giovedì, Settembre 19, 2024
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L’automazione toglie posti di lavoro ma esistono alcuni lavori che le macchine non potranno mai fare

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Tecnologie dirompenti come l’intelligenza artificiale e i grandi elaboratori di dati stanno cambiando il mondo del lavoro. I lavori di vendita al dettaglio stanno scomparendo mentre i siti di e-commerce popolano i propri magazzini di sistemi automatici al posto dei lavoratori umani. In Cina, le imprese manifatturiere che hanno lasciato i paesi ricchi per trovare lavoratori a basso salario stanno ora sostituendo gli umani con macchine. Nelle aziende agricole in tutto il mondo, i sistemi automatizzati stanno cominciando a svolgere attività queli liberare la lattuga dalle erbacce. Gli studi più recenti hanno scoperto che le nuove tecnologie minacciano circa il 40% dei posti di lavoro esistenti negli Stati Uniti e due terzi dei posti di lavoro nel mondo in via di sviluppo.

Vi  è, però, un tipo di lavoro che è indispensabile e difficile – forse impossibile – automatizzare: quelle attività che richiedono competenze emotive. Si stanno realizzando software per l’Intelligenza artificiale in grado di riconoscere le emozioni dai volti e dalle voci ma ci vorrà ancora molto prima che una IA possa simulare un’autentica empatia e i filosofi sostengono secoli che una macchina con sentimenti reali non esisterà mai. I computer non sono in grado di competere con gli esseri umani sulla capacità di comprendere veramente e di connettersi con un altro essere umano.

(Credito: Getty Images)

Mentre le popolazioni in molti paesi invecchiano e le malattie non trasmissibili aumentano, l’OMS dice che il mondo avrà bisogno di 40 milioni di nuovi operatori sanitari entro il 2030 (Credit: Getty Images)

Se questi lavori non possono essere automatizzati e continueranno a essere necessari per il futuro, i lavoratori con capacità emotive saranno fortemente richiesti nei prossimi decenni. In questo momento, purtroppo, i lavori che necessitano di queste competenze sono spesso sottopagati: un sondaggio di Business Insider ha messo i lavoratori per la custodia dei bambini e gli insegnanti delle scuole superiori in un elenco delle dieci professioni meno pagate.

 

Le abilità emotive comprendono tutte le abilità che ci permettono di riconoscere e di rispondere in modo appropriato agli stati emotivi in ​​noi stessi e negli altri. Sono una onnipresente, ma in gran parte invisibile, parte di un enorme e magari sorprendente gruppo di posti di lavoro. E ‘il cassiere del supermercato che ama chiedere piacevolmente come stai facendo. E ‘un supervisore che corregge l’errore di un subordinato. È un venditore capace di leggere sul volto di un potenziale cliente per capire se stra toccando i tasti giusto per convincerlo.

Mentre i robot ci stanno sostituendo nei lavori di routine, la capacità di lavorare bene con gli altri sta diventando una chiave per il successo. Una revisione del 2016 della Banca Mondiale di 27 studi sui datori di lavoro ha scoperto che il 79% di essi ha classificato un’abilità socio-emotiva come l’onestà o la capacità di lavorare all’interno di una squadra come la qualifica più importante per i lavoratori.

Le competenze emotive sono particolarmente importanti nell’assistenza sanitaria, dove c’è urgente bisogno di più lavoratori. Dal momento che la popolazione mondiale vive sempre più a lungo e, di conseguenza, le malattie geriatriche aumentano,  secondo l’Organizzazione mondiale della sanità entro il 2030 il mondo avrà bisogno di 40 milioni di nuovi operatori sanitari.

Parliamo di medici e tecnici altamente qualificati, per i quali l’empatia è complementare alle proprie abilità tecniche. Si parla, inoltre, di un’ampia gamma di lavoratori la cui qualifica principale è quella di essere in grado di assistere e comunicare con i pazienti. L’assistenza sanitaria efficace richiede uomini e alle donne in grado di effettuare il check-in dei pazienti diabetici per assicurarsi che seguano uno stile di vita adeguato, capaci di parlare di contraccezione con giovani ed adulti e eseguire un milione di altre attività che richiedono empatia, ma non necessariamente tecniche avanzate.

L’istruzione è un’altra industria dove la necessità di una connessione emotiva rende improbabile l’automazione. Insegnare aqi bambini piccoli richiede l’impegno umano, per motivare gli studenti, individuare potenziali problemi allo sviluppo e instillare le abilità sociali. E ciò sembra vero anche per l’istruzione degli adulti.

È necessario investire sul lavoro del futuro

La cura sanitaria e l’istruzione sono insostituibili, ma il costo di un operatore sanitario o di un educatore speciale mette questo tipo di sostegno oltre la portata di molti. Nella maggior parte degli Stati Uniti, l’assistenza infantile standard per una famiglia con con due bimbi di quattro e otto anni, costa  più di un ciclo di studei di quattro anni in un college pubblico. Inoltre, l’assistenza domestica per un genitore anziano è tipicamente superiore a 45.000 dollari l’anno, più dell’80% del reddito medio di una famiglia americana.

(Credito: Getty Images)

È quasi impossibile pèr l’AI replicare alcune delle abilità più sofisticate di un buon insegnante, ad esempio individuare se un bambino ha problemi sociali o di sviluppo (Credit: Getty Images)

Già, i grandi sistemi di istruzione e sanità ricevono gran parte del loro finanziamento da fonti pubbliche. Le scuole primarie e superiori sono quasi sempre finanziate pubblicamente.

Mentre la popolazione mondiale aumenta e questa popolazione continua a richiedere una buona assistenza sanitaria e un’istruzione per prosperare, più soldi devono essere investiti nei lavoratori  che utilizzano l’empatia e la loro retribuzione dovrà sempre più riflettere l’importanza del loro lavoro. I dati OCSE di tutto il mondo sviluppato dimostrano, ad esempio, che una retribuzione superiore dei docenti è direttamente correlata alle migliori prestazioni degli studenti.

Questo sta già cominciando ad accadere. Nonostante le risorse finanziarie limitate, i programmi finanziati dal governo stanno assumendo lavoratori emozionali per ogni tipo di nuova attività.

(Credito: Getty Images)

Potrebbero i governi sfruttare i risparmi sui costi dell’automazione e utilizzare tali fondi per investire in posti di lavoro sempre più importanti? (Credito: Getty Images)

Molti paesi europei ora versano alle famiglie con bambini un’indennità annua che può aiutare a sovvenzionare un genitore che rimane a casa o che lavora a tempo parziale. Alcuni paesi, tra cui l’ Inghilterra, la Germania e i Paesi Bassi, come pure, negli Stati Uniti la California, consentono alle persone con disabilità di utilizzare la loro assicurazione sanitaria pubblica per pagare amici e familiari che si prendono cura di loro.

Sarebbe possibile farlo su una scala molto più ampia in futuro e per evitare livelli devastanti di disoccupazione e povertà, sfruttando i profitti crescenti derivanti da una maggiore automazione.

L’importanza crescente del lavoro empatico è probabile che influenzerà la maggior parte di noi.

L’automazione ha il potenziale per creare enormi ricchezze a livello mondiale ma è fondamentale che si sviluppino e si retribuiscano correttamente quei lavori impossibili per le macchine, per evitare che la crisi sociale in corso non solo non peggiori ma che sia possibile l’accesso nel mondo del lavoro agli esseri umani.

Fonte: BCC

Le mani di Dio

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Da qualche giorno sui social impazza questa foto in cui si vede un cielo nuvoloso in cui si apre uno squarcio luminoso tra le nuvole. questo squarcio sembra aperto da due mani, fatte anch’esse di nuvole che vengono definite “le mani di Dio“. Il titolo dell’articolo che accompagnala foto è: “Le mani di Dio”. Foto incredibile scattata a Paola. Gli esperti provano a spiegare.

Ovviamente, nelle varie versioni che rilanciano l’immagine e la notizia sottostante il posto dove sarebbe stata ripresa la fotografia varia, da Paola, a Cinisello balsamo ad altri luoghi in Italia e altrove.

Il testo della notizia è qualcosa di simile al seguente ma possono esserci infinite varianti: “L’incredibile foto che vi mostriamo arriva da Cinisello Balsamo, precisamente è stata scattata in una strada di campagna Paola. Riguardo a ciò che rappresenta c’è poco da dire: è ben evidente un banco di nubi organizzato in modo da formare l’immagine di due mani che si apprestano a congiungersi, come nell’atto di una preghiera. Le “mani di dio”, così sono state chiamate, sono state fotografate da alcuni passanti. Il fenomeno, raccontano, è durato solo per qualche minuto, le nuvole si sono presto dissolte come spazzate dal vento e hanno assunto una conformazione normale.”

Molto suggestivo, vero?

E invece è la solita bufala frutto di un’abile uso di photoshop. Questa risale addirittura all’inizio del 2008 e il titolo originale è “Leggenda urbana – verità di Okinawa nuvola “Mano di Dio“, una notizia che all’epoca divenne virale prima di essere sbufalata.

photoshop

Insomma, guardate sempre con attenzione e dubitate quando leggete titoli ad effetto e vedete immagini un po’ troppo strane per essere reali. La bufala, che viene sempre utilizzata per fare clickbaiting, cioè guadagnare con i click sull’immagine o sull’articolo, è facile da scoprire, basta utilizzare il testo dell’articolo, o anche parti del testo o la stessa fotografia, per risalire abbastanza in fretta, attraverso google, all’origine e sputtanarla.

Qualche tempo fa girava una notizia simile a questa (e vedrete che tra qualche mese ricomincerà a girare), solo che tra le nuvole che si vedevano sopra un’autostrada, sorgeva un’immagine demoniaca. una rapida ricerca su google dimostrava che l’immagine originale arrivava dal sud america ed era il solito sapiente lavoro di photoshop, solo che in Italia la notizia usciva indicando location italiane.

Vabbè, state in guardia.

La pranoterapia

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La pranoterapia deriva da una pratica antica dell’imposizione delle mani che oggi viene spacciata come cura inserendo il termine terapia. Anticamente la tecnica dell’imposizione delle mani veniva utilizzata come rituale religioso e serviva a trasferire l’energia di una persona, di un defunto o di forze soprannaturali nel corpo di un malato.

Prana in sanscrito, significa”energia vitale”, utilizzata come fonte di tutte le guarigioni, un flusso di energia che però nessuno ha mai misurato. Questo flusso di energia guaritrice fluirebbe dal corpo di persone dotate di particolari capacità.

Il pranoterapeuta è il capostipite dei guaritori che grazie a non misurabili energie in suo possesso è in grado di guarire le malattie, l’unico in possesso di poteri soprannaturali che provengono da entità non di questo mondo che gli consentono di operare, facendo da tramite tra la nostra dimensione e una dimensione superiore; dalla pranoterapia sono poi derivate tutte le cure alternative note che fanno uso di flussi di energia che veicolano i poteri curativi, come succede ad esempio nell’omeopatia, dove grazie a presunte e non dimostrate capacità dell’acqua si riesce a veicolare l’informazione curativa di un farmaco senza che il farmaco sia fisicamente presente.

La pranoterapia viene spiegata come un flusso che scaturisce dalla mani del “medium” che viene trasmesso al paziente risolvendo i diversi mali che lo affliggono. Il pranoterapenta può essere in possesso di queste capacità o svilupparle affinando delle tecniche. Spesso i pranoterapeuti si definiscono “sensitivi” cioè sarebbero in grado di percepire il campo energetico che ogni forma di vita possiede, questa energia viene chiamata “aura“.

Kirlian, riteneva che le immagini create dalla fotografia rappresentassero un’aura o campo energetico che alcuni attribuiscono appartenere gli esseri viventi. Kirlian affermava che questa energia rappresentava stati fisici ed emotivi dell’essere vivente sottoposto ad analisi e riteneva di poter utilizzare le fotografie per diagnosticare le malattie, ma le immagini ottenute con il suo metodo, in realtà mostrano i gas presenti naturalmente attorno a qualsiasi cosa, azoto ed ossigeno soprattutto che, ionizzandosi, mostrano anche una colorazione particolare e specifica che dipende anche dal tipo di pellicola utilizzata.

Esistono molti ambulatori che praticano le cure attraverso la pranoterapia in strutture pubbliche e come per l’omeopatia, ci sono medici che ritengono la pratica efficace ma, così come per l’omeopatia, non sono mai stati riscontrati effetti superiori al placebo. La spiegazione è semplice, la pranoterapia è una pratica alternativa che non ha effetti curativi ma chi ci crede si sente forse rinfrancato ascoltando le storie di chi ha provato la pratica provando sensazioni di calore e benessere.

(Tempo fa provai per curiosità le tecniche del Reyki apprese da un amico e provai le stesse sensazioni di calore, il calore delle mani naturalmente che abbiamo più o meno tutti)

Ci sono tanti piccoli “malanni” come la depressione o i dolori articolari, che potrebbero trarre beneficio da questa pratica allo stesso modo di un rimedio omeopatico che pur non contenendo nessun principio curativo porta chi ci crede a sentire che si sta meglio ma alla fine potremo avere gli stessi effetti riposandoci, distraendoci e facendo qualcosa che ci piace.

Il pranoterapeuta riesce a capire le nostre debolezze e riesce a farci sentire importanti, a farci capire che con le sue pratiche può fare qualcosa per noi, ci tratta bene, e magari facendoci capire che ha utilizzato al massimo le sue capacità ci conforta. Non c’è forse nulla di male se si usano queste tecniche se non ci sono vere e proprie malattie ma magari, stress, ansia o perché no semplici capricci. Liberissimi di pagare un servizio del genere purchè non venga spacciato per un rimedio per malattie gravi.

Leucemia infantile, funziona il trapianto da genitori, ora si può guarire

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da  adnkronos

Novità importanti nella lotta alla leucemia pediatrica e ai tumori del sangue, grazie a una nuova tecnica di manipolazione di cellule staminali. Messa a punto dai ricercatori dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù, la tecnica è stata sviluppata con la più grande casistica al mondo nell’ospedale della Santa Sede su bambini con leucemie e tumori del sangue. Anche in assenza di un donatore completamente compatibile, la metodica rende possibile il trapianto di midollo da uno dei due genitori, “con percentuali di guarigione sovrapponibili a quelle ottenute utilizzando un donatore perfettamente idoneo”, spiegano i medici.

La procedura è stata applicata a 80 pazienti con leucemie acute resistenti ai trattamenti o con ricadute dopo i convenzionali trattamenti chemioterapici. I risultati mostrano che il rischio di mortalità da trapianto è straordinariamente basso (5%), quello di ricaduta di malattia è del 24% e la probabilità di cura definitiva è superiore al 70%, “un valore sovrapponibile (anzi lievemente migliore) a quello ottenuto nello stesso periodo in bambini leucemici trapiantati da un donatore, familiare o non consanguineo, perfettamente compatibile”. Risultati eccezionali, pubblicati su ‘Blood’, e rilanciati dalla Società americana di ematologia (Ash). Questa metodologia rivoluzionaria – messa a punto dall’équipe di Franco Locatelli, direttore del dipartimento di Oncoematologia e medicina trasfusionale al Bambino Gesù – era già stata applicata alle immunodeficienze e alle malattie genetiche (talassemie, anemie, ecc.). Il nuovo studio allarga le patologie trattabili alle leucemie e ai tumori del sangue.

Il trapianto di staminali del sangue rappresenta una terapia salvavita per molti bambini con leucemia o altri tumori del sangue, così come per i piccoli che nascono senza adeguate difese del sistema immunitario o con un’incapacità a formare adeguatamente i globuli rossi (malattia talassemica). Per anni l’unico donatore impiegato è stato un fratello o una sorella immunogeneticamente compatibile con il paziente. Ma la possibilità che due fratelli siano identici tra loro è solamente del 25%. Per ovviare a questa limitazione sono stati creati i Registri dei donatori volontari di midollo osseo che arruolano ormai più di 29 milioni di donatori e le Banche di raccolta e conservazione del sangue placentare, le quali rendono disponibili circa 700.000 unità nel mondo.

Un 30-40% di pazienti non trova però un donatore idoneo o ha urgenza di essere avviato al trapianto prima di poter identificarlo al di fuori dell’ambito familiare. Proprio per rispondere a questa ‘urgenza’ terapeutica, negli ultimi 20 anni si è investito nell’utilizzo di uno dei due genitori come donatore di cellule staminali emopoietiche, immunogeneticamente compatibile per il 50% con il proprio figlio. Tuttavia l’utilizzo di queste cellule senza alcuna manipolazione rischia di causare gravi complicanze, potenzialmente fatali. Per questo motivo, fino a pochi anni fa, si utilizzava un metodo di ‘purificazione’ che garantiva una buona percentuale di successo del trapianto ma che si associava ad un elevato rischio infettivo, con un’elevata incidenza di mortalità.

Insomma, i trapianti da uno dei due genitori avevano una probabilità di successo significativamente inferiore a quella ottenibile impiegando come donatore un fratello o una sorella, o un estraneo compatibile. Il team del Bambino Gesù ha messo a punto una nuova tecnica di manipolazione delle staminali che permette di eliminare le cellule pericolose (linfociti T alfa/beta+), responsabili dello sviluppo di complicanze legate all’aggressione delle cellule del donatore sui tessuti del ricevente, lasciando però elevate quantità di cellule buone (linfociti T gamma/delta+, cellule natural killer), capaci di proteggere il bambino da infezioni severe e ricadute.

La stretta interazione tra ricerca clinica e ricerca di base ha permesso di capire che con il nuovo approccio di manipolazione selettiva dei tessuti da trapiantare, i pazienti possono beneficiare fin da subito dell’effetto positivo dei linfociti T gamma/delta+ e delle cellule natural killer del donatore. Inoltre, il rischio particolarmente basso di sviluppare complicanze a breve e lungo termine correlate al trapianto ottenuto grazie a questo nuovo approccio metodologico, “rende questa procedura un traguardo solo pochi anni fa impensabile e oggi una realtà potenzialmente applicabile a centinaia di altri bambini nel mondo”, spiegano dall’ospedale. Largo supporto alle attività di ricerca è stato dato da un grant finanziato da Airc (Associazione italiana per la ricerca sul cancro).

Scoperta all’Osservatorio di Montarrenti una supernova distante 390 milioni di anni luce

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Sono stati Simone Leonini, Massimo Conti, Luz Marina Tinjaca Ramirez e Paolo Rosi, nell’ambito del Montarrenti Observatory Supernovae Search Hight Cadence Project, a scoprire la supernova peculiare SN2017fof. E’ successo all’Osservatorio di Montarrenti, nel Comune di Sovicille. La nuova strategia di ricerca, che mira a sorvegliare galassie candidate con una cadenza di 2-3 giorni, è stata sviluppata allo scopo di massimizzare le scoperte e rendere disponibili alla comunità astronomica internazionale nuovi transienti individuati nelle prime fasi esplosive.

Grazie al telescopio automatico Ritchey-Chretien (D=0.53m; f/8.7) dell’osservatorio gestito dall’Unione Astrofili Senesi, è stato registrato in due distinte epoche (2017-07-16 21:21:23 UT, R = 17.6 Mag. e 2017-07-19 21:58:08 UT, R = 17.1 Mag. – catalogo USNO B1) un nuovo evento esplosivo nella galassia a spirale barrata face-on UGC10602. La galassia, che brilla di Mag. 14.2 nella costellazione che raffigura il grande eroe mitologico Ercole, dista circa 390 milioni di anni luce dalla Terra.

«Un altro grande successo dei nostri astrofili! Scoperta la supernova peculiare in Ercole…a “solo” 390 milioni di anni luce…così “vicina” non potevamo che stanarla! Complimenti ancora a Simone Leonini, Luz Marina Ramirez, Paolo Rosi e Massimo Conti!», commentano gli Astrofili Senesi sui social.

La NASA cerca idee su freelancers per uno scudo antiradiazioni

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La NASA è sempre alla ricerca di nuove idee e di bravi progettisti e si è spesso affidata al crowdsourcing delle idee per progetti divertenti come la ricerca degli esopianeti o lo studio della superficie della luna.

Ora sta per bandire un concorso sul sito freelancer.com per idee sulla progettazione di uno schermo antiradiazioni per il volo nella spazio profondo. Più specificamente, “un concetto di piegatura 3D per la protezione dalle radiazioni da utilizzare per proteggere l’area dedicata all’equipaggio umano su veicoli spaziali”.

In questo caso, la NASA spera di ottenere alcune buone idee per proteggere gli esseri umani dalle radiazioni nocive cui saranno esposti durante le missioni spaziali lontane dalla Terra.

Infatti, quello della protezione dalle radiazioni è un grosso problema per le prossime missioni spaziali e per quelle previste verso Marte. Mentre gli astronauti che operano in orbita bassa sulla ISS sono ancora protetti dal campo magnetico della Terra, nello spazio e su Marte tale campo è assente, di conseguenza i membri di una futura missione destinati a scendere su Marte dovranno essere costantemente protetti dalle radiazioni.

Questo progetto in particolare si concentra sulla parte del viaggio, cercando disegni simili a origami per proteggere il veicolo spaziale.

Relativamente a questo progetto, l’idea è di realizzare qualcosa che, oltre a proteggere le parti con equipaggio umano di una navicella spaziale, possa essere dispiegato ed espanso una volta arrivati su Marte per garantire la massima protezione all’equipaggio.

Cercheremo la vita sulle lune Encelado ed Europa

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Continua la ricerca della vita nel sistema solare. Dopo Marte l’attenzione si è ora spostata su alcune grandi lune, satelliti dei giganti Giove e Saturno.

Uno degli oggetti più interessanti da questo punto di vista è, secondo gli scienziati, Encelado, la luna incrostata di ghiaccio di Saturno. Analizzata dalla sonda spaziale Cassini della Nasa e dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa), la luna è caratterizzata dai geyser d’acqua che spruzzano dal suo polo sud, probabile segno della presenza di un oceano liquido a diversi chilometri sotto la superficie. Cassini ha scoperto che l’acqua di Encelado contiene tutti gli ingredienti di base per la vita come lo conosciamo: carbonio, azoto e una fonte di energia disponibile in forma di idrogeno.

Europa (Credito: Nasa)

La luna di Giove Europa è però essere uno dei luoghi più probabili del sistema solare per portare la vita (Credit: Nasa)

Ma Cassini restano solo poche settimane prima di affrontare la sua morte tuffandosi nell’atmosfera di Saturno.

La NASA sta quindi esaminando la possibilità di inviare una missione specifica su Encelado per effettuare analisi più complete e verificare se sia possibile trovare tracce di vita.

Encelado, tuttavia, è solo uno dei diversi mondi del sistema solare coperti di ghiaccio dove siamo certi sia presente acqua allo stato liquido, in grado, forse, di ospitare vita microscopica. Ci sono altri candidati credibili e, precisamente,  le lune di Giove Europa, Callisto e Ganymede e perfino la lontanissima luna di Nettuno, Triton, potrebbe essere abitabile per forme di vita adattate a condizioni estreme.

Europa è forse il bersaglio più conosciuto per l’esplorazione. Già negli anni ’60 gli astronomi pensavano che la luna potesse ospitare la vita. Lo scrittore Arthur C Clarke, nel suo romanzo “2001:odissea nello spazio” vi immaginava piante giganti in grado di crescere sotto il ghiaccio. Osservazioni della sonda Galileo della Nasa alla fine degli anni ’90 dimostrarono che Europa ha un oceano di acqua di circa 15-20 km di profondità sotto la sua crosta ghiacciata. Ci possono anche essere aree in cui laghi d’acqua potrebbero essere intrappolati nel ghiaccio.

Mentre dovremo aspettare qualche decennio per tornare su Encelado, Europa sarà presto studiata dettagliatamente. L’Esa sta costruendo una nave spaziale nota come Juice , che sta per Jupiter Icy Moons Explorer. Il lancio avverrà nel 2022, poi la sonda entrerà nell’orbita di Giove e farà studi dettagliati su Europa, Ganymede e Callisto.

Test di trapano a ghiaccio (Credit: NASA)

L’acqua liquida sarà probabilmente raggiunta da un robot perforando attraverso gli strati di ghiaccio (Credit: NASA)

la Nasa, da parte sua, ha pianificato per il 2020 la missione Europa Clipper. Questa sonda spaziale robotica è progettata incontrare Europa circa 40 volte e fare uno studio dettagliato della sua superficie.

Nel frattempo, al Jet Propulsion Laboratory (JPL) di Pasadena, gli ingegneri stanno già lavorando al passo successivo: la progettazione di lander robotici e sistemi di campionamento per questi mondi gelidi.

“Le lune celle sono luoghi estremamente impegnativi per operare”, dice l’ingegnere robotico, Hari Nayar. “Sono fredde, dure robuste e solo arrivare al liquido, attraverso parecchi chilometri di ghiaccio, è una sfida incredibilmente difficile”.

Nayar prevede una serie di missioni effettuate con un lander che culmineranno nell’invio di un robot che dovrebbe perforare lo strato di ghiaccio. “Non abbiamo ancora risolto del tutto questo problema”, ammette, “ma ci sono molte persone intelligenti al JPL”.

La sua squadra ha sviluppato una serie di concetti, tra cui un rover per Europa e un sistema di ancoraggio che utilizza pali riscaldati per bloccare gli strumenti nel ghiaccio. Le tecnologie per prelevare campioni da sotto la superficie includono un robot riscaldato alimentato da un piccolo reattore nucleare che dovrebbe essere in grado di sciogliere la crosta ghiacciata. Un altro progetto prevede di ottenere delle carote trivellando il ghiaccio per analizzarlo a varie profondità.

Cassini spaziale (Credit: NASA)

La nave spaziale Cassini avrebbe potuto esaminare i pennacchi d’acqua di Encelado, ma, tra poche settimane, si tufferà nell’atmosfera di Saturno (Credit: Nasa)

Questi progetti, però, non sono previsti per la fase operativa prima dei prossimi 10 – 15 anni.

Trovare una forma di vita – per quanto semplice – su mondi una volta considerati lune morte, sarebbe una delle scoperte più importanti di tutti i tempi. Significherebbe che la vita potrebbe essere comune in tutto l’Universo.

 

Le scie chimiche? Io le tolgo con l’aceto

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di Oliver Melis per Reccom Magazine

Ne abbiamo parlato in un altro articolo ma le scie chimiche sono sempre un argomento attuale. Gli attivisti non si limitano a segnalarne la presenza, a filmarle o a fotografarle ma si sono “attrezzati” anche per combatterle. Con cosa? Chembuster, Tower Busters e Cloudbuster , meta-flak e l’aceto di mele. Si, avete letto bene, l’aceto di mele sarebbe un’arma potentissima per annullare l’effetto delle scie chimiche.

Ricorderete certamente cosa sono le scie e a cosa servono, controllare il clima per usare il clima stesso come arma o secondo altre teorie a fermare il riscaldamento globale grazie a un’attività “segreta” di geoingegneria, che vedrebbe migliaia di aerei impegnati ogni giorno a tutte le ore a scaricare nei nostri cieli sostanze chimiche “nanoparticolari”.

Come si contrasta il fenomeno delle scie chimiche?

Per scongiurare i pericoli delle temibili scie si usavano “armi orgoniche” cioè una fonte di energia teorizzata da William Reich negli anni trenta e riesumata decenni dopo per combattere appunto le scie chimiche. Queste fantastiche armi sono composte essenzialmente da canne di rame infilate in una base di quarzo e puntate verso il cielo, questi dispositivi, generando energia orgonica, dissolverebbero le scie chimiche, infatti come avrete notato le scie tendono dopo un certo tempo a svanire, peccato che lo facciano anche in assenza dei suddetti tubi…

aceto

Queste armi, però, hanno un difetto: i modelli esistenti presentati dagli “attivisti” non hanno una grande affidabilità, i cannoni a orgone non hanno risolto il problema visto il proliferare di scie chimiche.

Nuove e (forse) risolutive scoperte…

Gli incessanti studi dei Ricercatori indipendenti però non si sono fermati, molti impiegando il loro tempo hanno cercato di capire cosa non andasse nei cannoni orgonici ma altri hanno percorso strade diverse e sviluppato nuove idee, uno in particolare, tempo fa, mise in relazione le caratteristiche del bario, metallo usato prevalentemente nelle scie chimiche, con l’acido acetico, infatti, secondo lui, se lasciamo dell’aceto su un terrazzino, la sostanza dovrebbe riuscire a liberare una vasta porzione di cielo, rendendo l’aria balsamica e respirabile.

Forse il NWO ha le ore contate, un bicchiere di aceto in uno spruzzino che lo nebulizza e le scie chimiche svaniscono, provare per credere.

Aceto antiscie

Su youtube, punto di riferimento di tanti laureati alla Youtube University of life, troverete tanti video che dimostrano che il rimedio funziona, efficace e, soprattutto, economico.

In poco tempo manderanno all’aria i progetti dei Poteri occulti che si dice spendano decine di milioni al giorno solo in Italia con le irrorazioni chimiche. Il rimedio a detta degli esperti funzionerebbe distruggendo le nuvole artificiali e le scie chimiche ma altri si chiedono come un bicchiere di aceto possa inibire gli effetti di tonnellate di sostanze chimiche immesse in atmosfera.

Domande vane e velleitarie perché queste soluzioni non tengono conto delle leggi della fisica. C’è solo da sperare che non si creino dei cartelli nella vendita di ettolitri di aceto che rischierebbero di ostacolare la lotta alla geoingegneria clandestina.

Oliver Melis è owner su facebook delle pagine NWO ItaliaPerle complottare e le scie chimiche sono una cazzata

Cala la fertilità maschile, c’è da preoccuparsi?

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Un articolo pubblicato ieri dalla BBC online lancia l’allarme sulla fertilità maschile che sarebbe in calo mettendo addirittura l’umanità a rischio estinzione. Secondo una serie di studi condotti su uomini residenti in Nord America, Europa, Australia e Nuova Zelanda la conta degli spermatozoi presenti nel loro eiaculato nel giro di soli quarant’anni si sarebbe dimezzata.

In realtà, alcuni esperti sarebbero scettici sui risultati di questa ricerca basata su quasi 200 studi.

Facciamo il punto: Un certo dottor Hagai Levine, dell’università ebraica di Gerusalemme, un epidemiologo, ha dichiarato di essere “molto preoccupato” sul futuro della specie umana in base ad una sua ricerca basata sui risultati di 185 studi effettuati tra il 1973 e il 2011.

I dati ed i dubbi

Il dottor Levine attribuisce il calo di spermatozoi nei maschi residenti in Nord America, Europa, Australia e Nuova Zelanda al modo di vivere che si è affermato in queste zone: stili di vita troppo stressanti, inquinamento ambientale e cibo non sano. Secondo l’epidemiologo, se non risolveremo in breve tempo questo problema la specie umana rischia l’estinzione. la concentrazione di spermatozoi nell’eiaculato degli uomini si sarebbe ridotta del 52,4% mentre il numero totale sarebbe sceso del 59,3% in soli quaranta anni e, secondo i dati estrapolati, il tasso di diminuzione continua ad aumentare.

 

Al contrario, nessuna diminuzione significativa è stata registrata in Sud America, Asia e Africa, ma i ricercatori sottolineano che sono stati condotti molti meno studi sugli abitanti di questi continenti. Sempre secondo il dottor Levine, però, i conteggi spermatici potrebbero calare anche in questi luoghi man mano che gli stili di vita si avvicineranno a quelli dell’occidente sviluppato.

Molti studi precedenti hanno indicato simili forti diminuzioni del numero di spermatozoi nelle economie sviluppate, ma gli scettici affermano che una gran parte di essi è stata condotta male.

In alcuni studi il campione di uomini sarebbe un numero relativamente piccolo, inoltre, spesso si tratta di studi condotti solo su uomini che si erano rivolti a cliniche della fertilità, con quindi un’alta probabilità di avere bassi conteggi di spermatozoi.

Un altro fattore da tenere in considerazione è che gli studi che dimostrano un calo dei conteggi spermatici hanno ottenuto più facilmente la pubblicazione sulle riviste scientifiche rispetto a studi analoghi riportanti risultati opposti, ritenuti, ovviamente, più normali.

Tutto sommato, secondo gli scienziati che invitano alla prudenza, lo studio, pur ben fatto, potrebbe essersi avvalso di dati parziali o errati anche se la ricerca sembrerebbe aver tenuto conto di alcune di queste carenze.

 

Fumo e obesità

Anche il Prof Allan Pacey, della Sheffield University, ritiene che anche se il nuovo studio ha ridotto la possibilità di errori, non li rimuove completamente. Quindi, dice, i risultati dovrebbero essere trattati con cautela.

Dallo studio non si evidenziano cause specifiche per questa apparente diminuzione della conta degli spermatozoi  ma è possibile sia collegata con l’esposizione ai prodotti chimici utilizzati nell’agricoltura e nelle materie plastiche, l’obesità, il fumo, lo stress la dieta e, perfino, la vita troppo sedentaria.

Insomma, i dati sono controversi ma abbastanza attendibili da far accendere un segnale di allarme. Servono studi più puntuali per verificare cosa effettivamente stia succedendo, isolarne le cause ed intervenire per invertire la tendenza di questo preoccupante fenomeno.

Intanto si potrebbe cominciare con aumentare l’impegno nel combattere fumo ed obesità e migliorare, quindi, gli stili di vita.

 

Il “mistero” del triangolo della Bermuda

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Una premessa: il Triangolo delle Bermuda è solo una leggenda: non esistono evidenze statistiche che dimostrino che nell’area compresa tra Porto Rico, la Florida e le isole Bermuda aerei e navi abbiano incidenti più che in altre parti del mondo. Ci sono molti meccanismi naturali che potrebbero affondare barche sugli oceani ma quasi nessuno di loro esiste nel triangolo.

Nonostante ciò, il Triangolo maledetto ha fatto di nuovo notizia. Questa volta, però, non si tratta di eventi apparentemente inspiegabili ma, finalmente, emerge che il fenomeno della scomparsa inspiegabile di navi e aerei in quest’area semplicemente non esiste.

Durante un’intervista radiofonica su news.com.au, Karl Kruszelnicki, noto comunicatore scientifico australiano, ha osservato che il numero di navi e aeromobili che scompaiono nella zona “è percentualmente uguale a qualsiasi altra parte del mondo“.

È vicino all’equatore, in una zona ricca del mondo, in America, e vi passa molto traffico aereonavale, commerciale, turistico e privato“.

Secondo Kruszelnicki, il mito dietro il Triangolo Bermuda iniziò quando diversi convogli militari di alto profilo – e le loro successive missioni di salvataggio – scomparvero, precipitati o affondati, nella regione, tra la prima e la seconda guerra mondiale. In realtà, il tempo terribile, le barche e gli aeromobili meno affidabili furono la causa di molte di queste scomparse.

Alcuni dei piloti scomparsi erano noti per essere inclini a commettere errori catastrofici, tra cui spesso perdersi, bere molto prima di volare e anche di decollare senza avere indossato tutto l’equipaggiamento appropriato e testato la strumentazione di bordo.

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Rappresentazione artistica del mistero del triangolo delle Bermuda Ill. / Shutterstock

Non sono mai stati trovati corpi e relitti, ma non è sorprendente considerando che si tratta di una porzione di oceano incredibilmente vasta e profonda. Ancora oggi, i resti di aerei e barche si trovano raramente, nonostante grandi progressi nella ricognizione e nella tecnologia di tracciamento.

Tuttavia, questa combinazione di affondamenti e sparizioni è stata sempre grandemente enfatizzata dai media facendo letteralmente nascere una leggenda, complici anche alcuni furbi divulgatori parascientifici che sul triangolo delle Bermuda hanno costruito una vera e propria fenomenologia pubblicando libri in cui si speculava su varie ipotesi, ipotesi che potevano andare dai mostri marini, agli abitanti di Atlantide fino agli UFO come colpevoli delle sparizioni. Nessuno si è mai sprecato a fare una valutazione puramente scientifica, basata sui numeri, su cosa sia effettivamente il triangolo delle Bermuda: sostanzialmente una bolla mediatica.

Recentemente, qualcuno ha provato a suggerire che barche e aerei potrebbero essere stati inglobati da bolle di metano risalenti dal fondo dell’oceano. Tutto sommato un’ipotesi con una qualche plausibilità scientifica, con un solo problema: nnon esistono riserve di metano al di sotto del triangolo delle Bermuda.

In sintesi, nessuna organizzazione scientifica con un minimo di reputazione di serietà ritiene che nel Triangolo delle Bermuda avvenga realmente qualcosa di misterioso.