mercoledì, Aprile 2, 2025
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Visibile nel cielo notturno il trenino dei satelliti Starlink che agita gli astronomi (video)

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La scorsa settimana SpaceX ha lanciato 60 satelliti per telecomunicazioni Starlink. È stato il primo grande lancio dell’ambizioso progetto di Elon Musk di posizionare in orbita bassa circa 12.000 satelliti destinati ad offrire una copertura mondiale per la connettività internet ultraveloce. Il lancio dei satelliti da 227 kg l’uno si è svolto senza intoppi, i satelliti sono stati rilasciati tutti insieme ed ora stanno dispiegando i propri pannelli solari per poi posizionarsi nelle posizioni orbitali previste.

Durante la fase di dispiegamento i satelliti stanno orbitando a grande velocità, offrendo uno spettacolo inusuale ed emozionante: un “treno” che percorre il cielo, ben visibile di notte con il cielo terso. Marco Langbroek, un astronomo dilettante olandese è riuscito a riprendere un breve filmato in cui si vede il passaggio del “treno” dei satelliti sopra i Paesi Bassi, un filmato che ha già scatenato una discussione sui potenziali problemi che la costellazione degli Starlink potrebbe causare nel cielo notturno.

Il video è relativo a meno di 24 ore dal rilascio dei satelliti che, quando saranno completamente dispiegati nelle posizioni previste, non saranno così facilmente individuabili. Secondo il sito Space.com, i satelliti non sono abbastanza luminosi da essere visibili ad occhio nudo, e una volta che si dispiegati la loro luminosità diminuirà ulteriormente.

Ma gli astronomi astronomi la costellazione Starlink potrebbe diventare un problema.

I satelliti esistenti sono già difficili da gestire per i telescopi terrestri“, spiega l’astronomo della Swinburne University Alan Duffy, che è anche il principale scienziato della Royal Institution of Australia. I satelliti attuali sono un problema, ma gli astronomi hanno sviluppato tecniche per non risentirne“.

Ad esempio, i telescopi ottici come il Pan-STARRS rimuovono automaticamente dalle immagini i satelliti in transito, mentre con i radiotelescopi come l’ASKAP, nell’Australia occidentale, scansioniamo il cielo nelle frequenze non accecate dai segnali di navigazione satellitare come il GPS“.

Secondo i dati attuali dell’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari spaziali esterni, ci sono 5.162 oggetti in orbita attorno alla Terra, di cui circa 2.000 sono operativi.

Pertanto, l’implementazione di una rete di 12.000 satelliti non avrebbe precedenti. L’ambiente in cui viviamo è costantemente saturato dalle onde radio: il WiFi, le torri telefoniche e le reti wireless emettono molto rumore radio, ma i satelliti sono molto peggiori per i radiotelescopi di qualsiasi altra cosa basata a terra. Una costellazione completa di satelliti Starlink significherà probabilmente la fine dei radiotelescopi basati a Terra, in grado di scansionare i cieli per deboli oggetti radio“, ritiene Duffy. Gli enormi benefici della copertura globale di internet supereranno il costo per gli astronomi, ma perdere la possibilità di scansionare i segnali radio del cielo è un costo per l’umanità, poiché potremmo non essere più in grado di vedere il bagliore del Big Bang o quello della nascita di nuove stelle.”

Secondo Duffy, la flotta Starlink renderà “inevitabile” questa interferenza sulle radiofrequenze e suggerisce che dovremmo “costruire un radiotelescopio sul lato più lontano della Luna“, protetto dal rumore radio della Terra.

A quanto pare, SpaceX non ha ancora completamente valutato le probabili interferenze radioastronomiche che provocheranno i suoi satelliti Starlink. L’anno scorso, l’astronomo della National Astronomy Radio Observatory, Harvey Liszt, ha scritto alla Federal Communications Commission (FCC) degli Stati Uniti, esprimendo preoccupazione per il progetto. Secondo Liszt, il coordinamento tra diversi osservatori nazionali e SpaceX “si è interrotto in modo inconcludente verso la metà del 2017, dopo un tentativo e un trattamento preliminare delle preoccupazioni della radioastronomia e del modo in cui SpaceX intendeva affrontarle“.

È anche possibile che SpaceX non abbia ancora comunicato come intende risolvere questo problema perché questi primi 60 sono ancora considerati come “satelliti di test”. In ogni caso, SpaceX ha confermato su Twitter che sono previsti fino a sei lanci nel 2019.

Con così tanti satelliti, non è solo l’inquinamento da radiofrequenza che potrebbe diventare un problema. Potrebbe aggravarsi anche il problema della spazzatura spaziale. SpaceX sta proponendo di aggiungere 12.000 nuovi satelliti in bassa orbita terrestre, dove si trova la maggior parte della spazzatura: il 40% in più di oggetti nel giro di pochi anni, in contrasto con i 60 anni necessari per accumulare l’attuale massa di detriti spaziali“, dice Alice Gorman, un’archeologa spaziale alla Flinders University di Adelaide, in Australia.

In verità SpaceX ha un piano di mitigazione dei detriti spaziali che è stato depositato presso la FCC nel 2017; il piano prevede che i satelliti saranno de-orbitati quando saranno prossimi “alla fine della loro vita utile (circa 5-7 anni) ad un ritmo molto più rapido di quanto richiesto dagli standard internazionali“.

[I satelliti] verranno deorbitati propulsivamente facendoli scendere verso un’orbita di smaltimento dalla quale rientreranno nell’atmosfera terrestre entro circa un anno dal completamento della loro missione.

Il vero timore è che un impatto fortuito di uno dei satelliti con un frammento di spazzatura spaziale possa avviare una catena di collisioni a cascata conosciuta come sindrome di Kessler. Uno scenario proposto dallo scienziato della NASA Donald Kessler nel 1978 che si realizzerebbe quando la quantità di oggetti nell’orbita terrestre divenga abbastanza alta, una collisione potrebbe creare un effetto a cascata, creando molto più detriti e aumentando la probabilità di ulteriori collisioni.

“SpaceX ha fatto tutte le cose giuste in relazione al problema del rientro dei satelliti fuori servizio evitando le collisioni… Resta da vedere se il sistema funzionerà con un numero così grande di nuovi satelliti”.

UFO nell’arte: lo “Sputnik” di Montalcino

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di Oliver melis

Così l’oggetto dipinto da Ventura Salimbeni (spesso chiamato Bonaventura Salimbeni) alla fine del ‘500 nella chiesa di San Pietro a Montalcino, viene definito nei siti che trattano argomenti inerenti i famosi “oggetti volanti non identificati”, OVNI l’acronimo italiano corrispondente all’americano UFO.

Come sottolinea il sito “Sprezzatura.it, nella pagina di Edicolaweb si scrive che «ricorda appunto i satelliti artificiali russi». La stessa descrizione viene data nella recente pagina di Daniela Giordano, dove si legge che «the object reigning over the center of the painting (…) is an image reminding us of the 1950s in our century, when the Russian began to explore space by putting in orbit the first artificial satellites called Sputnik, marked usually with a progressive number.».

Si parlava però del misterioso satellite già dal 1972 quando la rivista CLYPEUS nel numero 38 titolava: “Un Explorer in Paradiso? Un satellite artificiale del 600 in mezzo alla Trinità?” Lo strano dipinto veniva spiegato dall’autore che diceva di aver consultato dei sacerdoti per capire il significato del dipinto ma senza ricevere risposta.

Un altro articolo comparve nel 1981 su SKYWATCH, una rivista ufologica. Su questa rivista, scritta a macchina, in un articolo di Emy e Roberto Balbi intitolato Sputnik a Montalcino si leggeva: “Nella parte alta possiamo osservare, poggiati su una larga nuvola, a sinistra Gesù Cristo e a destra Dio Padre, i quali tengono in mano (…) due specie di antenne collegate ad una grossa sfera trasparente, ma ben solida, mediante un attacco che ricorda, senza troppi sforzi di fantasia, le moderne antenne per autoradio. Le sommità di queste piccole antenne sono sormontate l’una da una croce e l’altra da una piccola sfera (…). La sfera nella quale sono infisse le antenne si presenta come fosse di vetro ed all’interno di essa, per dare l’idea della sfericità, vi è una scena dipinta con un forte coma-astigmatismo illustrante quello che sembra essere l’interno di una stanza con una porta. Una larga fascia equatoriale, appena accennata tutt’intorno alla sfera e che si vede anche dietro ed essa per indicare la trasparenza, sottolinea ancora una volta chiaramente la realtà dell’oggetto stesso. Il particolare che comunque ci lascia più perplessi, se già non ve ne fossero altri, è senz’altro quella protuberanza, a sinistra in basso, simile all’obiettivo per telecamera, all’interno del quale si indovina la presenza di una lente.”

Fortunatamente dopo poco tempo, le ipotesi ufologiche persero rapidamente perso terreno, soprattutto dopo l’uscita dell’articolo di Samuele Ghilardi, Amos Migliavacca e Elenio Salmistraro intitolato IL SATELLITE DI MONTALCINO. Gli autori descrivono come è stato analizzato il dipinto con fotografie a distanza ravvicinata, e come le loro conclusioni siano in linea con quanto affermato da Ion Hobana: «E’ interessante presentare l’interpretazione dell’ufologo romeno Ion Hobana, grande esperto di clipeologia ed autore dell’ottimo volume “Enigme pe cerul istoriei”, secondo cui l’oggetto sarebbe un antico mappamondo, rappresentante il Creato, in cui è visibile il sole ed una forma primitiva di tracciatura dei meridiani e paralleli; inoltre il piccolo cilindro sarebbe il perno per poter fissare ad un supporto la sfera. Un esempio dell’insieme è visibile in una sala in Vaticano. Dalle analisi effettuate sulle fotografie e sul dipinto originale non si possono ricavare elementi che facciano supporre un evento ufologico, mentre sono stati riscontrati numerosi punti in comune con raffigurazioni religiose greco-ortodosse. In molte icone provenienti dai Paesi dell’Est è possibile notare sfere con gli stessi simboli e tracciati, accompagnate o dalla sola figura del Cristo o da tutta la Trinità

Il dipinto è simile ad altri in cui viene rappresentata la Trinità, Gesù, lo Spirito Santo sotto forma di colomba e Dio Padre e tra questi personaggi immancabilmente vi si vede un globo che non è la Terra ma il globo dell’intero creato, la Sfera Celeste con annessi gli scettri del potere che erroneamente vengono scambiati per antenne di uno sputnik ante litteram.

Fonte: Sprezzatura.it

Scoperti diciotto esopianeti di dimensioni simili alla Terra

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Gli scienziati dell’Istituto Max Planck per la ricerca sul sistema solare (MPS), la Georg August University di Göttingen e l’Osservatorio Sonneberg hanno scoperto 18 pianeti di dimensioni terrestri oltre il sistema solare. I mondi sono così piccoli che le precedenti analisi li avevano trascurati; uno di questi è uno dei più piccoli finora scoperti; un altro potrebbe riuscire ad offrire condizioni favorevoli per la vita. I ricercatori hanno rianalizzato una parte dei dati del Kepler Space Telescope della NASA, con un nuovo metodo più sensibile da essi sviluppato. Il team stima che questo nuovo metodo abbia il potenziale di trovare più di 100 pianeti extrasolari aggiuntivi all’interno dei dati della missione Kepler. Gli scienziati hanno descritto i risultati raggiunti sulla rivista Astronomy & Astrophysics.

I 18 mondi appena scoperti rientrano nella categoria dei pianeti di dimensioni terrestri. Il più piccolo di loro sarebbe grande circa il 69% della Terra; il più grande è poco più del doppio del raggio terrestre; hanno anche un’altra cosa in comune, tutti i 18 pianeti finora non erano stati rilevati nei dati dal Telescopio Spaziale Kepler. Gli algoritmi di ricerca comuni non erano abbastanza sensibili.

Nella loro ricerca di mondi lontani, gli scienziati usano spesso il cosiddetto metodo di transito“, per individuare stelle con variazioni periodiche di luminosità. Se ad una stella capita di aver un pianeta il cui piano orbitale è allineato con la visuale dalla Terra, il pianeta occulta una piccola frazione della luce stellare mentre passa davanti alla stella ogni volte che effettua un orbita totale.

“Gli algoritmi di ricerca standard tentano di identificare bruschi cali di luminosità”, spiega il Dr. Rene Heller di MPS, primo autore della pubblicazione. “In realtà, tuttavia, un disco stellare appare leggermente più scuro sul bordo rispetto che al centro; quando un pianeta si muove davanti a una stella, nella fase iniziale blocca meno luce stellare rispetto a quando è a metà del tempo del transito. La stella si trova nel centro del transito poco prima che essa diventi gradualmente più luminosa”, spiega.

I grandi pianeti tendono a produrre variazioni di luminosità profonde e chiare delle loro stelle ospiti, in modo che la variazione di luminosità dal centro a arco sottile sulla stella non giochi un ruolo importante nella loro scoperta. I piccoli pianeti, tuttavia, presentano agli scienziati sfide enormi. Il loro effetto sulla luminosità stellare è così piccolo che è estremamente difficile distinguere dalle fluttuazioni naturali della luminosità della stella e dal rumore che necessariamente viene fornito con qualsiasi tipo di osservazione. Il team di René Heller è ora in grado di dimostrare che la sensibilità del metodo di transito può essere notevolmente migliorata, se nell’algoritmo di ricerca si assume una curva di luce più realistica.

Scoperti 18 pianeti extrasolari della grandezza della Terra
Il nuovo algoritmo di Heller, Rodenbeck e Hippke non ricerca bruschi cali di luminosità come i precedenti algoritmi standard, ma per la caratteristica, graduale attenuazione e recupero. Questo rende il nuovo algoritmo di ricerca di transito molto più sensibile ai piccoli pianeti delle dimensioni della Terra. Credito: NASA / SDO (Sun), MPS / Ren & # 233; Heller

“Il nostro nuovo algoritmo aiuta a disegnare un’immagine più realistica della presenza di esopianeti nello spazio”, riassume Michael Hippke dell’Osservatorio di Sonneberg“Questo metodo costituisce un significativo passo in avanti, specialmente nella ricerca di pianeti simili alla Terra.”

I ricercatori hanno utilizzato i dati del telescopio spaziale Kepler della NASA come banco di prova per il loro nuovo algoritmo. Nella prima fase della missione dal 2009 al 2013, Kepler ha registrato le curve di luce di oltre 100.000 stelle, con la conseguente scoperta di oltre 2300 pianeti. Dopo un difetto tecnico, il telescopio è stato utilizzato in una modalità di osservazione alternativa, chiamata missione K2, ma ha comunque monitorato più di 100.000 stelle fino alla fine della missione avvenuta nel 2018. Come primo campione di prova per il loro nuovo algoritmo, i ricercatori hanno deciso di rianalizzare tutte le 517 stelle del K2 per le quali è già nota la presenza di almeno un pianeta.

Oltre ai pianeti precedentemente noti, i ricercatori hanno scoperto 18 nuovi oggetti che erano stati precedentemente trascurati. “Nella maggior parte dei sistemi planetari che abbiamo studiato, i nuovi pianeti sono i più piccoli”, il coautore Kai Rodenbeck dell’Università di Göttingen e MPS descrive i risultati. Inoltre, la maggior parte dei nuovi pianeti orbita attorno alla loro stella e sono più vicini rispetto ai loro precedenti compagni planetari. Le superfici di questi nuovi pianeti quindi hanno probabilmente temperature ben oltre i 100 gradi Celsius; alcuni hanno persino temperature fino a 1000 gradi Celsius. Solo uno dei corpi fa eccezione, si trova nella cosiddetta zona abitabile di una nana rossa.

Naturalmente, i ricercatori non possono escludere che anche al loro metodo possa sfuggire qualche oggetto planetario nei sistemi che hanno studiato. In particolare, i piccoli pianeti a grandi distanze dalle loro stelle ospiti sono noti per essere “problematici”. Essi infatti richiedono più tempo per completare un’orbita completa, rispetto ai pianeti che orbitano intorno alle loro stelle. Di conseguenza, i transiti dei pianeti nelle orbite più ampie si verificano meno spesso, il che ne rende ancora più difficile il rilevamento dei loro segnali.

Il nuovo metodo sviluppato da Heller e dai suoi colleghi apre interessanti possibilità. Oltre alle 517 stelle attualmente in fase di studio, la missione Kepler offre anche serie di dati per centinaia di migliaia di altre stelle. I ricercatori presumono che il loro metodo consentirà loro di trovare più di 100 altri mondi di dimensioni terrestri nei dati della missione primaria di Keplero“Questo nuovo metodo è anche particolarmente utile per preparare la prossima missione PLATO, che verrà lanciata nel 2026 dall’Agenzia spaziale europea”, afferma il Prof. Dr. Laurent Gizon, Managing Director presso il MPSPLATO scoprirà e caratterizzerà molti più sistemi multi-pianeta attorno a stelle simili al Sole, alcuni dei quali saranno in grado di ospitare la vita.

La fotosintesi artificiale che trasforma il biossido di carbonio in combustibili liquidi

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I chimici dell’Università dell’Illinois, attraverso la fotosintesi artificiale, sono riusciti con successo a produrre combustibili, utilizzando molecole di acqua e anidride carbonica insieme alla luce visibile. Convertendo il biossido di carbonio in molecole più complesse, come ad esempio il propano, la tecnologia energetica verde tra poco sarà capace di utilizzare la CO2 in eccesso per immagazzinare l’energia solare, sotto forma di legami chimici da utilizzare quando il cielo è nuvoloso o durante i periodi di massima richiesta.

Le piante sfruttano la luce del sole per attivare le reazioni chimiche tra acqua e CO2, producendo e immagazzinando energia solare sotto forma di denso glucosio ricco di energia. Nel nuovo studio i ricercatori hanno sviluppato un processo artificiale, che utilizza la stessa porzione di luce verde dello spettro visibile utilizzato dalle piante durante la fotosintesi naturale per convertire CO2 e acqua in combustibile. Per riuscirci hanno usato nanoparticelle d’oro ricche di elettroni con funzione di catalizzatore. Le nuove scoperte sono state pubblicate sulla rivista Nature Communications.

“L’obiettivo è produrre idrocarburi complessi liquefatti utilizzando la CO2 e altre risorse sostenibili come la luce solare”, ha dichiarato Prashant Jain, professore di chimica e coautore dello studio. “I combustibili liquidi sono ideali perché sono facilmente trasportabili, più sicuri e più economici del gas comune. Essendo composti da molecole a catena lunga contengono più legami, vale a dire che racchiudono l’energia in modo più denso per questo motivo ne sono più ricchi”.

Nel laboratorio di Jain, Sungju Yu, ricercatore e primo autore dello studio, utilizza catalizzatori metallici per assorbire la luce verde e trasferire gli elettroni ed i protoni necessari per le reazioni chimiche tra CO2 e acqua, imitando il ruolo della clorofilla pigmentaria nella fotosintesi naturale.

La fotosintesi artificiale trasforma il biossido di carbonio in combustibili liquefacibili
Jain, a sinistra, e Yu a destra eseguono esperimenti di fotosintesi artificiale usando la luce verde. Credit: Fred Zwicky

“Le nanoparticelle d’oro funzionano particolarmente bene come catalizzatore”, ha dichiarato Jain, “perché le loro superfici interagiscono favorevolmente con le molecole di CO2, sono efficienti nell’assorbire la luce e non si rompono o si degradano come altri metalli che possono appannarsi facilmente. Esistono diversi modi in cui l’energia immagazzinata nei legami del combustibile idrocarburico viene liberata. Tuttavia, il metodo convenzionale più semplice di combustione finisce comunque per produrre più CO2, il che è controproducente per il concetto di raccolta e immagazzinamento dell’energia solare,” ha dichiarato Jain.

La fotosintesi artificiale trasforma il biossido di carbonio in combustibili liquefacibili
Il professore di chimica Prashant Jain, a sinistra, e il ricercatore post-dottorato Sungju Yu hanno sviluppato un processo di fotosintesi artificiale che converte l’eccesso di CO2 in preziosi combustibili, portando la tecnologia verde un passo avanti verso lo stoccaggio di energia solare su larga scala.

Gli idrocarburi creati con questo processo hanno anche altri utilizzi non convenzionali“, ha affermato. “Ad esempio, potrebbero essere usati per alimentare le celle a combustibile per produrre corrente elettrica; ci sono laboratori in tutto il mondo che cercano di capire come la conversione da idrocarburi a elettricità può essere condotta in modo efficiente“.

Per quanto entusiasmante possa essere la produzione di questo carburante, che si trasforma da CO2 a liquido per la tecnologia di energia verde, i ricercatori riconoscono che il processo di fotosintesi artificiale al momento non è ancora efficiente come nelle piante.

“Abbiamo bisogno di capire come sintonizzare il catalizzatore per aumentare l’efficienza delle reazioni chimiche”, ha amesso Jain. “Adesso bisogna iniziare un duro lavoro per determinare come procedere per migliorare il processo. Come ogni altra tecnologia energetica non convenzionale, bisognerà dare risposta alle molte domande sulla convenienza economica”.

Fonte: Nature Communications

Un gruppo di ricercatori afferma di aver scoperto una forma di calcolo completamente nuova

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Il nuovo metodo di calcolo viene descritto in un articolo pubblicato sulla rivista Nature e sarebbe stato sviluppato da un gruppo di ricercatori guidati dal professore associato di chimica e biologia chimica Kalaichelvi Saravanamuttu. Il metodo utilizza un materiale polimerico morbido che si trasforma da liquido a gel in reazione alla luce. Gli scienziati si riferiscono a questo polimero come ad un “materiale stimolante di prossima generazione che può calcolare” da solo.

Per farlo funzionare, i ricercatori fanno attraversare da una stringa binaria di luce bianca attraverso il cubo contenente l’operazione che vogliono risolvere. Le proprietà interne dei materiali trasformano quindi l’ingresso del fascio in uno, due o tre gruppi di filamenti a luce bianca che si auto-organizzano in geometrie tridimensionali periodiche che sono il risultato dell’operazione, che vengono lette da un sensore della fotocamera.

In che modo questi materiali si auto-organizzano? Immagino che la risposta debba essere magica o, come spiegano nel loro articolo, la natura intrinseca di questi nuovi polimeri. Secondo gli scienziati, questi film sottili di polimero tenero, colloidi, fluidi, gel e solidi aprono un percorso a incredibili applicazioni che vanno dal rilevamento autonomo, a bassa potenza di rilevamento autonomo – compresi tattili e visivi – ai sistemi di intelligenza artificiale.

calcolo cubo

Quando stimolati da segnali elettromagnetici, elettrici, chimici o meccanici, queste architetture di polimeri plastici si spostano tra stati mostrando evidenti cambiamenti nelle proprietà fisiche o chimiche che possono essere sfruttate per il biosensing, il rilascio controllato del farmaco, gli intervalli di banda fotonica sintonizzanti, la bagnabilità e il gonfiore superficiale,” hanno scritto i ricercatori.

Allora, qual è il punto di tutto questo?

L’obiettivo ultimo di questo campo è la biomimetica della reattività intelligente come la tattilità, la visione, il camuffamento, la contrattilità e il volo in cui i complessi sensori naturali come pelle, occhi e muscoli si adattano senza soluzione di continuità agli stimoli ambientali attraverso sequenze di risposta squisitamente programmate“.

Gli scienziati sottolineano che non stanno cercando di competere con le attuali soluzioni di calcolo basate sul silicio, ma stanno cercando di aumentare la complessità delle operazioni che possono eseguire. Parlando con Eurekalert, la coautrice dell’articolo Fariha Mahmood ha detto che stanno “cercando di costruire materiali in grado di dare risposte più intelligenti e sofisticate“.

Secondo Saravanamuttu, “siamo molto entusiasti di poter svolgere addizioni e sottrazioni in questo modo, e stiamo pensando a modi per svolgere altre funzioni computazionali.

La NASA avvia la costruzione del primo modulo del Lunar Gateway

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La NASA ha assegnato alla compagnia di tecnologia spaziale Maxar un contratto da 375 milioni di dollari per sviluppare il primo segmento del Lunar Gateway. Maxar è quindi la prima azienda a potersi vantare di essere diventata partner commerciale del progetto di ritorno alla Luna della NASA. Il modulo assegnato alla Maxar è quello di potenza e propulsione, in pratica il cuore pulsante dell’avamposto lunare ed anche il primo che sarà inviato in orbita cislunareQuesto modulo dovrà fornire energia, l’area di attracco e capacità di manovra, oltre alla possibilità di controllare la quota e ai sistemi di comunicazione alla Stazione Spaziale che orbiterà tra la Terra e la Luna.

Blue Origin e Draper, entrambe aziende del proprietario di Amazon Jeff Bezos, contribuiranno alla realizzazione dei moduli di test, Maxar dovrà dimostrare l’efficiente operatività del modulo nel corso di un vero e proprio volo spaziale, la cui data di lancio è, per ora, prevista nel 2022. La fase di test dovrebbe durare un anno e quando sarà terminata l’elemento verrà posizionato nell’orbita definitiva diventando di fatto il primo elemento attivo del Lunar Gateway.

Nel suo annuncio, la Maxar ha comunicato  che l’elemento sarà basato sulla sua piattaforma per veicoli spaziali della serie 1300. Inoltre, nel comunicato viene detto che che un elemento chiave del design del segmento sarà il Roll Out Solar Array (ROSA) della NASA. La compagnia ha annunciato in teleconferenza che sceglierà un razzo commerciale per lanciare il modulo di potenza e propulsione entro i prossimi 12-18 mesi. Secondo alcune fonti, il New Glenn di Blue Origin dovrebbe essere il favorito in questa selezione, stante il coinvolgimento dell’azienda nel progetto.

Materia topologica e nuova fisica

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La topologia è una branca della matematica che riguarda lo studio delle proprietà delle figure e delle forme che non cambiano quando viene effettuata una deformazione senza “strappi“, “sovrapposizioni” o “incollature“. Questo può essere studiato considerando una collezione di sottoinsiemi, chiamati insiemi aperti, che soddisfano certe proprietà, commutando il set d’informazioni date in quello che è noto come spazio topologico.  Concetti fondamentali come convergenza, limite, continuità, connessione o compattezza trovano nella topologia la loro migliore formalizzazione.

A metà del XX secolo, George Gamow osservò che la teoria dei numeri e la topologia non avevano applicazione in fisica [1], oggi invece, la topologia non solo è ‘invischiata’ un po’ ovunque in fisica, ma sta anche fornendo nuovi ed interessanti spunti aprendo la porta a nuove fasi topologiche della materia.

topological matter 3Col termine topologia si indica anche la collezione di ‘aperti’ che definisce uno  spazio topologico. Per esempio un cubo e una sfera sono oggetti topologicamente equivalenti (cioè omeomorfi), perché possono essere deformati l’uno nell’altro senza ricorrere ad alcuna incollatura, strappo o sovrapposizione; una sfera e un toroide invece non lo sono, perché il toro contiene un “buco” che non può essere eliminato da una deformazione.

Nonostante l’osservazione di Gamow del 1960, la topologia era già stata applicata: alla teoria quantistica e alla relatività.  Furono considerazioni topologiche che permisero a Paul Dirac di dimostrare che i monopoli magnetici erano la soluzione alle equazioni di Maxwell. Ed è stato il metodo topologico che Sir Roger Penrose ha usato per dimostrare che le singolarità sono una caratteristica generica del collasso gravitazionale [2].

Tuttavia, dal 1970 la topologia è venuta veramente alla ribalta nel campo della fisica, anche grazie alla sua introduzione nelle teorie di gauge. I successi della topologia nelle teorie quantistiche dei campi descrivono molte aree dalla fisica, dalla materia condensata alla fisica delle particelle. Nel 1980, gli argomenti topologici hanno fornito un collegamento tra l’effetto Aharonov-Bohm (fenomeno in meccanica quantistica in cui una particella carica è influenzata da campi magnetici in regioni in cui tali campi sono nulli) e fasi geometriche, ed è stato subito capito che c’era anche un collegamento con l’interpretazione topologica della (al momento) recente scoperta dell’effetto Hall quantistico.

In cosmologia, la topologia può essere usata per descrivere la forma complessiva dell’universo [3]. La classificazione topologica dei collettori di Calabi-Yau ha importanti implicazioni nella teoria delle stringhe, come diversi collettori in grado di sostenere diversi tipi di stringhe [4]. Ma, mentre la topologia è stata utilizzata dai fisici per diversi decenni, è nuovamente tornata alla ribalta grazie alla scoperta di una classe di materiali conosciuti come isolanti topologici [5].

topological matter 2
La superficie metallica di un isolante topologico è diversa da una superficie normale perché la sua natura metallica è protetta da alcune simmetrie invarianti. In questo senso, non può essere semplicemente trasformata nella superficie di un isolatore normale. I bozzetti (in basso) mostrano la struttura elettronica (energia rispetto a quantità di moto) per un isolante “banale” (a sinistra) e un forte isolante topologico (a destra). In entrambi i casi, vi sono stati elettronici (linee nere) introdotte dalla superficie che giacciono nella band gap bulk (bande di valenza e di conduzione di massa sono indicati dalle linee verdi e blu, rispettivamente). Nel caso banale, anche una piccola perturbazione (per esempio, cambiando la chimica di superficie) è in grado di aprire un varco negli stati di superficie, ma nel caso dell’isolante topologico, gli stati conduttori superficiali sono protetti.

La scoperta degli isolanti topologici ha segnato l’inizio di una ricerca più ampia per le fasi topologiche della materia, e questo continua ad essere terreno fertile [6] perché, a differenza  dei numeri quantici basati sulla simmetria, i numeri quantici topologici sono abbastanza insensibili alle imperfezioni. Questa protezione topologica offre affascinanti possibilità per le applicazioni.

Questi principi non sono limitati alla materia condensata [7]; queste idee possono essere applicate a sistemi fotonici, che sono tradizionalmente molto sensibili al disturbo. Essere in grado di creare dispositivi fotonici che sfruttano gli stati topologici renderebbe non solo più facile  fare e migliorare i dispositivi, ma potrebbe anche consentire nuovi disegni.

Principi simili possono essere applicati anche a sistemi meccanici classici. A prima vista, questo può sembrare un po’ strano, ma i modi meccanici (fononi), come i fotoni, sono le modalità bosoniche e topologiche che possono allo stesso modo sorgere [8]; sfruttare queste idee per guidare e controllare le onde sonore potrebbero trovare applicazioni reali in un futuro non troppo lontano. 

Nei sistemi elettronici, la topologia ha permesso di realizzare lo sfuggente fermione di Weyl [9]. Se venissero sviluppati superconduttori topologici [10], essi dovrebbero ospitare fermioni di Majorana – l’ultimo del trio di fermioni fondamentali – fornendo una solida piattaforma per calcoli quantistici.

Molti di questi sistemi topologici sono stati creati facendo uso di alcune simmetrie del cristallo. Ma gli stati topologici possono anche essere trovati nei quasicristalli, la cui simmetria non è molto diversa da cristalli convenzionali. Essi hanno origine topologica in una più alta dimensione superspaziale e hanno caratteristiche non periodiche piuttosto inusuali [11].

topologyMentre i nuovi materiali topologici vengono scoperti e sviluppati ad una velocità impressionante, le prospettive per creare e sondare  fasi topologiche esotiche sarebbero notevolmente rafforzate se potessero essere realizzati in sistemi che sono stati facilmente sintonizzati. La flessibilità offerta da atomi ultrafreddi potrebbe fornire un tale piattaforma [12]; si spera che ciò porterà a forti correlazioni esotiche di fasi topologiche della materia a portata di mano sperimentale.

Il ruolo della topologia in fisica e lo sviluppo per la realizzazione, sfruttando nuove fasi topologiche della materia, sono ancora nelle loro fasi iniziali. Ma una cosa è chiara: solo mezzo secolo dopo che George Gamow affermava che la topologia non aveva avuto applicazione alla fisica, è difficile pensare alla fisica senza la topologia!

 

[1] Gamow, G. Biography of Physics (Dover, 1961)

[2] Topology and physics-a historical essay – [Nash, 1997]

[3] The Shape of Space: How to Visualize Surfaces and Three-dimensional Manifolds 2nd (Marcel Dekker, 1985)

[4] The Shape of Inner Space (Yau & Nadi, 2010)

[5] Perspective Article The birth of topological insulators – [Moore, 2010]

[6] Space, matter and topology – Nature Physics 12, 616–618 (2016) doi:10.1038/nphys3800

[7] Topological states in photonic systems – Nature Physics 12, 626–629 (2016) doi:10.1038/nphys3796

[8] Topological mechanics – Nature Physics 12, 621–623 (2016) doi:10.1038/nphys3801

[9]It’s been a Weyl coming – Nature Physics 11, 698–699 (2015) doi:10.1038/nphys3454

[10] A road to reality with topological superconductors – Nature Physics 12, 618–621 (2016) doi:10.1038/nphys3778

[11] Quasiperiodicity and topology transcend dimensions – Nature Physics 12, 624–626 (2016) doi:10.1038/nphys3784

[12]Topological quantum matter with ultracold gases in optical lattices – Nature Physics 12, 639–645 (2016) doi:10.1038/nphys3803

 

Stefania de Luca è owner del gruppo facebook Astrofisica, cosmologia e fisica particellare

Roba da ricchi, anzi ricchissimi: cinque location da sogno per la vacanza della vita

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Desideri una vacanza al mare, lontano dalla folla e dal caos dei turisti?

Immagino di si e quindi oggi ti presento alcune meravigliose location private dove, a parte pochi membri del personale e qualche altro ospite selezionato, potrai trascorrere la tua vacanza in una natura splendida e incontaminata lontano da tutto e tutti. I costi per una vacanza in questi posti, non sono sostenibili da chiunque ma non si può mai sapere cosa ci riserva il futuro!

Necker Island, Isole Vergini Britanniche

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Quest’isola caraibica di proprietà di Sir Richard Branson, proprietario della casa discografica Virgin, fondatore di Virgin Galactic, la società che si propone di portare turisti nello spazio entro i prossimi cinque anni e di molte altre cose.
È una delle location private più famose del mondo ed è considerata il top dei top. Necker Island è il ritiro dove gli Obama sono andati in vacanza dopo aver lasciato la Casa Bianca.
Puoi affittare tutta l’isola e il numero massimo di ospiti che puoi invitare è di 33.
Per 80 mila dollari a notte disporrai di 17 camere e del dormitorio che può ospitare fino a sei bambini; inoltre, avrai a disposizione piscina, campi da tennis, la spa, uno staff completo, comprendente chef Michelin addestrati, tutti i tipi di giochi ricreativi, sport acquatici e molto altro ancora.
Se l’intera isola è un po’ eccessiva, è possibile mettersi in lista per una delle settimane cosiddette Celebration, in cui è possibile affittare una camera per due a 4280 dollari a notte per un periodo che va da un minimo di 3 fino ad un massimo di 10 notti.

Il Meridian Club, Turks e Caicos

maxresdefault 1meridianUno dei componenti più interessanti di un’isola privata è, naturalmente, la spiaggia, e la sognante Meridian Club sul proprio terreno di 800 acri chiamato Pine Cay, vanta alcune delle più belle distese di sabbia dei Caraibi, per non parlare delle acque calme e limpide, ideali per lo snorkeling e le immersioni.
Tutte le camere si affacciano sull’acqua e dispongono di una veranda dove è possibile sedersi e godere della vista.
Un altro importante vantaggio di un soggiorno qui è che al Meridian Club è tutto compreso, quindi tutto, dai pasti al noleggio attrezzature è incluso. Perfino le cartoline sono comprese nel prezzo.
Le tariffe partono da 895 dollari per notte.

Petit St. Vincent, St. Vincent e Grenadine

Canouan Resort at Carenage Bay usn 2psv1Niente scarpe, niente telefono, niente TV, niente internet, nessun problema. Così si vive a Petit St. Vincent, un’isola paradisiaca e incontaminata nel sud dei Caraibi, dove sono disponibili ventidue lussuose sistemazioni tra cottage e ville.

Se si ha qualche necessità, si può richiamare l’attenzione del personale issando delle bandiere. Bandiera gialla significa che serve qualcosa, bandiera rossa per invocare privacy e stare tranquilli.
Qui, tra chilometri di spiaggia di sabbia bianca e boschi tropicali, è possibile rilassarsi completamente e prendere una vera pausa da tutto ciò che ci bombarda quotidianamente.
Gli unici pensieri che hai, in questo posto fuori dal mondo, riguardano quale pesce appena pescato mettere sul barbecue in spiaggia, quando decidere di godere di un massaggio presso il centro termale posto all’aperto, sulla collina, davanti ad un panorama mozzafiato. L’altra preoccupazione è relativa alla difficile scelta tra il farsi una passeggiata a piedi nudi sotto le stelle oppure godersi la tranquillità ed i rumori della natura steso su un’amaca.
Le tariffe partono da 1.100 dollari  a notte.

Renaissance Aruba Resort & Casino, Aruba

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Renaissance Aruba Resort CasinoSe il pensiero di staccare completamente da tutto o l’idea di isolarsi in un’isola privata ti fa venire in mente l’immagine spaventosa di Tom Hanks nello scenario di “Castaway“, si può sempre optare per un soggiorno in un resort come il Renaissance Aruba, che non è in un’isola privata, ma dispone di un’isola privata raggiungibile in traghetto ogni volta che ne hai voglia, per godere dell’emozione dell’isolamento solo per il tempo che sei disposto a sopportare.
Basta recarsi sul molo al piano inferiore, subito sotto la lobby del resort, per essere, nel giro di otto minuti, sull’enclave privata del resort, un’isola di 40 acri dove si può passare il tempo dando da mangiare ai fenicotteri rosa, fare snorkeling, pranzare o prendere un cocktail o, semplicemente, rilassarsi in un amaca con un buon libro.
L’isola è divisa in due parti distinte – una per le famiglie e una per soli adulti.
Le tariffe delle camere partono da 168 dollari a notte.

Spruce Island, Stonington, Maine

maine1maine2Naturalmente, non tutte le isole hanno palme e spiagge di sabbia. Prendete questo rifugio di 80 acri nel cuore del New England. Il suo paesaggio è in gran parte fatto di foreste di abete rosso, circondato da una costa di granito e tante piccole isole vicine, quasi a perdita d’occhio.

Una vacanza qui vi ricorda un po’ un campeggio estivo, con la vela e la pesca, ferri di cavallo, badminton e una torrefazione di marshmallows tostati a fuoco vivo.
Il titolare è Colie O’Donnell, che ha acquistato l’isola nel 1986, e racconta che i bambini spesso, soggiornano qui solo per il piacere di piantare la tenda e dormire fuori, nei pressi dell’acqua, nonostante che la struttura disponga di un totale di 18 posti letto nelle due ali della grande casa principale e di un dormitorio.
Inoltre, proprio come un campeggio, questa suggestiva location è aperta solo da fine maggio a metà ottobre .
Tariffe a partire da 8.500 dollari a settimana in alta stagione che parte da metà e arriva all’inizio di settembre.

I media statali cinesi confermano il fallimento del lancio di un razzo Long March 4C

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Nei giorni scorsi un razzo cinese Long March 4C non è riuscito a portare in orbita il suo payload, un satellite militare, dopo il lancio eseguito dalla base spaziale di Taiyuan, a sudovest di Pechino, è quanto riferisce l’agenzia di stampa statale Xinhua. Il razzo a tre stadi è decollato nella serata di mercoledì, in base a quanto riferito sui sui social media cinesi da parte di numerosi testimoni. Il Long March 4C aveva l’obiettivo di collocare il suo satellite in un’orbita polare a poche centinaia di chilometri quota.

La conferma del lancio, però, non è arrivata immediatamente attraverso i canali dei media cinesi ufficiali, che in genere annunciano una missione di successo subito dopo il completamento. E il catalogo militare degli Stati Uniti di oggetti spaziali in orbita non ha registrato nessun nuovo veicolo spaziale entrato in orbita all’inizio di giovedì che avrebbe potuto essere attribuito al lancio del Long March 4C.

Numerosi post sui social media cinesi hanno mostrato immagini della scia di scarico di Long March 4C che si contorceva nell’alta atmosfera poco dopo il lancio. L’agenzia di stampa ufficiale cinese Xinhua ha confermato i sospetti sul fallimento del lancio in una breve dichiarazione rilasciata giovedì. La Xinhua ha riferito che il terzo stadio del Long March 4C ha fallito, dopo una buona performance del primo e del secondo stadio del razzo durante la salita nello spazio da Taiyuan.

Il fallimento del Long March 4C costituisce il secondo da parte della Cina dall’inizio dell’anno, dopo il fallimento del lancio di debutto del nuovo lanciatore commerciale di OneSpace lo scorso marzo.  La famiglia di razzi di Long March è sviluppata e prodotta da imprese di proprietà statale. L’ultimo fallimento di un razzo di Long March prima di Mercoledì di cui si ha notizia è avvenuto a luglio 2017.

Le autorità cinesi non avevano ufficialmente preannunciato il lancio di mercoledì, ma il governo aveva rilasciato avvertimenti relativi allo spazio aereo ai piloti che indicavano che un lancio nello spazio era pianificato dal centro di Taiyuan, nella provincia settentrionale dello Shanxi.

Le informazioni fornite dagli avvertimenti relativi allo spazio aereo, che includevano le posizioni delle zone di lancio per gli stadi di richiamo del Long March 4C, suggerivano che il razzo si sarebbe diretto verso un’orbita polare. Il carico utile a bordo del razzo era lo Yaogan 33, l’ultimo di una serie di satelliti militari cinesi di sorveglianza. La serie di veicoli spaziali Yoagan include satelliti che trasportano telescopi ottici terrestri e imager radar per raccogliere immagini ad alta risoluzione per le forze armate e le agenzie di intelligence cinesi.

I razzi Long March della serie 4 sono costruiti dalla Shanghai Academy of Spaceflight Technology, una sussidiaria della China Aerospace Science and Technology Corp. di proprietà del governo cinese. La terza fase accusata del fallimento del lancio di mercoledì è stata utilizzata solo nella famiglia di missili Long March 4C, il che potrebbe limitare l’impatto dell’incidente sulle prossime missioni che utilizzeranno versioni diverse del lanciatore Long March.

La missione di mercoledì è stata il nono tentativo di lancio spaziale della Cina quest’anno.

Qual è l’app spia di Whatsapp che funziona meglio? mSpy è la soluzione

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Il controllo di Whatsapp diventa fondamentale nel momento in cui il rapporto con nostro figlio non è più limpido come quando era bambino. D’altronde controllare Whatsapp, monitorare Whatsapp nell’età adolescenziale non è neppure più una scelta ma un obbligo a cui ogni genitore che si preoccupa del proprio figlio non può mancare. Ovviamente sappiamo che qualche fidanzato o fidanzata gelosi si trovano nella stessa condizione ma va detto che, in questo caso, si parla di adulti e il consenso deve essere più che evidente per non incappare in qualche problema legale.

C’è chi ha intenzione di diventare una spia di Whatsapp anche per un problema in azienda ma anche qui quello che è il nostro impiegato non può che non essere d’accordo nel farsi monitorare. Insomma, i nostri piccoli sono sotto la nostra patria potestà ed è molto importante fare in modo che il loro mondo non resti nelle loro mani soltanto ma che noi si possa decidere di controllare quello che succede sul telefono del nostro piccolo che potrebbe trovarsi in difficoltà senza neppure saperlo.

Stiamo, infatti, parlando di tutti i pericoli in cui possono incappare i nostri figli e di cui non sono neppure consapevoli perché è proprio in quell’età di mezzo tra i 10 e i 15 anni che il contatto con i nostri cuccioli sembra perso per sempre e qualsiasi domanda facciamo loro sembra davvero che non ci sia mai stata così come la loro risposta ovviamente inesistente. Lo sappiamo bene noi genitori quanta angoscia ci diano quelle mezze risposte, quelle bugie che non riusciamo a collocare, i brutti voti a scuola e l’ennesimo silenzio che ci sembra essere una condanna con l’onnipresente cellulare tra le mani.

Allora non capisci se si trovi in difficoltà, se non puoi stargli dietro che fine farà, se proibirgli di uscire o fare un po’ il padre permissivo. Come possiamo continuare a lavorare e mantenere un occhio vigile e sano sulle vite dei nostri figli? Ecco che la tecnologia è in grado di darci una mano e molti di noi, di certo, non sanno neppure di avere questa possibilità.

App spia Whatsapp? mSpy è quello che fa al caso nostro
Molti genitori, e ne sono sicuro, non sanno neppure io di cosa stia parlando ma basta andare sul sito www.mspy.com per avere ben chiaro il quadro di tutto quello che potrebbe, davvero, cambiarci la vita. Infatti noi possiamo andare sul sito, iscriverci  e fare una prova gratuita di 7 giorni che ci potrà mostrare, in maniera evidente, tutto quello che possiamo fare sul cellulare di nostro figlio. Subito dopo essersi iscritti bisogna scaricare la app dallo store del telefono del proprio ragazzo e lasciarla lì, come una spia in grado di controllare tutto il telefono. E noi, anche in una pausa dal lavoro o se stiamo lontani chilometri e chilometri da casa possiamo non controllare, sulla dashboard, quello che succede lì dentro.

Quindi possiamo iniziare a controllare la cronologia dei siti che vengono più aperti, i messaggi, gli sms, le mail, le telefonate, le foto, i video. Tutto. Anche la posizione in tempo reale di dove si trova il cellulare (e questo è molto comodo anche se a nostro figlio hanno rubato il telefono o se lui distratto lo ha dimenticato da qualche parte) così che si possa sapere sempre anche dove sia nostro figlio e non credere solo alle bugie che sicuramente ci vengono dette nei momenti di massimo scontro. E va anche detto che si può scoprire se nostro figlio ha rapporti con persone poco raccomandabili, se si trova ricattato in qualche modo, se manda foto o riceve foto che non dovrebbe ricevere.

E tutto questo può essere sotto i nostri occhi, possiamo attentamente controllare cosa stia accadendo, possiamo lavorare sulle nostre paure trovando delle soluzioni che ci possano far stare meglio sia a noi che a nostro figlio.

E voi avreste mai pensato che per controllare il Whatsapp di vostro figlio ci fosse un’app così completa? La tecnologia tanto ci toglie ma tantissimo ci dà e in questo caso ci sta donando un favore immenso per far fronte ai silenzi e alle bugie.