Da alcuni anni, nonostante le molteplici multe comminate dall’agicom per le comunicazioni ai gestori di telefonia mobile, sono sempre più numerosi gli utenti che si lamentano di essersi trovati iscritti a loro insaputa a servizi a pagamento che vengono pagati tramite sistemi come mobilepay semplicemente scalando il credito telefonico.
Con la diffusione della connessione internet sugli smartphone, sono sempre più frequenti alcuni tipi di abbonamenti a pagamento che si attivano in modo automatico sul numero di cellulare. Mentre si sta navigando dallo smartphone, aprendo una qualsiasi pagina web, all’improvviso si riceve un SMS che notifica l’attivazione di un servizio dal costo di 5 euro a settimana o più. Gogobox, Mobiriders, MeetTravel, Kaleidoscopio possono essere alcuni dei servizi attivati ma ve ne sono molti altri che procurano truffaldinamente abbonamenti a servizi di suonerie, musica, giochi, porno a quant’altro.
Finchè questo abbonamento non viene disattivato, ogni settimana ci si vedono scalati in automatico dal proprio credito telefonico tot euro. Questi tipi di abbonamento si stanno diffondendo sempre più e si attivano automaticamente mentre si naviga su internet. Spesso basta solo aver cliccato su un banner nel tentativo di levarlo.
In pratica, tutte le principali compagnie telefoniche (Tim, Vodafone, Wind e 3) hanno stipulato accordi commerciali con le società che offrono questo tipo di ‘servizi’, consentendo loro di accreditare abbonamenti periodici ai loro clienti tramite un semplice clic nel browser. Le compagnie telefoniche solitamente ricevono, in cambio, una percentuale sull’incassato non hanno perciò alcun incentivo a combattere realmente il fenomeno essendo, evidentemente, le multe comminate dall’AGICOM non adeguate a spaventarle a fronte dei guadagni procurati da questi sistemi.
Il costo degli abbonamenti si aggira di solito sui 5 Euro a settimana (ma anche 7 euro o più).
Già questo fatto, di per sé, è molto grave.
I clic accidentali in rete, infatti, sono all’ordine del giorno, per cui dovrebbe essere (quantomeno) richiesto l’inserimento del proprio numero di telefono e la spunta ad una domanda esplicita circa la reale volontà di sottoscrivere l’abbonamento al servizio, prima di confermare l’acquisto.
Ma non finisce qui.
Le compagnie telefoniche hanno ben altre preoccupazioni che sorvegliare l’operato dei loro partner, motivo per cui questi ultimi spesso inducono o simulano il clic dell’utente in maniera fraudolenta, ovvero senza alcuna interazione da parte sua. A volte basta la visualizzazione del banner all’apertura di una pagina web per sottoscrivere l’abbonamento; di questo sono responsabili anche molte agenzie di pubblicità online che non si fanno problemi ad utilizzare banner pubblicitari con script che scavalcano la reale volontà dell’utente. In genere i siti web che ospitano questi banner, a parte alcuni che nascono esclusivamente a questo scopo, sono inconsapevoli del problema in quanto non hanno alcun controllo sulle pubblicità mostrate agli utenti dalle agenzie con cui sono convenzionati.
Inoltre, numerose testimonianze confermano che molti dei servizi in questione spesso non inviano neppure l’SMS di notifica di avvenuta attivazione, nonostante sia obbligatorio farlo.
E così, ci si ritrova improvvisamente abbonati a servizi mai richiesto, accorgendosene, spesso, soltanto per la notifica dell’esaurimento del credito telefonico.
Quali siti web ospitano i banner?
Purtroppo, questi banner ingannevoli o fraudolenti non appaiono soltanto su siti compiacenti o poco affidabili.
Riescono infatti ad inserirsi anche nei maggiori circuiti pubblicitari eludendone i controlli, almeno per un certo tempo e fino alle prime denunce, potendo così infettare potenzialmente la maggior parte dei siti web.
Questo tipo di minaccia è nota in informatica con il termine di malvertising.
Come disattivare gli abbonamenti indesiderati, bloccarli ed essere rimborsati
Innanzitutto, è meglio non chiamare i numeri di telefono contenuti nel messaggio di conferma di attivazione dell’abbonamento.
Potrebbe infatti trattarsi di numerazioni a sovrapprezzo.
Piuttosto, è meglio contattare immediatamente il proprio gestore telefonico, e richiedere:
- La disattivazione dell’abbonamento indesiderato
- Il rimborso dell’importo
Nota: alcuni operatori sono restii a concederlo, ma con un po’ di insistenza o coinvolgendo una delle tante associazioni a difesa dei consumatori, di solito, si riesce ad ottenere il rimborso di almeno una parte del maltolto.
- Il blocco permanente di tutti i servizi digitali a pagamento (il cosiddetto “Barring SMS”)
Ecco il numero da comporre per contattare i vari operatori telefonici:
- VODAFONE: 190
- TIM: 119
- WIND: 155
- 3: 133
MobilePay è la nuova piattaforma di pagamento, realizzata dai sei maggiori operatori italiani di telefonia mobile – Fastweb, Poste Mobile, Telecom Italia Mobile, 3 Italia, Vodafone e Wind. MobilePay nasce per facilitare e velocizzare micropagamenti di servizi digitali, fruibili tramite smartphone, PC, Tablet.
Purtroppo, nonostante le ripetute sanzioni inflitte alle compagnie telefoniche, questa pratica sembra continuare a diffondersi anche se, a dire il vero, 3 ha inserito un meccanismo a doppio click per avere la certa conferma della volontà di sottoscrivere l’abbonamento e per questo ha ottenuto di recentemente uno sconto sulle sanzioni anche se il sistema è stato ritenuto inadeguato.
Anche Google di recente sembra avere levato dal circuito adsense i banner incriminati.
Riportiamo ora brani di un comunicato stampa dell’agicom in proposito:
L’Autorità garante della Concorrenza e del Mercato ha irrogato ai principali operatori del settore delle comunicazioni mobili (Telecom, Wind, Vodafone e H3G) una sanzione pari a 1.750.000 euro ciascuno per Telecom e H3G e a 800.000 euro ciascuno per Wind e Vodafone, per aver adottato pratiche commerciali scorrette nell’ambito della commercializzazione dei servizi premium utilizzati via Internet da terminale mobile. Nei confronti di H3G, in ragione dei rilevanti effetti delle condotte attuate, è stata disposta anche la pubblicazione di un estratto del provvedimento.
Anche sulla base di quanto emerso nel corso delle ispezioni eseguite con l’assistenza della Guardia di Finanza (Gruppo Antitrust – Nucleo speciale Tutela mercati), l’Autorità ha accertato che i quattro operatori hanno attuato una pratica commerciale scorretta riconducibile a due condotte: da un lato, l’omissione di informazioni circa il fatto che il contratto di telefonia mobile sottoscritto pre-abilita la sim alla ricezione dei servizi a sovrapprezzo, nonché circa l’esistenza del blocco selettivo per impedire tale ricezione e la necessità per l’utente che voglia giovarsene di doversi attivare mediante una richiesta esplicita di adesione alla procedura di blocco; dall’altro, l’adozione da parte dell’operatore di telefonia mobile di un comportamento qualificato come aggressivo, consistente nell’attuazione di una procedura automatica di attivazione del servizio e di fatturazione in assenza di qualsiasi autorizzazione da parte del cliente al pagamento, nonché di qualsiasi controllo sulla attendibilità delle richieste di attivazione provenienti da soggetti quali i fornitori di servizi estranei al rapporto negoziale fra utente e operatore.
Nei confronti delle società H3G e Tim la pratica si è articolata in un’ulteriore condotta consistente nella diffusione di messaggi che omettono informazioni rilevanti o che determinano l’accesso e l’attivazione del servizio a sovrapprezzo senza un’espressa manifestazione di volontà da parte dell’utente.
Secondo l’Antitrust, la responsabilità delle quattro aziende discende – oltre che direttamente dall’adozione di tali condotte – anche da altri fattori: gli operatori traggono infatti uno specifico vantaggio economico dalla commercializzazione dei servizi premium, in quanto condividono con i fornitori i ricavi dei servizi erogati, trattenendone un’elevata percentuale. E inoltre, si sono dimostrati ampiamente consapevoli circa la sussistenza di attivazioni e di addebiti relativi a servizi non richiesti da parte dei propri clienti mobili.
Ai sensi del Codice del Consumo, l’Agcm ha giudicato questa pratica contraria alla diligenza professionale e idonea a falsare in misura apprezzabile il comportamento economico del consumatore. La stessa Autorità ne ha vietato perciò la diffusione o continuazione, oltre a irrogare le sanzioni, stabilendo che gli operatori comunichino entro 60 giorni le iniziative assunte per ottemperare alla diffida.
Insomma, non gli è bastato portare la fatturazione da mensile ad ogni 4 settimane, non gli è bastato poter fare il bello ed il cattivo tempo in fatto di tariffe ma si rendono anche complici di vere e proprie condotte scorrette (per non dire truffe) ai danni dei consumatori e questo nonostante siano stati più volte pesantemente sanzionati dall’autorità garante.
Se alle compagnie continua a convenire di pagare le multe piuttosto che eliminare a priori il meccanismo truffaldino, a quanto ammonta il giro di affari di questo mercato?
Navigate da desktop, da smartphone utilizzate solo le app, è un consiglio.