lunedì, Settembre 16, 2024
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Gli Illuminati

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Nulla sfugge a internet, nemmeno chi da dietro le quinte governerebbe il mondo. Gli illuminati o nobiltà nera o portatori di luce sono, a detta di tanti, le 13 famiglie più ricche, potenti e influenti del pianeta e la loro origine risale a migliaia di anni fa, forse, si vocifera nei corridoi della rete, dal tempo dei Sumeri o, raccontano altri bene informati, addirittura il loro retaggio si perderebbe tra le stelle essendo ibridi alieni, figli di una antica razza extraterrestre, i Rettiliani. Il loro potere risiede nel controllo dell’economia mondiale e il loro motto è: “il denaro crea potere“.

Governano gran parte del pianeta attraverso il controllo delle banche internazionali, l’industria petrolifera e tutti i settori industriali più importanti, compreso il settore farmaceutico. Per ottenere il controllo sono infiltrati da sempre nella politica, nei Governi più importanti, anche nell’ONU e controllano il fondo monetario internazionale.

L’obiettivo degli illuminati è quello di creare un nuovo ordine mondiale, il NWO con lo scopo ultimo di avere un solo Governo, una sola banca mondiale, un unico esercito e infine il controllo globale delle masse.

Lo scopo non è tanto un controllo fisico ma creare una schiavitù spirituale in nome di Lucifero.

Le oscure trame del NWO vanno avanti da millenni ma si sarebbero intensificate a partire dal 1700 quando i Savi di Sion avrebbero incontrato Mayer Amschel Rotschild, il fondatore della dinastia che controllerebbe il sistema bancario internazionale. L’incontro servì a stilare i protocolli dei savi di Sion dove viene spiegato come, attraverso il controllo del sistema economico, si debba controllare il mondo.

Sempre Rotschild avrebbe finanziato un ebreo, Adam Weishaupt che creò cosi un altro gruppo segreto, gli Illuminati di Baviera. Weishaupt elaborò verso la fine del 1700 un piano che una volta portato ma termine consentirà a un piccolo gruppo di persone il controllo totale del mondo con la soppressione dei governi nazionali grazie all’attuazione di un accentramento di poteri sotto un unico organo di controllo, il NWO appunto, un piano portato avanti con pazienza, per secoli, millenni, comprando, corrompendo, spaventando, creando conflitti e instabilità, ricattando politici, pilotando elezioni, controllando l’istruzione e programmando il futuro della razza umana, un lavoro metodico e lento, che dura secoli, millenni forse, in modo da non essere scoperti. E qui qualcosa non mi torna.

Nonostante la lentezza e segretezza del processo di trasformazione le notizie non mancano e si reperiscono facilmente in rete, perché?

Sappiamo che il piano di Weishaupt viene completato nel 1871 dal Gran Maestro Albert Pike che sosteneva che attraverso tre conflitti mondiali la popolazione fiaccata dalla violenza avrebbe chiesto la creazione di un Governo unico, primo passo compiuto secondo i tanti sostenitori del complotto attraverso la creazione dell’ONU. Per Pike la Grande guerra serviva agli Illuminati per controllare oltre gli Stati europei, anche la Russia, pedina fondamentale per dividere il mondo in due blocchi contrapposti, il secondo conflitto mondiale sarebbe servito alla Russia per estendere le sue influenze e alla creazione dello stato di Israele e Palestina e l’ultima guerra, la terza servirà per contrapporre i Sionisti e gli Arabi, Islam contro Cristianesimo.

Molti pensano che gli Illuminati siano satanisti e occultisti, capaci attraverso le loro pratiche di controllare le masse, ma chi sono in realtà? Come è possibile che un gruppo nato millenni fa e infiltrato ovunque non sia stato in grado di manipolare anche internet o di usarlo per i propri scopi, lasciando invece campo libero a chi svela i suoi segreti?

Il fatto è che gli Illuminati sono stati deliberatamente usati in ogni sorta di complotto, in realtà gli Illuminati non esistono, o meglio sono esistiti in passato.

L’ordine degli Illuminati è nato il 1° maggio del 1776 in Baviera creati dal già citato, a sproposito dai complottisti, Adam Weishaupt che era un professore di diritto.

Gli Illuminati miravano a rovesciare il regime Monarchico e cattolico del Regno di Baviera, nella loro storia portano all’iniziazione 2.500 persone in diversi Stati europei ma falliscono miseramente il loro scopo quando tra il 1784 e il 1787 la polizia bavarese confisca molti documenti che provano che gli Illuminati hanno intenzione di rovesciare il governo, un complotto, scoperto in pochi anni, perché i complotti esistono e sono sempre esistiti ma non esistono certamente complotti mondiali segreti che però sono alla portata di tutti soprattutto nella nostra era, grazie a internet.

Siloe. Una sonda spaziale vaticana?

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di Oliver Melis per Reccom Magazine

Dalla Terra sono partite tantissime missioni spaziali, dall’alba dell’era spaziale, il 1957 con lo Sputnik e via di seguito il primo astronauta in orbita terrestre, il Russo Gagarin fino alle missioni lunari americane e le varie missioni effettuate da sonte robotiche su Venere, Marte, Mercurio, e i pianeti giganti fino a Plutone, ormai classificato pianeta nano, la ricerca continua e spesso, anche a sproposito, si parla di un pianeta, il decimo o pianeta X o almeno cosi si intendeva prima della cacciata di Plutone pianeta indegno. SI vocifera di una missione enigmatica della quale si sa poco o nulla, la missione della sonda Siloe che sarebbe stata inviata nello spazio profondo dopo la scoperta di un pianeta oltre l’orbita di Plutone che sarebbe forse grande tre volte la Terra.

A fare queste rivelazioni fu un Gesuita appartenente al SIV, il Servizio Informazioni Vaticano. La sonda Siloe avrebbe fotografato alla fine degli anni 90 un pianeta, Nibiru. Di questo pianeta esisterebbe un filmato di 5 minuti e alcune fotografie.

Il nuovo Testamento evocherebbe la scoperta, soprattutto Luca 13,7 dove Gesù parla della torre di Siloe a Gerusalemme e Giovanni 9,7 che fa riferimento a un miracolo avvenuto nella piscina di Siloe dove un cieco riacquistò la vista.”colui che ridà la vista ai ciechi” starebbe a significare che la sonda, sarebbe stata inviata per ridare la vista all’umanità. Il Vaticano sarebbe quindi il finanziatore della missione gestita dalla NASA.

Il Vaticano possiederebbe in Arizona sul monte Graham il il VATT, Vatican Advanced Technology Telescope, in collaborazione con l’Università dell’Arizona. Il Vaticano avrebbe inaugurato due nuovi radiotelescopi dal nome inquietante: Lucifer 1 nel 2010 e Lucifer 2 nel 2011, costruiti per osservare gli oggetti in avvicinamento alla Terra sulla gamma dell’infrarosso. Letteralmente il nome Lucifer significa “portatore di luce”, quindi al di là delle implicazioni “diaboliche” si tratta di un significato vicino anche questo al nome Siloe. Esisterebbe anche un radiotelescopio del Vaticano situato in Alaska e gestito dai gesuiti (probabilmente sempre dal fantomatico SIV). Il complesso sarebbe mimetizzato perché svolgerebbe attività coperte dal massimo segreto.

Ricapitolando abbiamo un’organizzazione segreta e un Gesuita che racconta di una missione, iniziata negli anni 90 e terminata in pochi anni nonostante la distanza, andata e ritorno oltre l’orbita di Plutone. La New orizons partita nel 2006 è arrivata nelle vicinanze di Plutone nel 2015, 9 anni di viaggio…come ha fatto la sonda Siloe, considerando che in genere le sonde portano il carburante necessario a poche correzioni di rotta e sfruttano la gravità dei pianeti e l’effetto fionda? Qui ci viene in aiuto la rete che in genere non è mai avara di notizie sensazionalistiche…

Siloe: “oltre le leggi fisiche”

“…la sonda è stata assemblata presso l’Area 51, disponeva di un motore a impulsi elettromagnetici e, una volta completata, fu collocata in orbita da un velivolo del tipo Aurora. La sonda non disponeva di calcoli e preindicazioni sulla traiettoria e ubicazione precise di Nibiru, per cui il suo scopo era di approssimarsi al pianeta correggendo la rotta il più possibile per poi riavvicinarsi al Sistema Solare ad una distanza tale da poter trasmettere dati e immagini al radiotelescopio segreto posizionato in Alaska”

Certo, costruita presso l’area 51, questo spiega molte cose, l’area 51 una base segreta che nasconde UFO, alieni, sonde spaziali avveniristiche, anche Aurora, il fantomatico mezzo di trasporto che farebbe la spola dalla base allo spazio, una bufala dietro l’altra che il povero credulone accetterà volentieri.

E il radiotelescopio in Alaska? balle. Ma torniamo un attimo al VATT e agli altri telescopi che il Vaticano avrebbe chiamato Lucifer, il nemico numero uno della Chiesa, possibile ?

Il monte Graham che, vista la sua posizione favorevole, libera da inquinamento luminoso e vicino all’equatore, ospita ben tre diversi osservatori astronomici:

1) Large Binocular Telescope (LBT), gestito da un consorzio internazionle, americano, tedesco, italiano.

2) Heinrich Hertz Submillimeter Telescope , dell’università dell’Arizona

3) Vatican Advanced Technology Telescope (VATT), del Vaticano

Dove si trova “Lucifer” ? Si trova in uno dei tanti strumenti che compongono l’LBT (non nel VATT) che si chiama appunto LUCIFER, precisamente . “two multi-object and longslit infrared spectrographs plus imagers. The imager has 2 cameras and can observe at both seeing limited and diffraction limited with adaptive optics”.

Nome sicuramente coniato da qualche profano astronomo, ben prima della costruzione del VATT, che ha pensato che l’etimologia di Lucifero è “portatore di luce”, poteva calzare a pennello con uno strumento che misura la sua composizione spettrale all’infrarosso.

Insomma, come al solito, tante chiacchiere, tante voci che si autoalimentano e poca o nessuna sostanza. In rete funziona così, qualcuno inventa una storiella che si accordi con qualche idea di base complottista e la condivide sui social. In questo caso si parla di un soggetto sempre chiacchierato e sospettato, il Vaticano, che molti complottisti ritengono colpevole delle peggiori malefatte quasi al pari degli USA, e la storiella comincia ad essere condivisa fino a diventare virale grazie a gruppi e gruppuscoli seguaci delle teorie complottiste.

Per chiudere torniamo un attimo ai passi biblici Luca 13,7 e Giovanni 9,7 pare proprio che qualcuno abbia costruito la storia partendo da qui, una sorta di premonizione che si auto avvera, ma soffermiamoci su Luca 13,7 dove si parla di una pianta, un fico che da anni non da frutti e il padrone la vorrebbe estirpare, questa storia non ha nessun succo, un fico secco appunto.

Oliver Melis è owner su facebook delle pagine NWO ItaliaPerle complottare e le scie chimiche sono una cazzata

La battaglia di Los Angeles

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di Oliver Melis per Reccom Magazine

La battaglia di Los Angeles, cosi viene chiamato un caso ufologico risalente al 1942. Nella notte tra il 24 e il 25 febbraio del 1942 la contraerea degli Stati Uniti rispose a un presunto attacco aereo nemico.

Inizialmente si pensava che la contraerea stesse rispondendo a un attacco giapponese ma il segretario della Marina militare durante una conferenza stampa chiarì che il fatto era da attribuirsi esclusivamente a un falso allarme.

Nonostante l’importante precisazione i giornali fecero uscire delle rivelazioni sensazionalistiche.

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Più tardi, gli ufologi ritennero probabile che l’obiettivo della contraerea fosse un disco volante.

Non mancarono nemmeno le ipotesi complottiste che affermarono che fu il governo stesso a organizzare la messa in scena per terrorizzare la popolazione della zona e facilitare cosi lo spostamento delle industrie belliche nell’entroterra.

Per altri l’incidente fu organizzato con l’intento di accusare i giapponesi e internare nei campi di concentramento gli statunitensi di origine giapponese.

Tutto inizia nella giornata del 24, l’ufficio dell’intelligence navale con un avviso indicava un possibile attacco aereo «entro dieci ore». Dopo un primo allarme a vuoto, alle 02:15 del 25 i radar registrano un oggetto volante non identificato in volo a 193 Km da Los Angeles, l’artiglieria fu cosi allertata. Anche i caccia vennero tenuti al suolo in attesa di istruzioni. Il segnale, in seguito, svani dai radar ma gli avvistamenti si intensificarono con la segnalazione di diversi aerei.

Fu avvistato anche un pallone e, subito dopo la segnalazione, la 37esima brigata apri il fuoco: 1500 proiettili vennero sparati in tutta la notte, spesso senza mirare a nulla di concreto ma semplicemente seguendo i fasci dei proiettori alla ricerca del fuggevole nemico. Il bombardamento venne interrotto alle 07:21 del mattino.

Al mattino si dovettero contare i danni, infatti il “fuoco amico” aveva danneggiato edifici, ucciso diversi civili e animali. Durante il black out ci furono anche diversi incidenti stradali che costarono la vita a due persone.

In seguito al fatto ci furono diverse polemiche, nonostante la Marina ritenesse l’attacco un falso allarme provocato dallo stress della guerra in corso, ci fu chi affermò che bisognava spostare le industrie belliche nell’entroterra perché attacchi del genere potevano effettivamente verificarsi. Ci fu chi cavalcò queste affermazioni gridando al complotto cioè che l’attacco non era altro che una messa in scena per spaventare i cittadini e a far loro accettare di avere nelle vicinanze le industrie belliche.

Per il Western Defence Command, la credibilità dell’attacco era da considerarsi scarsa già prima che fosse revocato il black-out. Anche la Quarta Air Force dell’Aeronautica militare indicò di non ritenere che ci fossero stati aerei nemici in volo, quella notte. Il dipartimento della Guerra riesaminò i fatti e i testimoni e tra verbi al condizionale, cifre vaghe, «probabili», «potrebbero» e «presunti» concludeva che c’erano stati da uno a cinque velivoli forse nemici, ma erano solo speculazioni.

Il contrasto tra la versione della Marina e l’esercito fecero si che i giornali andassero a nozze con le tesi sensazionalistiche e complottistiche, criticando l’operato del Governo.

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Cosa successe quella notte? Le ipotesi, come detto sono diverse, falso attacco architettato per spostare le fabbriche di materiale bellico nelle zone interne del paese, comprando il consenso dei cittadini spaventandoli a morte.

Errore di valutazione e stress da conflitto, come visto i militari spararono a qualsiasi cosa si muovesse, ammesso ci fosse realmente qualcosa, seguirono spesso alla cieca i fasci dei proiettori scaricando tonnellate di piombo sul presunto nemico.

Attacco a un UFO, una nave aliena sarebbe stata intercettata dai radar e la contraerea avrebbe cercato di abbatterla, gli UFO che allora si chiamavano dischi volanti facevano notizia e le potenzialità delle notizie di presunti avvistamenti di veicoli extraterrestri erano già testate dai vari cultori del tema, in ogni salsa, gli UFO si prestano e si agganciano a qualsiasi complotto e negli anni hanno fatto la fortuna di tanti.

Della battaglia di Los Angeles, a farne le spese furono tanti cittadini statunitensi di origine giapponese, la paura e il sospetto in quegli anni di guerra fomentarono anche l’odio razziale. Trenta persone di origine giapponese furono arrestate nel corso della notte, accusate di aiutare i loro connazionali durante il presunto attacco. Nel quartiere balneare di Venice, un abitante fece arrestare una cinquantunenne giapponese e i suoi due figli per delle «luci lampeggianti» che intravide nella loro casa. Nel 1983 l’ufficio storico dell’United States Air Force concluse che l’allarme iniziale fu causato da palloni meteorologici scambiati per aerei nemici. Ma, palloni, aerei o UFO, fa poca differenza, la differenza la fanno sempre le notizie che circolano grazie a incomprensioni o alla ricerca del sensazionalismo ovunque e comunque.

A Pagina B dell’edizione del mattino del 26 febbraio 1942 del Los Angeles Times apparve l’unica foto dell’evento, foto largamente ritoccata prima della stampa. Questa foto mostrava una convergenza di fasci di luce dei proiettori in un punto, con alcuni punti luminosi dovuti allo scoppio dei proiettili della contraerea. Tuttavia, un ritocco involontario della foto sembrava quasi mostrare un oggetto presente nel punto di incontro dei riflettori, e questo decenni dopo contribuì a creare la leggenda che si trattasse di un UFO.

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I vampiri

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Quella dei vampiri è una leggenda che sopravvive nelle tradizioni di molti popoli, particolarmente nell’est europeo ma non solo. L’immagine classica del vampiro vuole che si tratti di un essere che si mantiene in vita nutrendosi dell’essenza vitale di esseri umani o animali a sangue caldo, generalmente ottenuta succhiando il sangue alle proprie vittime ma non mancano casi di veri e propri vampiri energetici in grado di rubare direttamente l’energia agli altri esseri ad esempio tramite il contatto tra le mucose.

Entità di tipo vampirico sono diffuse in numerose culture ed epoche ma il termine il termine “vampiro” ha conosciuto l’apice della propria popolarità a partire dagli inizi del XVIII secolo, quando cominciarono a diffondersi le superstizioni dell’est Europa dell’est e dei Balcani. Altri nomi con cui sono conosciuti i vampiri sono strigoi in Romania e vrikolakas in Grecia. Il timore superstizioso che si diffuse portò, in alcuni casi, a piantare paletti nei cadaveri e ad accusare alcune persone di vampirismo.

I vampiri oggi hanno, nell’immaginario popolare, un aspetto ben definito: canini appuntiti, nutrono una insaziabile passione per il sangue umano, non si riflettono negli specchi, possono trasformarsi in alcuni tipi di animale, il più noto è il pipistrello, temono l’aglio e possono venire uccisi piantandogli un paletto nel cuore. Il più noto dei vampiri è il conte Dracula, un aristocratico che vive in un lussuoso castello.

Ovviamente tutta leggenda sorta intorno ai vampiri deriva dalla inspiegabile paura che un morto, una volta sepolto, possa tornare e fare del male ai vivi, anche suoi cari.

Spesso le leggende nascevano da una scarsa comprensione del modo in cui i corpi si decompongono. Quando la pelle del corpo si asciuga e si ritira, denti e unghie possono sembrare più lunghi, come se fossero cresciuti. Quando gli organi interni si decompongono, dal naso e dalla bocca può uscire un liquido scuro. Chi non conosce questo processo potrebbe pensare che il liquido sia sangue che il morto ha bevuto dai vivi.

Le macchie di sangue di sangue ai lati della bocca dei cadaveri non era, però, l’unica ragione di sospetto. Prima di scoprire come si diffondono alcune malattie, la gente credeva che i vampiri fossero tra le forze occulte che lentamente distruggevano le comunità. “La grande costante nell’evoluzione della leggenda dei vampiri è stata la loro stretta associazione con le malattie”, scrive Mark Collins Jenkins nel suo libro Vampire Forensics. Cercare di uccidere i vampiri o di impedire loro di nutrirsi di sangue dava alle persone l’impressione di poter avere qualche controllo sulle epidemie.

I vampiri europei

Come abbiamo visto, le ondate di psicosi per i vampiri tendevano a coincidere con la comparsa delle epidemie. Nel 2006, gli archeologi hanno rinvenuto a Venezia, sepolto insieme alle vittime della peste, un cranio del XVI secolo con un mattone in bocca. Il mattone era probabilmente un sistema per impedire che streghe o vampiri lasciassero la tomba per uccidere le persone.

Secondo alcune credenze, non tutti i vampiri hanno la necessità di lasciare fisicamente la tomba. Nel nord della Germania si credeva che i Nachzehrer, o “post-divoratori”, rimanessero sottoterra, mangiando il sudario in cui erano stati avvolti. Anche in questo caso, la credenza aveva probabilmente a che fare con il liquido che fuoriesce con la decomposizione, che tende a rompere il sudario creando l’illusione che il cadavere se lo sia mangiato.

Anche da sottoterra questi masticatori causavano comunque problemi, e anzi si credeva che fossero gli esseri più attivi nel corso delle epidemie. Nel trattato del 1679 De masticatione mortuorum, un teologo protestante accusò i Nachzehrer di fare del male ai familiari sopravvissuti tramite processi occulti. Il teologo scrisse che per fermarli bisognava esumare i corpi e riempir loro la bocca di terreno, magari aggiungendo, per buona misura, anche un sasso e una moneta. Se non erano in grado di masticare, assicurava il trattato, sarebbero morti di fame.

Le storie di vampiri continuarono a prosperare nell’Europa meridionale e orientale per tutto il XVII e XVIII secolo. Nella metà del XVIII secolo, il Papa Benedetto XIV dichiarò che i vampiri non erano che “fantasie fallaci dell’immaginazione umana“, e l’arciduchessa Maria Teresa d’Austria definì le credenze sui vampiri “superstizione e menzogne“.

Dal Vecchio Mondo al Nuovo

Inevitabilmente, con il tempo, i vampiri finirono per emigrare nelle americhe. Nel 1892, la diciannovenne Mercy Brown di Exeter, nel Rhode Island, morì di tubercolosi, all’epoca chiamata “consunzione“. Madre e sorella erano già spirate, e il fratello Edwin era malato. I vicini temevano che una delle donne morte stesse danneggiando il fratello dalla tomba.

Quando aprirono la tomba di Mercy Brown, le trovarono sangue nella bocca e nel cuore, e lo interpretarono come segno di vampirismo. I vicini bruciarono il cuore di Mercy e ne misero le ceneri in una pozione che diedero da bere a Edwin: una comune strategia anti-vampiro. La pozione avrebbe dovuto farlo guarire, ma lui morì pochi mesi dopo.

Non fu un episodio isolato. Michael Bell, autore di Food for the Dead, ritiene che ci siano stati 60 rituali anti-vampiro nel New England del XVIII e XIX secolo, e molti altri nel resto del paese. Questi rituali erano più comuni nel Connecticut orientale e nel Rhode Island occidentale, spiega Brian Carroll, professore di storia alla Central Washington University.

Carroll pensa che questi rituali siano stati “introdotti come pratica medica all’epoca della Rivoluzione americana” dai medici tedeschi che erano al seguito degli assiani, i mercenari tedeschi che combattevano per la Corona inglese. Per questa ragione, ritiene che le leggende dei vampiri del New England derivino dai Nachzehrer tedeschi. Diversamente dai vampiri rumeni, bevitori di sangue, quelli americani rimanevano nelle loro tombe, facendo del male ai viventi da lontano, tramite la “magia simpatetica“.

Il vampiro moderno

Quando nel New England i vampiri facevano ancora paura, in Europa stavano cominciando ad assumere un nuovo ruolo grazie a libri come Il vampiro (1819), Carmilla (1871-72), e naturalmente Dracula di Bram Stoker (1897), e nelle rappresentazioni teatrali. Nonostante originassero da folklore e paure, questi vampiri aristocratici e sensuali cominciavano ad assomigliare di più a quelli che abbiamo in mente oggi.

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Salma Hayek è una conturbante regina dei vampiri nel film “Dal tramonto all’alba”

Con il progresso delle scienze mediche, la paura dei vampiri svanì nel XX secolo, o meglio passò dalle credenze popolari alla fiction. Molti sono stati i libri ed i film girati basandosi su storie di vampiri. Il genere vampiresco è così mutato da horror in fantasy e di grande moda è diventato negli ultimi anni questo sottogenere della letteratura fantastica interamente dedicato alle storie di vampiri moderni, esseri perfettamente umani che si combattono tra loro e combattono il genere umano ai giorni nostri. Questi vampiri, spesso, vivono mescolati agli esseri umani e, a volte, finiscono per interagire con loro anche a livello emotivo e sessuale come accade nel film “Dal tramonto all’alba“. La figura classica del vampiro va lentamente mutando in qualcosa che sempre più somiglia ad un essere umano, al punto di potersi mescolare senza essere distinguibili al resto dell’umanità. L’attuale connotazione vampiresca sempre aver preso piede grazie alle diffuse paure nei confronti dei cosiddetti “poteri occulti”, quelle forze, cioè, che tramano dietro le quinte governando i destini dell’umanità.

Come sempre dietro ai timori superstiziosi c’è la paura del futuro e l’incapacità di riuscire ad essere artefici del proprio destino.

Scialchimisti, fantasia al potere

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di Oliver Melis per Reccom Magazine

La verità sui tanker chimici

I siti che raccontano del complotto delle scie chimiche, per corroborare le loro affermazioni, spesso parlano di dispositivi inseriti all’interno degli aerei atti a farli diventare dei “tanker chimici”. Questi dispositivi sarebbero costituiti da serbatoi e collegamenti vari atti a contenere le sostanze chimiche che poi verrebbero scaricate nei nostri cieli. Da qualche anno circolano in rete diverse foto, ne abbiamo proposto una che mostra l’interno di un presunto Tanker”, un aereo modificato al fine di spruzzare scie chimiche.

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Secondo quanto riportato da Comedonchisciotte.org a maggio del 2008, “questa foto, ottenuta in qualche modo da Tim White, è dell’interno di uno degli aerei di linea “retro-attrezzati” per spandere le scie chimiche”:

A cosa servono quei serbatoi? cosa contengono? come mai questa foto che svela un complotto mondiale gira liberamente su internet a disposizione di tutti? Niente paura, si tratta solo di una foto scattata durante una sessione di collaudi della resistenza strutturale e del bilanciamento degli aerei di linea, nessun veleno è presente in quei serbatoi.

Per essere precisi , si tratta dei collaudi del modello 777 della Boeing, nella versione 777-200LR Worldliner.

Chemtrails? No, fuel dumping

Diversi siti antibufala tra i quali Butac hanno commentato e sbufalato un video postato su youtube, qui abbiamo preso una foto del video dove un grosso jet in fase di atterraggio sembra rilasciare in atmosfera e a basse quota delle dense scie di qualche sostanza chimica.

Chi ha postato il video non ha dubbi e intitola la ripresa: “Aereo dimentica di spegnere le scie chimiche in fase di atterraggio”. Ma è veramente cosi?

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L’aereo sta scaricando veramente qualcosa di chimico che non ha niente a che fare con quanto affermato nel titolone del video, si tratta di carburante, scaricato per motivi di sicurezza, ogni tanto capita che aerei in difficoltà debbano alleggerire il loro carico in eccesso per poter effettuare un atterraggio in sicurezza. In questo caso la quota è piuttosto bassa in realtà ma è una pratica adottata, in inglese viene chiamata “fuel dumping” .

Se effettuiamo una ricerca su youtube, troviamo lo stesso filmato ma con una spiegazione del tutto diversa: “Continental Airlines 777 with 275 passengers dumping fuel over New Jersey“, ossia “Un 777 della Continental Airlines con 275 passeggeri scarica carburante sul New Jersey“.

Manipolazioni climatiche, il cloud seeding

I complottisti spesso annoverano tra le tecniche per attuare il rilascio di scie chimiche anche il cloud seeding, utilizzando le foto dei dispositivi per catturare l’attenzione di persone poco informate che cadono nello squallido tranello. Il cloud seeding non ha nulla da spartire con le fantomatiche scie chimiche.

Il cloud seeding in primo luogo non rilascia nessuna scia, tale pratica utilizza due tipi di sostanze, lo ioduro d’argento, che viene rilasciato utilizzando degli erogatori, di solito montati in fila sulle ali che lo spargono bruciandolo. Durante il processo di combustione è possibile vedere la fiamma ma la scia non è visibile a grande distanza in quanto si dissipa in pochi istanti.

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L’altra sostanza utilizzata è il ghiaccio secco, o anidride carbonica solida, che viene rilasciata dentro una nube, anch’esso appena rilasciato svanisce in pochi istanti. Durante il processo il ghiaccio secco rilascia una scia di cristalli di ghiaccio all’interno della nube che tende cosi a precipitare, impossibile vedere alcunché in quanto l’operazione avviene dentro il corpo nuvoloso. Il cloud seeding avviene passando all’interno delle nubi temporalesche e viene effettuato da piccoli aerei che raggiungono con facilità quote non troppo elevate.

Il cloud seeding viene fatto per far piovere e non per distruggere fronti temporaleschi come afferma qualcuno. Le irrorazioni di ghiaccio secco o ioduro d’argento con cielo terso sarebbero perfettamente inutili

Questi tre esempi sono solo alcuni degli errori tecnici fatti dai ricercatori indipendenti che sono, da anni, stati sbugiardati. Nonostante questo, continuano imperterriti a proporre le loro assurde teorie al loro seguito di affezionati e stolti lettori.

Oliver Melis è owner su facebook delle pagine NWO ItaliaPerle complottare e le scie chimiche sono una cazzata

Forse individuata l’Arca dell’Alleanza… O forse no

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L‘Arca dell’Alleanza è citata per la prima volta nella Bibbia ma non vi mentirò. Non ho una grande conoscenza della Bibbia ma per quanto ne so, le cose dovrebbero essere andate, più o meno, così:.

Circa 3.000 anni fa, Dio parlò a Mosè attraverso un cespuglio ardente e gli disse alcune cose. Più tardi, Mosè si recò su una montagna, qui Dio scese e diede a Mosè le Tavole della Legge contenenti i Dieci Comandamenti, fondamentali regole di vita per il popolo di Dio. Mosè e i suoi successori custodirono queste tavole un uno scrigno d’oro che fu chiamato Arca dell’Alleanza.

Con il passare dei secoli il tabernacolo all’interno del quale era custodito lo scrigno con le Tavole della Legge fu nascosto così bene che si perse memoria della sua collocazione. Fino ad oggi, forse.

Ora, un gruppo di esperti negli Stati Uniti sta cercando di individuare l’Arca dell’Alleanza.

Questi esperti dell’Associates for Biblical Research, stanno cercando di provare la precisione storica della Bibbia, ritrovando il tabernacolo seguendo le istruzioni della Bibbia.

I loro studi li hanno portati in Israele, a Shiloh, dove hanno condotto una campagna di scavi dal 21 maggio al 17 giugno nell’area dove anticamente sorgeva la città.

Abbiamo appena iniziato il processo di accumulo di prove, ma siamo fiduciosi che il tabernacolo sia nascosto Shiloh“, ha dichiarato a Fox News Scott Stripling, direttore degli scavi di Shiloh . “Il tabernacolo fu portato a Shiloh nel 1.400 a. C. – come è scritto in Giosuè 18: 1.”abbiamo buone ragioni per credere che ci sia ancora“.

Cosa è emerso dagli scavi finora? Curiosamente, molte ossa di animali che, secondo il dottor Stripling, potrebbero essere collegate a sacrifici animali.

Per saperne di più, le ossa sono state inviate al dipartimento di archeozoologia di ABR. Se le ossa corrispondessero a quelle di animali menzionati nella Bibbia allora, forse, il tabernacolo potrebbe essere nelle vicinanze.

Sono stati anche trovati alcuni altri oggetti tra cui sculture a forma di scarabeo, attrezzi, armi e oggetti di ceramica. Nulla che non ci si possa aspettare quando scavando in una città antica.

Aspettando conferme o smentite, si può dire che l’antica Arca dell’Alleanza, un oggetto controverso quanto il sacro Graal e altrettanto ricercato, che come la coppa di arturiana memoria ha dato vita a moltissimi film e letteratura collegata, accendendo la fantasia, e anche la superstizione, popolare, continua a resistere a tutti gli sforzi di ritrovarla serbando il suo fascino mistico.

Forse un giorno l’Arca dell’Alleanza tornerà alla luce ma la domanda che, personalmente, mi ossessiona è: come è potuto andare perduto un oggetto di tale importanza per un intero popolo?

Mayak fallisce, non avremo una stella artificiale nel nostro cielo

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Ricordate quel satellite russo che doveva diventare una delle stelle più brillanti del cielo? Beh, sembra che non abbia funzionato.

Chiamato Mayak e sviluppato dall’Università di Ingegneria Meccanica Statale di Mosca (MAMU), è stato lanciato il 14 luglio su un razzo Soyuz. Secondo i progetti, una volta in orbita, il satellite delle dimensioni di una pagnotta avrebbe dovuto dispiegare una grande vela a forma di piramide che avrebbe dovuto fungere da riflettore.

Ora, secondo quanto riporta il team russo di sviluppo, il dispiegamento della vela non è riuscito bene. In un post sul sito geektimes.ru, il leader del progetto Alexander Shaenko ha dichiarato che la vela, probabilmente, non è riuscita a dispiegarsi.

Alcuni astronomi dilettanti avrebbero riferito di avere individuato Mayak ma è più probabile che abbiano visto la luce di altri satelliti. Ha osservato che alcuni astronomi dilettanti avevano presumibilmente notato Mayak. Al centro di controllo del progetto pensano che vi sia stato un difetto di fabbricazione che abbia impedito il corretto dispiegamento della vela oppure che il satellite sia stato danneggiato da qualche impatto quando è stato lanciato in orbita, secondo quanto dichiarato da Shaenko all’agenzia stampa russa TASS .

Il fallimento potrebbe dipendere da un errore di progettazione, tra cui un’errata valutazione del grado di luminosità raggiungibile da Mayak.

Se avesse funzionato, il riflettore avrebbe spiegato 16 metri quadrati di vela riflettente, diventando il terzo oggetto più luminoso del cielo dopo il Sole e la Luna. Realizzato in Mylar e 20 volte più sottile di un pelo umano, avrebbe orbitato ad un’altezza di 600 chilometri. Gli appassionati avrebbero potuto monitorare i progressi di Mayak attraverso un’apposita applicazione.

Insomma, il tentativo di aggiungere un oggetto molto luminoso al nostro cielo sembra essere fallito, se sia meglio così o meno lo lasciamo giudicare ad ognuno di voi personalmente.

JFK

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di Oliver Melis per Aenigma

Il 22 novembre del 1963 a 46 anni il Presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy veniva assassinato a Dallas, in Texas, alle 12:30, ora locale. Si trovava in visita ufficiale alla città, il suo assassinio fu devastante per la vita di molti statunitensi.

. «Dov’eri quando hanno sparato a Kennedy?»

Questa domanda veniva posta di frequente e risuonò per decenni tanto fu il clamore suscitato dal grave fatto di sangue.

Nonostante diverse commissioni d’inchiesta sulla vicenda occorsa ormai 54 anni fa permangono molte zone oscure e forse, dopo più di mezzo secolo non è stata scritta la parola fine sulla vicenda.

Quello di Kennedy non è stato il primo omicidio presidenziale nella storia degli Stati Uniti, ma il quarto in meno di duecento anni di storia degli USA. Prima di lui erano stati assassinati Abraham Lincoln, James Garfield e William McKinley.

Era Venerdì 22 novembre del 1963 alle ore 11.40 CST, Il Presidente Kennedy, sua moglie Jacqueline e il seguito presidenziale atterrarono all’aeroporto Love Field di Dallas, con l’Air Force One, partito poco prima dalla vicina Fort Worth.

Il presidente Kennedy e la moglie salirono su una Lincoln sedendo nella parte posteriore, mentre sui sedili centrali sedettero John Connally, governatore del Texas, e sua moglie; la limousine rallentò in prossimità della curva tra la Houston Street e la Elm Street e, mentre il Presidente ed il Governatore salutavano la folla, diversi colpi di fucile furono esplosi in direzione della vettura ed uno di essi colpì J.F.K. alla testa, causandogli un’ampia ferita, rivelatasi poi mortale. La maggior parte dei testimoni riferirà di avere udito tre spari, alcuni invece sostennero di aver udito anche un quarto sparo, che sarebbe partito da una collinetta adiacente. Non vi sarebbero però riscontri evidenti.

A sparare i tre colpi in rapida successione fu Lee Harvey Oswald nato a New Orleans il 18 ottobre 1939 – ucciso da Jack Ruby nella Centrale della polizia di Dallas, mentre stava per essere trasferito alla prigione della contea, era il 24 novembre 1963. Osvald è stato un operaio, militare e attivista statunitense, giudicato responsabile dell’assassinio del Presidente degli Stati Uniti d’America John Fitzgerald Kennedy, come risulta dalle tre inchieste ufficiali dell’FBI nel 1963 e dalla Commissione Warren nel 1964. Fu arrestato poche ore dopo l’attentato . Fu accusato inoltre dell’omicidio del poliziotto J.D. Tippit e dell’attentato al generale Edwin Walker.

Oswald, nei due giorni che separavano tra la morte di Kennedy e la sua si dichiarò innocente. Nel 1979 l’United States House Select Committee on Assassinations (Commissione scelta della Camera dei Deputati sui casi di assassinio) ha concluso che, sebbene Oswald fosse il probabile assassino materiale, l’assassinio del presidente potrebbe essere stato frutto di un complotto senza però identificare chi avrebbe organizzato l’assassinio.

Oswald avrebbe sparato tre colpi in brevissimo tempo: 6,75 secondi, considerato un tempo da record, troppo poco secondo chi non ha creduto alla ricostruzione fatta dalla commissione Warren.

Oswald era appassionato di armi, e si era procurato un fucile Marlin calibro 22 e si addestrò prima dell’arruolamento. In un’intervista, un commilitone raccontò che Oswald era uno scarso tiratore mentre per sparare i colpi che uccisero Kennedy era necessario essere un tiratore molto esperto: Osvald però nei Marines ottenne la qualifica di tiratore sceltissimo, poi degradato a tiratore scelto: riuscì a colpire 48 bersagli su 50 a una distanza doppia di quella che vi era tra il deposito di libri e la macchina presidenziale.

Un documentario del canale tv CBS ha dimostrato che il tempo impiegato per sparare tre colpi in rapida successione è più che nella media, infatti 11 tiratori scelti messi alla prova cronometro alla mano hanno impiegato un tempo medio di 5,6 secondi per sparare tre colpi .

L’arma utilizzata da Oswald era il moschetto Carcano, conosciuto come 91/38, è un fucile a ripetizione progettato nel 1891 da Salvatore Carcano per l’esercito di Torino. L’esemplare di Oswald era stato fabbricato a Terni nel 1940.

Abraham Zapruder, il videoamatore che riprese l’omicidio con la sua telecamera amatoriale, vendette il video alla rivista Life per 150 mila dollari. Il video dell’omicidio Kennedy venne trasmesso in tv solo 12 anni dopo dall rete ABC. Poi il film è stato requisito dal governo diventando patrimonio di tutti gli americani, e la famiglia Zapruder ha ottenuto una compensazione di 16 milioni di dollari.

Secondo quanto scritto dal quotidiano americano The Atlantic dal 2000 ad oggi 5 autorevoli storici americani che insegnano all’Università hanno pubblicato libri con le ricostruzioni dell’omicidio Kennedy. 4 di loro credono che Kennedy sia stato vittima di un complotto e che Oswald non abbia agito da solo. Gerald McKnight dell’Hood College sostiene che l’omicidio potrebbe essere avvenuto col coinvolgimento di alcuni ufficiali dell’intelligence americana. E altri due colleghi, David Kaiser del Naval War College e Michael Kurtz della Southeastern Louisiana University, concordano dietro l’omicidio ci sia la CIA.

Sia la commissione Warren che la famiglia Kennedy optarono per il segreto di stato sui documenti riguardanti l’omicidio, una scelta che ha rafforzato leipotesi degli scettici. Nel corso degli anni comunque, più del 90% della documentazione sono stati resi pubblici per il restante si dovrebbe forse attendere la fine del 2017, anno in cui anche i circa 1.100 documenti in possesso della CIA potrebbero vedere la luce.

Imposimato, ex Giudice, scrive che in quella storia tragica si ritrovano gli stessi personaggi legati alla Mafia e alla Massoneria, Connelly, Governatore del Texas era infatti in auto con Kennedy e il suo nome compare nei verbali delle inchieste sulla loggia P2, Connelly era amico di Licio Gelli.

Subito dopo l’omicidio il 52% degli americani credeva che Kennedy fosse vittima di una cospirazione e nel dopo Vietnam la percentuale sali all’81% calando lievemente in piena era Bush.

Si diceva che la finestra da dove Osvald sparò venne smontata e venduta su eBay, con un potenziale acquirente disposto a comprarla per 3 milioni di dollari, il tutto però fu un bluff.

John F. Kennedy occupa un posto d’onore nella storia degli Stati Uniti e i misteri della sua morte forse non si risolveranno mai viste le conclusioni delle varie commissioni e i personaggi che hanno fatto parte della triste vicenda.

Una delle teorie che non abbiamo ancora citato è quella che vede coinvolto il Presidente Kennedy nell’affaire “UFO“, che avrebbero portato poi alla sua morte perché forse, secondo alcuni erano a rischio scottanti segreti che Kennedy intendeva rivelare al popolo americano. Illazioni, voci di corridoio e nulla più, come le dicerie su una foto del 1961, il presidente Kennedy è in compagnia del generale Curtis Emerson LeMay, famoso per essere un sostenitore della teoria degli UFO, sullo sfondo si vede un uomo che, secondo il teorico della cospirazione Francis Pearce, sarebbe un alieno “Nordico”.

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Gigantismo: potrebbe essere il faraone Sanakht il più antico caso documentato

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Sanakht, un’antico faraone egiziano della terza dinastia, risalente a 4.700 anni, ha costituito per decenni un mistero per gli archeologi. Di lui si sapeva solo che era esistito ma non era chiaro in che anni avesse governato, l’estensione del suo regno e non era noto nemmeno il luogo di sepoltura, cosa abbastanza anomala per i faraoni egiziani. La maggior parte di ciò che si sa su di lui deriva da una manciata di reliquie con qualche riferimento al suo nome.

All’inizio del XX secolo, tuttavia, un gruppo di archeologi ritrovò, nel piccolo villaggio di Beit Khallaf, i resti scheletrici di un uomo che vennero attribuiti  come appartenenti a Sanakht. Queste ossa appartenevano ad una persona insolitamente alta per quel tempo, 1,87 metri, circa il 12 per cento sopra la media.

Ora, come riportato nel The Lancet: Diabetes & Endocrinology, il sospetto faraone potrebbe essere il primo caso documentato di gigantismo. Un team dell’Università di Zurigo ha riesaminato il lavoro condotto sui resti e è giunto alla conclusione che questo potrebbe essere il più antico esempio di questa patologia nella storia umana.

Il gigantismo è provocato dalla sovrapproduzione degli ormoni della crescita durante l’infanzia. Questo non fa semplicemente diventare qualcuno alto, Oltre all’altezza, in molti casi è possibile rilevare dimensioni anomale e non armoniche di mani, piedi, fronte, mascella e naso.

Sono diverse le complicazioni associate al gigantismo, ma l’alta pressione sanguigna è probabilmente la più pericolosa, in quanto può , a lungo andare, provocare un attacco cardiaco fatale.

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Fotografie del 1901 del possibile cranio del faraone Sanakht. Charles S. Myers / Wikimedia Commons ; Dominio pubblico

Questa condizione viene innescata da un tumore benigno nel o sulla ghiandola pituitaria e può oggi essere mitigata con la rimozione chirurgica del tumore ripristinando valori normali degli ormoni della crescita.

Un eccesso di ormoni della crescita durante l’età adulta invece che nell’infanzia è tecnicamente nota come acromegalia e provoca ingrandimenti di singole sezioni del corpo più che crescita in altezza e il caso più antico conosciuto risale a 11.500 anni fa, sul corpo di un uomo ritrovato in Muovo Messico.

I resti del supposto faraone fanno pensare che quasi certamente si trattava di una persona per l’epoca gigantesca, non solo più alta della media. Quasi certamente Sanakht non è stato il primo uomo a sperimentare il gigantismo ma è, al momento, il più antico esempio noto di questa malattia.

Come sottolineato da Atlas Obscura, se questo corpo non fosse appartenuto a Sanakht ma ad un uomo comune, l’essere stato così alto non gli avrebbe dato vantaggi sociali, mentre, se fosse stato affetto da nanismo, in quell’epoca sarebbe stato tenuto in particolare considerazione tra il popolino. Certamente, però, un sovrano con quelle fattezze sarebbe apparso imponente ed autorevole sia in una sala del trono che in qualsiasi altro ambiente avesse frequentato.

Alla fine, sia che fosse sia che non fosse il faraone ipotizzato questo e altri scheletri fuori misura ritrovati qui e là per il globo potrebbero essere i responsabili delle leggende, particolarmente care ai complottari, sui gioganti che una volta abitavano la Terra.

 

Come la foresta amazzonica influisce sul clima locale e non solo…

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Il clima della foresta amazzonica è abbastanza peculiare: le piogge cominciano 2-3 mesi prima che i venti stagionali inizino a portare aria umida dall’oceano. Ora, i ricercatori dicono che hanno finalmente capito dove provenga questa umidità precoce: dagli alberi stessi.

Lo studio fornisce dati concreti per qualcosa che gli scienziati avevano teorizzato per lungo tempo, sostiene Michael Keller, ecologista forestale e ricercatore scientifico per il Servizio Forestale degli Stati Uniti con sede a Pasadena, California, che non era coinvolto nel lavoro. Le prove che la squadra fornisce, dice, costituiscono la classica “pistola fumante“.

Ricerche precedenti avevano dimostrato un’accumulo precoce di umidità nell’atmosfera sopra la foresta amazzonica ma non si era riusciti a capire da cosa dipendesse. “Tutto quello che vedi è il vapore acqueo, ma non sai da dove viene”, dice Rong Fu, climatologo dell’Università della California, a Los Angeles. I dati satellitari dimostrano che l’aumento coincide con un “greening” della foresta pluviale o un aumento di foglie fresche, portando i ricercatori a sospettare che l’umidità potrebbe essere vapore acqueo rilasciato durante la fotosintesi. Durante il processo chiamato traspirazione, le piante rilasciano vapore d’acqua da piccoli pori sulla parte inferiore delle foglie.

Si pensava già che fosse possibile che le piante rilasciassero abbastanza umidità perchè si addensassero nuvole a bassa quota sull’Amazzonia ma trovare un collegamento esplicito tra l’umidità e la foresta tropicale.

Fu ed i suoi colleghi hanno osservato il vapore acqueo sull’Amazzonia con Aura, un satellite della NASA interamente dedicato allo studio della chimica dell’atmosfera terrestre. L’umidità che evapora dall’oceano tende ad essere più leggera del vapore acqueo emesso nell’atmosfera dalle piante. Questo perchè durante l’evaporazione, le molecole d’acqua contenenti deuterio, un isotopo pesante di idrogeno fatto di un protone e di un neutrone, restano nell’oceano. Al contrario, nella traspirazione, le piante semplicemente succhiano l’acqua dal suolo e lo spingono nell’aria senza cambiare la sua composizione isotopica.

Aura ha scoperto che l’umidità precoce che si accumula sulla foresta pluviale presenta alte concentrazioni di deuterio, “troppo alte per essere spiegate dal vapore acqueo proveniente dall’oceano“, dice Fu. Inoltre, la concentrazione di deuterio è risultata più elevata alla fine della stagione secca dell’Amazzonia, durante il periodo di “greening“, quando la fotosintesi è più intensa.

Le nubi di pioggia causate dall’albero possono provocare effetti a cascata, come in un domino, sul clima locale: mentre le nuvole rilasciano la pioggia, riscaldano l’atmosfera, causando l’aumento dell’aria e la circolazione. Fu e colleghi credono che questa circolazione sia abbastanza forte da innescare lo spostamento delle correnti di vento che porteranno più umidità dall’oceano , riferiscono negli Atti dell’Accademia Nazionale delle Scienze .

erano già stati effettuati studi sulla connessione tra alberi e la pioggia nell’Amazzonia ma il nuovo studio sostiene fortemente l’idea che le piante svolgano un ruolo importante nell’avvio della stagione delle piogge, afferma Scott Saleska, ecologista dell’Università dell’Arizona di Tucson, che non era coinvolto nel lavoro. Il deuterio fornisce una “impronta digitale” chiara per capire quali piante contribuiscono al processo, dice.

Le scoperte riguardano anche un dibattito di lunga data sul ruolo che le piante svolgono nella regolazione climatica, afferma Saleska, suggerendo che invece svolgono un ruolo attivo nella regolazione delle piogge. Se questo è vero nell’Amazzonia, dice Saleska, i climatologi dovranno tener conto di pratiche come la deforestazione quando prevedono i cambiamenti regionali nei modelli atmosferici. E frenare la deforestazione sarà un passo importante per prevenire la siccità.

A breve, Fu inizierà uno studio analogo sulle foreste pluviali nel Congo, per vedere se avviene lo stesso processo.

Fonte: Science