venerdì, Settembre 20, 2024
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Charlie, ore di speranza dopo la visita dello specialista americano la corte rinvia la decisione

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Ore di speranza per i genitori di Charlie Gard, il piccolo affetto da una rara sindrome degenerativa a cui i medici del Great Ormond di Londra intendono “staccare la spina”. Dopo la visita effettuata sul bambino da Michio Hirano, luminare di Neurologia alla Columbia University di New York, l’Alta Corte del Regno ha rinviato la decisione al 25 luglio.

Dal 10 al 50% di possibilità di miglioramento – Il dott. Hirano ha confermato le sue parole dei giorni scorsi, in base alle quali, a suo parere, se il bambino venisse sottoposto alla sua terapia sperimentale, avrebbe tra il 10 ed il 50 per cento di possibilità di miglioramento e recupero di facoltà cognitive.

Hirano, dopo la visita al Great Ormond, sarà sentito all’Alta Corte con gli altri specialisti stranieri dal giudice monocratico Nicholas Frances, l’uomo che ha stabilito nei mesi scorsi la sorte di Charlie, ma che poi ha accettato di aprire un supplemento di udienze.

La procedura giudiziaria, secondo SkYNews, dovrebbe riprendere a questo punto in aula fra martedì e mercoledì con l’audizione dei medici stranieri, mentre la decisione finale dovrebbe essere presa il 25 luglio.

La Russia ha lanciato in orbita una stella artificiale

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La Russia ha appena lanciato in orbita il controverso satellite Mayak sviluppato dal Moscow State Mechanical Engineering University (MAMU). Come recita il sito della missione, questo satellite è destinato a diventare entro pochi giorni uno degli oggetti più brillanti del cielo notturno.

A quanto pare, il lancio del satellite, avvenuto dal Baikonur Cosmodrome in Kazakistan insieme ad altri 71 satelliti, è avvenuto non ha avuto problemi e si sta spettando che il NORAD (North American Aerospace Defense Command) inizia a tracciarlo per dare il via alla missione.

Mayak è un cubesat grande all’incirca come una pagnotta che, una volta in posizione a circa 600 chilometri di quota, dispiegherà una enorme vela di Mylar a forma di piramide che è stata progettata per riflettere la luce del Sole. La vela, una volta dispiegata, avrà un’area di 16 metri quadrati.

L’obiettivo della missione sarebbe quello di testare una nuova tecnologia per far decadere l’orbita dei satelliti andati fuori servizio e di spingere la gente a guardare il cielo(???). Gli appassionati potranno monitorare tramite un’app sul proprio smartphone la posizione del satellite per sapere quando sta per passare sulla propria testa.

Secondo il progetto, il satellite rimarrà in orbita per almeno un mese ma c’è la possibilità che, se l’orbita non si dovesse degradare come previsto, data la quota, possa rimanere lì per molti altri mesi se l’orbita non si degrada correttamente come previsto.

Secondo i progettisti, Mayak dovrebbe essere meno brillante solamente del Sole e della Luna.

Una delle ragioni per cui il satellite è controverso sta proprio in questo fatto: la  sua luminosità potrebbe ostacolare le osservazioni astronomiche. Secondo i commentatori più prudenti, un solo satellite di questo tipo sarebbe ancora tollerabile ma, se questa tecnologia dovesse affermarsi, molti satelliti così brillanti renderebbero inosservabile lo studio del cielo da terra. E non sappiamo che tipo di influenza potrebbe avere una luce molto forte nell’ora sbagliata sull’ambiente.

Per fortuna, Mayak dovrebbe orbitare sempre sulla linea di terminazione del giorno, cioè nell’area dove c’è il confine tra tramonto ed alba, e quindi l’eventuale disturbo, se ci sarà, persisterà per un tempo piuttosto limitato.

Il nostro pensiero è che è sicuramente possibile testare una nuova tecnologia per far decadere l’orbita della spazzatura spaziale affinché bruci negli strati alti dell’atmosfera senza creare possibili fastidi in tutto il mondo.

Possiamo solo augurarci che in futuro la scienza e la tecnologia rispettino di più gli abitanti del mondo, tutti.

Fonte: sito missione Mayak

Le università di Messina e Oxford scavano a Tusa per riportare alla luce il tempio di Apollo

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Messina e Oxford sono pronte a collaborare per riportare alla luce il tempio dedicato ad Apollo facente parte del complesso archeologico di Alesa Arconidea.

Si tratta di un’antica città che sorgeva nei pressi dell’odierna Tusa, tra le più importanti della costa tirrenica in età ellenistico-romana. Nei prossimi giorni, ricercatori e studenti dell’Ateneo peloritano accoglieranno i colleghi inglesi per iniziare nuovamente gli scavi all’interno di una vera e propria acropoli, finora solo parzialmente individuata grazie ai lavori condotti dall’archeologo Gianfilippo Carrettoni negli anni Cinquanta.

Gli interventi saranno eseguiti da 15 tra studenti e ricercatori, metà inglesi e metà messinesi, sotto la direzione dei professori Lorenzo Campagna (di Messina) e Jonathan Prag (di Oxford) ed il coordinamento di Alessio Toscano Raffa (del Cnr-Ibam di Catania).

«È un progetto che l’Università di Messina finanzia con i propri fondi – spiega il professore Campagna – . Il nostro ateneo vanta già da diverso tempo una proficua collaborazione con Oxford che per la prima volta è orientata all’archeologia. Abbiamo scelto il sito di Alesa per il suo interesse storico, lavoreremo all’interno di un acropoli che ospita il santuario dedicato ad Apollo posto sopra a una collina. Il nostro intervento non si limiterà alla campagna di scavi, il progetto ha infatti l’obiettivo di riportare alla luce l’intero complesso e valorizzarlo affinché possa tornare fruibile per finalità turistiche».

Negli scorsi anni, la zona era già stata interessata da scavi condotti dalla sovrintendenza ai Beni Culturali di Messina. Attualmente, infatti, tra i paesi di Tusa e Castel di Tusa è possibile visitare una piccola area archeologica con un interessante Antiquarium. Per favorire le operazioni, il sindaco di Tusa, Angelo Tudisca, ha messo a disposizione degli studiosi una struttura comunale a supporto logistico.

Fonte: Meridionews

 

Nuovi lavori: guadagnare facendo il copywriter online

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Tra le attività lavorative da svolgersi online che sono emerse negli ultimi anni ce n’è una particolarmente interessante: il copywriter.

Per svolgerlo bassa possedere un computer e una connessione internet. Teoricamente si potrebbe svolgere anche da tablet o smartphone ma redigere testi lunghi con questi strumenti non è sempre facile.

In pratica, esistono alcuni siti definiti Content Marketplace, all’interno dei quali vanno ad incontrarsi le richieste di soggetti (blog, siti di informazione, siti di e-commerce e quant’altro)  che hanno necessità di nuovi contenuti con la disponibilità di persone disposte a spendere il loro tempo per svilupparli.

I Content Marketplace si fanno pagare sulla base della complessità dell’articolo e girano il pagamento al copywriter che lo scrive dopo avere trattenuto una piccola commissione.

Chiaramente, è necessario saper scrivere in italiano e utilizzare i motori di ricerca per cercare informazioni sull’argomento richiesto ed essere puntuali nel consegnare il lavoro secondo i termini prestabiliti. Un’altra cosa su cui è importante avere delle nozioni è il SEO (Search Engine Optimization). Quasi tutti gli articoli sono richiesti in modo che siano ben evidenziate le parole chiave e redatti in base ad alcuni criteri specifici afinchè siano indicizzati il più in alto possibile dai motori di ricerca.

In cambio degli articoli si ricevono piccoli compensi in denaro.

Il tempo da dedicare ad ogni singolo articolo è variabile, in base alla lunghezza richiesta e alla difficoltà dell’argomento ma, in media, va dai 20 ai 45 minuti più le ricerche.

Il compenso pagato per ogni articolo generalmente varia dagli 80 centesimi ai 5 o 6 euro, in qualche caso anche cifre più alte ma questo poi dipende dal livello di affidabilità e di capacità nello sviluppare contenuti ben fatti ed interessanti del copywriter. Si tratta di cifre molto basse ma, purtroppo, la concorrenza è molta e quindi chi commissiona gli articoli si giova di una vera e propria corsa al ribasso.

Si tratta di un lavoro complementare, con il quale difficilmente ci si può mantenere ma uno studente, un disoccupato o qualcuno che vuole arrotondare le proprie entrate può sicuramente considerare quella di scrivere articoli online un’attività interessante.

Come sempre in questi casi, i guadagni sono proporzionali al tempo dedicato. Con due o tre ore al giorno di attività si possono facilmente guadagnare dai 100 ai 200 euro al mese. Si tratta di piccole cifre che, però, per alcuni possono fare una qualche differenza.

Alcuni dei siti su cui è possibile svolgere questa attività in italiano sono Greatcontent, Melascrivi e, per le traduzioni, textmaster.

Di solito, dopo l’iscrizione, al copywiter è richiesto di redigere un testo su un qualche argomento. Da questo testo dipende il punteggio con cui il copywriter partirà nel rank del sito. Questo punteggio è essenziale perché più in alto ci si trova lungo questa graduatoria e a più articoli, e meglio pagati, si ha accesso.

Per quanto riguarda i pagamenti, i siti indicati sono tutti affidabili. Melascrivi paga tutti i lunedì purchè si siano raggiunti almeno i 25 euro di credito, textmaster paga al raggiungimento di 10 euro mentre Greatcontent paga due volte al mese purchè si sia raggiunto un credito di almeno 20 euro.

Insomma, si tratta di piccole opportunità, buone per arrotondare o per pagare una o due bollette ma è pur sempre una possibilità.

 

I Giganti

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Su internet circolano spesso storie e foto di presunti giganti ritrovati durante scavi archeologici e fatti sparire, censurati “prima che la gente sappia” come si suol dire. Di queste storie ne hanno parlato trasmissioni televisive viste da milioni di spettatori, tanti di essi amanti del mistero o di viaggi nel passato perché stufi del banale quotidiano o della storia insegnata a scuola che non lascia trapelare fondamentali informazioni su quanto scienziati diversamente preparati hanno da dire sul nostro passato. Chi erano i giganti? Alieni o divinità? In tanti riesumano storie bibliche dove pare, ci siano tanti giganti che hanno guidato l’evoluzione umana, ma cosa c’è di vero?

Vediamo, per iniziare, cosa ci racconta La Bibbia sui giganti nei suoi primi capitoli

Genesi 6, 1-7:

“Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro figlie, i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli quante ne vollero. Allora il Signore disse: “il mio spirito non resterà sempre nell’uomo, perché egli è carne e la sua vita sarà di centoventi anni”. C’erano sulla terra i giganti a quei tempi – e anche dopo – quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell’antichità, uomini famosi. Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni disegno concepito dal loro cuore non era altro che male. E il Signore si pentì di aver fatto l’uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo. Il Signore disse: «Sterminerò dalla terra l’uomo che ho creato: con l’uomo anche il bestiame e i rettili e gli uccelli del cielo, perché sono pentito di averli fatti»”.

L’autore racconta una leggenda popolare sui giganti, che in ebraico venivano chiamati Nefilim, nati dall’unione tra donne mortali ed esseri celesti. Questo racconto è una metafora, che ricorda una razza di semidei che a causa del loro comportamento scatenarono l’ira di Dio e la sua vendetta attraverso il diluvio universale. Questi esseri con il passare del tempo sono diventati i figli di Dio e in seguito angeli ribelli. I figli di Dio erano i discendenti di Set terzo figlio di Noé e le figlie degli uomini discendenti di Caino, colui che per gelosia uccise Abele suo fratello.

Numeri 13, 32-33:

“Screditarono presso gli Israeliti il paese che avevano esplorato, dicendo: “Il paese che abbiamo attraversato per esplorarlo è un paese che divora i suoi abitanti; tutta la gente che vi abbiamo notata è gente di alta statura; vi abbiamo visto i giganti, figli di Anak, della razza”

Siracide 16, 7-9:

“Dio non perdonò agli antichi giganti,che si erano ribellati per la loro forza. Non risparmiò i concittadini di Lot, che egli aveva in orrore per la loro superbia. Non ebbe pietà di nazioni di perdizione, che si erano esaltate per i loro peccati.”

Per non parlare del racconto Bibblico del combattimento fra Davide e Golia, gigante di 3 metri di altezza.

Anche la mitologia Greca ha i suoi giganti.

I primi giganti furono creati da Eurinome, la Dea che tutto creò, e furono detti Giganti Centimani: Briareo, Gige e Cotto. Stettero a guardia dei Titani esiliati da Zeus, dopo che aiutarono l’olimpo a vincere la guerra passata alla storia come Titanomachia. Altri ventiquattro giganti (non centimani) combatterono la gigantomachia. Vennero sconfitti dagli Dei con l’aiuto di Eracle. Si racconta anche di come Pallade, figlio di Pandione re di Atene avesse generato una stirpe di giganti.

E la mitologia romana ha i giganti detti ciclopi come Polifemo.

Miti insomma storie del passato che ricorrono nelle varie culture ma che certamente non sono la prova dell’esistenza di esseri di abnorme statura, se dovessimo prendere letteralmente tutti i miti allora perché escluderne altri? Dei, Giganti, semidei, mostri, draghi, sirene avremo sicuramente un bel campionario da studiare…

Rilevati strani segnali da Ross 128. In corso ulteriori osservazioni

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È un periodo di grande eccitazione per gli appassionati di astronomia e per coloro che inseguono la scoperta della vita fuori dal nostro pianeta. Sono molti gli esopianeti individuati che potrebbero essere adatti ad ospitare la via e nel nostro sistema solare stesso alcune lune e lo stesso Marte sembrerebbero riservarci, in un futuro abbastanza vicino, qualche sorpresa.

Insomma, la scoperta della vita oltre la Terra sembra ormai questione di tempo e non importa se si tratterà di vita intelligente o semplici microbi monocellulari. La scoperta anche di una singola cellula ci direbbe che non siamo soli nell’universo e sarebbero molti ed imprevedibili gli scenari che si aprirebbero.

Adesso gli astronomi avvisano di aver rilevato dei “segnali strani” provenienti da una piccola stella situata a  circa 11 anni luce dalla Terra.

I misteriosi segnali sono stati raccolti il 12 maggio dall’Osservatorio di Arecibo, il potente radio telescopio di Portorico. All’apparenza, i segnali radio sembrano provenire da Ross 128, una stella nana rossa della quale non sappiamo ancora se abbia pianeti o meno.

L’astrobiologo portoricano Abel Méndez, che lavora presso l’osservatorio di Arecibo ha riferito che la stella è stata osservata per 10 minuti, durante i quali il segnale è scomparso e tornato, in modo “quasi periodico“.

Méndez ha dichiarato che ritiene improbabile che il segnale sia di origine extraterrestre intelligente ma che ancora non è possibile escludere questa eventualità e ha riferito che la notizia è stata riportata anche al SETI.

Spiegazioni dei segnali “molto peculiari”

Il radiotelescopio di Arecibo, oltre che per la ricerca di segnali extraterrestri, è utilizzato anche per studiare le galassie e monitorare gli asteroidi la cui rotta si avvicina alla terra.

Secondo l’astronomo portoricano, l’origine più probabile per il segnale ascoltato potrebbe essere un satellite terrestre. Il raggio di osservazione di Arecibo è abbastanza ampio, quindi c’è la possibilità che i segnali siano stati causati non dalla stella ma da un altro oggetto sulla linea di ascolto, inoltre, alcuni satelliti di comunicazione trasmettono sulle frequenze dove è stato osservato il segnale.

Tuttavia, Mendez in un post del 12 luglio sul suo blog relativo al segnale di Ross 128, ha scritto che “non abbiamo mai visto satelliti emettere trasmissioni come quella” e ha definito il segnale come “molto peculiare”.

Un’altra possibile spiegazione potrebbe essere  un brillamento solare. Queste esplosioni di energia emesse dalla superficie delle stelle emettono potenti segnali elettromagnetici e possono disturbare i satelliti e le comunicazioni sulla Terra, oltre a mettere in pericolo gli astronauti.

Ulteriori indagini

Arecibo punterà nuovamente Ross 128 e la sua area a partire dal 16 luglio per controllare se il segnale si sente ancora.

Intercettare nuovamente il segnale accertandoci che provenga dalla stella sarebbe molto importante ma se il segnale non si ripetesse saremmo di fronte ad un mistero ancora più profondo”.

Secondo Méndez è difficile che altri radiotelescopi siano sufficientemente sensibili per raccogliere i segnali, con un’unica possibile eccezione: il mostruoso radiotelescopio cinese FAST.

FAST, però, attualmente è in fase di calibratura e non è quindi disponibile.

Dall’istituto SETI si conferma che si sta programmando di utilizzare l’Allen Telescope Array in California “per monitorare il segnale se dovesse ripresentarsi“.

Ma per il SETI ad oggi c’è ancora solo un segnale davvero convincente arrivato dallo spazio che potrebbe provenire da alieni: il Segnale WOW che, secondo il SETI, resta ancora l’unico segnale ricevuto  con possibile provenienza extraterrestre, anche se recentemente è stata data una spiegazione di questo segnale. Spiegazione che il SETI ha rigettato.

Fonte: Planetary Habitability Laboratory University of Puerto Rico at Arecibo

I rapimenti alieni (Abductions)

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I rapimenti alieni, o Incontri ravvicinati del 4° tipo, o, ancora, Abduction, sarebbero dei veri e propri sequestri di persona effettuati, a dar retta ai sequestrati, da esseri alieni di vario tipo, più spesso piccoli esseri grigi dalla testa enorme, esseri alieni simili a noi, i nordici o esseri ributtanti che ricordano dei rettili, come nel caso occorso a un “rapito” italiano divenuto noto alle cronache negli anni settanta.

Le abductions sono state raccontate per la prima volta negli anni sessanta ma differiscono totalmente dalle storie raccontate dai tanti contattisti che sostengono di essere stati avvicinati dagli alieni e invitati a salire nello loro navi. Le abductions sarebbero invece dei rapimenti dove il protagonista si troverebbe del tutto indifeso e alla mercé di esseri alieni che avrebbero lo scopo di eseguire esperimenti sulle cavie umane, dal prelievo di liquidi corporei, fino ai rapporti sessuali veri e propri raccontati da alcuni addotti. A differenza dei contattisti, i rapiti in genere non ricordano niente o quasi dei rapimenti, che riemergerebbero in sogno o sotto ipnosi regressiva.

Ma Cosa ci dice la scienza delle abduction? Sono veramente gli alieni a portarle a termine come raccontano “rapiti” e una frangia di ufologi? Sono portate a termine da militari per fare esperimenti segreti? Sono balle inventate di sana pianta? Sono dovuti a fenomeni psicologici?

I fatti

Se un rapimento avviene, a prescindere da chi lo attui, chi lo programma e lo porta a compimento dovrebbe lasciare delle tracce, infatti spesso si parla di impianti, di cicatrici e ricordi che possono essere confrontati se ci sono diversi casi di rapimento, foto e filmati o tracce di elementi palesemente extraterrestri. Ad esempio, se gli impianti alieni che tanti ufologi portano come prova inoppugnabile fossero davvero tali, la composizione isotopica dei loro materiali sarebbe probabilmente diversa da quella terrestre, provenendo da un altro pianeta. Altre prove potrebbero essere le testimonianze di persone terze presenti durante le fasi del rapimento in modo da poter fare le opportune verifiche del caso.

La psicologia del rapito

Molte presunte vittime di abduction credono di aver vissuto un ‘esperienza al punto che ricordare il rapimento innesca in loro le stesse reazioni psicologiche delle vittime di traumi verificabili. I ricordi dei rapimenti iniziano con esperienze reali ma inspiegabili, come afferma Susan Clancy nei suoi studi sui rapiti che raccontano spesso di subire una sorta di “paralisi del sonno” che ricorre spesso nei fenomeni di rapimento ripetuti e in fenomeni parapsicologici. La paralisi del sonno è un evento fisiologico e contribuisce a rafforzare la convinzione che i rapimenti siano eventi reali.

Un processo culturale

Credere di essere vittima di un’abduction è parte di un processo dove il soggetto “si lascia guidare dalla disponibilità culturale che si adatta ai fatti che emergono dai ricordi spesso guidati dagli ufologi durante le fasi di ipnosi regressiva che portano a galla il vissuto nascosto o che emergono in parte solo in sogno”. Come si spiegano racconti simili degli addotti? Come mai si sanno tante cose su alieni tecnologicamente cosi evoluti da arrivare sulla Terra e condurre esperimenti senza lasciare tracce? Le vittime spesso ricorrono a esperti per recuperare ricordi persi o memorie cancellate ma gli interventi influenzano e addirittura creano i “ricordi” dei presunti addotti, anzi, spesso i ricordi degli addotti coincidono con le credenze personali dei terapisti, come ammise l’influente terapista delle abduction e autore John Mack, aggiungendo che “chi viene analizzato sembra scegliere il ricercatore che più si adatta alla propria esperienza”

Collocazione storica

I primi “presunti contatti” con esseri di altri mondi risalgono ai primi decenni del 900, dove soprattutto esseri provenienti dal nostro stesso sistema solare, Venere, Marte, Giove si palesano e entrano in contatto con uomini scelti come emissari o ambasciatori di pace e fratellanza. Nel corso del tempo però le cose cambiano e gli alieni non sono più belli, biondi e pacifici, in pratica quello che dovrebbe rappresentare la parte migliore di noi esseri umani ma cambiano, assumono forme diverse, sgraziati, piccoli, grigi e con grandi occhi inespressivi spesso in combutta con esseri simili a noi o con veri e propri mostri.

Conclusioni

Da decenni nel contesto ufologico si parla spesso di abductions ma la scienza resta fredda e scettica in mancanza di prove concrete. L‘ufologia ha prodotto, soprattutto negli ultimi anni, moltissime bufale che non hanno certamente giovato al settore ma sicuramente arricchito molti speculatori. Questo succede anche a chi racconta di essere rapito, sono spesso saltate fuori incongruenze o falsità in tante storie di abductions ,non si sa se per eccesso di protagonismo o con altri intenti. Anche gli ufologi spesso ci mettono lo zampino sfruttando la suggestionabilità di tanti soggetti. Il racconto non basta, ci vogliono le prove e per ora che nessun addotto ha mai fatto analizzare alcunché di significativo.

In definitiva nessun materiale alieno è stato mai portato come prova o un’informazione scientifica non conosciuta ai nostri scienziati. Gli addotti, quelli che così vengono catalogati negli annali delle riviste ufologiche o dei libri, non sono addotti ma credono semplicemente di esserlo per suggestioni indotte.

Fast Radio Bursts

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Fast Radio Burst (FRB) o lampo radio veloce, è un fenomeno astrofisico di alta energia di origine sconosciuta, che si manifesta come impulso radio transitorio che dura solo pochi millesimi di secondo, mostrando una dispersione dipendente dalla frequenza, coerente con la propagazione attraverso un plasma ionizzato.
L’origine degli FRB non è nota: sono generalmente ritenuti extragalattici a causa dell’ anomala elevata quantità di dispersione impulso osservata.

Nel 2007, Duncan Lorimer e colleghi annunciarono  la scoperta da dati di archivio del 24 luglio 2001, ottenuti con il radiotelescopio dell’osservatorio di Parkes, di un lampo radio di forte intensità, dalla durata inferiore a 5 millisecondi, proveniente da una regione del cielo vicino alla Piccola Nube di Magellano, che non poteva essere ignorato. All’epoca, molti astronomi definirono queste esplosioni apparentemente casuali come poco più di un errore. Gli astronomi hanno visto da allora 25 FRB, tutti brevi segnali radio, che durano non più di pochi millesimi di secondo. Sembrano provenire da sorgenti oltre la nostra galassia. Alcuni durano più a lungo di altri e la luce di alcuni è polarizzata.

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Questa illustrazione mostra come due fotoni, uno ad alta frequenza (blu) e un altro a bassa frequenza (gialla), percorrono nello spazio-tempo dalla loro origine in una distante sorgente di FRB fino a raggiungere la Terra. Una stima del limite inferiore della tensione gravitazionale che i fotoni sperimentano lungo la loro strada è data dalla massa al centro della galassia della via lattea. Credito: Accademia cinese delle scienze

Si tratta di lampi molto luminosi nella banda radio, non risolti, a banda larga, provenienti da regioni del cielo esterne alla Via Lattea. Le componenti in frequenza di ciascun lampo presentano un ritardo, legato alla lunghezza d’onda, che permette di esprimere una misura della dispersione. I valori ottenuti per i lampi osservati sono tali da escludere che le loro sorgenti appartengano alla Via Lattea, mentre sono coerenti con una propagazione attraverso un plasma ionizzato. A differenza di molte sorgenti radio, il segnale proveniente da uno scoppio viene rilevato in un breve periodo di tempo con sufficiente forza per distinguersi dal rumore di fondo. L’esplosione di solito appare come un singolo picco di energia senza alcun cambiamento nella sua forza nel tempo. Le esplosioni provengono da tutto il cielo e non sono concentrate sul piano della Via Lattea.

L’osservazione nel 2012 di FRB 121102, in direzione di Auriga nell’emisfero nord usando il radio telescopio di Arecibo ha confermato l’origine extragalattica dei lampi radio veloci con un effetto noto come dispersione plasmaticaNel 2013 sono stati identificati quattro esplosioni che sostengono la probabilità di sorgenti extragalattiche. FRB 140514  è risultato essere del 21% (+/- 7%) circolarmente polarizzato .  Nel 2015 FRB 110523 è stato scoperto in dati archiviati dal Green Bank Telescope, il primo FRB di cui è stata rilevata la polarizzazione lineare – consentendo una misurazione della rotazione di Faraday. La misurazione del ritardo di dispersione del segnale ha suggerito che questa esplosione sia di origine extragalattica, probabilmente fino a 6 miliardi di anni luce.

Il profilo di intensità della trasmissione di FRB, mostrando quanto rapidamente si è evoluto nel tempo, durando solo pochi millisecondi. Prima e dopo l’esplosione, è stato rilevato solo il rumore del cielo. Credito immagine: Produzioni di Astronomy Swinburne

A causa della natura isolata dei fenomeni osservati, la natura della sorgente rimane speculativa. Una possibile spiegazione potrebbe essere la collisione tra oggetti molto densi come fusione di buchi neri o stelle di neutroni. È stato anche suggerito che vi sia una connessione con gamma ray bursts ( GRB ) . Nel 2007, subito dopo la pubblicazione dell’ e-print con la prima scoperta di Lorimer, si è proposto che i lampi radio veloci possano essere correlati a hyperflares di magnetar . Nel 2015 tre studi hanno sostenuto l’ipotesi di magnetar. Nel 2013 sono stati proposti blizars come una possibile spiegazione. Nel 2014 è stato suggerito che dopo il collasso di pulsar causato da materia oscura, l’espulsione risultante delle magnetosfere delle stesse potrebbero essere la sorgente di FRB. Nel 2016 viene proposto il collasso delle magnetosfere di buchi neri di Kerr-Newman per spiegare l’origine di ‘afterglow’ di FRB e dei deboli raggi gamma transitori 0,4 s dopo GW 150914. E’ stato anche proposto che se FRB provenissero da esplosioni di buchi neri, sarebbero la prima rivelazione di effetti di gravità quantistica.

Sono passati solo 10 anni dalla prima rivelazione, e la ricerca si è sviluppata a tal punto che FRB sono ora accettati come una vera e propria classe di segnali celesti, generando un proprio campo di ricerca. Infatti  nel 2016 c’è stato il primo grande convegno sul tema FRB, ad Aspen in Colorado, dove 80 astrofisici hanno ‘messo a fuoco’ il campo; i dibattiti si sono incentrati su come sradicare le bias di rilevamento e coordinare le osservazioni e su ciò che si può imparare studiando modelli nella popolazione FRB esistente.

UN CASO PARTICOLARE

FRB 121102, è unico nel suo comportamento: è l’unico di questi lampi che si ripete. I molti flash osservati da FRB 121102 hanno permesso per la prima volta di seguire l’esplosione e la caccia alla sua posizione.

All’inizio di quest’anno l’annuncio che la galassia ospitante di FRB 121102 è stata identificata: una galassia nana situata a redshift z = 0.193 (circa 3 miliardi di anni luce dopo il big bang). Ora un team di scienziati guidato da Cees Bassa (ASTRON, Istituto olandese per radio astronomia) ha eseguito ulteriori follow-up per saperne di più su questa galassia ospite e ciò che potrebbe causare i misteriosi lampi.
Bassa e collaboratori hanno utilizzato il telescopio spaziale Hubble, lo Spitzer Space Telecsope e il Gemini North telecsope nelle Hawaii per ottenere osservazioni ottiche, a infrarossi e a medio infrarossi della galassia che ospita FRB 121102.

I ricercatori hanno stabilito che la galassia è una nana, irregolare e a bassa metallicità, rivelando una brillante regione di formazione stellare di circa 4.000 anni luce nell’area della periferia della galassia. Curiosamente, la sorgente radiale persistente associata a FRB 121102 cade direttamente dentro quel nodo di formazione stellare.

Bassa e collaboratori hanno anche scoperto che le proprietà della galassia ospite sono coerenti con quelle di un tipo di galassia conosciute come ‘extreme emission-line galaxies’. Questo fornisce un indizio allettante, in quanto esse sono note per ospitare long gamma-ray bursts e supernovae superluminose povere di idrogeno.

Cosa può dirci ciò sulla sorgente di FRB 121102? Il fatto che questo burst si ripeta già elimina eventi cataclisma come origine. Ma la posizione proiettata di FRB 121102 all’interno di una regione di formazione stellare – specialmente in una galassia ospitante simile a quella che ospita tipicamente supernova superluminose e proiezioni di raggi gamma lunghi – suggerisce fortemente che esista una relazione tra tali eventi.

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Galassia ospite di FRB 121102 – Foto GEMINI

Gli autori propongono che questa coincidenza osservata, supportata da modelli di nascita di stelle di neutroni magnetizzate, indichi un legame evolutivo tra i lampi radio veloci e le stelle di neutroni. Questo quadro potrebbe suggerire un legame evolutivo, in cui le fonti di eventi FRB sono nati ai tempi di Long- gamma ray burst e SLSN-I, con FRBs provenienti da stelle di neutroni giovani o magnetar derivanti da queste esplosioni.

Questo quadro può anche spiegare la causa di fast radio bursts – ma Bassa e collaboratori avvertono che è anche possibile che questo modello si applichi solo a FRB 121102. Poiché FRB 121102 è univoco nell’essere l’unico lampo radio scoperto che si ripete, la sua causa può anche essere unica . Gli autori suggeriscono che le ricerche mirate di regioni di formazione stellare in galassie simili a quella dell’FRB 121102 potrebbero rivelare altri candidati ripetitivi, che ci aiutano a svelare il mistero in corso.

CUTTING BIAS

Alla riunione, alcuni astronomi hanno proposto di invertire la strategia di ricerca e di cercare FRB in galassie altrettanto strane, oltre a cercare di individuare l’origine di singoli lampi quando si verificano. Cio’ ha prodotto un acceso dibattito. Un problema importante è come evitare le tensioni. Il fatto che siano stati scoperti da scienziati che cercano pulsar – piccole e dense stelle di neutroni rotanti – potrebbe offuscare la generazione delle teorie su FRB: gli astronomi potrebbero essere attratti da modelli che coinvolgono oggetti simili alle pulsar. La polarizzazione di rilevazione è anche in parte un problema, poiché molte ricerche FRB sono supportate da quelle ottimizzate per trovare fonti all’interno della Via Lattea che si ripetono regolarmente, anziché eventi sporadici extragalattici. Più gli astronomi guardano, più trovano FRB in luoghi imprevisti e con caratteristiche insolite.

Per assicurare che gli astronomi vedano un campione rappresentativo, bisogna cercare segnali in un’ampia gamma di frequenze, si dovrebbe inoltre prestare maggiore attenzione alla polarizzazione della luce FRB, che può fornire indizi sull’ambiente della fonte.

Circa 30 telescopi sono alla ricerca di FRB, e le ricerche dedicate sono in aumento. Grande eccitazione per il Canadian Hydrogen Intensity Mapping Experiment (CHIME) , un radio telescopio in Canada che dovrebbe iniziare la caccia di FRB entro la fine dell’anno e potrebbe vederne fino ad una dozzina al giorno. Le osservazioni saranno ottimizzate e coordinate nel pianificare gli sforzi per rilasciare i risultati FRB in tempo reale per il follow-up da altri telescopi, come è stato già fatto per segnali astronomici fugaci.

Anche se FRB rimangono un mistero, il campo è progredito da quando Lorimer ha identificato il primo lampo. Il fatto che la comunità adesso accetti, ad esempio, che i bursts siano extragalattici è un grande passo avanti. La moglie di Lorimer, astrofisica dell’Università della West Virginia Maura McLaughlin, inizialmente dubitava che lo fossero.

“La comunità è stata nettamente divisa a sufficienza, anche nella nostra famiglia. Da allora le cose sono cambiate. ” (Lorimer, Aspen Colorado, 2015)

Riferimenti:

[A Bright Millisecond Radio Burst of Extragalactic Origin – Lorimer et al. 2007]

[A repeating fast radio bursts – Spitler, LG et al 2016] Nature 531 , 202 – 205 ( 2016 ).

[A direct localization of a fast radio burst and its host – Chatterjee, S. et al – 2017] Nature 541 , 58 – 61 ( 2017 )

[FRB 121102 Is Coincident with a Star-forming Region in Its Host Galaxy – Bassa et al. 2017]

 

Stefania de Luca è owner del gruppo facebook Astrofisica, cosmologia e fisica particellare

 

 

 

 

 

La grande truffa della propaganda contro i vaccini

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Grazie ai vaccini la storia dell’uomo è cambiata radicalmente.

Malattie endemiche, infatti, che per secoli hanno provocato milioni di morti e danni incalcolabili, piaghe come il tifo, il vaiolo e la poliomielite sono state debellate.

Queste grandi vittorie però dopo solo pochi decenni paiono dimenticate e il ricordo di quelle terribili malattie giace dimenticato nella memoria di tante persone.

Il web, che tanto di buono ha fatto e fa, è stato usato criminosamente come grancassa di falsi miti, pregiudizi e paure nei confronti dei vaccini e della scienza medica, portando a un crollo della copertura vaccinale e un ritorno di malattie in un recente passato sconfitte, come il morbillo o la meningite.

Il nesso (che non c’è) tra il vaccino Mpr e l’autismo

Verso la fine degli anni ’90, dopo decenni di vittorie eclatanti da parte della medicina, ottenute anche con l’uso di massa dei vaccini, nella fase embrionale di Internet, un gastroenterologo inglese di nome Wakefield teorizza il nesso tra vaccino MPR (morbillo, parotite erosolia) e autismo nei bambini. Il medico sostiene in una relazione scritta come perito di parte nel corso di una causa, che il vaccino causa infiammazione intestinale con un aumento della permeabilità della barriera intestinale e il passaggio di sostanze tossiche per l’encefalo favorendo lo sviluppo dell’autismo. Wakefield pubblica sulla prestigiosa rovista “Lancet” il suo rapporto sotto forma di uno studio che coinvolge 12 bambini affetti da disturbi gastrointestinali e autismo rilevati dopo le vaccinazioni MPR.

Il rapporto acquista subito grande visibilità e fa grande clamore tra lo stupore generale ma diverse ricerche svolte in Europa e negli USA smentiscono le affermazioni di Wakefield non trovando nessuna evidenza scientifica, La smentita venne rafforzata da una ricerca svolta dall’Institute Of Medicine of the National Accademies americano che valutò la correlazione tra vaccini e autismo includendo altri otto vaccini oltre al vaccino MPR.

Alle stesse conclusioni arriva l’Oms (Organizzazione mondiale della sanità). Nel 2004, un’inchiesta giornalistica condotta da Brian Deer sul Sunday Times svela che lo studio “Wakefield” non era stato effettuato in “doppio cieco” e si scopre che il lavoro di Wakefield conteneva alterazioni e falsificazioni della storia anamnestica dei piccoli pazienti con l’intento di avvallare la ricerca. Lo scandalo è di portata mondiale e il medico viene riconosciuto colpevole di diversi capi d’accusa, dalla truffa al falso, arrivando fino alla radiazione definitiva dall’ordine dei medici.

L’eliminazione del tiomersale e la tossicità dei vaccini

Oramai il danno è fatto e la paura cresce quando in Italia viene disposta, a scopo precauzionale, l’eliminazione del tiomersale , un composto a base di etilmercurio presente nei vaccini fin dal 1930. Subito i tanti guru del complotto  vedono nel dietrofront sul tiomersale la conferma dei loro sospetti e delle loro paranoie: il tiomersale viene ritirato perché la sostanza è tossica la sostanza è tossica ma dimenticano che l’etilmercurio non è tossico a bassisimi dosaggi come nei vaccini e che viene eliminato dall’organismo nel giro di una settimana attraverso le urine e le feci. E, infatti, dopo l’eliminazione del tiomersale, l’incidenza di autismo in bimbi vaccinati, che già era bassissima, rimane invariata. (Studio Oms)

Esavalente e morte in culla, associazioni errate

I complottisti, non paghi dei danni prodotti, diffondono la convinzione che la sindrome della “morte in culla” è causata da una precedente vaccinazione e, in questo caso addossano la colpa al vaccino “esavalente”ampiamente impiegato in Italia per la vaccinazione dei nuovi nati contro difterite, tetano, pertosse, polio, epatite B e Haemophilus influenzae tipo b. Fortunatamente gli studi effettuati per verificarne la correlazione non trovano nulla di quanto subdolamente affermato.

Come informarsi

Le bufale sui vaccini girano da anni e la colpa è dell’errato utilizzo del web che, nonostante dia ampia libertà, spesso, a causa di errate convinzioni, della propaganda complottista, delle speculazioni fatte per ragione di basso lucro o della scarsa conoscenza degli argomenti, orienta i pensieri in una sola direzione e qualsiasi ricerca medica o scientifica si ammanta di un velo menzogna grazie al quale, dopo decenni, soprattutto nel campo della sanità,  sta facendo tornare attuali problematiche e malattie che, almeno in occidente, erano state debellate e superate.

Bisognerebbe tornare al passato e ricordare quanti danni hanno fatto malattie ormai sconfitte, come la poliomielite per capire quanto sia importante vaccinarsi, vaccinare i propri figli e informarsi in modo corretto, altrimenti si rischia di tornare in un oscuro medioevo.

La mappa di Piri Reis

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La mappa di Piri Re’is è un documento cartografico realizzato dall’ammiraglio turco Piri Reìs nel 1513.

La mappa, tracciata su pergamena, è conservata nella Biblioteca del Palazzo Topkapı di Istanbul, dove fu rinvenuta nel 1929. Sembrerebbe che la mappa rinvenuta sia circa un terzo del documento originario. La parte di mappa disponibile rappresenta una porzione dell’Oceano Atlantico oltre alle coste dell’Europa, dell’Africa e del versante orientale dell’America meridionale.

Storia

A quanto pare, la mappa di Piri Reis fu redatta utilizzando carte precedenti, tra cui la cosiddetta “mappa di Colombo.

Secondo alcuni teorici dell’influenza aliena sull’evoluzione della razza umana, la carta sarebbe stata copiata da documenti antichissimi in quanto su di essa vi sarebbero rappresentate la conformazione delle coste dell’Antartide prive della copertura dei ghiacci, così come si sarebbero presentate all’incirca 6000 anni fa.

La carta di Piri Reis fu sicuramente una delle prime a rappresentare con buon dettaglio parte della coste del continente centro e sud americano ma gli storici sono abbastanza certi che, per quello, l’ammiraglio turco si basò su carte portoghesi e forse sulla mappa realizzata da Amerigo Vespucci.

Speculazioni sulla carta di Piri Reis

Pur storicamente importante, la carta di Piri Reis non avrebbe goduto della fama cui è assurta se, in alcuni libri a cavallo tra gli anni ’60 e ’70, alcuni cosiddetti ricercatori e presunti esperti di archeologia non se ne fossero usciti con una serie di strampalate teorie sul fatto che le terre raffigurate nella carta fossero sconosciute al momento in cui fu realizzata.

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Il frammento superstite della carta di Piri Reis. Fonte: www.wikipedia.org

Secondo l’ingegnere americano Arlington H. Mallery, la porzione raffigurata “storta”, e che arriva quasi sotto il Sudafrica, del Sudamerica raffigurata nella mappa di Piri Reis non sarebbe affatto la costa mal cartografata dell’Argentina, ma quella dell’Antartide, e precisamente quella della regione antartica oggi conosciuta come Terra della Regina Maud.

Le idee di Mallery furono poi riprese dalla storico Charles Hapgood nel libro del 1966 Maps of ancient sea kings (“Mappe degli antichi re del mare”) e soprattutto dallo scrittore svizzero Erich von Däniken, uno dei fondatori della cosiddetta “archeologia misteriosa”, che ne parlò per la prima volta nel libro Gli extraterresti torneranno? del 1969. Le teoria di Mallery e compagnia, sembrava alquanto improbabile: l’Antartide è stato l’ultimo continente a essere scoperto dall’uomo, che lo avvistò per la prima volta soltanto nel 1820. Come faceva la mappa di un ammiraglio ottomano del 1513 a riportare la costa di un continente scoperto solo trecento anni dopo? Hapgood e von Däniken, come le decine di scrittori di “archeologia misteriosa” che si sono occupati dell’argomento nei decenni successivi, rispondevano sostenendo che, proprio perché non era possibile secondo la “storia ufficiale” che Piri Reis conoscesse l’esistenza dell’Antartide, allora il buon ammiraglio doveva aver usato, tra le “antiche carte” che lui dichiarò di aver consultato, mappe antichissime che riportavano le conoscenze successivamente perdute in possesso di un’antica civiltà, evoluta a tal punto dal conoscere la geografia della Terra al livello di noi contemporanei.

Ai critici che facevano loro notare come il profilo “storto” della costa raffigurato nella mappa di Piri Reis non corrisponda affatto a quello effettivo della Terra della Regina Maud, ma si adatti invece con buona approssimazione, una volta “raddrizzata”, a quello dell’Argentina, von Däniken e soci replicavano che, proprio perché l’attuale profilo non corrispondeva, le fonti usate da Piri Reis dovevano essere veramente antichissime, perché raffiguravano la costa dell’Antartide quando ancora non era coperto dai ghiacci.

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Insomma, a sentire von Däniken e i suoi emuli successivi, le antiche carte utilizzate da Piri Reis per redarre la sua recavano traccia delle conoscenze di un’antica e sofisticatissima civiltà, di cui poi si è persa la memoria, e che si deve identificare probabilmente con quella del celebre continente perduto di Atlantide, che si sarebbe inabissato nella acque dell’Oceano Atlantico oltre diecimila anni fa in seguito a un’immane catastrofe.

La mappa di Piri Reis raffigurerebbe, quindi, l’Antartide prima del cataclisma, quando era ancora una terra verdeggiante e magari abitata. La catastrofe che distrusse Atlantide, probabilmente il Diluvio Universale della Bibbia, avrebbe poi provocato uno spostamento nell’inclinazione dell’asse terrestre che portò il continente antartico nella sua attuale posizione, dove sarebbe poi stato ricoperto dall’attuale calotta polare. Secondo lo stesso von Däniken e altri suoi successori, le antiche fonti delle mappe usate da Piri Reis non sarebbero gli atlantidei, ma addirittura gli extraterrestri, che avrebbero visitato la Terra decine di migliaia di anni fa e, scambiati per angeli e dèi dai nostri antenati, sarebbero i protagonisti di quasi tutti i racconti mitologici del mondo.

Queste teorie non hanno mai trovato il minimo riscontro o fondamento storico, archeologico, geografico o geologico. Eppure i libri degli scrittori di “archeologia misteriosa” continuano ad affollare gli scaffali delle librerie e a vendere anche su Amazon centinaia di migliaia di copie in tutto il mondo.

Alla fine, quindi, la mappa di Piri Reis non è la prova dell’esistenza di fantomatiche antiche civiltà visitate in un remoto passato dagli alieni ma la testimonianza delle conoscenze che l’uomo è riuscito a conquistare nel corso dei secoli, a prezzo di morti e grandi sofferenze.