venerdì, Settembre 20, 2024
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Non troviamo gli alieni perchè stanno dormendo. Una nuova risposta al paradosso di Fermi

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La vastità dell’universo suggerisce che debbano esserci, da qualche parte, civiltà aliene avanzate o, almeno, qualche prove della loro esistenza. Segni come megastrutture e comunicazioni – dovrebbero essere evidenti.

Invece, gli astronomi continuano a confrontarsi con un universo silenzioso oltre il nostro pianeta.

Questo “silenzio spaventoso”, come lo defisce il cosmologo Paul Davies, ha ispirato al grande fisico Enrico Fermi a porsi la famosa domanda: “Ma dove sono tutti?”

Molti hanno proposto soluzioni più o meno credibili a questa domanda, ma adesso vi è un’altra ipotesi sul tavolo. Alcuni scienziati hanno presentato l’idea che sia possibile che vi siano antichissime civiltà aliene là fuori che, però, si sono autoibernate in attesa di un lontano futuro in cui l’universo sarà più freddo fornendo le condizioni giuste per soddisfare le loro ambizioni?

Secondo questa nuova idea, civiltà aliene sono emerse e hanno prosperato  nell’universo giovane, crescendo in dimensioni e sviluppando la tecnologia per sfruttare l’energia delle stelle e delle galassie. Giunti ad un certo punto, però, questi alieni decisero di rivolgere la loro attenzione alle grandi questioni del cosmo, privilegiando lo sviluppo filosofico e spirituale a quello materiale.

Per affrontare questioni così profonde e fondamentali saranno però state necessarie grandissime capacità computazionali e sarà stato necessario realizzare computer potentissimi, come “Pensiero Profondo“, l’immenso supercomputer costruito per riflettere sulla risposta definitiva alla domanda fondamentale sulla vita, l’universo e tutto quanto immaginato dallo scrittore Douglas Adams nel suo ciclo fantascientifico “Guida galattica per autostoppisti“.

Il flusso di energia

Ma c’è una limitazione nella termodinamica del calcolo. Tali immensi calcoli richiedono un flusso di energia, da caldo a freddo e questo è, in ultima analisi, limitato dalla temperatura di fondo dell’universo. All’inizio erano pochi decine di kelvin sopra zero assoluto. Ma ogni grado di raffreddamento crea potenzialità per una quantità immensa di calcolo aggiuntivo.

Insomma, alla fine, questi alieni si potrebbero essere stancati di aspettare gli eoni necessari per i calcoli richiesti dalle risposte definitive sull’universo e potrebbero aver deciso di ibernarsi, tutta la specie, in attesa che le condizioni di temperatura dell’universo siano tali da permettere che i calcoli relativi alle loro domande richiedano un tempo ragionevole.

Ovviamente, mantenere un’intera civiltà in stato di animazione sospesa, al sicuro, in attesa che l’universo diventi abbastanza freddo richiede una grande quantità di energia, inoltre, questi alieni dovrebbero essere sicuri che al risveglio la materia e l’energia necessari per prosperare saranno ancora disponibili. Ciò implica strutture di mega-ingegneria in grado di sfruttare l’energia complessiva di interi sistemi stellari se non galassie, che però non siamo ancora riusciti ad individuare. Gli autori riconoscono questo limite alla loro ipotesi rispondendo, però, che questa attività potrebbe essere svolta con strumenti che ancora non siamo in grado di comprendere e essere quindi, per noi, in gran parte invisibile.

Va bene, tutto è possibile e a molti scienziati piace la fantascienza ma quanto seriamente dovremmo prendere questa possibile soluzione al paradosso di Fermi? Ovviamente sono solo congetture e speculazioni e non dovremmo escludere qualcosa solo perchè noi non la faremmo, allo stato attuale. Non c’è niente di sbagliato nello speculare, la speculazione può ispirare nuovi pensieri e nuove soluzioni ma anche liberare la fantasia senza porre limiti all’immaginario dovrebbe essere fatto con un filo, perlomeno un filo, di buon senso e dimensionarla adeguatamente.

Forse siamo soli, e forse no, in quest’universo immenso ma se il solo contemplarlo ci fa esclamare, insieme ancora a Douglas Adams “Wow” Ma è infinito!“, dovremo rassegnarci alla nostra solitudine solo quando, e se, saremo arrivati agli estremi confini e avremo esplorato l’ultimo corpo celeste.

Nel frattempo, la domanda di Fermi “Ma dove sono tutti?” dovrà essere il nostro faro, il nosatro riferimento e la motivazione per continuare ad esplorare e conoscere.

Con il laser si riattivano i ricordi “persi” nei topi affetti da Alzheimer

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Memorie dimenticate sono state risvegliate nei topi con la malattia di Alzheimer, suggerendo che la patologia non distrugga i ricordi ma, invece, ostacola la capacità di richiamarli.

Si è sempre pensato che la malattia di Alzheimer cancella completamente i ricordi. La condizione coinvolge grappoli di proteine ​​note come placche amiloide e tangoli tau che si accumulano nel cervello, dove, si pensa, distruggono i neuroni che conservano i ricordi.

Ma gli esperimenti di  Christine Denny e colleghi, presso la Columbia University, suggeriscono che, forse, la malattia di Alzheimer non cancelli i ricordi ma renda più difficile l’accesso ad essi. Il risultato più interessante di questo studio sta, però, nel fatto che sembra sia possibile risvegliare i ricordi perduti attivando artificialmente i neuroni in cui sono memorizzati.

 La ricerca potrebbe essere rivoluzionaria, sostiene Ralph Martins, dell’Edith Cowan University in Australia: “Ci da la possibilità di lavorare su nuovi farmaci che aiutino i pazienti a recuperare i propri ricordi.”

Memorie sbagliate

Per esaminare come la memoria sia colpita dalla malattia di Alzheimer, i ricercatori hanno sviluppato un modo di visualizzare i singoli ricordi nei cervelli dei topi affetti da Alzheimer. L’osservazione è stata fatta su due gruppi di topi, un set  sano, e uno con una condizione simile alla malattia di Alzheimer umana.

Entrambi i gruppi di topi sono stati sottoposti ad un test di memoria. In primo luogo, sono stati esposti ad un profumo di limone e dato uno shock elettrico. Poi, una settimana dopo, sono stati esposti allo stesso profumo di limone. I topi sani si sono immediatamente bloccati temendo di prendere di nuovo la scossa, mentre tra i topi con la malattia di Alzheimer quasi la metà presero di nuovo la scossa, suggerendo di non ricordare il legame tra l’odore e lo shock elettrico.

Nell’ippocampo dei topi appartenenti ai due gruppi si è osservata un’attivazione diverse per i neuroni deputati alla creazione, alla conservazione e al richiamo dei ricordi. Questo potrebbe aiutare a spiegare perché le persone con la malattia di Alzheimer presentano falsi ricordi. Ad esempio, molte persone con questa malattia ricordano erroneamente dove si trovavano durante gli attacchi dell’11 settembre. Gli esperimenti sui topi suggeriscono che ciò sia dovuto al fatto che recuperano informazioni dalle cellule cerebrali sbagliate.

Premendo il riavvio

Utilizzando una tecnica di ingegneria genetica chiamata optogenetica, il team di Denny ha continuato a riattivare la memoria dell’associazione “odore di limone-shock elettrico” nei topi con Alzheimer. Attraverso un laser hanno stimolato i neuroni e sono riusciti a indurre i topi a reagire nel modo giusto quando sottoposti al profumo di limone.

Questo ha dimostrato che i ricordi “persi” persistono nel cervello e possono essere recuperati. L’optogenetica non è una tecnica che possa essere utilizzata sugli esseri umani ma, in futuro, potrebbero essere sintetizzati farmaci mirati o tecniche come la stimolazione profonda del cervello che permettano alle persone con l’Alzheimer di riaccedere ai loro ricordi dimenticati.

Il passo successivo di questa sperimentazione sarà quello di confermare che gli stessi meccanismi di memorizzazione e recupero di memoria verificati nei topi funzionano anche negli esseri umani.

Ma ci sono già indizi che i ricordi persi possano essere risvegliati nelle persone con malattia di Alzheimer, dice Martins. “Ad esempio, La musica sembra essere in grado di aiutare nel recupero dei ricordi in questi pazienti”.

Se la tecnica di Denny dovesse funzionare sulle persone, si aprirebbero scenari interessanti per applicazioni più ampie, ad esempio, per aiutare i testimoni a ricordare meglio ciò che hanno visto su una scena del crimine o gli studenti potrebebro utilizzarla per migliorare il loro rendimento negli studi. Si potrebbero perfino recuperare i ricordi dimenticati dell’infanzia .

Riferimento: HippocampusDOI: 10.1002 / hipo.22756

La terapia verbale della santona/guaritrice Gabriella Mereu

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di Oliver Melis per Aenigma

Nei meandri della rete troviamo “cure alternative” di ogni tipo che non danno importanza alle medicine se non in modo marginale, una terapia molto in voga oggi, chiamata “terapia verbale” creata e sperimentata dalla Dottoressa/santona Gabriella Mereu che vede tra i rimedi terapeutici a disposizione del medico anche la parola e promette di curare malattie come il cancro.

In questa terapia la medicina e il medico sono solo dei mezzi tra il malato e la malattia da eliminare, infatti la malattia viene considerata come espressione di un vissuto. Il medico alternativo che opera mediante la terapia verbale utilizza strumenti quali l’analogia, i simboli archetipi, la grafologia in modo da tradurre al paziente quello che l’inconscio vuole comunicare.

Il paziente ha in questo sistema un compito attivo, cioè quello di comunicare al terapista e guidarlo verso la risoluzione della malattia.

Cos’è la malattia secondo la Dott.ssa Mereu?

La malattia secondo la Mereu è un’espressione dell’anima, che rivela il vissuto distorto che ha portato alla malattia. La malattia, si rivelerebbe attraverso gesti, parole e comportamenti del paziente che se codificati portano a individuare le distorsioni. Secondo la Mereu la sua terapia imitando il paziente ridicolizza il personaggio distorto che è in lui curandolo.

Gabriella Mereu autrice di pubblicazioni, DVD e seminari sull’argomento ha un suo particolare modo di visitare il paziente, la visita si riduce a pochi minuti di dialogo dove la dottoressa trova il “dispiacere” o il blocco emotivo che genera la malattia. Nella cura non vengono somministrati rimedi omeopatici ma data una storia. La malattia si sviluppa a causa di un’informazione sbagliata quindi bisogna ridare al paziente l’informazione corretta.

Nel volantino che pubblicizza gli appuntamenti “le nostre parole spiegano le nostre malattie”. al lato la biografia della relatrice: la laurea in Medicina a Sassari, il diploma in Medicina olistica a Urbino, quello in Grafologia e in medicina omeopatica a Roma,

La dottoressa, ad esempi,o propone bizzarre cure per la cistite dove prevede una messa e l’introduzione in vagina di una medaglietta della Madonna. Curare le emorroidi invece si usa “atto magico del trono“, dove il paziente deve scegliere una poltrona e urlare: «Questo è il mio trono!».

Gabriella Mereu dice di far camminare i paraplegici usando solo esortazioni , l’AIDS non esiste e i suoi malati sono stati uccisi dai farmaci, Gli epilettici sono semplicemente “degli esibizionisti”e nei problemi di fertilità, consiglia di infilare una medaglietta raffigurante la Vergine nelle parti intime, aggiungere un permesso scritto del padre che autorizzi ad avere rapporti sessuali e un bambolotto da trattare come un figlio, magari condendo il tutto con qualche goccia di fiori di Bach quanto basta…

Affermazioni che possono sembrare (e lo sono) strambe ma nonostante questo la sedicente dottoressa è riuscita a coinvolgere moltissime persone della validità dei suoi metodi di cura che definire parascientifiche è troppo poco. Si rischia, a seguire questi santoni, di abbandonare cure di comprovata efficacia andando in cerca di spiegazioni sulle cause dei propri mali arrivando anche a credere di esserne la causa, dei propri come dei mali altrui.

Gabriella Mereu e la sua pseudo terapia é uno dei tanti casi di abuso della credulità popolare dove i pazienti vengono sfruttati in un momento di estrema debolezza pensando invece di aver trovato facile risoluzione anche a gravi problemi di salute.

la Mereu è stata radiata dall’Ordine dei Medici italiano nel 2015, come riferisce l’Unione Sarda, benchè tale provvedimento sia attualmente sospeso
a seguito di proposizione d’appello.

Gabriella Mereu ha trasferito la propria residenza in Canton Ticino, a Stabio, e nonostante la radiazione dall’albo, le reiterate denunce per l’esercizio abusivo della professione medica e le segnalazioni continue, ha ripreso a operare, propagandando la sua opera anche sui social.

Aggiornamento 27 leglio 2017: La Mereu ha comunicato dalla sua pagina facebook di essere stata definitivamente radiata dall’ordine dei medici in data 25 luglio, come da immagine sotto riportata.

mereu radiata

Riferimenti:

https://attivissimo.blogspot.it/2016/04/gabriella-mereu-radiata-dallordine-dei.html

http://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/cagliari-l-ordine-dei-medici-denuncia-la-dottoressa-che-cura-le-malattie-con-le-parolacce-_3038480-201602a.shtml

http://www.castedduonline.it/area-vasta/hinterland/39428/gabriella-mereu-radiata-dall-ordine-continua-il-tour-in-italia.html

L’ordine dei medici di Torino denuncia al Nas e alla procura Gabriella Mereu, la dottoressa che dice di curare il cancro con i fiori di Bach e le parolacce

https://www.omceo-to.it/00666/DOCS/rve-mereu-gabriella-esposto.pdf

Oliver Melis è owner su facebook delle pagine NWO ItaliaPerle complottare e le scie chimiche sono una cazzata

Charlie, è finita. I genitori ritirano l’istanza per il trasferimento

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E così è finita.

Di fronte agli ultimi esami cui è stato posto il bambino che ne hanno evidenziato l’irreversibilità dei danni cerebrali e muscolari i genitori di Charlie Gard hanno ritirato l’istanza presso il tribunale per ottenere il trasferimento del piccolo presso una struttura americana in grado di provare sul bambino una terapia sperimentale che aveva dato buoni risultati in casi simili.

I genitori del bambino, distrutti, ora assisteranno alla fine della straziante agonia del bambino affetto da deplezione mitocondriale, quando, si presume entro due o tre giorni, verranno spente le macchine che lo tengono in vita.

Nonostante la resa, la mamma del bambino, Connie Yates, attacca le autorità sanitarie inglesi ribadendo la sua accusa:”Tre o sei mesi fa, le sue condizioni non erano quelle di oggi. La sua è una malattia progressiva, i danni si sono aggravati. Se ci avessero permesso di tentare la cura sperimentale quando lo abbiamo chiesto, a gennaio, c’era una chance di salvarlo. Ora non sapremo mai se sarebbe servito a qualcosa”.

Sarà ora giusto far calare il silenzio su questa triste vicenda e lasciare che i genitori possano trascorrere le ultime ore con il loro bambino, in attesa di una morte dignitosa.

 

La NASA avvia lo sviluppo di moduli abitabili per lo spazio profondo

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La NASA ha commissionato alla Lockheed Martin di realizzare un prototipo a piena scala dell’habitat per lo spazio profondo proposto per il programma NextSTEP. Ciò significa entro 18 mesi di tempo, l’agenzia potrebbe iniziare a sperimentare nuove tecnologie per i viaggi spaziali all’interno di una struttura presso il Kennedy Space Center della NASA. Per soddisfare gli obiettivi di accessibilità dell’agenzia, la società aerospaziale non dovrà costruire l’habitat da zero ma potrà sfruttare una vecchia navetta spaziale precedentemente utilizzata per trasferire carichi all’ISS. Inoltre, si baserà su una miscela di realtà virtuale e aumentata per progettare il prototipo.

La NASA ha lanciato il programma NextSTEP nel 2016 in uno sforzo per sviluppare un habitat idoneo per gli astronauti che dovranno compiere le loro missioni più lontano rispetto all’orbita terrestre bassa. L’idea è quella di ccostruire un veicolo con ambienti che possano essere equipaggiati in modo confortevole per esseri umani che dovranno sostenere missioni nello spazio della durata di mesi o anni. Poiché potrebbe essere utilizzato come base per gli astronauti che opereranno in orbita cislunare, dovrà anche essere in grado di volare da solo ed essere abbastanza robusto da resistere senza equipaggio a bordo. La nave spaziale Orion della NASA lo trasformerà in un ambiente vivibile quando vi si aggancerà.

Bill Pratt, il program manager di NextSTEP per Lockheed Martin, ha spiegato:

È facile dare le cose per scontate quando si vive a casa, ma gli astronauti del prossimo futuro dovranno affrontare sfide uniche. Qualcosa di semplice come fare una telefonata a casa è completamente diversa quando si è oltre l’orbita bassa della Terra. per realizzare questo habitat, dovremo operare con una mentalità diversa, sapendo che si tratta di una struttura che potrebbe andare su Marte con un lungo viaggio e bisognerà essere certi che gli esseri umani impegnati possano operare in una ambiente sano e sicuro dove il loro lavoro ossa essere produttivo.

Lockheed Martin non è l’unica azienda che sta costruendo un prototipo NextSTEP per la NASA. A giugno, l’agenzia ha firmato un contratto per la fase II con la NanoRacks, che prevede di trasformare le fasi superiori di un razzo in un habitat per lo spazio profondo. Appare quindi chiaro che la NASA si sta muovendo, al momento, su due livelli diversi, uno proiettato sulla sviluppo di una stazione spaziale permanente in orbita lunare, quale sarà il Deep Space Gateway e un secondo livello per lo sviluppo di una capsula adatta per un lungo viaggio come quello per Marte.

Cure alternative dure a morire: bicarbonato e limone

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Da anni ormai su internet si legge sempre più spesso che il Limone e il bicarbonato di sodio sono due ingredienti che avrebbero un ruolo nella prevenzione del cancro, nell’alcalinizzare i tessuti, allontanare l’invecchiamento e, in generale, prevenire molte malattie.

Secondo i molti siti e blog dedicati al tema, Otto Heinrich Warburg, studiò i tumori, in particolare la respirazione cellulare e vinse il premio Nobel nel 1931 per la sua tesi. Warburg sosteneva che le cellule tumorali prosperavano in ambienti acidi e privi di ossigeno, infatti sarebbero le sostanze acide a respingere la preziosa molecola mentre quelle basiche lo attrarrebbero, dedusse che le cellule tumorali, non utilizzando l’ossigeno non potrebbero vivere e replicarsi in presenza di esso.

Otto Heinrich Warburg identificò nell’acidificazione alimentare e nella inattività fisica con la conseguente riduzione di ossigenazione cellulare i fattori che portavano a sviluppare tumori e quindi associando il limone al bicarbonato si ottengono miracoli contro la malattia.

Insomma, associando il limone al bicarbonato, si otterrebbero miracoli contro il cancro, almeno secondo le decine di entusiasti blog che osannano queste pratiche di “medicina alternativa

Ma veramente è cosi?

Se lo dice un premio Nobel la gente si fida, anche se i premi Nobel sono premi dati dalla “Scienza ufficiale“. Per fortuna ci sono i debunkers che vengono in nostro soccorso e infatti Otto Hainrich Warburg studiò effettivamente i tumori e le cellule, arrivando a scoprire come funzionava la respirazione cellulare nei tessuti cancerosi, scoperta gli valse il premio Nobel per la medicina nel 1931, ma questa scoperta non aveva alcuna relazione con la causa primaria del cancro, infatti pochi anni dopo Alfred Knudson sviluppò quella che oggi è la teoria più accreditata come causa primaria dei tumori, cioé l’accumulo di mutazioni del DNA. Warburg vinse il Nobel ma non per aver scoperto la causa della formazione dei tumori.

Il bicarbonato

Mark Sircus nel suo saggio medico “Vincere la guerra al cancro” racconta degli impressionanti risultati nel 99% dei casi di cancro al seno e alla vescica affrontati e risolti grazie al bicarbonato. La prova starebbe nel fatto che durante la chemioterapia si utilizza anche il bicarbonato per proteggere organi come il cuore e i reni.

Mark Sircus è uno di quelli che ritengono il cancro un’unica malattia, cosa che la scienza, si quella ufficiale cari complottari, ritiene errata. Ogni cancro ha una sua storia e la cura deve essere studiata sul singolo caso. La parola “Cancro” è una generalizzazione per intendere i tumori maligni ma, di questi, ognuno si sviluppa con peculiarità proprie.

Sircus dice di sapere come curare il cancro grazie a tanti libri scritti e dottrine ma guarda caso, senza mai portare una prova di avvenuta guarigione.

Purtroppo il mondo gira cosi e fino a quando ci saranno persone che per vari motivi si bevono queste storielle andrà sempre peggio, facendo la felicità e riempiendo il conto in banca di tanti furfanti.

Condividere notizie false o manipolate su presunte scoperte miracolose bocciate dalla medicina ufficiale spinge gente poco informata a credere a bislacche teorie e ad abbandonare cure mediche efficaci. Diffidate di questi stregoni da strapazzo che propongono cure miracolose a basso prezzo e senza rischi.

Questi personaggi vogliono solo approfittarsi di chi, disarmato, disperato e sconvolto, si aggrappa a qualsiasi speranza.

Complottismo: la bufala del “metodo Hamer”

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di Oliver Melis per Reccom Magazine

È di pochi giorni fa la notizia della morte del dott. Hamer, diventato famoso per l’ideazione del metodo Hamer.

il dott. Ryke Geerd Hamer era un medico internista, poi radiato dall’ordine, nato in Germania nel 1935 è morto il 2 luglio 2017, a Sandefjord, Norvegia.  Elaborò la sua teoria dopo la perdita del figlio a causa di un colpo di carabina sparato da Vittorio Emanuele di Savoia durante una lite. In seguito Hamer fu colpito da un tumore a un testicolo che lui ritenne essere stato causato dallo stress dovuto alla perdita del figlio.

Hamer elaborò un nuovo metodo di cura per il suo tumore e presto lo estese ai suoi pazienti. Chiamò “Nuova Medicina Germanica” il suo metodo di cura ritenendola alternativa alla “medicina Ufficiale” che, a suo avviso, sarebbe parte di un complotto ebraico per decimare i popoli “non ebrei”.

Un Tribunale Tedesco nel 1988 gli revocò la licenza per esercitare la professione medica con sentenza confermata nel 2003. Hamer è stato condannato più volte per esercizio abusivo della professione medica e frode e ha trascorso molti mesi nelle carceri tedesche e francesi.

La teoria si fonda sulle seguenti affermazioni:

La malattia è causata da un conflitto interno dell’individuo, per guarire basta risolvere il conflitto. La malattia si suddivide in due fasi, una con conflitto attivo e una di guarigione.

Psiche, cervello e organo malato sono collegati dal punto di vista evoluzionistico

I microbi hanno un ruolo nell’evoluzione e sono in relazione con i tre foglietti embrionali da cui hanno origine gli organi.

La malattia deve essere intesa come “programma biologico speciale della natura dotato di significato”, creato per risolvere un conflitto biologico inatteso.

Hamer reputava che la malattia fosse causata da un conflitto di tipo psichico, e la guarigione avveniva quando il conflitto veniva risolto.

Dopo aver analizzato attentamente la casistica, il Gruppo di studio per i metodi complementari e alternativi nel cancro e la Lega svizzera contro il cancro non hanno trovato dimostrazioni che i principi postulati da Hamer fossero validi e efficaci. Le due associazioni chiariscono dicendo: “Siamo contrari all’impiego di questo metodo nella terapia dei tumori.

Per l’oncologo americano David Gorski, direttore della Divisione di chirurgia della mammella alla Wayne State University School of Medicine di Detroit, in Michigan, che ha studiato in dettaglio il metodo Hamer, studio poi pubblicato sul sito della Società per la medicina basata sulla scienza, il metodo Hamer è “ciarlataneria”.

I pericoli del metodo Hamer

Persone malate di cancro possono finire nelle grinfie di ciarlatani come Hamer che reputavano le terapie pesanti contro il cancro, inutili e dannose. Hamer e altri personaggi che propongono cure alternative non riconosciute dalla medicina ufficiale, si approfittano della disperazione di tanti malati proponendo cure semplici quando le cure in realtà semplici non sono e le persone che vengonn tratte in inganno finiscono per morire di cancro perché rigettano le cure che potrebbero salvarle.

“Alcune persone che si trovano ad affrontare il cancro sono sfortunatamente facile preda di ciarlatani di questo tipo, secondo i quali le terapie pesanti, ma indispensabili, contro il cancro sarebbero superflue” sintetizza un documento della fondazione belga contro il cancro. “Essi propongono una soluzione semplice quando una simile soluzione non esiste e le persone che si fidano finiscono per morire a causa del loro cancro non curato”.

Per Hamer il cancro non è una malattia mortale, i decessi, avvengono secondo lui quando il malato perde energia, peso, dorme poco o male, è esaurito mentalmente e psicologicamente o a causa di una prognosi negativa, queste motivazioni sono, secondo Hamer, sufficienti ad abbandonare le cure ufficiali.

La raccomandazione è sempre la stessa: non fidarsi mai di santoni, sciamani e persone che hanno avuto una rivelazione improvvisa. Malattie come il cancro sono molto serie e vanno affrontate il più precocemente possibile con le terapie di dimostrata efficacia proposte dalla medicina ufficiale. Il tasso di mortalità del cancro si riduce costantemente ed è strettamente legato all’affrontare la malattia il più presto possibile. I trattamenti ufficiali sono effettivamente pesanti e debilitanti per l’organismo, ed è proprio per questo che vanno iniziate il più presto possibile.

La migliore cura contro il cancro è la prevenzione effettuata tramite controlli periodici che permettano di individuare la patologia prima che possa espandersi e generare metastasi.

Oliver Melis è owner su facebook delle pagine NWO ItaliaPerle complottare e le scie chimiche sono una cazzata

Quale destino per la ISS?

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Nel 2024 L’ISS esaurisce il denaro stanziato e l’autorizzazione del congresso degli USA ed i responsabili delle politiche della NASA cercano di capire cosa accadrà. I funzionari dell’agenzia spaziale stanno scrivendo una relazione sul futuro della stazione, da consegnare al Congresso entro dicembre. Tra le opzioni: rinnovare i pannelli solari e continuare a tenerla in orbita fino al 2028, cederla interamente ad un acquirente privato, disassemblarla affidando l’operazione ad aziende commerciali o lasciare decadere lentamente la sua orbita fino all’ingresso in atmosfera dove brucerà in un lampo di gloria.

Interrogato sulla sua idea di futuro per la stazione spaziale internazionale, Elon Musk, CEO di SpaceX, la società privata che ha rivoluzionato l’industria spaziale costruendo razzi riutilizzabili che renderanno presto più conveniente e più facile portare in orbita carichi e persone destinati all’ISS e oltre, ha detto che aziende private potrebbero un giorno utilizzare la stazione per inviare segnali internet a parti remote del mondo o monitorare tempeste pericolose, siccità o altri fenomeni sulla Terra, operazioni già in corso attraverso i satelliti attualmente in orbita. L’argomento, però, permetteva a Musk di lanciarsi in una delle sue entusiastiche visioni: “Se vogliamo stimolare l’attenzione del pubblico sulla spazio dobbiamo accendere il suo entusiasmo: serve una base sulla Luna, e poi bisogna andare su Marte.”

Un altro titano dell’industria spaziale, Robert Bigelow, CEO di Bigelow Aerospace, concorda che sul concetto che gli Stati Uniti devono tornare sulla luna perché la Cina è in procinto di andarci e potrebbe iniziare lo sfruttamento commerciale delle risorse minerarie sulla superficie lunare. “Dal punto di vista del prestigio, della convenienza e della concorrenza commerciale tornare al più presto sulla Luna è la cosa che ha più senso fare”, ha detto Bigelow. “Ma se vogliamo fare qualcosa di grande in un tempo ragionevole, dobbiamo farlo durante un’unica amministrazione”.

 La società di Bigelow a Las Vegas ha sviluppato un habitat gonfiabile chiamato BEAM che è collegato alla stazione per verificare se può proteggere gli astronauti da detriti e radiazioni. Ma entrambi Bigelow e Musk vogliono veramente usare l’ISS per arrivare altrove, come la luna o Marte. Il congresso e i sindaci federali già nel 2014 esortarono la NASA a capire come l’ISS potrebbe generare reddito, anche da privati, se la sua missione dovesse essere prolungata oltre il 2024.
Purtroppo i progetti di commercializzazione della ISS sembrano ancora fermi alla fase di avvio. Sono state presentate alcune proposte, ad esempio per sviluppare nuovi contenitori di cibo Tupperware o dispositivi medici stampati 3-D per gli astronauti. E il grande annuncio prima dell’intervento di Musk era quello di un concorso/partnership da 1 milione di dollari con target per la ricerca di come sviluppare piante di cotone sostenibili nello spazio. Troppo poco per l’enorme struttura orbitale che la stessa NASA ammette essere sottoutilizzata.
“Stiamo cercando mercati emergenti nello spazio”, dice Robyn Gatens, vice direttore della divisione ISS presso la sede della NASA a Washington. “Oggi la domanda è piuttosto ridotta.” Secondo Gatens l’aspetto limitante è il tempo dell’equipaggio: gli astronauti sono troppo impegnati a mantenere operativa la stazione, a fissare roba, a mantenere alimentatori e sistemi di supporto vitale e condurre occasionali esperimenti scientifici. Il personale è ridotto all’osso, servirebbe un equipaggio più numeroso.
Dovrebbe esserci più tempo per i progetti commerciali quando la NASA metterà un terzo astronauta americano sull’ISS nel 2019. Per allora, forse SpaceX sarò riuscita a convincere le aziende private che investire sulla stazione spaziale può essere conveniente ed emozionante come il sogno di Musk di installare una base permanente sulla luna.
È sempre più chiaro che il futuro dell’uomo nello spazio ed i progetti di colonizzazione della Luna e di Marte dipenderanno dalla visione di pochi grandi imprenditori illuminati che, un giorno, riusciranno ad aprire all’uomo la via delle stelle.

Impariamo come Vivere in salute con il libro di Filippo Ongaro

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La dieta giusta, l’allenamento fisico costante, la gestione dello stress, l’utilizzo intelligente degli integratori alimentari. Filippo Ongaro, dal 2000 al 2007 medico degli astronauti presso l’Agenzia spaziale europea Esa, autore nel 2014 del menù che Samantha Cristoforetti ha seguito in orbita, li chiama “i 4 fondamenti della salute”. Pilastri di una vita lunga e sana, fra le stelle e sulla Terra. “Ci sono tanti parallelismi tra gli astronauti e noi tutti”, spiega il coach del benessere all’AdnKronos Salute in un’intervista sul suo ultimo libro, ‘Vivere a pieno’ (Roi edizioni). “Una vita, un’opportunità. Non sprecarla. Impara a viverla a pieno”, è il senso dell’opera. Un manuale che in 190 pagine insegna “scienza e pratica per raggiungere salute, prestazione e felicità”.

Classe 1970, nato a Milano e cittadino del mondo per seguire il papà giornalista, Ongaro si è laureato in Medicina a Ferrara dove è entrato nella Scuola di specializzazione in Medicina dello sport. Da lì, giovanissimo, “sono stato proiettato direttamente ‘nello spazio’ – racconta – attraverso uno scambio con la Deutsche Sporthochschule di Colonia, in Germania“. Un viaggio di sola andata, “perché mi hanno chiesto di restare e così sono diventato il medico degli astronauti”. Fra i suoi adepti Roberto Vittori, che “ho seguito passo passo nella sua prima missione con i russi”. E poi ‘Astrosamantha’ “che è diventata mia paziente prima di essere astronauta, quando stava in Aeronautica” con base vicino a Treviso dove Ongaro dirige l’Ismerian, Istituto di medicina rigenerativa e anti-aging. Milleduecento metri quadrati dedicati alla lotta hi-tech contro l’invecchiamento.

 “Quando poi Samantha, che ha numeri da vendere – sottolinea l’esperto – è stata selezionata per la sua prima missione spaziale, mi ha chiesto di lavorare al suo programma nutrizionale ‘ripescandomi’ come consulente anche se io non lavoravo più per la Stazione internazionale Iss. E’ stato un esperimento molto interessante anche sul piano tecnologico, che ha permesso di sviluppare cibi molto naturali, ma conservabili a lungo”. Niente ‘beveroni’ o alimenti ‘in pillola’: “Oggi – precisa il medico – gli astronauti mangiano cibi veri, che prima di partire testano e scelgono anche in base ai propri gusti (nello spazio così come sulla Terra la gratificazione è un aspetto chiave per limitare lo stress), che vengono preparati in scatolette o pacchetti e poi reidratati a bordo”.

La prima cosa che la medicina ‘terrestre’ può mutuare da quella ‘spaziale’ è “il concetto di contromisura”, dice Ongaro. La premessa è che fluttuare in assenza di gravità non è una passeggiata di salute: “Sei mesi in orbita corrispondono grosso modo a 10 anni sulla Terra e il compito principale del medico di equipaggio è contrastare questo processo di invecchiamento accelerato”. Le conseguenze sono “una pesante perdita di forza e di massa ossea e muscolare, che senza un programma personalizzato di contromisure porterebbe piuttosto rapidamente l’astronauta vicino a una condizione di osteoporosi”. Ma “la perdita di forza muscolare è uno dei problemi centrali per l’invecchiamento di tutti noi a Terra”, avverte l’esperto. Eppure, osserva, “mantenere sano il patrimonio di muscoli che la natura ci dà è sicuramente uno degli aspetti più trascurati“.

Per questo “uno degli insegnamenti principali che possiamo estrapolare dalla medicina spaziale è proprio quello della contromisura”, ribadisce Ongaro. Il secondo comandamento è “partire il prima possibile, meglio da giovani. Il nostro patrimonio di salute – ammonisce infatti il medico – si mantiene abbastanza intatto fino ai 35-40 anni, poi cominciano delle evoluzioni esponenziali e piuttosto rapide”. Dunque “l’ideale è intercettare la persona al picco della sua salute, fare una ‘fotografia’ dettagliata delle sue caratteristiche biochimiche, funzionali e volendo anche genetiche, intorno alle quali disegnare un percorso su misura che punti a mantenere queste condizioni il più a lungo possibile”.

La ‘ricetta spaziale’, descrive Ongaro, “è fatta da un insieme di prescrizioni personalizzate che parte dall’alimentazione e passa attraverso l’attività fisica, le tecniche di rilassamento e l’uso intelligente di alcuni integratori alimentari per contrastare microcarenze nutrizionali che possono essere anche molto diffuse”. Per gli astronauti tutto ciò si traduce in “un’alimentazione onnivora o che assicuri comunque l’apporto di tutti i macronutrienti, tarata sulle esigenze metaboliche, ossee e muscolari”. La dieta viene abbinata a “tecniche anti-stress, per contrastare l’impatto psichico che può avere una permanenza in orbita di almeno 5-6 mesi”, e a “un serio programma di attività fisica nella palestra ad alta tecnologia della Stazione internazionale: 2 ore al giorno bloccate per fare allenamento”.

E sulla Terra? Che di mestiere si faccia l’astronauta oppure no, “viviamo tutti una vita frenetica di viaggi, spostamenti, meeting, incontri – ragiona l’esperto – e spesso l’attività fisica viene messa da parte”. Fissare del tempo da dedicarle ‘per prescrizione’, come fanno gli esploratori dello spazio, dovrebbe perciò essere “un trucco da insegnare a tutti: se vogliamo veramente fare attività fisica dobbiamo organizzare la nostra giornata intorno all’allenamento, non ‘infilare’ l’esecizio nei buchi della nostra agenda”.

E’ proprio questo uno dei criteri che a Treviso guida il lavoro dell’Ismerian di Ongaro, primo camice bianco italiano a certificarsi in negli Usa in medicina anti-aging. “Siamo un piccolo staff di 5-6 persone e facciamo medicina sartoriale, molto preventiva e di potenziamento delle capacità psicofisiche – spiega – divisa essenzialmente in 3 blocchi: quello motorio, in cui valutiamo il livello di fitness della persona e definiamo il programma di attività fisica più indicato; quello medico-nutrizionale, con test ed esami di laboratorio sulla cui base disegnare una dieta personalizzata; quello psico-fisiologico in cui analizziamo i livelli di stress e come compensarlo”. La missione, in generale, è “provare a indurre nel paziente un cambiamento comportamentale” basato sulla consapevolezza e perciò convinto e duraturo. Una ‘conversione’, una virata senza ritorno verso una vita felice.

Come si fa? Una delle vie è affidarsi al ‘coaching’ e la guida per percorrerla si chiama coach della salute. Il medico degli astronauti lo è diventato perché “a un certo punto – ricorda – mi sono accorto che la maggior parte delle persone sa quello che dovrebbe fare per sentirsi meglio, ma non riesce a farlo comunque: tutti sanno per esempio che i broccoli fanno meglio delle patatine fritte, però di fronte a entrambi scegliamo le seconde. Così ho deciso di formarmi anche in un’altra disciplina, che mi aiutasse a capire più a fondo le logiche psicologiche ed emotive delle persone”.

La prima mossa per passare dalla teoria alla pratica è procurarsi una solida motivazione. Nel suo libro Ongaro la definisce come “quella forza che ci rende capaci di tollerare lo sforzo necessario per raggiungere qualcosa a cui teniamo particolarmente”. Lavorandoci, si arriva cioè a una condizione in cui “il peso di non fare nulla supera di gran lunga il peso di fare”. E allora ci si mette ‘in riga’. “L’attitudine corretta nei confronti del mantenimento della salute si può costruire – è la lezione dell’esperto – e uno dei punti centrali è liberarsi da un’idea di salute vista come rinuncia e sacrificio, quindi come un’ennesimo fattore di stress, sposando invece un concetto di salute intesa come conquista e piacere, un bene più alto da raggiungere”.

“La teoria per cui, se dai una ricetta o una dieta, la persona la segue, non regge – avverte l’esperto – Se una persona, nella stessa situazione che ha portato al problema, si trova a dover introdurre una soluzione, è normale che fallisca. Il compito del coach della salute è aiutare questa persona a mettere in pratica dei cambiamenti che una volta innescati sono anche piuttosto semplici, ma che nella fase iniziale richiedono un certo grado di supporto”.

“Il percorso si costruisce insieme al paziente – prosegue Ongaro – A volte per indurre un cambiamento basta una seduta. Se si toccano le chiavi giuste, se si capisce come dare uno scossone alla parte psico-emotiva di una persona, si induce quella che in gergo tecnico viene detta ‘esperienza emozionale correttiva’: di colpo qualcosa ti fa capire che stai andando nella direzione sbagliata. Con altri pazienti invece è necessario pianificare un programma di incontri regolari, anche attraverso videocorsi a distanza. Se il tempo non si può fermare, si può imparare ad arginarne gli effetti su corpo e mente”. La morale? Il ‘pianeta salute’ è a portata di mano e la medicina spaziale ci dice come piantarci la bandiera.

da adnKronos

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Medicina alternativa: la magnetoterapia

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Sono trascorsi oltre 50 anni dal giorno in cui la missione Apollo 11 sbarcò sulla Luna. Sono stati realizzati film, documentari, scritti libri ed esaminate le rocce

di Oliver Melis per Aenigma

La magnetoterapia è una pratica che si basa sulla teoria che il corpo umano tragga beneficio dall’esposizione a campi magnetici.

I promotori della magnetoterapia ritengono di poter trattare con i campi magnetici le fratture ossee, l’osteoporosi, i dolori articolari, i dolori muscolari, l’artrosi, l’artrite reumatoide, l’algodistrofia, le lesioni della cartilagine articolare e la fibromialgia. I sostenitori  di questa teoria ritengono che la pratica terapeutica basata sui campi magnetici possa accelerare la formazione e il consolidamento del callo osseo.

Oggi però la “Medicina ufficiale”, ritiene la magnetoterapia una pratica priva di ogni fondamento scientifico e sbugiardata da tantissimi studi che ne hanno dimostrato l’assoluta inefficacia terapeutica.

Secondo la teoria alla base della magnetoterapia, il campo magnetico avrebbe effetti sulle cellule del corpo favorendo il ripristino del potenziale di membrana ove necessario, favorendo il ritorno al corretto funzionamento delle membrane cellulari che, anzi, in presenza di danni, si riparerebbero più rapidamente.

La magnetoterapia si divide in: Magnetoterapia a bassa frequenza e magnetoterapia ad alta frequenza. La scelta della frequenza dipende dalle condizioni di salute di chi si sottopone alle cure.

Ad oggi gli studi condotti sulla pratica della Magnetoterapia hanno dato esito negativo. Le critiche che più spesso vengono mosse riguardano la scarsa intensità dei campi magnetici utilizzati dai terapisti e la mancanza di prove scientifiche che dimostrino l’interazione dei campi magnetici con il ferro dell’emoglobina, infatti il ferro risente del magnetismo quando è in forma solida e cristallina.

Non ci sono prove che dimostrino che la magnetoterapia restauri la “bilancia elettromagnetica del corpo umano”.

La magnetoterapia continua a sollevare interrogativi nella comunità scientifica che fino a oggi ne ha sempre dimostrato l’inefficacia sconsigliandone l’uso.

Anche la FDA, che è l’ente governativo statunitense per la regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, ha espresso sua opinione in merito, in base alla quale la magnetoterapia è una pratica priva di qualsiasi utilità medico-terapeutica.

Insomma, nel migliore dei casi la magnetoterapia sarebbe una pratica inutile, i cui presunti effetti, quando presenti, potrebbero essere indotti dall’azione psicologica dell’essere sotto terapia. Al momento, però, non abbiamo nessun riscontro scientifico sull’utilità di questa pratica di medicina alternativa.

 Oliver Melis è owner su facebook delle pagine NWO ItaliaPerle complottare e le scie chimiche sono una cazzata