segno dell’ innalzamento e dell’ abbassamento del mare negli ultimi secoli. Per non parlare dell’ evacuazione di Pozzuoli negli Anni 80.

Uno scenario che abbiamo considerato, a torto, spento, tanto da costruire basi militari, abitazioni e perfino un ippodromo dentro i 29 crateri di quello che è il secondo supervulcano del mondo, dopo quello di Yellowstone. Molto più pericoloso, considerando che a Yellowstone c’ è un parco nazionale e pochissimi abitanti, mentre qui ci sono, forse, 600 mila persone a rischio. E considerando che l’ ultima eruzione devastante ha creato ex novo lo scenario della Campania, circa 39 mila anni fa.

 Che previsione possiamo fare? In realtà nessuna o, meglio, non si può escludere quella di una possibile eruzione moderata, simile a quella del Monte Nuovo. E, visto il monitoraggio, si saprebbe per tempo: le eruzioni vulcaniche sono più prevedibili dei terremoti, anche se meno del meteo di domani. La domanda, però, è un’ altra: cosa dovrebbero fare i cittadini? Sono pronti a un’ evacuazione? E gli amministratori sanno del rischio?

Il vero problema dei Campi Flegrei, come del Vesuvio, è che l’ emergenza è già oggi, con un traffico da metropoli cinese e un agglomerato di costruzioni che ingombrano ogni via di fuga. E nessuna esercitazione fatta. Eppure sappiamo bene che, in caso di pericolo, non riesci a ragionare e dovresti solo muoverti a memoria, come si fa sulle navi esercitandosi al naufragio, senza che nessuno pensi che porti male. Come invece accade a Napoli (e altrove).

campi flegrei zone 2Nuovi dati dell’ Ingv saranno preziosi anche per una migliore caratterizzazione del rischio vulcanico. In particolare sapere se è una semplice esalazione di fluidi a spiegare il bradisismo oppure se è proprio il magma stesso che si muove verso l’ alto, preludendo a un’ eruzione. Eppure la perforazione-pilota, da cui derivano questi dati (anticipatrice di una più profonda in progetto per scandagliare la camera magmatica), è stata osteggiata da parte della popolazione nel timore di eruzioni indotte, terremoti e disastri.

 Come se non ci si volesse rendere conto che i Campi Flegrei sono uno dei vulcani più attivi del mondo e si preferisse preoccuparsi di un pozzo innocuo. Ma gli uomini sono fatti così: continuano a vivere nelle regioni pericolose del Pianeta, dimenticano i segnali della Terra e, soprattutto da noi, non pianificano diversamente la loro espansione su territori a rischio terremoti, frane, alluvioni o eruzioni, eppure in quelle aree gli italiani hanno costruito a dismisura.

All’inizio era la fame: piuttosto che morirne, si preferiva rischiare un’ eruzione ogni 20 anni e intanto coltivare quei terreni così fertili. Ma oggi? Per quale ragione si colonizzano i crateri ancora attivi dei Campi Flegrei? Sembra che il profitto possa essere l’unica risposta. Almeno fino a quando il nostro supervulcano darà un nuovo perentorio segno della sua esistenza in vita.

Marte, rosso di rabbia…

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di Oliver Melis per Reccom Magazine

Marte è il quarto pianeta del sistema solare; come la Terra, Venere e Mercurio è un pianeta roccioso e, secondo gli studiosi, c’è stato un tempo, un paio di miliardi di anni fa, in cui il suo ambiente e la sua atmosfera era simili a quelli della Terra. Viene chiamato il Pianeta rosso a causa del colore con cui appare all’osservazione telescopica, colore dovuto alle grandi quantità di ossido di ferro che lo ricoprono.

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Come si vede da questa immagine satellitare, Marte presenta un lieve strato di atmosfera e una superifice butterata di crateri da impatto.

Possiede un’atmosfera rarefatta e temperature medie in superficie comprese tra −140 °C e 20 °C è il pianeta più simile alla Terra tra quelli del sistema solare. Le dimensioni sono: raggio equatoriale 3397 km, circa la metà di quello della Terra e la massa poco più di un decimo. L’ inclinazione dell’asse di rotazione e durata del giorno simili a quelle terrestri. La superficie presenta formazioni vulcaniche, valli, calotte polari e deserti sabbiosi. Sia in passato con l’osservazione telescopica che nel presente attraverso l’invio di sonde robot, su Marte sono state scoperte formazioni geologiche probabilmente dovute all’azione di scorrimento dell’acqua liquida. La superficie del pianeta appare butterata di crateri ben delineati  a causa della scarsa azione di rimodellamento effettuata dalla lieve atmosfera marziana e, per la stessa ragione, è ben evidente anche la presenza di resti di meteoriti.

Su Marte sono presenti strutture geologiche eccezionali, il Monte Olimpo, il vulcano più grande del sistema solare, la Valle Marineris, un canyon di grande estensione.

Marte presenta delle variazioni di colore, un tempo imputate alla presenza di vegetazione stagionale, che cambiava di colore durante l’anno marzianò. Tuttavia, le osservazioni spettroscopiche dell’atmosfera avevano da tempo fatto abbandonare l’ipotesi che vi potessero essere mari, canali e fiumi o un’atmosfera sufficientemente densa. le ipotesi di un pianeta “vivo” fu definitivamente

smontata dalla missione Mariner 4 che, nel 1965, mostrò un pianeta desertico e arido, caratterizzato da tempeste di sabbia particolarmente violente. Gli scienziati, però, ritengono sia possibile che Marte ospiti ancora qualche forme di vita elementare, infatti, di recente, è stata confermata la presenza di ghiaccio, di residui di sali idrati, indice forse dell’effimera presenza di ruscelli di acqua salata, quindi dell’esistenza di acqua in forma liquida sulla superficie del pianeta.

Attorno a Marte orbitano due piccoli satelliti Fobos e Deimos di piccole dimensioni e dalla forma irregolare.

Le stranezze di Marte

I canali

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La mappa di Schiapparelli

Il 5 settembre 1877 si verificò un’opposizione perielica e in quell’anno l’astronomo italiano Giovanni Schiaparelli, utilizzò un telescopio di 22 cm per realizzare la prima mappa dettagliata di Marte la cui nomenclatura è ancora quella ufficiale. l’astronomo descrisse delle strutture che definì “Canali” (che in seguito si dimostrarono illusioni ottiche) in quanto la superficie del pianeta presentava diverse lunghe linee alle quali egli attribuì nomi di celebri fiumi terrestri.

La traduzione in inglese del termine “canali” usato da Schiaparelli, confuso con la parola inglese “canal”, ovvero canale artificiale, portò il mondo scientifico a ritenere che su Marte vi fossero canali artificiali. Influenzato da queste traduzioni l’astronomo statunitense Percival Lowell nel corso di una favorevole opposizione del 1894 e nelle successive osservò i canali e scrisse, in seguito, diversi libri su Marte e la vita sul pianeta, basate anche sull’origine artificiale dei canali, finendo per influenzare l’opinione pubblica. Anche gli astronomi Henri Joseph Perrotin e Louis Thollon si dedicarono all’osservazione dei canali marziani. Nacque l’immagine di un mondo morente dove la siccità costringeva la matura civiltà marziana a immense opere di canalizzazione per portare l’acqua dai poli verso le zone aride del pianeta. Si credette per decenni che Marte fosse un mondo coperto di flora, infatti osservando il mutamento stagionale delle dimensioni delle calotte polari si vedevano delle ampie zone scure sulla superficie del pianeta che venivano interpretate come una fitta vegetazione che si formava grazie allo scioglimento delle calotte polari.

La faccia di Marte

Martian face viking
La famosa “faccia” di Marte ripresa dal Viking 1.

Cydonia Mensae è una regione di Marte situata alle coordinate 33° Nord e 13° Ovest. Il 25 luglio del 1976, nel corso della sua 35ª orbita, la sonda Viking 1 realizzò una fotografia conosciuta come il volto di Marte e ritenuta all’epoca da alcuni come una struttura artificiale. Il “volto” misura approssimativamente 3 km in lunghezza e 1,5 km in larghezza e si trova 10° a nord dell’equatore marziano. La NASA, pubblicò la prima foto sei giorni dopo. Altre immagini furono poi rese pubbliche, ed anche in esse era evidente l’effetto di luci ed ombre che riproduceva i tratti di un volto umano, da cui quest’area prende il nome. La foto raffigura uno dei molti altopiani disseminati nella regione marziana di Cydonia. L’altopiano assume le sembianze di un volto grazie ad una combinazione di angolo d’illuminazione, bassa risoluzione della foto, e tendenza della mente umana a riconoscere motivi familiari, specialmente volti. Infine, un’interruzione nella trasmissione dati inviati sulla Terra dalla sonda creò una macchia nera in corrispondenza dell’ipotetica narice. Altre sonde hanno scattato foto della zona con una risoluzione molto più alta, la zona in questione ricorda molto meno una faccia. Si diffusero diverse teorie in proposito e in poco tempo nacque la leggenda di un monumento sul suolo marziano, un monumento che ricordava un volto umano, il volto di un marziano che forse voleva comunicare con gli esseri umani del pianeta Terra.

Il 21 settembre 2006 l’ESA ha reso pubbliche nuove immagini ad altissima risoluzione della regione di Cydonia in cui compare l’area del volto, in esse un pixel copre una dimensione di soli 14 metri. Dalle immagini appare l’origine naturale della “faccia”. In conclusione, l’origine artificiale del volto di Cydonia, ripresa dalla sonda Viking appariva tale soltanto a causa di una interpretazione visiva di immagini spaziali a bassa risoluzione, si tratta di un fenomeno noto come pareidolia che è la tendenza del cervello umano a cercare rassomiglianze con oggetti familiari.

Le piramidi

Secondo alcuni ufologi e studiosi indipendenti, Cydonia nasconderebbe anche delle piramidi: ne sono state identificate sei, alcune a quattro e altre a cinque lati, insieme a una “una piccola fortezza triangolare”. La ‘costruzioni’ più imponente è alta circa 1600 metri. Richard Hoagland, un ex-collaboratore della NASA, iniziò insieme al suo gruppo una serie di studi molto dettagliati sulle singolari strutture evidenziando alcune relazioni tra le loro posizioni reciproche, le dimensioni e gli orientamenti. La complessità di queste relazioni, secondo lui, rendeva difficile attribuirle al caso: i costruttori, sempre secondo il ricercatore, avrebbero seguito regole geometriche, come fecero le antiche civiltà terrestri. Il complesso sarebbe una sorta di messaggio mandato dai marziani ai terrestri. Ma anche le presunte piramidi con una risoluzione migliore appaiono ciò che sono, delle collinette del tutto naturali…

Alberi marziani

alberi
Gli “alberi” mariziani: una foto suggestiva.

Su Marte sembra ci siano addirittura degli alberi, una sonda statunitense avrebbe mandato una foto che dimostrerebbe la loro esistenza, un campo innevato dove sembrano innalzarsi delle gigantesche piante. Le dimensioni sarebbero colossali, dell’ordine delle centinaia di metri, la foto è stata addirittura presentata all’Astronomy pictures day della NASA. La realtà, come sempre, viene rivelata dagli strumenti sempre più sofisticati montati sulle attuali sonde che operano su Marte, in superficie e in orbita, in grado di inviarci immagini con un dettaglio di risoluzione impensabile fino a qualche anno fa.

Purtroppo, su Marte non c’è nessun albero, solo rivoli di sabbia che scorrono lungo le dune, dalla cresta verso la base. La visuale dall’alto fa perdere la prospettiva: la “base” degli “alberi” è la cresta di una duna, e la “chioma” è l’accumulo della sabbia a valle. Insomma anche gli alberi sono solo il frutto della fantasia del cervello umano che, troppo spesso, viene sfruttata da pseudo ricercatori per promuovere teorie che forse andavano bene a fine ottocento: Canali, monumenti, piramidi, facce e statue frutto solo di interpretazioni di foto a bassa risoluzione o causate da quello che la nostra mente ricostruisce, se su Marte ci fosse stata davvero una civiltà la NASA o il Governo americano non avrebbero avuto nessun interesse ad occultare le foto, anzi, avrebbero avuto tutto l’interesse a coinvolgere il pubblico per avere i finanziamenti necessari a portare al più presto l’uomo sulla superficie del pianeta rosso.

Oliver Melis è owner su facebook delle pagine NWO Italia, Perle complottare e le scie chimiche sono una cazzata.

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Spaghetti all’amatriciana o alla gricia

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Sono molte le versioni della pasta all’amatriciana che si possono trovare sui vari libri di cucina o sui tanti siti internet dedicati all’arte culinaria. È molto diffusa l’idea che la pasta adatta al sugo all’amatriciana siano i bucatini ma anche i rigatoni hanno i loro estimatori. Premesso che il sugo alla amatriciana è buonissimo di suo e che può stare bene con qualsiasi tipo di pasta, la ricetta originale, quella tutelata dal comune di Amatrice con un marchio di origine, prevede l’uso di un tipo di uno spaghetto erto, capace di rimanere al dente dopo la cottura. Nello stesso modo, molti pensano che si possa utilizzare la pancetta affumicata mentre la ricetta prevede esclusivamente guanciale.

La ricetta originale nasce bianca, senza sugo, ed è oggi nota come la “gricia” ed era utilizzata come condimento spartano dai pastori sulle montagne, durante la transumanza. In questo articolo vi proporremo sia la versione bianca che quella rossa di questa ottima ricetta, famosa in tutto il mondo.

Amatriciana bianca (gricia)

Ingredienti (per 4 persone):

500 gr di spaghetti
125 gr di guanciale di Amatrice
un pezzo di strutto o, in alternativa, un cucchiaio di olio di oliva extravergine
un goccio di vino bianco secco
100 gr di pecorino di Amatrice grattugiato
sale qb

Preparazione:

spaghetti alla gricia

Gricia o amatriciana bianca

Mettiamo in una padella lo strutto o, se si preferisce, l’olio d’oliva. Prendiamo il guanciale e tagliamolo in lunghe listarelle mettendolo poi a rosolare nella padella dove avremo preventivamente sciolto lo strutto o versato l’olio d’oliva. Aggiungiamo al tutto, il vino bianco e pepe nero a volontà e lasciamo rosolare a fuoco basso per il tempo necessario al guanciale per dorarsi.

È importante che il guanciale resti dorato e non si cuocia troppo.

A questo punto, mettiamo in padella gli spaghetti, che avremo cotto al dente, e, mentre mescoliamo per il composto, aggiungiamo generosamente il pecorino e altro pepe nero a piacere. e aggiungiamo abbondante pecorino amatriciano –più delicato e meno salato del romano –e pepe nero, macinato di fresco, a piacere.

Continuiamo ad amalgamare e, infine, serviamo in piatti fondi con un’ultima spolverata di pecorino.

Amatriciana Rossa:

Ingredienti (per 4 persone):
500 gr di spaghetti
125 gr di guanciale di Amatrice
un pezzo di strutto o, in alternativa, un cucchiaio di olio di oliva extravergine
un goccio di vino bianco secco
6 o 7 pomodori San Marzano o 400 gr di pomodori pelati
un pezzetto di peperoncino
100 gr di pecorino di Amatrice grattugiato
sale qb

Preparazione:

amatrice

Amatriciana

Mettiamo in una padella lo strutto o, se si preferisce, l’olio d’oliva. Prendiamo il guanciale e tagliamolo in lunghe listarelle mettendolo poi a rosolare nella padella dove avremo preventivamente sciolto lo strutto o versato l’olio d’oliva. A questo punto, sfumiamo nel vino bianco e pepe nero a volontà e lasciamo rosolare a fuoco basso per il tempo necessario al guanciale per dorarsi. Quando il guanciale è dorato aggiungiamo i pomodori, se necessario, aggiungiamo un goccio d’acqua e aspettiamo circa 10′ che il sugo si addensi. A questo punto, aggiungiamo gli spaghetti, quelli commerciali che più si avvicinano allo spaghetto ideale per l’amatriciana sono i n. 12 della De Cecco, cotti rigorosamente al dente e mescoliamo. Quando il sugo si è ben diffuso sulla pasta aggiungiamo il pecorino grattugiato in abbondanza e continuiamo ad amalgamare.

Quando tutto è pronto, servire l’amatriciana in piatti fondi, con un’altra spolverata di pecorino, senza mischiare ulteriormente.

UFO: il caso Roswell

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È la notte del 3 luglio 1947, a 120 km da Roswell, quando nel New Mexico, avviene uno schianto. Un oggetto volante non identificato precipita per cause ignote in un luogo sperduto. La mattina dopo un allevatore, William Mac Brazel, trova nella sua proprietà dei rottami e decide di avvisare lo sceriffo George Wilcox, di stanza a Corona, poco distante da Roswell.

L’allevatore accompagna lo sceriffo e un militare sul luogo dello schianto: in seguito al sopralluogo, i due ufficiali presentano subito rapporto su quanto successo e sul materiale ritrovato. Le cronache ufologiche parlano chiaro: i materiali erano praticamente indistruttibili, se piegati o accartocciati tornavano alla loro forma originaria. I media incombono, la notizia è ghiotta e la gente deve sapere, e i giornali vendere.

roswell.rameyL’8 luglio sul Roswell Daily Record esce in prima pagina un pezzo titolato “La Raaf cattura un disco volante in un ranch nella regione di Roswell“. Un titolo ad effetto, la cattura di un Disco volante, allora si chiamavano cosi e le segnalazioni di presunti ufo crescevano di giorno in giorno, gli abitanti degli altri mondi scendevano sulla Terra con le loro favolose navi spaziali, ma spesso, non facevano i conti con la nostra atmosfera e il duro suolo terrestre.

Nel testo dell’articolo compare un comunicato ufficiale della Roswell Army Airfield che spiega come, su segnalazione del proprietario del ranch, William Mac Brazel, fossero stati recuperati i resti di un “disco volante” e come questi attendessero di essere studiati. Il comunicato era stato ordinato dal colonnello William H. Blanchard, ma era stato scritto e diffuso da un giovane addetto alle relazioni esterne, il tenente Walter Haut.

Mentre i cittadini di Roswell leggevano il roboante articolo con il racconto dello schianto, i misteriosi rottami della nave spaziale venivano recapitati alla Carswell Air Force Base, in Texas.

Il giorno successivo il generale di brigata Roger Ramey convocò una conferenza stampa e spiegò che i rottami non erano altro che i resti di un pallone meteorologico. Dopo il clamore sollevato bisognava insabbiare, la notizia del ritrovamento poteva dare un grande vantaggio alla nazione americana, almeno cosi elucubrarono allora tanti ufologi di grido. Fu trovata una storia di copertura e tutto cadde nel dimenticatoio, infatti i rottami vennero analizzati dal meteorologo Irwing Newton, che lavorava alla base di Fort Worth, nel vicino Texas: in questi resti riconosce i rottami di una sonda ray wind, che veniva usata per studiare i venti ad alta quota, con tanto di foto allegate.

Caso chiuso? Magari…

Passano più di trent’anni e col libro del 1980 “The Roswell Incident” di Charles Berlitz e William L. Moore il caso Roswell torna prepotentemente alla ribalta.

Sono passate tre decadi dai fatti, e alcuni testimoni cambiano le loro versioni, compaiono particolari mai svelati prima, gli esperti autori svelano una gigantesca operazione di insabbiamento volta a proteggere il sacro graal dell’ufologia: l’esercito ha le prove che gli UFO sono navi provenienti dallo spazio, sono pilotate da esseri intelligenti ma non abbastanza da riuscire ad atterrare sul pianeta Terra.

Il progetto Mogul

La spiegazione ufficiale fornita nel 1947 era una menzogna. Il pallone c’era, ma non si trattava di un pallone meteorologico: era parte di un progetto top-secret che utilizzava microfoni a bassa frequenza in alta quota per cercare di monitorare esplosioni atomiche dei sovietici, il progetto Mogul.

Quello che venne recuperato nel ranch era il volo numero 4, lanciato dall‘Alamogordo Army Air Field, in New Mexico. Prima che le batterie si esaurissero, il dispositivo era stato localizzato ad Arabela, a solo una ventina di chilometri dal ranch di Mac Brazel.

Il progetto Mogul è solo un altro tentativo di insabbiamento da parte di militari e chissà quali altri poteri forti. Gli ufologi e i loro seguaci non potevano assolutamente bersi una storia del genere, il progetto Mogul non poteva che essere un patetico tentativo di nascondere i rottami e i corpi degli alieni al grande pubblico.

Gli americani probabilmente, almeno secondo decine, centinaia, migliaia di gole profonde, e con l’arrivo di internet siti, blog, pagine e gruppi facebook, stavano clonando gli alieni e realizzando ufo terrestri per conquistare il mondo…

Ma è possibile che con tanti mezzi e risorse a disposizione per nascondere un disco volante, nel 1947 sia stato proprio l’esercito a farsi sfuggire un comunicato che ne confermava l’esistenza?

Il primo rapporto parla di pezzi di gomma, stagnola, alluminio, nylon e altri materiali. Non viene menzionata la presenza di corpi.

Chi non conosce Berlitz e Moore? Il primo ci ha fatto conoscere il misterioso triangolo delle Bermuda che ha ingoiato di tutto, navi, aerei, forse anche dischi volanti…

RoswellDopo decenni la memoria si confonde e, spinta da menti fantasiose e interessate a scrivere libri, le decorazioni sul nastro adesivo diventarono “geroglifici alieni“, il legno di balsa “un materiale che non brucia” e la stagnola uno straordinario materiale a “memoria di forma“. Testimonianze di seconda o terza mano, che ingarbugliano la storia dando però spunti ai due.

I ricordi, dopo trent’anni riaffiorano prepotenti, saltano fuori strani geroglifici, materiali a memoria di forma, tute indistruttibili senza cuciture, corpi alieni dalle grosse teste, con quattro dita a ventosa, le versioni si sprecano, saltano fuori anche delle autopsie pagate a peso d’oro…

Non c’è nessuna prova che i rottami recuperati avessero qualcosa di extraterrestre, eppure furono più che sufficienti, dopo più di trent’anni, a riaprire il caso Roswell e a farne una fonte di guadagno per molti ufologi e non solo.

Nel 1994 un’interrogazione parlamentare fa nascere una commissione di inchiesta, nel quale si parla di un pallone sonda non più per studi meteorologici, ma per rilevare test nucleari sovietici. Quindi sì, i militari avevano (comprensibilmente) omesso diversi particolari riguardo ai rottami, ma non stavano nascondendo nessuna astronave.

Ah, un’ultima cosa, il tenente Haut non fece leggere al Colonnello Blanchard quanto da lui redatto e fatto pubblicare sul giornale. Nel 1947 la spiegazione ufficiale che venne fornita fu sufficiente a smontare il caso e, anzi, l’incauto ufficiale fu sbeffeggiato anche dai giornali.

Nikola Tesla, il genio abusato

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NiKola Tesla nacque il 10 luglio 1856, a Smiljan oggi situata in Croazia. Inventore eccentrico, diede un notevole contributo allo sviluppo delle conoscenze nel campo dell’allora nascente settore elettrico. A lui vengono attribuite invenzioni fantascientifiche che riguardano armi o sistemi di propulsione avveniristici. Non c’è però nessuna traccia delle opere a lui attribuite anche se, proprio a causa di queste presunte invenzioni, notoriamente, è uno dei personaggi maggiormente abusati dal mondo complottista, su di lui si raccontano storie fantasiose e prive di ogni fondamento.

turbinaPoco prima di morire lavorò in solitudine, a diversi progetti, lasciando documentazioni scarse sui risultati ottenuti. Forse, anche per questo, spesso gli viene attribuita la paternità di invenzioni che avrebbero affrancato il mondo dal giogo della dipendenza energetica, soppresse dalla “scienza ufficiale” per evitare che gruppi di potere potessero perdere il controllo sui popoli.

Non ci sono prove alla base delle invenzioni attribuite a Tesla e spesso i ciarlatani che abusano della credulità popolare usano il solito giochetto collaudato mischiando invenzioni che non hanno nulla di scientificamente dimostrabile alla fantapolitica.e, purtroppo, nonostante la buona volontà di chi fa informazione seria c’è sempre chi abbocca.

Una delle tante leggende racconta che Tesla avesse costruito una nave in miniatura che era in grado di pilotare a distanza.

Immaginò anche di realizzare un’arma, il “raggio della morte”, una invenzione, questa atribuita anche ai nostri Marconi e Maiorana, che non riuscì a portare a termine, nonostante il tentativo di ottenere collaborazione e finanziamenti dal Governo USA e da vari governi europei. Probabilmente per questo gli si attribuisce anche la leggenda della scoperta del laser. C’è chi racconta che Tesla fosse riuscito ad abbattere un aereo con questa arma a raggi. Storia simile al fantomatico raggio che avrebbe sperimentato Marconi per i fascisti con il quale riusciva a paralizzare i motori dei veicoli. Spesso Tesla viene citato dagli ambienti ufologici che gli attribuiscono lo sviluppo di sistemi capaci di levarsi dal suolo simili a “dischi volanti”. Alcuni hanno attribuito a lui la paternità degli UFO.

tesla1C’è una storia su Tesla che ancora oggi fa presa su tanti: si racconta che riuscisse a ricavare energia dall’etere, alimentando motori e trasmettendola a distanza, bufale che la ricerca scientifica ha facilmente sbugiardato ma che resiste imperterrita nell’immaginario complottaro. Le misteriose scoperte di Tesla fanno presa e gola soprattutto nel mondo dell’occultismo, qualcuno a raccontare storie senza uno straccio di prova ci guadagna sempre.

All’epoca di Tesla c’era ancora chi credeva possibile sviluppare energia gratuita, o free energy, in modo fantasioso ed artigianale, nulla di strano che Tesla stesso ci abbia provato, ovviamente fallendo perché l’energia dal nulla è scientificamente impossibile da ottenere, ma forse Tesla con “free energy” intendeva energia per tutti, per migliorare le condizioni di vita di ogni individuo….

Se fosse possibile ottenere anche solo una delle supposte invenzioni a lui ascritte sarebbe bastato che uno dei tanti pionieri della Free energy la realizzasse e all’epoca di persone che provavano strani esperimenti ce n’era parecchia.

A intorbidire le acque già torbide ci si misero anche i cospirazionisti che accusarono il Governo USA di come, subito dopo la sua morte, degli agenti governativi avessero fatto sparire 85 bauli con le macchine create da Tesla. Storielle accolte dai “complottisti” come prova del fatto che delle fantastiche scoperte non sia rimasto nulla. I militari soprattutto, sempre secondo il filone complottista, avevano lo scopo di entrare in possesso delle invenzioni del Genio Serbo naturalizzato americano. Qualcuno vocifera che anche i russi tentarono di riprodurre il raggio della morte di Tesla durante la guerra fredda…

In sostanza, tutte queste dicerie hanno minato alla base la credibilità di Tesla, il quale realizzò davvero delle ben note invenzioni che sono state sfruttate dal mondo scientifico.

teslaForse a causa della sua personalità eccentrica e delle sue incredibili affermazioni, negli ultimi anni della sua vita Tesla venne considerato uno “scienziato pazzo” attribuendogli nel tempo curiose anticipazioni di sviluppi scientifici successivi. Molto del suo lavoro è stato usato per appoggiare le teorie sugli UFO e occultismo New Age, ma nonostante questo, Tesla è stato indubbiamente in fisico e un inventore di grande importanza per il mondo scientifico.

Tesla secondo alcuni fu “suicidato” alla veneranda età di 86 anni per evitare che regalasse al mondo le sue fantastiche macchine, l’energia gratuita in barba a chi estraeva petrolio o costruiva dighe. In realtà morì a causa di un attacco cardiaco, ormai solo e dimenticato, nel New Yorker Hotel, tra il 5 e l’8 gennaio del 1943(Quindi, alla faccia di chi ci crede, non prese parte al famoso Philadelphia experiment) in una camera (n. 3327) ancora oggi utilizzata.

HIV: ormai è pressoché normale l’aspettativa di vita degli infetti ma non per tutti…

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Dal 1980, anno in cui è stato identificato ed isolato il virus, il trattamento dell’infezione da HIV è andato evolvendosi rapidamente fino ad arrivare a trattamenti in grado di cronicizzare la patologia rallentandone, se non fermandone, l’evoluzione, pur senza debellarla definitivamente dall’organismo. La diagnosi di infezione da HIV, che fino all’inizio del secolo era praticamente una sentenza di condanna a morte, non è più un evento così drammatico ma una situazione abbastanza gestibile dalla medicina moderna. A conferma di questa asserzione, un nuovo studio ha determinato che l’aspettativa di vita attuale dei giovani contagiati dal virus è ormai “pressochè normale”.

Lo studio, pubblicato su  The Lancet , ha esaminato i tassi di sopravvivenza di oltre 88.000 persone cui era stato diagnosticata l’infezione da HIV tra gli anni 1996 e il 2010 in Europa e Nord America. L’analisi dei dati ha reso evidente che, i giovani che hanno iniziato le terapie a base dei moderni farmaci antiretrovirali negli anni 2000, hanno una proiezione dell’aspettativa di vita di almeno dieci anni maggiore di chi ha cominciato ad assumere i primi farmaci di quel tipo nel 1996.  Significa che la loro speranza di vita non è lontana da quella media della popolazione mondiale che si aggira intorno ai 78 anni.

testGli scienziati hanno iniziato la loro ricerca dal 1996, perché questo è l’anno in cui i primi farmaci antiretrovirali entrarono nei protocolli terapeutici. La terapia antiretrovirale comporta l’assunzione di un cocktail di farmaci che agiscono in combinazione bloccando la replicazione la replicazione del virus. Da allora, i farmaci sono stati raffinati e la modalità di uso e assunzione è stata migliorata grazie alla prova sui pazienti che ha permesso di testare le dicerse combinazioni eliminando progressivamente effetti collaterali e l’insorgenza di fenomeni di resistenza.

Grazie al miglioramento delle terapie, le persone sieropositive, oggi, assumono meno farmaci poiché l’inibizione della riproduzione dell’HIV permette un normale funzionamento del sistema immunitario e, quindi, non si sviluppano le malattie opportuniste che obbligavano i primi malati di AIDS ad assumere quantità enormi di farmaci potenti dai potenziali effetti collaterali dannosi.

A questo bisogna aggiungere anche la migliorata diagnosi precoce della malattia che permette di intervenire, rispetto ad un tempo, in un momento molto precedente alla diffusione organica ella malattia.

Tuttavia, la ricerca ha anche dimostrato che la migliorata aspettativa di vita per questi malati non vale per tutti. Infatti le statistiche dimostrano che i tossicodipendenti infettatisi attraverso l’uso promiscuo di siringhe non evidenziano tale miglioramento di aspettativa di vita. Non è ancora ben chiaro quale sia il motivo ma si sospetta che vi sia una correlazione con, oltre che con la modalità di infezione, anche con lo stile di vita precario che spesso viene condotta da questi tossicodipendenti.

“Questa ricerca dimostra che il miglioramento delle terapie anti HIV, associati con corretti screening per la prevenzione ed il trattamento dei problemi di salute associati all’infezione da HIV, può estendere la durata della vita di persone con diagnosi di HIV”, spiega l’autore Adam Trickey in una  dichiarazione . “Tuttavia, sono necessari ulteriori sforzi per migliorare le terapie allo scopo di normalizzare completamente la qualità della vita di queste persone.”

Nonostante queste notizie positive sono ancora molti, troppi, i decessi causati dall’infezione da HIV. Questo continua a dipendere, spesso, da un non corretto stile di vita, da diagnosi tardiva e dall’uso scorretto dei farmaci o il loro non uso. La maggior parte dei decessi in malati di AIDS continuano a verificarsi tra le persone non trattate con le terapie antiretrovirali.

Purtroppo, negli ultimi anni, si sono diffuse a macchia d’olio idee sbagliate causate dalle teorie complottiste che tanto vanno di moda, secondo le quali l’AIDS non esiste o è curabile attraverso diete particolari o l’assunzione di farmaci improbabili o non testati, secondo protocolli inesistenti o, comunque, non riconosciuti dalla medicina ufficiale. Una persona che scoprisse di essere affetta da infezione da HIV, non dovrebbe perdere tempo a pensare che esiste un complotto che vuole costringerlo ad assumere farmaci al solo scopo di ingrassare “BIG PHARMA” ma correre da uno specialista qualificatop ed iniziare al più presto un adeguato trattamento antiretrovirale per fermare la replicazione del virus all’interno del proprio organismo. 

Un enorme cratere da impatto alle Falklands, potrebbe essere la causa dell’estinzione di massa del Permiano

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Un gruppo di scienziati avrebbe individuato un enorme cratere da impatto nascosto sotto le acque dell’oceano al largo delle isole Falklands. Stando alle notizie riportate, si tratterebbe del secondo più grande cratere da impatto mai individuato sulla Terra e, probabilmente, sarebbe legato alla più grande estinzione di forme di vita accaduta sul nostro pianeta.

Il team che ha effettuato la scoperta era guidato da Max Rocca dell’Argentina’s Planetary Society. I ricercatori stimano che il cratere dovrebbe avere un diametro di 250 chilometri di larghezza e dovrebbe risalire a dai 270 ai 250 milioni di anni fa. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Terra Nova.

CRATERE SUDBURY
Il cratere Sudbury in Sudafrica

L’esistenza del cratere è stata dedotta misurando una diminuzione della forza di gravità della Terra in quella parte di oceano Atlantico. Tali misurazioni si giustificherebbero con la minore densità, rispetto all’ambiente circostante, del materiale che ha riempito nel tempo il cratere.

Le misurazione effettuate hanno anche rilevato un aumento del magnetismo terrestre nell’area, caratteristica questa, tipica della grandi strutture derivanti da impatto, come il cratere da impatto Chicxulub, in Messico, risalente a 66 milioni di anni fa.

Se si avrà la conferma che si tratta di un cratere da impatto risalente al tardo paleozoico, potrebbe essere collegato al più grande evento di estinzione nella storia della Terra, la Grande Morte, avvenuta circa 252 milioni di anni fa.

Più del 90 per cento delle specie presenti sulla Terra si estinsero contemporaneamente in quell’epoca. Fin’ora le ipotesi sulle possibili cause comprendevano un periodo di massiccia attività vulcanica capace di oscurare il sole e avviare una specie di inverno nucleare, rilascio di grandissime quantità di metano nell’atmosfera, drenaggio dell’ossigeno da parte degli oceani e cambiamenti climatici estremi indotti da cause non ancora accertate. Qualcuno ha anche suggerito l’ipotesi di un grande impatto meteoritico ma, finora, non erano state trovate prove che potessero suffragare questa ipotesi.

vredefort
Il cratere Vredefort in Canada

Il più grande cratere conosciuto sulla Terra è il cratere Vredefort in Sud Africa, che misura circa 300 chilometri di diametro e risale 2,02 miliardi di anni. Questo cratere scoperto nella Falklands si contenderebbe il secondo posto con il cratere di Sudbury in Ontario, Canada, che misura 250 chilometri di diametro e risale a circa 1,85 miliardi di anni fa.