Il primo volo della capsula Dragon Crew di SpaceX è stato ritardato di dieci giorni, ufficialmente per questioni di traffico, in quanto si vuole aspettare il rientro della capsula cargo Dragon 2, attualmente agganciata alla ISS.
In realtà, dietro lo slittamento del lancio ci sarebbero contrasti tra i vertici della NASA, se è vero che a distanza di una sola settimana il direttore generale dell’agenzia spaziale americana ha affermato che il volo DM-1 potrebbe essere ritardato di sei mesi per risolvere un problema ai paracadute della capsula e l’amministratore associato ha affermato che il lancio slitterà di dieci giorni esclusivamente per ragioni di opportunità, in attesa del ritorno della sedicesima missione del cargo Dragon 2 dalla ISS.
Il test di volo Demo-1 è una pietra miliare cruciale nel programma commerciale con equipaggio dell’agenzia spaziale, che mira a tornare a lanciare astronauti dal suolo statunitense entro il 2019 per la prima volta dal 2011.
Il primo test, del velivolo, che sarà effettuato senza equipaggio, era schedulato per essere effettuato il 7 gennaio 2019 dal Kennedy Space Center in Florida, è ora stato riprogrammato per il 17 gennaio.
COSA SUCCESSIVO PER LE CAPSULE?
Dopo i test di volo non tirati, entrambe le compagnie eseguiranno test di interruzione del veicolo spaziale per dimostrare la propria capacità di fuga dell’equipaggio durante un’effettiva salita o emergenza in salita.
La Demo-1 di SpaceX fornirà dati chiave sull’efficienza dei sistemi integrati di terra, missili e veicolo spaziale, oltre che dei sistemi di aggancio automatici e, soprattutto, sul sistema di atterraggio, dati necessari per ottenere il via libera per il primo volo con astronauti a bordo (Demo-2), attualmente programmato per il giugno 2019..
“C’è ancora molto lavoro da fare mentre continuano il processo di certificazione, lo sviluppo dell’hardware e le revisioni dei sistemi“, ha affermato Kathy Lueders, responsabile del programma commerciale dell’equipaggio della NASA.
“Tutte le revisioni e le analisi della NASA sui dati dei test e la certificazione dell’hardware e del software devono essere chiusi prima del lancio.”
I passaggi che precedono le missioni di test sono fondamentali e la loro importanza non può essere sottovalutata.
“Non siamo guidati dalle date, ma dai dati. Alla fine, lanceremo SpaceX Demo-1 al momento giusto, quando avremo le informazioni giuste per supportare il test di interruzione in volo ed il successivo volo di prova con i nostri astronauti a bordo.”
La sensazione che deriva da diverse indiscrezioni, però, nonostante l’apparente tranquillità di entrambe le parti, è che qualcosa non vada nei rapporti attuali tra NASA e SpaceX e aleggia il forte sospetto che Demo-1 potrebbe slittare ancora.
Il rover marziano della NASA Opportunity è ormai silenzioso dal 10 giugno, vittima di una mega-tempesta di polvere che ha avvolto per oltre quattro mesi che ha impedito ai suoi pannelli solari di ricaricare le batterie costringendo i tecnici a metterlo in una condizione di ibernazione di emergenza. Il rover, di recente, è stato individuato e fotografato dall’orbita nella Perseverance Valley.
Nonostante i sei mesi di silenzio, il team di scienziati e tecnici che gestisce il rover, amichevolmente chiamato Oppy, non è ancora rassegnato alla morte del robot atterrato su Marte nel gennaio 2004.
“Continuiamo a nutrire una speranza che un rover di quasi 15 anni che ha resistito in condizioni estreme per molto tempo si svegli e parli con noi“, ha detto Ray Arvidson, del team Opportunity. “Continueremo a provare a comunicare attivamente con Opportunity almeno fino a gennaio“.
Nel frattempo, il team ha iniziato a redigere una proposta di estensione della missione-12 per stabilire cosa potrebbe fare Opportunity se tornasse in funzione. Il piano dovrà essere consegnato alla NASA per metà febbraio.
“Non vogliamo essere colti di sorpresa senza proposta e un rover rivitalizzato che ritorna online, diciamo a fine gennaio“, ha detto Arvidson. “La stagione ventosa è appena iniziata, quindi potrebbe succedere.”
In effetti, questo è il periodo in cui sull’emisfero di Marte dove opera Opportunity si verificano forti venti e soprattutto si osserva di frequente il fenomeno dei “diavoli di sabbia“, fenomeno su cui i tecnici contano molto per coltivare la speranza che un soffio di vento possa rimuovere la coltre di sabbia che probabilmente ricopre i pannelli solari del rover e che possano ricaricarsi le batterie per riportare in servizio il robottino a sei ruote.
Nei 16 anni dalla fondazione della Space Exploration Technologies Corporation di Elon Musk, SpaceX, la società ha trasformato il mercato spaziale commerciale. Ha dimostrato che i servizi di lancio possono essere forniti a un costo molto inferiore rispetto a quanto si pensasse in precedenza. Ha dimostrato che gli stadi dei razzi possono essere riutilizzati con successo. E ha ripetutamente compiuto imprese che nessuna società commerciale avrebbe contemplato in passato.
Senza dubbio, SpaceX è un pioniere. Ma i pionieri qualche volta finiscono male. La vita di Nikola Tesla, l’inventore e futurista al quale è stata intestata l’altra grande impresa di Musk, offre un esempio di come anche i geni possano perdere la loro strada nel paesaggio simile a una giungla delle industrie neonate. SpaceX ha cambiato il mondo, ma non è ancora certo se il suo sia un modello di business sostenibile.
Questo potrebbe essere uno dei motivi per cui Musk non ha quotato SpaceX – anche se gli analisti stimano il suo valore fino a 28 miliardi di dollari. La ragione dichiarata pubblicamente è che Musk non vuole che estranei possano mettere bocca nei suoi piani per mandare gli astronauti su Marte, come preludio alla creazione di una colonia permanente sul Pianeta Rosso. È una visione ispiratrice, ma pubblica o privata, ci sono alcune serie sfide che l’azienda dovrà superare prima o poi.
Quello che segue, in ordine decrescente di difficoltà, è una lista delle cinque sfide più importanti che SpaceX dovrà affrontare nel breve termine – molto prima che gli umani possano camminare sul Pianeta Rosso.
Una navetta spaziale Dragon di SpaceX si avvicina alla Stazione Spaziale Internazionale, cui consegnerà un carico. WIKIPEDIA
Ristagno del mercato commerciale Il mercato globale dei lanci spaziali commerciali non è grande. Bryce Space & Technology, un gruppo che si occupa di analisi, calcola circa 6 miliardi di dollari l’anno. SpaceX è arrivato a dominare quel mercato offrendo prezzi scontati per collocare satelliti per comunicazioni in orbita geosincrona, l’orbita che consente loro di rimanere sopra un punto specifico della superficie terrestre.
Sebbene SpaceX abbia ottenuto quasi la metà del mercato lo scorso anno, la domanda di lanci di geo satcom è stagnante. Dopo una media di 17 all’anno tra il 2003 e il 2015, la domanda è diminuita nel 2016. La media degli ultimi tre anni è di otto lanci all’anno. Arianespace, il più grande concorrente di SpaceX nel mercato commerciale, afferma di aver bisogno di dieci lanci all’anno per rimanere redditizio. La domanda più bassa è considerata dagli analisti come la “nuova normalità” per questo settore e il numero di fornitori di servizi di lancio, sta crescendo.
Accesso al mercato militare. L’US Air Force, che gestisce i programmi spaziali di sicurezza nazionale, ha recentemente aggiudicato contratti di sviluppo per una nuova generazione di veicoli di lancio. I concorrenti erano quattro e SpaceX è stata l’unica azienda a non ottenere contratti. Questa deve essere stata un’amara delusione per Musk, che ha lottato per anni per ottenere la certificazione necessaria per i lanci del Falcon 9 a scopo militare.
SpaceX può ancora competere nella seconda fase del programma, ma sembra che il governo non intenda finanziare lo sviluppo di un nuovo veicolo di lancio o di un motore a razzo per SpaceX. Quel veicolo, precedentemente noto come Big Falcon Rocket, è fondamentale per i piani futuri di SpaceX, un fatto che si riflette nel suo nuovo nome, “Super Heavy-Starship“. Sarà il più grande razzo mai costruito, adatto a supportare missioni con equipaggio umano verso Marte, ma l’Air Force sta cercando qualcosa di più prosaico, come un Falcon 9 aggiornato.
Sicurezza dello spazio civile. L’amministratore della NASA James Bridenstine è andato su tutte le furie quando ha saputo che Elon Musk aveva fumato marijuana su un podcast e ha ordinato una revisione di sicurezza delle due società che hanno contratti per portare astronauti alla Stazione Spaziale Internazionale a partire dal prossimo anno (l’altro è Boeing). Bridenstine ha motivo di essere nervoso, perché gli astronauti statunitensi hanno dovuto ricorrere ai razzi russi da quando lo Space Shuttle è stato ritirato nel 2011. L’amministrazione di Brindestine sarà giudicata innanzitutto per come gestirà il ritorno dei lanci di astronauti dal suolo americano e per i costi che questo comporterà.
La revisione della sicurezza delle operazioni interne delle due compagnie riguarderà “tutto e qualsiasi cosa che potrebbe avere un impatto sulla sicurezza“, secondo l’Amministratore associato della NASA. Il comitato consultivo sulla sicurezza dell’agenzia spaziale ha sottolineato nel suo rapporto annuale 2017 che “la NASA dovrebbe aspettarsi che entrambi i fornitori mostrino una cultura della sicurezza appropriata per il volo spaziale umano“. È difficile conoscere tutti gli elementi che saranno presi in considerazione prima dell’inizio della revisione, ma i fattori culturali possono influenzare le scelte di progettazione, il comportamento operativo, la ricettività ai rischi e altri problemi relativi alla sicurezza degli astronauti. Ad esempio, SpaceX è l’unica società di lancio che propone di rifornire i suoi razzi mentre gli astronauti sono a bordo. Ciò potrebbe essere interpretato come un’inclinazione culturale ad accettare un rischio maggiore di quanto sia ritenuto prudente.
Debole redditività aziendale. Secondo alcuni media, SpaceX genera ricavi per circa $ 2,5 miliardi ogni anno, e nei 12 mesi terminanti a settembre ha prodotto guadagni per $ 270 milioni prima di pagare interessi, tasse e ammortamenti . Tuttavia, secondo Bloomberg la società di Musk ha incluso i pagamenti anticipati da parte dei clienti nei suoi calcoli degli utili escludendo alcune spese di ricerca. Senza tali rettifiche la società avrebbe subito una perdita.
Questo non è così sorprendente, perché la strategia di SpaceX è stata quella di dominare il mercato dei lanci offrendo prezzi più bassi rispetto a qualsiasi altro concorrente. I prezzi scontati significano margini sottili, anche dopo aver preso in considerazione la strategia aziendale di integrazione verticale di Musk (che dovrebbe minimizzare i costi). Tuttavia, se l’azienda non è in grado di generare margini di tutto rispetto durante il suo picco di attività di lanci, 20 lanci fino ad ora nel 2019, quante prospettive ha mai di fare soldi reali? Musk dice che SpaceX non nasce per fare soldi ma per andare su Marte, ma questo porta a una sfida finale, esistenziale.
Requisiti patrimoniali sovradimensionati . Andare su Marte è costoso. Richiede molti tipi di apparecchiature costose che al momento non esistono, a partire da quel grande successore del veicolo di lancio Falcon 9. SpaceX sperava che l’Air Force avrebbe aiutato a pagare il conto per lo sviluppo della sua nave stellare Super Heavy (capace di sollevare un centinaio di astronauti contemporaneamente), ma il risultato della recente gara per i lanci militari sembra precluderlo. Quindi SpaceX dovrà generare i finanziamenti necessari internamente o cercare finanziamenti esterni.
Nel frattempo, la compagnia ha intrapreso un piano per lanciare in orbita 7.500 piccoli satelliti per creare una costellazione in grado di fornire un servizio Internet a banda larga praticamente ovunque sulla Terra. Ciò potrebbe un giorno offrire a SpaceX grandi opportunità di guadagno al di fuori del mercato dei lanci, ma a breve termine richiede molti fondi di investimento. I rischi sono difficili da quantificare, ma enormi: così enormi che altre società con risorse molto maggiori hanno scelto di non perseguire un simile progetto. Se SpaceX generasse i tipi di resi tipicamente associati a una società tecnologica di successo, l’onere finanziario potrebbe essere sopportabile. Ma sembra che i piani di investimento di SpaceX non siano sincronizzati con la capacità dell’azienda di aumentare il capitale necessario.
Chiunque abbia seguito la saga di SpaceX fino a questo punto sa che sarebbe sciocco dare per scontati i suoi piani aziendali. Elon Musk sta perseguendo una precisa visione del futuro dell’umanità nello spazio. Ma se si considera la portata delle sfide che SpaceX deve affrontare, è difficile sfuggire alla conclusione che alcune modifiche alla visione saranno necessarie.
In rete circolano racconti che per quanto incredibili catturano l’attenzione di migliaia di curiosi. Le storie più gettonate, a cadenza più o meno regolare, come se qualcuno ne sentisse la mancanza, sono quelle che riguardano i viaggi nel tempo e i crononauti che quei viaggi volenti o nolenti li effettuano.
Una delle ultime storie circolanti nel vasto mare internettiano parla di un certo James Oliver che proverrebbe niente meno che dall’anno 6491. Come al solito anche questo misterioso crononauta dispensa rivelazioni che riguardano il riscaldamento globale o altri argomenti oggi molto attuali.
Le sue rivelazioni, registrate in un video pubblicato sul canale Youtube Apex Tv, hanno fatto il giro del mondo molto velocemente e questa volta, almeno secondo alcuni, ci sarebbe una prova schiacciante a favore del misterioso crononauta: il superamento della prova della macchina della verità.
James Oliver non è un viaggiatore del tempo normale, oltre ad aver superato la prova del poligrafo non è nemmeno un essere umano, proviene da un altro pianeta e racconta di un futuro dove diversi pianeti si sarebbero uniti in una sorta di federazione, probabilmente, il nostro viaggiatore temporale alieno, a corto di fantasia si è ispirato a Star Trek…
Ma, come fa notare Juanne Pili in un suo interessante articolo pubblicato sul sito Scienze fanpage, Intorno al misterioso crononauta, ci sarebbero diverse stranezze e singolari coincidenze. Basta dare un’occhiata alle pubblicazioni del canale Apex Tv per accedere ad altri video che raccontano le gesta di diversi crononauti. Cosa ormai ben consolidata, fa notare Pili, è che alla fine di ogni video compaiono i soliti spot che presentano simpatiche t-shirt che i fan possono acquistare per supportare il canale. La produzione, conclude Pili serve solo per avviare il clickbait per la vendita di gadget e magliette. Ovviamente non c’è nulla di male a credere che i viaggi nel tempo siano possibili o che gli extraterrestri vengano a farci visita ma oggi purtroppo in pochi fanno caso che queste notizie se non lette fino in fondo possono trarre in inganno.
James Oliver si è sottoposto alla macchina della verità? Non lo sappiamo e forse non lo sapremo mai ma certamente il poligrafo non è sufficiente a garantire se abbia raccontato la verità, se mente o se crede a quello che dice. Il poligrafo, chiamato anche macchina della verità, è uno strumento che misura e registra diverse caratteristiche fisiologiche di un individuo mentre il soggetto è chiamato a rispondere a una serie di domande, misurando i cambiamenti emotivi e psicologici in tali misurazioni verificatisi durante l’interrogatorio. Comparando i dati raccolti si cerca di mettere in evidenza le reazioni durante le risposte per capire se il soggetto sotto esame mente o dice la verità.
Ad oggi, non ci sono prove che la macchina sia in grado di dare delle risposte corrette e certe, in quanto c’è la possibilità che un soggetto riesca a ingannare anche le macchine di ultima generazione, ci sono ancora troppi elementi che possono falsare i risultati, in quanto non si è in grado di definire in maniera univoca il concetto di verità. L’utilizzo della macchina è comunemente accettata esclusivamente come elemento facoltativo in alcune giurisdizioni degli Stati Uniti.
Possiamo liquidare, quindi, questa storia come quelle già viste, dal famoso John Titor ad altri “sfortunati” viaggiatori del tempo che sono comparsi negli ultimi anni con i loro ammonimenti e i loro consigli, ben sapendo che prima o poi altri “crononauti” verranno a farci visita.
I ricercatori hanno creato minuscole goccioline della materia ultra-calda che un tempo riempiva l’universo primordiale, formando tre forme e dimensioni distinte: cerchi, ellissi e triangoli.
Lo studio, pubblicato oggi su Nature Physics, deriva dal lavoro di un team internazionale di scienziati e si concentra su uno stato della materia liquido, simile a un plasma di quark gluoni. I fisici ritengono che questa materia abbia riempito l’intero universo durante i primissimi microsecondi dopo il Big Bang quando l’universo era ancora troppo caldo perché le particelle si unissero per formare atomi.
Il professor Jamie Nagle e colleghi nel corso di un esperimento noto come PHENIX hanno usato il collisore del Brookhaven National Laboratory di Upton, New York, per ricreare quel plasma. In una serie di test, i ricercatori hanno distrutto pacchetti di protoni e neutroni in diverse combinazioni.
Gocce espandenti di plasma di gluoni di quark in tre forme geometriche.
Credit: Javier Orjuela Koop
Gli scienziati hanno scoperto che, controllando attentamente le condizioni, potevano generare goccioline di plasma di quark gluon in grado di espandersi fino a formare tre diversi motivi geometrici.
“Il nostro risultato sperimentale ci ha portato molto più vicino a rispondere alla domanda su quale sia la più piccola quantità di materia esistente prima della nascita dell’universo“, ha spiegato Nagle.
I ricercatori del CU Boulder e della Vanderbilt University stanno guidando l’analisi dei dati scaturiti dall’esperimento PHENIX.
Gli scienziati hanno iniziato a studiare questa materia al Relativistic Heavy Ion Collider (RHIC) di Brookhaven nel 2000. Hanno fatto collidere pesanti nuclei di atomi d’oro, generando temperature di trilioni di gradi Celsius. Nel risultante punto di ebollizione, si sono liberati quark e gluoni, le particelle subatomiche che formano i protoni e i neutroni.
Diversi anni dopo, un altro gruppo di ricercatori ha riferito di aver creato un plasma di quark gluon senza far collidere due atomi, ma due protoni. Ciò è stato sorprendente perché la maggior parte degli scienziati ipotizzava che i protoni solitari non fossero in grado di fornire energia sufficiente a produrre qualsiasi cosa che potesse avvicinarsi ad un fluido.
Nagle ed i suoi colleghi hanno escogitato un modo per testare quei risultati nel 2014: se tali minuscole goccioline si fossero comportate come liquidi, avrebbero dovuto mantenere la loro forma.
“Immagina di avere due goccioline che si stanno espandendo nel vuoto. Se le due goccioline sono davvero vicine, allora mentre si espandono, si incontrano e spingono l’una contro l’altra, e questo è ciò che crea questo modello“.
In altre parole, se lanci due pietre in due punti vicini nell’acqua di uno stagno, le increspature degli impatti fluiranno l’una nell’altra, formando un modello che assomiglia a un’ellisse. Lo stesso potrebbe essere vero facendo collidere una coppia di neutroni protonici, chiamata deuterone, a formare qualcosa di più grande, ragionavano Nagle e Romatschke. Allo stesso modo, un trio protone-protone-neutrone, noto anche come atomo di elio-3, potrebbe espandersi in qualcosa di simile a un triangolo.
E questo è esattamente ciò che l’esperimento PHENIX ha permesso di vedere: le collisioni di deuteroni formavano ellissi di breve durata, gli atomi di elio-3 formavano triangoli e un singolo protone esplodeva a forma di cerchio.
Questi risultati, secondo i ricercatori, potrebbero aiutare i teorici a capire meglio come il plasma di quark gluon originale dell’universo si è raffreddato in millisecondi, dando vita ai primi atomi esistenti.
Fonte: PHENIX Collaboration. Creazione di goccioline di plasma di quark e gluoni con tre distinte geometrie . Nature Physics , DOI 2018: 10.1038 / s41567-018-0360-0
Due sono i fatti degli ultimi giorni che hanno visto protagonista la Cina: l’arresto di Meng Wanzhou, che non solo è la figlia figlia del fondatore di Huawei ma è anche la vicepresidente e il cfo del colosso tecnologico di Shenzen. Questo evento è legato alla lotta in corso per la supremazia nei campi delle intelligenze artificiali e della sicurezza delle reti tra Stati Uniti e Cina. Di questo, però, parleremo in un altro articolo, in questo proveremo ad approfondire i problemi che la Cina sta provocando agli USA anche nello spazio.
Alla fine della scorsa settimana, la Cina ha lanciato una missione ambiziosa che porterà, se tutto andrà bene, un lander e un rover ad atterrare sul lato più lontano della Luna, quello che non vediamo. La missione Chang’e-4, se da una parte dimostra che il gap tecnologico della Cina nel campo dei lanciatori spaziali pesanti è ancora sensibile (basta pensare che per la scarsa potenza del lanciatore LongMarch 3b, lo Chang’e-4 ci metterà oltre 25 giorni per raggiungere la Luna), dall’altra rappresenta un risultato significativo per la Cina, poiché nessun’altra nazione ha mai effettuato un atterraggio morbido con un lander ed un rover sul lato nascosto della Luna.
Se avrà successo, questa missione effettuerà diversi esperimenti scientifici inediti, dall’esplorazione delle risorse locali di ghiaccio e minerali ad un test di crescita in un ambiente protetto di piante ed insetti. In realtà, la posta in gioco è ben altra e, il lancio e l’allunaggio dello Chang’e-4 apre uno spiraglio sulla portata delle ambizioni spaziali cinesi e come il loro programma spaziale promuova gli ambiziosi obiettivi geopolitici del paese.
Cerchiamo di capirne le implicazioni.
Sabato mattina (ora locale in Cina) un razzo Long March 3B ha inviato nello spazio un lander da 4 tonnellate e un rover da 140 kg, all’interno della navicella Chang’e-4. Durante questa settimana l’astronave dovrebbe raggiungere l’orbita lunare, successivamente.
La Cina non ha comunicato quando tenterà di effettuare l’allunaggio, ma gli osservatori ipotizzano che il tentativo possa verificarsi nei primi giorni di gennaio. Prima di tentare lo sbarco, lo Chang’e-4 dovrà collegarsi con il satellite relais Queqiao, lanciato lo scorso maggio, che avrà la funzione di mantenere le comunicazioni tra la Terra e gli strumenti che il Lander porterà sulla superficie lunare, nel bacino del Polo Sud-Aitken.
Perché questa missione è destinata al lato opposto della Luna?
A causa del blocco delle maree, dalla Terra vediamo sempre lo stesso lato della Luna, mentre l’altro lato non è visibile dal nostro pianeta (Nonostante l’album dei Pink Floyd, questa parte non è oscura, in quanto riceve circa la stessa quantità di luce solare del lato rivolto verso il nostro pianeta, mentre il sistema Terra-Luna ruota attorno al Sole).
Fu la missione sovietica Luna 3 che trasmise le prime fotografie a bassa qualità del lato più lontano della Luna nel 1959 e nel 1962 fu la sonda Ranger della NASA colpì la superficie.
A parte le immagini riprese dagli orbiter delle missioni Apollo e quelle trasmesse dai più recenti orbiter lunari, il lato più lontano rimane relativamente inesplorato. Per quanto ne sappiamo, il lato opposto ha un aspetto molto più frastagliato e una maggiore densità di crateri rispetto al lato della Luna rivolto verso la Terra. Le cause per cui il lato visibile sia meno butterato rispetto al lato nascosto rimangono, ad ora, inspiegate per gli scienziati di tutto il mondo, che sono desiderosi di effettuare rilievi in situ.
Cosa faranno il lander e il rover?
Il lander scenderà in quello che è considerato il più antico e profondo cratere d’impatto sulla Luna, il bacino del Polo Sud-Aitken, e si concentrerà sulla geologia lunare. Gli scienziati ritengono che qui le rocce abbiano una composizione diversa rispetto ai campioni lunari raccolti dalle missioni Apollo sul lato visibile della Luna.
“È possibile che questo bacino sia così profondo da contenere materiale dal mantello interno della Luna“, ha osservato su TwitterTamela Maciel, scienziata spaziale . “Atterrando dal lato opposto per la prima volta, il lander e il rover della Chang’e-4 ci aiuteranno a capire molto di più sulla formazione e la storia della Luna.”
La missione fornirà alla Cina (e alle altre nazioni) informazioni sulle migliori pratiche per il funzionamento di un rover su una superficie che non affronta mai direttamente la Terra e quindi deve comunicare attraverso un satellite a relè. Dovrebbe anche fornire dati per gli astronomi che vorrebbero, un giorno, installare un osservatorio di radioastronomia sul lato più lontano della Luna, che è protetto dal rumore di fondo delle comunicazioni radio e satellitari della Terra.
La Cina prevede di inviare un equipaggio umano?
La Cina ha un programma spaziale molto ambizioso, che considera fondamentale per affermarsi come superpotenza globale. La Cina ha sia ambizioni militari nello spazio (dove alcune delle sue tecnologie competono con quelle degli Stati Uniti), sia il desiderio del prestigio internazionale che deriverebbe dal riuscire a fare cose nuove e interessanti nello spazio. Certo, la NASA ha fatto un sacco di cose incredibili, ma non ha mai fatto una missione come quella che sta tentando la Cina. Questa è una delle ragioni per cui un atterraggio morbido senza precedenti sul lato più lontano della Luna è un grosso problema per gli Stati Uniti.
La Cina sta anche sviluppando un nuovo lanciatore pesante più efficiente del LongMarch e tutto l’hardware necessario per inviare i suoi taikonauti (così chiamano i loro astronauti i cinesi) sulla Luna. All’inizio del 2018, la Cina avvisò esplicitamente che intendeva accelerare lo sviluppo di un grande razzo lanciatore, simile per dimensioni e potenza al Saturn V, e che ritengono che sarà operativo intorno al 2028. I funzionari cinesi avevano precedentemente affermato che il loro obiettivo a lungo termine è quello di svolgere una serie di missioni umane sulla superficie lunare dal 2030 in avanti, e questo razzo lo permetterebbe.
Potrebbero farlo più velocemente?
Se fosse impegnata in una “corsa” verso la Luna, la Cina potrebbe essere in grado di battere gli Stati Uniti. Secondo i piani resi noti di recente, la NASA difficilmente porterà uomini sulla superficie lunare prima del 2030. Secondo l’ex amministratore della NASA Mike Griffin, la Cina, volendo ed impegnandosi, potrebbe mandare uomini sulla Luna entro sei e otto anni.
Parlando a una recente riunione del gruppo consultivo del Consiglio nazionale dello spazio, Griffin ha detto: “Non sembrano mai avere fretta, sembrano giocare una lunga e paziente partita, quindi non sto dicendo che saranno sulla Luna in sei a otto anni, ma che, se volessero, potrebbero farlo, e se loro arrivassero sulla Luna mentre gli Stati Uniti non possono ancora tornarci metterebbero in ridicolo sia la NASA che gli USA“.
Il problema, ha detto Griffin, è che questo sarebbe un colpo devastante per gli Stati Uniti sulla scena internazionale. “Penso che un tale evento causerebbe un riallineamento del pensiero geopolitico che sarebbe straordinariamente dannoso per gli Stati Uniti“, ha detto. “I paesi non allineati vogliono fare accordi, vogliono collaborare con le nazioni che credono siano leader nel mondo, quando imprese così rilevanti vengono compiute da nazioni che si dichiarano nostre avversarie, non è possibile restare a guardare sostenendo che non creano nessun problema per gli Stati Uniti e per i loro alleati occidentali “.
Come sta rispondendo la NASA?
La NASA sta reagendo sulla base delle direttive spaziali emanate dal presidente Trump che l’hanno scossa dal lungo torpore voluto da Obama, il quale le aveva ordinato di concentrarsi sull’invio di esseri umani verso Marte senza, però, mai deliberare fondi adeguati a realizzare questo obbiettivo. Ora la NASA ha piani sia per l’esplorazione robotica della Luna sia per eventuali atterraggi umani. Anche sotto Trump, però, i fondi a disposizione dell’agenzia spaziale non sono nemmeno lontanamente paragonabili a quelli che le erano stati destinati durante la guerra fredda per arrivare sulla Luna prima dei sovietici. La NASA ha, perciò, ha optato per un approccio atto ad incoraggiare attività commerciali promosse dai privati vicino e sulla Luna. All’inizio di quest’anno, la NASA ha cancellato i piani che erano stati redatti per una missione esplorativa verso uno dei poli lunari per trovare acqua ed altre risorse, in favore di una partnership con nove società per consentire la consegna di piccoli carichi scientifici sulla superficie lunare.
“Alcune di queste aziende hanno la capacità di fornire rover, altre hanno la capacità di effettuare missioni per trovare l’acqua,” ha spiegato in un’intervista l’amministratore della NASA Jim Bridenstine. “Molte di queste aziende stanno pianificando anche missioni lunari di andata e ritorno, è un grande sviluppo che potrebbe essere di grande beneficio per la NASA. Affidarsi alle aziende private porta nuove idee e modalità di realizzazione più economiche“.
La NASA sta anche sviluppando piani per un “Gateway” lunare che orbiterà vicino alla Luna, una piccola stazione spaziale umana che potrebbe fungere da piattaforma per lo studio scientifico della Luna e un waypoint per i veicoli che vanno su e giù fino alla superficie lunare. Secondo i critici, il Gateway avrà il solo effetto di ritardare il ritorno degli esseri umani sulla Luna e comporterà spese molto maggiori; La NASA afferma che il Gateway sarà utile per l’uso di lander lunari riutilizzabili e per realizzare gli studi fondamentali per istituire missioni umane su Marte negli anni ’40.
Insomma, la NASA, probabilmente perché stretta nella morsa di un bilancio asfittico, sta affrontando la nuova corsa verso la Luna a piccolissimi passi, sperando, probabilmente, che qualche azienda privata del calibro di SpaceX o di Blue Origin si prenda l’onere di spedire uomini sulla Luna togliendole le castagne dal fuoco. Intanto la Cina compie un passo fondamentale, mentre si mette in condizione di poter accelerare quando deciderà di farlo, per essere certa di posare il piede sulla Luna prima che possa rifarlo la NASA.
Si stanno moltiplicando gli annunci pubblicitari di negozi online e fisici in cui si cerca di spingere il consumatore ad acquistare i nuovi gadget per la casa intelligente, per avviare, con l’avvento del 5G, le nostre case alla domotica, dopo tanti anni che se ne parla. Per la maggiore vanno le offerte su altoparlanti intelligenti, lampadine intelligenti, smart TV e campanelli intelligenti.
Tuttavia, regalare a qualcuno un prodotto per la casa intelligente può intimidire qualcuno perché sono molti i fattori in gioco. Le principali marche dei sistemi che gestiscono i dispositivi intelligenti sono Amazon, Google e Apple. Ma cosa offrono? A quali dispositivi possono essere già connessi?
Un dispositivo di casa intelligente può essere un grande regalo, purché si facciano prima i compiti.
In questa guida, proveremo a capire cosa è adatto a chi, oltre a spiegare le cose essenziali da sapere prima di spendere dei soldi.
I prodotti di casa intelligente più popolari al momento sono:
Google Home Hub
Amazon Echo
Lampadine intelligenti
Termostati
Campanelli
Smart TV
Se la persona cui vuoi fare un regalo non ha prodotti per la casa intelligente, l’ideale è regalargli uno speaker intelligente, come Amazon Echo Dot o Google Home Mini . Entrambi occupano pochissimo spazio, ma hanno tutte le caratteristiche delle loro controparti più grandi.
Amazon o Google?
Per scegliere il giusto diffusore intelligente come regalo bisogna prima capire se il destinatario è titolare di un account Google o Amazon, e a quali servizi potrebbe essere interessato.
Altra cosa utile da sapere è se possiede un telefono Android e / o usano Google per le loro e-mail, calendario, mappe e altro? Se la risposta a queste domande è si, Un altoparlante Google Home è un’ottima idea e, avendo già un account Google, non ci saranno problemi di configurazione.
Se stai acquistando uno speaker intelligente per qualcuno che utilizza frequentemente Amazon per i suoi acquisti, la linea di diffusori Echo è una buona scelta. Possono usarlo per acquistare oggetti da Amazon, oltre a poter fare molte altre cose.
Una buona gestione della casa intelligente dipende anche dal telefono che si possiede. Un particolare dispositivo collegato a casa potrebbe non funzionare bene su un telefono Android rispetto a un iPhone. Una versione dell’app di un prodotto può presentare bug in abbondanza o funzionalità mancanti. Addirittura, per certi elettrodomestici, potrebbe non essere nemmeno disponibile un’applicazione Android o iOS. Ad esempio, la bilancia per caffè smart Motif Mentor non ha un’app per Android e può funzionare solo con iOS. E il materasso intelligente WinkBed ha un’app per Android che funziona a malapena, mentre il suo software per iPhone è abbastanza stabile.
Quindi, prima di regalare un oggetto di questo genere è opportuno sapere che tipo di telefono ha il destinatario del tuo regalo, quindi occorre verificare che è disponibile un’app adatta al telefono che non abbia particolari problemi.
Scopri se ha già qualcosa in casa
Se la persona cui vuoi fare un regalo ha già un altoparlante Echo o Google Home sarà opportuno capire come è configurata la casa. Ad esempio, si potrebbero avere già più diffusori Amazon Echo per le stanze della casa e magari una Fire TV. IN questo caso, si potrebbe regalare un campanello Ring, perché Ring è un marchio Amazon ed è strettamente collegato alla sua piattaforma di prodotti connessi.
L’opposto è il caso di qualcuno che abbia vari dispositivi Google Home, tra cui un termostato Nest. In tal caso, il miglior campanello intelligente per loro è Nest Hello.
Le lampadine intelligenti sono leggermente più indulgenti. I due marchi più famosi, Philips Hue e Lifx, funzionano con i sistemi di entrambe le aziende.
Tuttavia, alcuni sistemi di illuminazione – Philips Hue e Lutron – richiedono il funzionamento di hub di rete separati. Se un hub come questo si trova già a casa, regalare una fonte di luce compatibile ha senso.
Pensa alla rete domestica
Un dispositivo domestico intelligente collegato ad una cattiva rete Wi-Fi non è molto utile. Assicurati che il destinatario del regalo abbia una rete adeguata.
Sia Echo Dot di base che Google Home Mini lavorano male su ADSL lente. Lo stesso vale per segnali deboli in scantinati lontani o piani superiori.
Se sai che la persona per cui stai acquistando è entusiasta dei dispositivi domestici intelligenti, prendi in considerazione la possibilità di ottenere un sistema Wi-Fi mesh. Coprono un’intera casa con un forte segnale Wi-Fi, in modo che ogni dispositivo intelligente abbia la connessione affidabile di cui ha bisogno per funzionare. Google Wifi e Netgear Orbi sono due ottimi router wifi.
Una nave spaziale solitaria si libra 18 chilometri sopra la superficie del piccolo asteroide Bennu che percorre la sua orbita a milioni di chilometri di distanza dalla Terra. La sonda terrestre sta esaminandolo attentamente la sua superficie.
E ha appena rispedito le sue prime letture.
Come parte del programma Origins della NASA, la sonda OSIRIS-REx ha percorso 160 milioni di chilometri per raggiungere l’asteroide Bennu con l’obbiettivo di scoprirne i segreti, capire come è fatto e di cosa è composto. Bennu è un asteroide largo 160 metri ed appartiene ai cosiddetti NEO (Near Earth Objects), Quel gruppo, purtroppo ampio, di oggetti celesti le cui orbite intersecano o sfiorano quella della Terra contro la quale potrebbero, un giorno, schiantarsi. Tra i compiti di OSIRIS-REx, c’è quello di trasmetterci abbastanza informazioni per permettere agli scienziati di capire come affrontare il pericolo costituito dagli asteroidi.
Intanto i primi dati inviati dalla sonda sono già di per sé sorprendenti: su Bennu c’è acqua, che una volta doveva essere anche stata liquida, e la sorpresa per i ricercatori della NASA è stata grande.
Come recita l’account Twitter della sonda, due degli strumenti di bordo, due spettrometri, OVIRS e OTES, hanno rilevato le impronte chimiche dell’acqua legata in minerali di argilla idratata su gran parte della superficie dell’asteroide.
Minerali Idrati
In una conferenza stampa tenutasi ieri, 10 dicembre, Amy Simon, supervisore delle analisi spettrali di OSIRIS-REx ha dichiarato: “Per ottenere minerali idratati, in primo luogo per ottenere le argille, devi avere l’acqua che interagisce con minerali regolari. Questa è una grande sorpresa.”
E questi minerali ricchi di acqua sono anche abbondanti. Ci sono “forti e convincenti, le prove che la superficie sia completamente disseminata da questi minerali idratati“, dice Dante Lauretta, leader della missione che riporterà campioni di materiali prelevati sulla superficie di OSIRIS-REx. Insomma, Bennu sarebbe “ricco di acqua“.
Grandi Rocce
Gli scienziati hanno anche individuato sulle immagini arrivate dalla superficie dell’asteroide veri e propri macigni, grandi fino a 15 metri di lunghezza. “Sembrano appoggiati sulla superficie come se fossero caduti“, dice Lauretta.
Ora il team sta iniziando ad esaminare i crateri da impatto sulla superficie di Bennu per individuare un punto interessante dove OSIRIS-REx possa scendere per raccogliere un campione da riportare sulla Terra nel 2020.
Resta che trovare le prove della presenza di acqua sulla superficie di un piccolo asteroide costituisce una grossa sorpresa per gli scienziati ed è una scoperta che apre una serie di grandi e inattesi interrogativi.
Il nastro adesivo, prodotto semplice ma geniale, ha trovato applicazione in ambito casalingo e professionale, dimostrando una versatilità enorme. La sua notorietà è legata ad un marchio che è divenuto un vero e proprio sinonimo, lo “Scotch“, forse parola utilizzata per definire, in inglese, gli scozzesi. La parola, oggi utilizzata per definire superalcolici e altri prodotti tipici come la carne, è considerata offensiva: a quanto pare era la definizione utilizzata per dire che gli scozzesi fossero “tirchi”. Ma sarà vero?
La nascita e gli impieghi dello Scotch.
A lanciare il marchio scotch è la 3M, la società nasce nel 1902 a Two Harbors, in Minnesota, iniziando con la produzione di carta abrasiva. Nel 1925, un giovane ingegnere e assistente di laboratorio, Richard Drew, si rende conto, durante una visita da un carrozziere di St.Paul, dove 3M da qualche anno aveva la nuova sede, della mancanza di un prodotto studiato appositamente per mascherare le verniciature a più colori. Dopo qualche tempo e vari esperimenti e test riuscirà a creare un nastro speciale che sarà commercializzato come Scotch® Masking Tape (“nastro per mascherare Scotch”).
Durante la Seconda Guerra Mondiale, la divisione Scotch si dedicherà allo sviluppo di prodotti ad uso militare, ampliando il catalogo di prodotti disponibili alla fine del conflitto, e rendendo il prodotto conosciuto a livello mondiale.
Il termine “Scotch” utilizzato come dispregiativo esisteva già ed era ben diffuso nel mondo anglosassone lo stereotipo dello scozzese tirchio fin dalla metà del secolo scorso e alcuni pensano che questo stereotipo sia molto più datato, addirittura pare abbia avuto origine dopo l’unione del Regno di Scozia a quello d’Inghilterra nel 1707, dall’incontro tra scozzesi calvinisti con il meno intransigente popolo inglese.
Alla fine, però, fu la stessa 3M, sia su una testata professionale collegata alla società con il cinquantennale del marchio che sul sito ufficiale (per il settantacinquesimo anniversario) a raccontare l’origine del nome. La scelta della parola “Scotch” per il prodotto inventato da Drew deriva dallo sfogo di un verniciatore, che vide il nastro cadere mentre lo applicava. Il nastro non aveva aderito perché non interamente ricoperto di adesivo, ne aveva solo una striscia di circa un cm su ogni lato, questo per risparmiare sui costi, fu allora che, stizzito, il verniciatore disse a Richard Drew di riportarlo ai suoi capi scozzesi, chiamandoli “scotch” nel senso dispregiativo del termine, inteso come spilorcio.
Questo insulto, che faceva riferimento alla presunta avarizia degli scozzesi, rimase definitivamente attaccato al nastro adesivo.
Tutto iniziò il 21 luglio 1915, in INGHILTERRA, quando il “FIRST FOURTH” e il “FIRST FIFTH”, appartenenti alla 163° brigata del ROYAL NORFOLK, si imbarcano alla volta dei DARDANELLI. La missione era altamente strategica, in quanto conquistare quella zona, avrebbe permesso un controllo della via di accesso tra il MAR DI MARMARA E IL MAR EGEO.
Gli uomini sbarcarono nella penisola di GALLIPOLI: in primavera, il luogo era incantevole, ma altrettanto non si poteva dire in piena estate! Gli inglesi si trovarono così in una terra inospitale… un caldo torrido e un sole che, riflesso da un vicino lago salato, era implacabile!
Ben presto, le operazioni militari si insabbiarono, e gli uomini che pensavano di essersi imbarcati per un’operazione eroica, si trovarono immersi in un incubo infernale, la sconfitta era nell’aria…
Ma veniamo al mistero… Sir Ian Hamilton, comandante in capo della spedizione, decise di lanciare un attacco alle pendici del KAVAK TEPE, e del TEKKE TEPE, e così, la 163^ Brigata, fu spedita in avanscoperta il pomeriggio del 12 Agosto… l’operazione è un fiasco completo! Gli inglesi si trovarono sotto un intenso fuoco nemico dopo aver percorso appena 900 metri… questo però non avvenne per il FIRST FIFTH, che trovò
una minor resistenza. Gli uomini poterono così avanzare fino ad una foresta… entrarono e svanirono! 267 uomini sparirono nel nulla!
Possibile?
Vediamo le testimonianze, ma, prima, torniamo un attimo alle operazioni militari…
Si risolsero in un disastro gigantesco… A fine anno fu necessario evacuare la penisola. Nel 1916, fu nominata una commissione di inchiesta, per esaminare le responsabilità di quella catastrofe… Fu redatta una relazione ultraconfidenziale, ne seguì un’altra nel 1917. I due documenti rimasero segreti fino al 1965.
Nel 1918, poi, gli inglesi ripresero Gallipoli… un soldato delle truppe di occupazione trovò un’insegna del ROYAL NORFOLK REGIMENT che spinse il comando a compiere ulteriori ricerche, scoprendo che un fattore turco si era sbarazzato di numerosi cadaveri nella sua proprietà, gettandoli in un burrone… Venne redatto un rapporto in cui si dichiarava che i resti appartenevano all’intero reggimento… in effetti furono ritrovati 122 uomini, ma il totale del reggimento era di 267 soldati… dove erano finiti gli altri?
Torniamo al rapporto della commissione d’inchiesta, una volta reso pubblico, si poté leggere quanto segue: «per qualche stranezza, la pianura e la baia di Sulva, vennero avvolte da una curiosa nebbia nel pomeriggio del 12 agosto. Eravamo veramente sfortunati, poiché contavamo proprio sul fatto che, mentre i tiratori nemici sarebbero stati accecati dal sole al tramonto, noi ci saremmo trovati in una situazione molto favorevole. Al contrario, distinguemmo appena le linee turche, mentre le nostre posizioni spiccavano nettamente in controluce».
Questa relazione è curiosamente simile a quella rilasciata da tre soldati neozelandesi sempre divulgata nel 1965: questa però non fa riferimento al 12 agosto ma al 21 del mese… si parla di una “strana” nebbia calata nella stessa zona e di soldati inglesi che senza esitazione sarebbero avanzati nella foschia… senza però emergere dall’altra parte!
Dopo altri riscontri… qualcuno sarebbe giunto ad una strana conclusione… i neozelandesi forse si sarebbero confusi parlando del 21 agosto invece del 12. E allora, i soldati che videro “perdersi” nella nebbia erano quelli del reggimento scomparso.
Una sola cosa è certa: quel giorno metà degli uomini del “FIRST FIFTH” furono uccisi, ma un’atra metà svanì nel nulla!
MA DOVE E CATTURATA DA CHI?
Seconda versione:
Nell’aprile del 1915 l’esercito alleato era sbarcato nella penisola di Gallipoli, nella Turchia occidentale, nel tentativo di conquistare l’allora capitale dell’impero turco, Costantinopoli (oggi Istambul), e collegarsi con i russi, schierati sulle rive settentrionali del Mar Nero. Questa mossa era strategicamente sbagliata e lo dimostrò il fatto che dopo nove mesi la resistenza turca, molto bene organizzata, costrinse gli alleati a ritirarsi.
Gli scontri più cruenti avvennero attorno ad un luogo chiamato “Collina 60“, presso la baia di Suvla. La mattina del 28 agosto 1915 un reggimento inglese, il First-Fourth Norfolks, composto da più di mille uomini si preparava ad attaccare la postazione. Era una giornata calda e luminosa, ma parecchi osservatori ricordano di avere notato che sulla Collina 60 gravava uno strano ammassamento di nubi basse, di avere visto il reggimento marciare sino in cima alla collina e scomparire dentro una nube a forma di foglia. Quando anche l’ultimo uomo fu inghiottito, le nubi si dissolsero senza lasciare traccia alcuna dei soldati.
Il comandante in capo del corpo di spedizione alleato a Gallipoli, riferì al governo inglese della scomparsa del reggimento, senza però parlare delle nubi misteriose, dicendo semplicemente che esso si era staccato dal corpo principale delle truppe ed era scomparso. L’intero reggimento venne successivamente indicato nei documenti ufficiali come “disperso“.
Quando nel 1918 la guerra finì, gli inglesi chiesero ai turchi notizie del reparto disperso. Il governo turco rispose che non ne sapeva nulla perché le proprie truppe non si erano mai scontrate con il reggimento inglese. Nel 1920 i resti di un certo numero di soldati appartenenti al reggimento scomparso vennero trovati a Gallipoli; si pensò allora che questi uomini dovevano essere morti in combattimento e che i superstiti, presi prigionieri dai turchi, fossero stati sterminati nei campi di prigionia. Chiaro che il governo turco preferisse tacere su questo eccidio di massa.
Chi non ha accettato questa tesi è stato però il celeberrimo ufologo francoamericano Jacques Vallée, il primo a riportare il curioso episodio nel volume “Passport to Magonia“, sostenendo di avere recuperato una lettera firmata da tre soldati testimoni dell’evento, e sottolineando come la casistica ufologica fosse densa di apparizioni di misteriose nubi che rapivano le persone.
L’ufologo rumeno Ion Hobana, dopo avere condotto una minuziosissima indagine documentale presso gli archivi e le biblioteche di mezza Europa, è invece giunto alla conclusione che l’episodio di Gallipoli sia un falso.
Questo perché in realtà, come puntualizzato da diversi ricercatori, non è mai esistito alcun reggimento First-Fourth Norfolks; esisteva invece il Primo (First) Battaglione del Quarto (Fourth) Reggimento di Norfolk; si trattava di un’unità che non scomparve mai, ma che combatté valorosamente a Gallipoli sino al 1915, finché i militari non vennero evacuati e tornarono in patria. I due battaglioni della Forza Territoriale , il 4 ° e il 5 °, facevano entrambi parte della Brigata Norfolk e Suffolk, parte della Divisione East Anglian. Nel maggio del 1915 questi divennero la 163ª (Norfolk and Suffolk) Brigade , 54th (East Anglian) Division . [64] I due battaglioni territoriali servirono entrambi nella Campagna di Gallipoli a metà del 1915. Il 1/5 inclusi uomini reclutati dalla tenuta reale a Sandringham . [65]
Il 12 agosto 1915, il 1/5° battaglione subì pesanti perdite a Gallipoli quando fu isolato durante un attacco. Il mito che gli uomini erano avanzati in un banco di nebbia e semplicemente scomparso nacque e rpese piede molto tempo dopo la guerra.
Un mito creato dalla curiosità di qualche ufologo interessato ad inventare fenomeni come nubi e nebbie tirando in ballo gli alieni, storie accattivanti ma prive di sostanza.