venerdì, Novembre 15, 2024
Home Blog Pagina 1329

Nel sottosuolo di Marte ci furono le condizioni per ospitare la vita

0

Secondo un nuovo studio, se nell’antichità di Marte si fosse affermata la vita nel sottosuolo, avrebbe avuto a disposizione per prosperare una abbondante fonte di energia chimica.

Quella fonte è identificabile nell’idrogeno, generato in abbondanza quando, caduto il campo magnetico del pianeta, le radiazioni cominciarono a provocare la scissione dell’acqua sotterranea nei suoi costituenti. Secondo lo studio, durante quella fase della vita di Marte, si sarebbe prodotto e reso disponibile abbastanza idrogeno da sostenere un considerevole numero di microorganismi marziani per centinaia di milioni di anni.

Abbiamo dimostrato, basandoci su calcoli di fisica e chimica di base, che l’antico sottosuolo marziano probabilmente aveva abbastanza idrogeno disciolto per alimentare una biosfera globale sotterranea“, ha dichiarato Jesse Tarnas, della Brown University di Rhode Island. “Le condizioni di abitabilità sarebbero state simili a quelle presenti nei luoghi sulla Terra dove esiste la vita sotterranea“.

Usando i dati raccolti dall’orbiter Mars Odyssey della NASA , Tarnas e colleghi hanno mappato la presenza di elementi radioattivi di torio, potassio e uranio nella crosta del pianeta rosso. Poiché questi elementi decadono a tassi noti, la squadra può estrapolare i loro livelli in qualsiasi momento della storia marziana.

I ricercatori hanno anche analizzato le misurazioni della densità della crosta marziana, nonché i risultati dei modelli geotermici e climatici, per determinare quanta acqua scindibile fosse disponibile nelle varie epoche.

La conclusione è stata che il Pianeta Rosso aveva, probabilmente, una “zona abitabile” dello spessore di diversi chilometri a partire da circa 4 miliardi di anni fa, la stessa epoca in cui acqua liquida era largamente presente sulla superficie marziana.

Gli scienziati non sono sicuri di come fosse la superficie marziana in quel periodo. Forse era relativamente calda e umida, come credono alcuni, oppure sostanzialmente molto fredda con brevi stagioni calde durante le quali scorreva l’acqua allo stato liquido.

L’aspetto interessante nel determinare le condizioni primordiali di Marte sta nel fatto che se il pianeta fosse stato particolarmente freddo in superficie, la vita avrebbe avuto delle difficoltà nel crescere e diffondersi su tutto il pianeta, ma, in profondità, la situazione sarebbe stata diversa: Lo strato di ghiaccio sovrastante avrebbe protetto il sottosuolo da temperature troppo basse ed impedito all’idrogeno formatosi dalla scissione delle molecole d’acqua di sfuggire dal terreno liberandosi nell’atmosfera.

È sbagliato pensare che un clima freddo primordiale avrebbe impedito al pianeta Marte di essere culla di qualche forma di vita, il nostro studio dimostra che il clima freddo potrebbe aver reso disponibile una maggior quantità di energia chimica“.

Lo studio, che sarà pubblicato ill 15 novembre della rivista Earth and Planetary Science Letters, potrebbe aiutare le future missioni ad effettuare ricerche meglio mirate per individuare eventuali forme di vita passate o presenti del pianeta rosso. La prima missione che sarà orientata specificatamente verso una ricerca di questo tipo, sarà quella del rover Mars 2020 della NASA.

Per spiegare meglio, il rover Mars 2020 potrebbe operare sui  cosiddetti “blocchi di megabreccia, frammenti di rocce un tempo sepolte che sono state portate in superficie da impatti di meteoriti. Rocce di questo genere, sono presenti in almeno due dei quattro siti di atterraggio che la NASA sta vagliando per la missione Mars 2020. Questi due siti sono situati nel nord-est della regione Syrtis Major e nella regione Midway.

La missione di Mars 2020 è specificatamente quella di cercare segni dell’eventuale esistenza della vita su Marte in tempi antichi. Le aree in cui si possono rintracciare frammenti di questa presunta fascia abitabile sotterranea, sembrano le migliori dove effettuare questa ricerca.

Soddisfatti i requisiti della NASA per le licenze di volo con equipaggio, SpaceX e Boeing offriranno servizi anche ad altri soggetti

0

Boeing e SpaceX, che hanno faticato a rispettare le soglie di sicurezza stabilite dalla NASA per i veicoli commerciali con equipaggio, ora ritengono che i loro veicoli ora soddisfino tali requisiti mentre si preparano per voli di prova programmati nei prossimi mesi.

Una questione chiave nello sviluppo del CST-100 Starliner e SpaceX’s Crew Dragon è stata incentrata sulla loro capacità di soddisfare il requisito relativo alla “perdita dell’equipaggio“. Secondo tali specifiche, i velivoli autorizzati a trasportare un equipaggio umano devono poter garantire che le possibilità che si verifichino decessi o invalidità permanenti durante una missione non siano peggiori ad 1 su 270. Durante lo sviluppo dei velivoli questo requisito, significativamente più severo che nel vecchio Space Shuttle, è stato il più arduo da soddisfare..

La preoccupazione numero uno per la sicurezza del programma è la situazione attuale rispetto alla stima della perdita di equipaggio“, ha detto Donald McErlean, membro del Comitato consultivo sulla sicurezza aerospaziale della NASA, in una riunione del gruppo l’anno scorso.

Ora, nel corso di una tavola rotonda tenutasi durante il Forum sullo spazio dell’American Institute of Aeronautics and Astronautics (AIAA), svoltosi il 18 settembre, i dirigenti delle due società hanno affermato di ritenere che i loro veicoli rispettino tali requisiti di sicurezza.

John Mulholland, vice presidente e program manager per il programma commerciale con equipaggio della Boeing, ha affermato che la compagnia ha valutato tre requisiti separati, tra cui la perdita dell’equipaggio, i rischi di lancio e rientro e la perdita completa della missione. “I nostri team hanno lavorato per un certo numero di anni su questi parametri“, ha detto, notando che queste analisi hanno portato a cambiamenti importanti nel design del veicolo per prevenire problemi dovuti a micrometeoroidi e ai detriti orbitali.

Adesso la nostra analisi dimostra che possiamo superare i requisiti della NASA per tutti e tre questi criteri“, ha concluso.

Benjamin Reed, direttore della gestione dell’equipaggio delle missioni commerciali di SpaceX, ha dichiarato che la sua azienda si trova in una situazione simile. “Pensiamo di avere ormai soddisfatto i requisiti“, ha detto.

Kathy Lueders, responsabile del programma commerciale con equipaggio della NASA, non ha confermato che le due società abbiano effettivamente soddisfatto tali requisiti di sicurezza. “Stiamo studiando i modelli di valutazione che ciascuno dei fornitori ha fornito.”

Testare i preparativi per il volo

Queste valutazioni arrivano mentre i voli di prova per i veicoli di entrambe le compagnie si stanno avvicinando. secondo i programmi rilasciati dalla NASA all’inizio di agosto, SpaceX ha pianificato di effettuare un volo di prova senza equipaggio a novembre, mentre il primo volo con equipaggio sarà svolto nell’aprile 2019. Boeing effettuerà il suo volo di prova senza equipaggio vrso la fine dell’anno o all’inizio dell’anno prossimo mentre il volo di test con equipaggio dovrebbe svolgersi verso la metà del 2019.

L’amministratore delegato di SpaceX, Elon Musk, tuttavia, ha accennato a un leggero ritardo nel programma della sua compagnia durante l’annuncio tenutosi il 17 settembre sui piani dell’azienda portare un miliardario giapponese e un gruppo di artisti attorno alla luna sul Big Falcon Rocket (BFR), la grande astronave che l’azienda sta sviluppando.

Speriamo di fare un volo di prova del Dragon Crew a dicembre, e poi un volo con equipaggio il prossimo anno, si spera entro il secondo trimestre del prossimo anno“, ha detto, specificando che i voli commerciali con equipaggio costituiscono la “massima priorità” per l’azienda.

Il direttore Reed ha rifiutato di commentare qualsiasi potenziale slittamento dei programmi di SpaceX. “Lavoriamo a stretto contatto con la NASA per trovare le date giuste“, ha detto dopo il panel. Durante il panel ha detto che la navicella Dragon Crew che sarà utilizzata per il primo test è già in Florida per il lavoro di integrazione finale, mentre il primo e il secondo stadio del Falcon 9 che lo lancerà sono stati testati presso il sito di test dell’azienda di McGregor, in Texas. Le revisioni finali di certificazione per quella missione sono state programmate con la NASA.

Mulholland ha invece sostenuto che Boeing ha tre navicelle Starliner in varie fasi di sviluppo, due saranno utilizzati per i voli di prova, mentre un terzo verrà sfruttato per un test di abort pad che si svolgerà tra i due voli. Anche la costruzione dei due razzi Atlas 5 della United Launch Alliance per i voli di prova è quasi completata. Il programma annunciato ad agosto per i voli di prova Starliner è rimasto invariato, ha detto dopo il panel.

Riutilizzazione dei veicoli

La tavola rotonda ha anche affrontato i piani di entrambe le società per riutilizzare i loro veicoli. Per il momento, SpaceX dovrebbe utilizzare un nuovo veicolo per ciascuno dei suoi voli con equipaggio.

Reed ha spiegato che SpaceX ha in programma di riutilizzare i suoi veicoli Crew Dragon, come fa con la versione cargo della navicella spaziale. “Il Crew Dragon, proprio come il Cargo Dragon, è stato progettato fin dall’inizio per essere un veicolo completamente riutilizzabile, e questo resta il nostro obbiettivo.” A prova di ciò, il velivolo utilizzato per laprima missione senza equipaggio verrà riutilizzato per il test di aborto missione prima del volo con equipaggio.

Per le missioni operative commerciali con equipaggio, Reed ha detto che SpaceX prevede di utilizzare inizialmente un nuovo veicolo per ogni missione, con lo scopo di realizzare una vera e propria flotta. Durante i primi lanci la compagnia lavorerà con la NASA sulla certificazione dei velivoli che hanno già volato per il riutilizzo.

Questo approccio, ha detto, è simile alla versione cargo del Dragon, infatti SpaceX inizialmente utilizzava un nuovo veicolo ad ogni volo, fino a quando ha ottenuto dalla NASA l’approvazione per il riutilizzo dei veicoli, che ora vengono rgolarmente riutilizzati nelle missioni cargo Dragon. “È stato un approccio di grande successo“, ha affermato. “Stiamo seguendo lo stesso piano di base.”

Boeing, al contrario, prevede di riutilizzare le sue capsule Starliner sin dall’inizio. Mulholland spiegato che la società ha definito quali ispezioni, test e rinnovi dei veicoli saranno necessari per ogni capsula tra un volo e l’altro, un processo che, secondo lui, dovrebbe richiedere circa quattro mesi.

È stato proprio il desiderio di riutilizzare fin da subito la propria capsula che ha spinto Boeing a decidere di far atterrare il veicolo spaziale a terra, in una delle cinque località selezionate negli Stati Uniti occidentali, piuttosto che ricorrere al classico splash down in mare. “È necessario portare i veicoli a terra e non in mare per poter garantire il rapido riutilizzo delle capsule“. La Starliner ha la capacità di scendere in mare in caso di emergenza, ma, in quel caso la capsula finirebbe abbandonata e non sarebbe riutilizzabile.

Secondo Reed, l’esperienza già fatta da SpaceX con la versione cargo del Dragon ha dimostrato che l’atterraggio in mare non è stato un grosso ostacolo alla riusabilità.

Mercati non-NASA

Un fondamento chiave del programma commerciale con equipaggio è che la NASA non sarebbe l’unico cliente per questi veicoli, con le aziende libere di usarli per altri clienti. Sia Boeing che SpaceX hanno affermato di essere ottimisti riguardo alle possibilità che il mercato dei voli con equipaggio possa espandersi al di là della NASA, una volta aperto.

Vediamo molte opportunità. Stiamo lavorando a una serie di opzioni interessanti con vari partner commerciali“, ha spiegato Reed.

Mulholland ha invece affermato che Boeing è “attivamente impegnata” nel costruire opportunità commerciali per lo Starliner con altri paesi ed entità.

Futuro+Umano, La sfida irrevocabile tra intelligenza artificiale e umana originalità di Francesco Morace

0

Un libro che riflette sulla necessità della ridefinizione delle mappe del nostro pensare e del nostro agire, facendo leva sui dati come carburante per una nuova intelligenza, meno orientata a desideri immediati e impegnata invece nella costruzione di un mondo migliore

Quando la tecnologia incontra l’empatia e la responsabilità tutta umana della scelta, produce umanità alla terza potenza”. È da qui che prende il via l’analisi di Francesco Morace. L’autore parte dalla consapevolezza che l’intelligenza artificiale nel medio-lungo termine contribuirà a far emergere e maturare la vera potenza dell’umano, che da sempre si muove tra capriccio e genialità. Saremo noi, però, a dover decidere in quali termini e in quale direzione. Quello che l’autore si auspica è che, dovendosi misurare con il machine learning e l’apprendimento automatico, l’umano sarà costretto – suo malgrado – a comprendere lo straordinario mistero della propria unicità, arrivando finalmente a individuare il segreto poetico della propria grandezza: l’affettività come nocciolo duro della propria esistenza, della propria soggettività. Solo così, con i suoi valori quali bellezza, bontà e amore, l’umano sarà in grado di prevalere sull’intelligenza artificiale. La bussola che quest’ultima pretende di fornire è solo funzionale, computazionale, ma sempre priva di quel significato che solo noi possiamo dare alle cose. Le macchine non sperano e questo rimarrà il nostro vantaggio incommensurabile: il valore aggiunto dell’umano è la tensione utopica verso un futuro che si desidera. Gli uomini e le donne sono macchine desideranti. Il nostro futuro dipenderà dalla qualità dei nostri desideri e da un’intatta capacità di sperare.

La scommessa risiede nella capacità dell’umano di attivare la sua intelligenza più profonda nutrendosi in modo sensato dei nuovi dati che avrà a disposizione e che non costituiscono un mondo alternativo, ma piuttosto il carburante per nuove forme di intelligenza, meno orientata a desideri immediati (che diventano capricci) e impegnata invece nella costruzione strategica di un mondo migliore. Si tratterà di arginare i rischi e i vizi che si intravedono in una società orientata al cinismo, all’indifferenza e al narcisismo di ritorno: il rischio non risiede nelle macchine, ma nella capricciosa stupidità tutta umana, che potrebbe segnare irrimediabilmente il nostro tempo. Per affrontare questa sfida e vincere la scommessa, dunque, bisognerà trasformare il capriccio in curiosità, la passività in passione, il caos in cura. A queste trasformazioni parallele sono dedicate le prime due parti del libro. La terza parte è invece dedicata alle soluzioni impreviste, incardinate su quelle qualità umane, tutte a portata di mano, che spesso non percepiamo come un valore e che invece ci rendono così profondamente umani: lo sguardo, il sorriso, il tocco, la carezza, l’esitazione…

L’autore: Francesco Morace, sociologo e saggista, lavora da oltre trent’anni nell’ambito della ricerca sociale e di mercato. Fondatore e presidente di Future Concept Lab, è consulente di aziende e istituzioni italiane e internazionali. Tra i più affermati esperti di tendenze, è docente di Social Innovation al Politecnico di Milano e di Culture & Lifestyle all’Università di Trento. Dal 2015 organizza e dirige il Festival della Crescita, appuntamento itinerante che vede ogni anno protagonisti cittadini e istituzioni, imprese e creativi, studenti e professionisti. Collabora regolarmente con la trasmissione Essere e Avere di Radio24 e con le testate Adv, Mark Up e Millionaire.

Futuro+Umano

La sfida irrevocabile tra intelligenza artificiale e umana originalità

di

Francesco Morace

ed. Egea

In libreria dal 18 ottobre 2018

Aerei a propulsione nucleare, ci si pensò ma non furono realizzati

0

di Oliver Melis

Convair X6  era il nome di un progetto USA dei primi anni 50 per la realizzazione di un aereo a propulsione nucleare e avrebbe dovuto essere la seconda fase del progetto Aircraft Nuclear Propulsion. Questo progetto, però, non andò molto oltre la fasi preliminari dello studio di fattibilità.

Per la realizzazione del progetto si pensò di utilizzare un bombardiere strategico Convair B 36 modificato affinchè potesse trasportare un reattore nucleare. L’aereo, rinominato, in seguito, Convair NB-36H, effettuò 47 voli dal 1955 al 1957 ma senza utilizzare per la propulsione il reattore perfettamente funzionante installato a bordo.

L’idea di utilizzare la propulsione nucleare su un aereo di grandi dimensioni risale agli inizi degli anni 40 e, teoricamente, avrebbe dovuto consentire ad un aereo di rimanere in volo per giorni, vista la difficoltà dei rifornimenti in volo dell’epoca. Gli studi vennero ordinati dall’USAF, che assunse questo nome nel ’47, e durarono fino al 1948. Il primo passo per la realizzazione del velivolo avvenne nel 1951, quando vennero coinvolte nel progetto la General Electric e la Convair con l’intenzione di attuare i primi voli nel 1956, sempre che si fossero risolti i problemi enormi legati alla schermatura della radioattività che poteva compromettere sia l’equipaggio che le strutture dell’aereo.

La Convair si occupò di costruire due prototipi X6 con un terzo prototipo derivato da una cellula del B36 H per lo studio di una schermatura anti radiazioni adeguata, trasportando un reattore perfettamente funzionante ma non collegato al sistema di propulsione. Questo aereo venne assegnato all’ANP nel 1956.

I voli, avvennero su zone scarsamente popolate e l’aereo, durante i test, veniva scortato da un secondo velivolo, un C130 con a bordo un plotone di Marines che, in caso di incidente, avevano l’ordine di isolare immediatamente la zona.

A quanto se ne sa, anche i sovietici all’epoca svolsero dei test con un Tupolev Tu- 95LAL.

Purtroppo il problema delle radiazioni non trovo soluzione, sistemi di schermatura davvero efficienti avrebbero appesantito notevolmente il velivolo che, già gravato dal grande peso del reattore nucleare, nel migliore dei casi sarebbe stato molto poco manovrabile, se mai fosse risucito ad alzarsi da terra.

Il prototipo USA venne smantellato dopo l’ultimo volo e le parti contaminate dalle radiazioni sepolte.

Cos’è cambiato oggi? Gli aerei continuano a utilizzare ventole e turbine per ottenere energia da sfruttare per il volo e un’altra grande compagnia aerea, la Boeing ha ideato un sistema del tutto nuovo, che certamente negli anni 40 non si poteva nemmeno immaginare:

Il progetto della Boeing utilizza un raggio laser ad alta energia che viene indirizzato su un pellet che contiene due isotopi dell’idrogeno, il deuterio e il trizio, qui il processo è diverso da quello di fissione, avviene invece una piccola fusione di nuclei atomici. I residui di questa reazione di fusione escono ad alta pressione dall’ugello generando una spinta in avanti. Ma non finisce qui, la camera di reazione, ricoperta di materiale fissile raccoglierebbe i neutroni prodotti dalla reazione di fusione generando un elevato calore che verrebbe tenuto sotto controllo da un sistema di refrigerazione. Il liquido refrigerante una volta surriscaldato verrebbe utilizzato per far funzionare una turbina che opportunamente collegata a un generatore di corrente potrebbe fornire l’energia necessaria al laser.

Teoricamente il motore potrebbe funzionare, potrebbe essere usato anche nello spazio anche se voci critiche si sono levate da più parti.

Intanto le compagnie aeree lavorano alacremente a nuovi sistemi di propulsione che sicuramente da oggi a vent’anni nel futuro cambieranno il nostro modo di spostarci sulla Terra e nello spazio.

Staremo a vedere.

 

La Russia parteciperà alla realizzazione della stazione Lunar Gateway

0

Secondo quanto riporta il sito dell’Associated Press, il capo dell’agenzia spaziale russa Dmitry Rogozin avrebbe dichiarato, sabato scorso, che la sua agenzia non sarebbe disposta ad accettare un ruolo di secondo piano nel progetto della NASA di costruire un avamposto in orbita lunare. Rogozin, più volte citato nei giorni scorsi dalle agenzie stampa, ha specificato che, però, al momento ROSCOSMOS è ancora presente nel progetto Lunar Gateway come lo era per il Deep Space Gateway.

ROSCOSMOS sta da tempo lavorando allo sviluppo di uno o più razzi lanciatori pesanti per poter costruire una propria piattaforma orbitale in prossimità della Luna. Si parla di una collaborazione con alcuni paesi appartenenti ai cosiddetti BRICS, in particolare Cina, India, Brasile e Sud Africa. Quello che pare strano è che la Cina possa essere coinvolta in un progetto condiviso.

Durante quest’anno, la Cina ha già effettuato una trentina di lanci ed è prevedibile che per fine anno avrà raggiunto almeno quota quaranta, compreso il lancio della sonda lunare Chang’e-4 che esplorerà il polo sud lunare sul lato nascosto del nostro satellite.

La Cina sta mostrando un attivismo eccezionale nel settore spaziale e non è nemeno ben chiara la finalità di tutti i lanci che effettua. A parte le pubblicizzate missioni lunari ed il lancio di alcuni satelliti per telecomunicazioni, l’attivismo cinese ha notevolmente innervosito l’amministrazione USA che, non a caso, ha reso noto il progetto di una Space Force, una nuova branca delle forze armate statunitensi che sarà impegnata nella protezione degli interessi americani nello spazio e nella difesa planetaria da evntuali NEO che dovessero avvicinarsi troppo. il probabile lancio nei prossimi anni di astronauti cinese verso la Luna, è, a sua volta, la probabile causa del cambio delle precedenze imposte alla NASA che dalla pianificazione di un viaggio con equipaggio umano su Marte nel medio – lungo termine è tornata all’idea di installare un avamposto lunare.

Tornando al ciarliero capo di ROSCOSMOS, fu proprio Rogozin, lo scorso mese, a ventilare l’ipotesi che la ISS avesse subito un sabotaggio in occasione del recente incidente, senza specificare, però, chi potesse averlo messo in opera e se nello spazio o a Terra.

Vaccini e scie chimiche

0

di Oliver melis

Un sito web poco raccomandabile YourNewsWire.com, che regolarmente pubblica storie e notizie prive di riscontro e, spesso, bufale riprese qui e là nel web, nel 2016 ha riciclò una notizia falsa secondo cui i funzionari australiani usavano le “scie chimiche” per rilasciare un vaccino contro il colera tenendo la popolazione all’oscuro dell’operazione.

L’Australia ha approvato la domanda di licenza della società PaxVax di Big Pharma che consentirà loro di rilasciare intenzionalmente un vaccino OGM costituito da batteri vivi nel Queensland, attraverso le scie chimiche.” Questo è quanto rivelava il sito YourNewsWire, che, come anche altri siti cospirazionisti, stava riciclando una vecchia bufala di alcuni anni prima, basata su una storia venuta a alla nel novembre del 2013 pubblicata, guarda caso, da un sito “No vaxPreventDisease.com.

La notizia bomba affermava che la Paxvax era in grado di rilasciare “batteri vivi nell’ambiente“.

Come in ogni bufala, alla base della notizia c’era qualcosa di vero ma la storia va spiegata meglio:

Paxvax fece domanda nel 2013 per condurre studi clinici sul vaccino, e questo è vero, ma le affermazioni seguenti vengono smentite da un rapporto dell’aprile 2014 dell’ufficio del Gene Technology Regulator, una sezione del Dipartimento nazionale della sanità australiano. Tale rapporto specificava non solo che il vaccino si dovesse assumere per via orale, ma che lo stdio sarebbe stato limitato a 1.000 persone selezionate tra coloro che stavano già programmando, per varie ragioni, di recarsi in zone in cui la malattia (il colera) era presente.

Come appare chiaro dal rapporto, la faccenda era ben diversa dal dire che una popolazione ignara sarebbe stata irrorata con un vaccino spruzzato dall’alto utilizzando i fantomatici tanker chimici.

Nel giugno 2016, la Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti ha approvato l’uso del vaccino, Vaxchora, per l’uso da parte degli adulti per proteggersi dal colera durante viaggi in aree a rischio.

Peter Marks, che dirigeva il Centro per la valutazione e la ricerca biologica della FDA, ha dichiarato: “L’approvazione di Vaxchora rappresenta un’aggiunta significativa alle misure di prevenzione del colera attualmente raccomandate dai Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie per i viaggiatori nelle regioni colpite dal colera.”

Come troppo spesso accade, siti no vax os candalistici hanno utilizzato unanotizia praticamente inventata per gudagnare visualizzazioni e popolarità, invitando, come al solito, i loro seguaci, e magari qulche ingenuo finito per caso sull’articolo, a gridare al complotto e a non fidarsi mai delel dichiarazioni ufficiali rilasciate dalle istituzioni.

Il suco dei contenuti pubblicati in siti del genere resta sempre quello di diffondere diffidenza nei confronti delle cure mediche e dei vaccini.

I rover MinervaII1a e MinervaII1b sono sulla superficie dell’asteroide Ryugu. Ecco le prime foto

0

Dopo una lunga attesa durante la quale tutti gli appassionati del mondo, e molti scienziati, hanno trattenuto il fiato, la JAXA ha finalmente confermato ufficialmente che la procedura di rilascio dei piccoli rover è stata eseguita correttamente e che Hayabusa2 ha recuperato la sua posizione in orbita di parcheggio intorno all’asteroide Ryugu.

Anche la discesa dei due piccoli rover saltatori (hopper) è stata ultimata con successo ed i due rover si stanno ora muovendo, o per meglio dire saltellando, sulal superficie dell’asteroide.

Sono trascorse molte ore dall’ultimo tweet in cui la JAXA annunciava che le comunicazioni con i mezzi spaziali su Ryugu erano interrotte a causa della rotazione dell’asteroide, quando un nuovo tweet ha permesso ai tanti che seguivano con trepidazione la difficile operazione di tirare un sospiro di sollievo:

Jaxa 4

Siamo spiacenti di avervi lasciato in attesa! Minerva-I1 è composto da due Rover, 1a & 1b. È confermato che entrambi i Rover sono atterrati sulla superficie di Ryugu. Sono in buone condizioni e hanno trasmesso foto e dati. Abbiamo anche conferma che si stanno muovendo sulla superficie.

Subito dopo l’agenzia spaziale giapponese ha pubblicato, sempre su twitter, alcune foto:

mineva3
Questa foto arriva da I1. La foto a colori è stata ripresa dal Rover-1a il 21 settembre intorno 13:08, subito dopo la separazione dalla navicella. Hayabusa2 è nella parte superiore e la superficie di Ryugu in quella inferiore. L’immagine risulta sfocata perché il Rover stava ruotando su sé stesso.(Credit: JAXA)

L’immagine è suggestiva ma decisamente poco chiara anche se nella parte superiore il profilo di Hayabusa 2 si riesce a riconoscere.

minerva 2
Foto scattata dal Rover-1B il 21 settembre alle 13:07 circa. Anche questa è stata scattata subito dopo la separazione dalla navicella. La superficie di Ryugu è in basso a destra. L’area nebbiosa in alto a sinistra è dovuta al riflesso della luce solare. 1b sembra ruotare lentamente dopo la separazione, minimizzando la sfocatura dell’immagine (Credit: JAXA)

Questa foto è decisamente più chiara della precedente e si distingue molto bene la superficie di Ryugu, tutta butterata di rocce.

minerva 1
Una foto dinamica catturata dal Rover-1a il 22 settembre alle 11:44 circa. L’immagine è stata scattata sulla superficie di Ryugu durante un salto. La metà sinistra è la superficie di Ryugu, mentre la regione bianca a destra è dovuta alla luce del sole. (progetto Hayabusa2) (Credit: JAXA)

Anche quest’ultima immagine, ancorchè entusiasmante, è, purtroppo, tutt’altro che chiara. La luce del sole, abbagliante, sembra disturbare notevolmente le piccole telecamere dei due robottini e lo scatto effettuato durante uno dei salti effettuati dal rover per spostarsi sulla superficie di Ryugu lascia un po’ a desiderare.

Bisogna ricordare che, a causa della gravità quasi inesistente presente sull’asteroide, si è scelto di far muovere i due rover attraverso dei balzi, durante i quali il rover fluttua in aria per circa 15 minuti prima di ritoccare il suolo dell’asteroide. Probabilmente, questi primi scatti hanno anche la funzione di testare e calibrare tutti gli strumenti, le prossime foto che la JAXA invierà saranno certamente di igliore qualità

Il Gas Trace Orbiter dell’ESA ha misurato il quantitativo di radiazione cui saranno esposti gli astronauti nel viaggio verso Marte

0

Sono molte le sfide che sarà necessario vincere per portare persone su Marte e queste riguarderanno la configurazione dell’astronave per il viaggio, la salute degli astronauti e la stessa sopravvivenza sul pianeta.

Nuovi dati inviati dal Gas Trace Orbiter, la sonda dell’ESA in orbita sopra Marte, confermano quanto sarà pericoloso per gli astronauti un viaggio di andata e ritorno al pianeta rosso. Come già sapevamo, uno dei rischi principali consiste nel sovradosaggio da radiazioni cosmiche. Un dosimetro installato a bordo del TGO ha misurato la quantità di radizioni incontrate durante il viaggio e la sua permanenza in orbita.

Le radiazioni cosmiche sono costituite da particelle che si muovono quasi alla velocità della luce, il tipo di fenomeno che un corpo umano  non è in grado di sopportare . Queste radiazioni sono onnipresenti nello spazio, ma, normalmente, l’atmosfera ed il campo magnetico della Terra ci schermano, proteggendoci. Il problema è che più ci si allontana dalla superficie terrestre più si resta esposti a queste radiazioni e più se ne assorbono.

In un viaggio verso e da Marte questo diventa un grosso problema. “Le dosi di radiazioni accumulate dagli astronauti nello spazio interplanetario sarebbero centinaia di volte più grandi delle dosi accumulate dagli umani nello stesso periodo di tempo sulla Terra, e molte volte più grandi delle dosi di astronauti e cosmonauti che lavorano sulla Stazione Spaziale Internazionale“, ha spiegato in una nota  Jordanka Semkova, un fisico dell’Accademia delle Scienze bulgara e scienziato capo della nuova ricerca. “I nostri risultati mostrano che il viaggio stesso causerebbe un’esposizione alle radiazioni parecchio significativa per gli astronauti.”

Secondo il team che sta dietro la nuova ricerca, queste misurazioni mostrano che il solo fatto di andare e tornare da Marte potrebbe esporre gli astronauti ad almeno il 60 percento dell’attuale esposizione professionale massima raccomandata.

Il massimo quantitativo raccomandato di esposizione alle radiazioni varia a seconda del sesso e dell’età, ma va da 1 sievert per una donna di 25 anni a 4 sieverts per un uomo di 55 anni. (La misurazione di sieverts giustifica già le differenze di peso).

Il fatto che solo il viaggio, tra andata e ritorno, esporrebbe un astronauta al 60% di questo valore è abbastanza preoccupante, soprattutto perchè, una volta arrivati su Marte, gli astronauti sarebbero comunque esposti alla radiazione spaziale, durante una permanenza prevista in diversi mesi, poichè la sottile atmosfera marziana ed il basso campo magnetico di quel pianeta non costituirebbe uno schermo adeguato.

La sfida da risolvere nei prossimi anni, prima che venga intrapreso un viaggio con equipaggio verso Marte, sarà quella di realizzare schermature adeguate e abbastanza leggere per l’astronave ed i moduli di permanenza.

Sono diversi i progetti orientati a questo risultaro in corso di sperimentazione, l’uomo risolverà anche questo problema.

Casino online in crescita in Italia: come capire se sono sicuri

0

Nonostante l’impegno dell’attuale governo nel reprimere il gioco, i casino online stanno registando in Italia, e, del resto, in tutta Europa, una vera e propria crescita. Gli ultimi dati che arrivano dal settore sono evidenti e certificano che ormai da più di tre anni la crescita media annuale per i casino online ed i siti di gambling è ravvisabile intorno al 10%. Il motivo principale dell’aumento dell’interesse dei nostri connazionali nei confronti di questi servizi online è da rintracciare soprattutto nella facilità di accedervi attraverso le app installate sui dispositivi mobili.

La diffusione dei casino online

Un tempo, l’accesso ai giochi nei casino (intendiamo quello fisico) non era facile per tutti, stante sia la curiosa disposizione che questi hanno in Italia, tutti posizionati più o meno a ridosso dei confini nazionali, che l’impegno economico necessario per divertirsi una sera; adesso con internet e soprattutto con gli smartphone, il casino online è diventato un momento di svago e di speranza per tutti.

A guadagnarci sono le aziende impegnate in questo settore, che hanno potuto raggiungere fatturati importanti. Grazie all’accesso tramite mobile adesso tutti hanno a disposizione delle specifiche applicazioni che propongono ai giocatori delle stanze virtuali da gioco, interagendo e sfidando altri appassionati del genere che si collegano alla rete da tutto il mondo.

Sembra che i giochi più richiesti siano, però, i più semplicil e rischiosi: le slot machine e la roulette. Potremmo dire che si tratta di due classici, molto lineari e semplici nel loro regolamento, che hanno saputo conquistare anche i più giovani perchè, nelle loro versioni online, offrono la speranza di vincere cifre anche consistenti a fronte di investimenti relativamente piccoli. C’è da dire, però, che vincere non è facile e che chi sa gestire la propria passione per il gioco riesce sicuramente a divertirsi mentre chi perde il controllo può rischiare di perdere molti soldi. Per i prossimi anni gli esperti si aspettano una prosecuzione del trend in crescita di pari passo con il diffondersi dei dispositivi mobili fra i più giovani. I numeri a disposizione fanno intendere come il gambling giocherà sempre di più la sua partita su internet.

Sono in calo, anche se di poco, invece, i giochi di carte come il poker texano, visti dagli utenti come più impegnativi e che richiedono una certa preparazione di base, impegno e pazienza, attrezzi che non tutti hanno a loro disposizione nel proprio bagaglio di giocatore.

Come capire se un casino online è sicuro

La diffusione dei casino online non deve comunque far abbassare la guardia nel cercare di determinare i possibili rischi in cui si può incorrere. Molti sicuramente si chiederanno come fare a capire se un casino online possa essere considerato sicuro: alcuni siti ben noti come quelli gestiti da giganti del gioco online come Lottomatica, SISAL, SNAI, NetBet Casino, Williams Hill sono sicuri e ci si può giocare ad occhi chiusi. L’unico consiglio è quello di impostare i propri limiti di gioco, giornaliero, settimanale e mensile, in modo da non rischiare di appesantire eccessivamente le proprie tasche in caso di periodi negativi. In generale, per essere sicuri dell’affidabilità di un sito, dobbiamo controllare che riporti in bell’evidenza la certificazione rilasciata dal Garante AAMS, sigla che significa Amministrazione Autonoma Monopoli di Stato. Questa certificazione si trova in tutte le piattaforme digitali sicure, perché garantisce che tutte le scommesse si svolgono nella piena regolarità.

Quando ci rivolgiamo ad un casino online, quindi, cerchiamo il simbolo AAMS ed il numero di concessione della certificazione. Altra cosa da verificare, più difficile in caso si acceda al sito atraverso un’app, è che disponga di una connessione sicura di tipo https; nel caso si acceda al sito da desktop usando Chrome, Firefox, Edge, Safari o altri browsers certificati è molto semplice da capire perchè sulla barra degli indirizzi comparirà il prefisso https e, ad esempio nel caso di Chrome anche la scritta “sicuro“. È anche possibile controllare se il sito compare sullo spazio online dei monopoli di Stato (nello specifico nella lista delle sale legali).

È molto importante la certificazione AAMS, perché, se giochiamo su questi siti, possiamo stare sicuri del fatto di non incorrere in truffe di vario genere. Infatti i siti AAMS devono registrare ogni singola giocata, trasmettendola alla SOGEI e subire periodici controlli anche per ciò che concerne i punteggi di gioco, la percentuale sulle vincite e l’età anagrafica dell’utente (che non può essere minorenne). Un altro aspetto importante relativo alla sicurezza riguarda la protezione delle informazioni e dei dati personali, la privacy, che non può mai mancare quando si naviga online in generale.

I giochi online possono essere davvero divertenti, se tutto si svolge in sicurezza, proprio per questo l’obiettivo dei controlli è quello di combattere il proliferare dei casino online clandestini, che sono generalmente quelli in cui maggiormente si può correre il pericolo di cadere nella dipendenza da gioco d’azzardo.

I siti di crowdfunding raccolgono milioni di euro per i trattamenti alternativi per il cancro. Sono bufale e spesso truffe, ma la scienza dovrebbe farsi qualche domanda…

0

Quando a sua sorella è stato diagnosticato un tumore al seno in stadio 4, Sarah Thorp si è rivolta alla piattaforma di crowdfunding GoFundMe, lanciando una campagna per pagare alla sorella la possibilità di recarsi presso l’Integrative Whole Health Clinic, un centro di terapia alternativa in Messico che offre trattamenti antitumorali come caffè e semi di lino inoculati attraverso clisteri.

Purtroppo, non esiste alcuna evidenza scientifica dell’efficacia di questi trattamenti. Al contrario, un primario medico di quella clinica sostiene di avere ottenuto un tasso di successo del 75% dal 2000 a oggi in pazienti con tumori vari. Ovviamente non presenta alcuno studio a supporto delle sue affermazioni.

Conclusa con successo la campagna di crowfunding, le due donne si sono recate presso la suddetta clinica, al modico prezzo di 21 mila dollari per tre settimane di trattamento. Secondo la Thorp, la clinica diede speranza a sua sorella che, purtroppo, o inevitabilmente viene da dire, morì poco più di un anno dopo.

Anche la morte della sorella fu un’occasione per raccogliere soldi attravrso il crowfunding…

Questa storia è una delle tante che è possibile trovare sulle piattaforme di raccolta fondi, raccolte che troppo spesso servono a finanziare presunte terapie alternative, spesso e volentieri assolutamente prive di alcuna prova scientifica di efficacia. Purtroppo, per superficialità o malizia, non esiste una reale supervisione su ciò che viene pubblicato sulle piattaforme di crowfunding, secondo quanto emerge da un’indagine pubblicata su BMJ.

Nel solo Regno Unito, i siti di crowdfunding per la cura del cancro hanno raccolto almeno 8 milioni di sterline (10 milioni di dollari) dal 2012, molti dei quali sono stati spesi, in “viaggi della speranza“. Questo secondo i dati resi pubblici dalla Good Thinking Society, un’organizzazione benefica che promuove il pensiero scientifico.

Secondo quanto riferisce il direttore del progetto, Michael Marshall, le persone molto malate sono più vulnerabili di fronte a proposte di trattamenti alternativi che offrono un po’ di, falsa, speranza. I siti di crowdfunding dovrebbero controllare le campagne che vengono promosse citando terapie alternative che includono farmaci screditati, regimi di dieta estrema, terapie a base di vitamina C per via endovenosa, trattamenti alcalini e altri senza alcun supporto scientifico alla loro efficacia.

È del tutto comprensibile che le persone che si trovano in una crisi di salute e in pericolo di vita possano rivolgersi a cliniche che fanno grandi promesse e danno false speranze, poca speranza è sempre meglio di nessuna speranza“, ha spiegato Marshall.

Ancora più importante, sostiene Marshall, è l’enorme ruolo che i media svolgono nel “promuovere e diffondere, anche involontariamente, queste terapie truffaldine”. Molti di questi trattamenti sono gestiti da cliniche e centri posti in paesi dove la normativa sanitaria è meno stringente. Questi centri di trattamento in genere non pubblicano dati sull’efficacia delle terapie e si affidano invece alle testimonianze di ex pazienti.

Queste testimonianze generano una copertura mediatica positiva che diventa, di fatto, un vero e proprio strumento pubblicitario, senza che la gente venga a sapere come sono finite le storie raccontate sui siti o sui media tradizionali: basta una semplice indagine presso le famiglie dei pazienti – testmonials per scoprire che la maggior parte dei pazienti che cercano di finanziare cure alternative per il cancro tramite raccolte di fondi sono deceduti più rapidamente di quanto sarebbe accaduto affidandosi alle cure tradizionali, in barba alle terapie miracolose.

Bisogna seguire il consiglio di medici specialisti per capire cosa sia meglio fare.

Se una cura è marginale o viene rifiutata dalla maggioranza dei medici, di solito c’è una buona ragione per farlo. Se un trattamento fa grandi promesse che i professionisti della medicina mainstream non sono condividono, è probabilmente saggio affrontarlo con estrema cautela “.

Il successo delle terapie alternative dovrebbe imporre alla scienza ufficiale di cominciare a ripensare alle sue strategie di comunicazione. Le raccolte fondi, in molti casi, sono vere e proprie truffe per lucrare sulla compassione della gente ma, se sono così in tanti a credere che valga la pena  donare soldi per aiutare qualcuno a sottoporsi ad un trattamento alternativo non ufficiale, non può essere solo per ignoranza e cospirazionismo, c’è sfiducia nella scienza e le istituzioni.

La scienza dovrebbe cominciare a chiedersi perchè e gli scienziati dovrebbe scendere dalle loro torri d’avorio e cominciare a parlare il linguaggio della gente comune. Persone disperate hanno bisogno di speranza e di capire perchè possono sperare. La medicina ufficiale va spiegata e deve farsi capire, usando il linguaggio comune, non il complicato slang tecnico – scientifico che usano i medici quando parlano, un linguaggio che la gente, troppo spesso, non ha gli strumenti per interpretare.