L’amministrazione americana di Trump teme che, con la chiusura della Stazione Spaziale Internazionale prevista per il 2025, l’America finisca per perdere la sua leadership nello spazio. In effetti, l’attivismo di paesi emergenti nello spazio come, ad esempio, la Cina, che a dicembre invierà un lander ed un rover nei pressi del polo sud lunare sul lato nascosto e ha già programmato per il 2019 la missione Chang’e-5, una missione automatica che preleverà campioni di suolo lunare fino ad una profondità di due metri per poi riportarli sulla Terra, oppure l’India che continua ad inviare orbiter dotati di strumenti per l’esplorazione scientifica intorno alla Luna, preoccupa non poco l’attuale amministrazione americana. L’annunciata crazione di una nuova branca delle forze armate chiamata Space Force, probabilmente va proprio verso la direzione di avvisare i paesi concorrenti che gli USA non intendono abdicare dal loro ruolo di principale potenza spaziale.
In questo senso Trump ha riportato la NASA con i piedi a terra, facendole abbandonare momentaneamente progetti troppo a lungo termine come lo sbarco umano su Marte per tornare a concentrarsi su qualcosa di più vicino in termini di spazio e tempo e realizzabile in tempi abbastanza ragionevoli: il ritorno sulla Luna per restarci.
Giusto ieri, il vicepresidente Pence ha ribadito il concetto durante una conferenza stampa mentre il nuovo direttore della NASA Jim Bridenstine, in una tavola rotonda con i giornalisti, spiegava come la l’agenzia intende conseguire questo obbiettivo.
Secondo Bridenstine, con il budget attualmente disponibile, la NASA non potrà fare a meno di continuare ad appoggiarsi alle imprese aerospaziali private, perlomeno per i voli con equipaggio umano in orbita bassa e probabilmente fino all’orbita lunare. Il progetto Lunar Gateway che si svilupperà in parallelo, ma più in fretta, di quello relativo al Deep Space Gateway sarà la chiave di volta della nuova avventura americana oltre l’orbita terrestre.
Lunar Gateway sarà una piattaforma provvista di laboratori ed officine che verrà parcheggiata in orbita cislunare e funzionerà sia da laboratorio scientifico che da Hub per lesplorazione umana della Luna. Questa base spaziale avrà anche una sua limitata capacità di movimento grazie al sistema di propulsione elettrico alimentato ad energia solare già sperimentato con alcuni satelliti e sonde. I primi moduli del Lunar Gateway dovrebbero essere lanciati a partire dal 2020 e si prevede che possa diventare operativo nel 2024, ultimo anno di amministrazione per Trump nel caso fosse rieletto. Per quell’anno la NASA vorrebbe mandare sul nostro satellite naturale una missione con equipaggio umano, in grado di creare i presupposti per la creazione di una struttura scientifica permanente.
In questo, l’apporto delle compagnie commerciali private sarà fondamentale poichè, al di là delle finalità puramente scientifiche e strategiche che potrebbe consguire l’agenzia federale, saranno proprio queste a dover creare i presupposti per lo sfruttamento comerciale della Luna. Non è un mistero che Blue Origin, Virgin Galactic e SpaceX mirino a poter avviare dei viaggi turistici verso la Luna, con Jeff Bezos che, addirittura, prospetta la costruzione di alberghi lunari. Altre compagnie minori stanno, invece, progettando campagne minerarie automatizzate finalizzate all’estrazione di svariati minerali e, soprattutto, dell’elio-3, un ottimo combustile per le centrali nucleari che abbonderebbe soprattutto sulla superficie del lato nascosto.
Lo svilppo del Deep Space Gateway avrà invece la finalità di costituire una base avanzata per l’esplorazione dello spazio oltre la Luna. Nella fervida immaginazione degli scienziati questa base servirà da stazione di rifornimento e per assemblare sonde e, verso la fine degli anni ’30, astronavi, da lanciare verso Marte, la cintura di asteroidi e le Lune dei giganti gassosi. Assemblare sonde e navicelle già nello spazio e lanciarle senza dover vincere la gravità terrestre costituirebbe una grande risparmio per le missioni spaziali, a patto di poter reperire la maggior parte dei materiali necessari sulla Luna.
La NASA rientrerebbe in gioco per il volo spaziale indipendente tra diversi anni, probabilmente con obbiettivo Marte. Il Launch Space System è gravemente in ritardo ed il primo lancio della nuova capsula Orion non è previsto prima del 2021, Oltretutto, sia l’SLS che Orion sembrano nascere già obsoleti rispetto, ad esempio, al Big Falcon Rocket di SpaceX che inizierà i test di volo il prossimo anno ed è concepito per trasportare grandi carchi ed un numeroso equipaggio umano. Si sa che SpaceX, al di là dei voli orbitali turistici intorno alla Luna programmati con il Falcon Heavy, sta puntando direttamente su Marte, dove conta di sbarcare con un equipaggio umano entro il 2024.
Sia come sia, dal punto di vista logico e strategico l’amministrazione USA non potrà lasciare la Luna a potenze straniere e quella di stabilirvi una presenza americana con l’appoggio delle imprese private appare l’opzione più economica e rapida da realizzare.
Secondo Brindestine, “la Luna rappresentera uno straordinario terreno di prova per tutte le tecnologie e le capacità di performance umana necessarie per sopravvivere su un altro pianeta e la capacità di sviluppare abilità di utilizzo in situ“. Il capo della NASA ha continuato spiegando che: “La luna offrirà all’umanità l’occasione di provare e sperimentare nelle condizioni più difficili, meglio di quanto si possa fare in qualsiasi laboratorio o simulatore sulla Terra e, se davvero si vorrà arrivare su Marte, meglio testare tutto in un posto a meno di tre giorni di viaggo che direttamente su Marte dove, una volta arrivati, se qualcosa andasse storto, si resterebbe bloccati ameno due anni prima di poter tornare a casa.”
“Anche se abbandoneremo la Stazione Spaziale Internazionale, gli Stati Uniti d’America intendono investire in infrastrutture critiche sulla Luna e nella sua orbita, da cui i nostri partner commerciali potranno andare avanti e indietro dalla Terra all’orbita lunare, dove i nostri partner commerciali potranno costruire i propri lander per raggiungere la superficie del Luna per perseguire il business migliore che pensano di poter fare. Quello che non vogliamo fare è andare sulla superficie della luna, provare che se l’abbiamo già fatto possiamo farlo di nuovo per poi abbandonarla ancora. nello spazio abbiamo perso almeno dieci anni e abbiamo dato il tempo alle altre potenze di recuperare gran parte del gap tecnologico che ci eravamo conquistati.”
Le nuove regole di semplificazione burocratica per ottenere i permessi necessri per effettuare lanci spaziali sembrano andare proprio nella direzione di favorire l’impresa privata.
Brindestine si è detto convinto che “Possiamo e vogliamo tornare sulla Luna e il Gateway ci consentirà di sfruttare i partner commerciali e internazionali in modo più solido, quindi andremo lì per restarci, per stabilire una presenza stabile e duratura sulla Luna, anche su più punti della Luna, e utilizzarla come trampolino di lancio per andare, poi, su Marte“.
Se questo tema si è espresso anche Pence che ha concluso la sua conferenza stampa dicendo che “negli anni passati abbiamo parlato di andare su Marte, ma, con i budgets disponibili, senza la luna come trampolino di lancio, senza le collaborazioni in campo commerciale con i privati che ci aiutino ad arrivarci, una missione con equipaggio sul Pianeta Rosso non è molto più di un miraggio. Ma questi giorni sono finiti“, ha concluso “L’America condurrà l’umanità verso le stelle ancora una volta.”
Insomma, buone notizie per gli imprenditori privati e per gli appassionati di esplorazione spaziale. Buone notizie anche per l’umanità, forse la conquista del sistema solare sta davvero per cominciare e presto ci potrebbe essere una nuova frontiera verso cui espanderci ma, come ci ha insegnato la storia, ogni volta che cambia l’amministrazione americana possono cambiare anche i programmi. Trump tra due anni potrebbe essere sconfitto e la nuova amministrazione avere altre idee circa lo spazio.
A noi non resta che aspettare per vedere cosa succederà. intanto, nel suo piccolo, a piccoli passi, anche l’ESA sta progettando la sua base lunare.
Fonte: spacenews.com