mercoledì, Aprile 2, 2025
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Scoperto un modo più efficiente di trasformare il calore in energia elettrica

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Un team internazionale di scienziati ha scoperto come catturare il calore e trasformarlo in elettricità.

La scoperta, pubblicata la scorsa settimana sulla rivista Science Advances, potrebbe creare permettere di generare energia dal calore in modo più efficiente, ad esempio dallo scarico delle auto ed i processi industriali.

Grazie a questa scoperta, dovremmo essere in grado di produrre più energia elettrica dal calore di quanto facciamo oggi“, ha affermato il co-autore dello studio Joseph Heremans, professore di ingegneria meccanica e aerospaziale e Ohio Eminent Scholar in Nanotecnologie presso la Ohio State University. “È qualcosa che, fino ad ora, nessuno pensava fosse possibile“.

La scoperta si basa su minuscole particelle chiamate paramagnoni, cuprati superconduttori che presentano eccitazioni di spin ad alta energia, bit che non sono proprio magneti, ma che trasportano un flusso magnetico. I magneti, quando riscaldati, perdono la loro forza magnetica e diventano paramagnetici. Un flusso di magnetismo – ciò che gli scienziati chiamano “spin” – crea un tipo di energia chiamata termoelettricità a trascinamento di magnoni, qualcosa che, fino a questa scoperta, non poteva essere usato per raccogliere energia a temperatura ambiente.

Una volta si considerava che, se hai un paramagnete e lo riscaldi, non succede nulla“, ha spiegato Heremans. “Noi abbiamo scoperto che non è vero. Ciò che abbiamo trovato è un nuovo modo di progettare semiconduttori termoelettrici, materiali che convertono il calore in elettricità. I termoelettrici convenzionali che abbiamo avuto negli ultimi 20 anni o giù di lì sono troppo inefficienti e ci danno troppo poca energia. Questa scoperta cambia tutto“.

I magneti sono una parte cruciale della raccolta di energia dal calore: quando un lato di un magnete viene riscaldato, l’altro lato – il lato freddo – diventa più magnetico, producendo rotazione, che muove gli elettroni nel magnete e crea elettricità.

Il paradosso, tuttavia, è che quando i magneti si surriscaldano, perdono la maggior parte delle loro proprietà magnetiche, trasformandosi in paramagneti – “quasi magneti ma non del tutto“, come dice Heremans. Fino a questa scoperta, nessuno pensava di usare i paramagneti per raccogliere calore perché gli scienziati pensavano che i paramagneti non fossero in grado di raccogliere energia.

Ciò che il team di ricerca ha scoperto, tuttavia, è che i paramagnoni spingono gli elettroni solo per un miliardesimo di milionesimo di secondo – abbastanza a lungo da rendere possibile la raccolta di energia dei paramagneti.

Il gruppo di ricerca – un gruppo internazionale di scienziati dell’Ohio State, della North Carolina State University e dell’Accademia delle scienze cinese (tutti autori allo stesso livello nell’articolo pubblicato) – ha iniziato a testare i paramagnoni per vedere se potevano, nelle giuste circostanze, produrre la rotazione necessaria.

Ciò che hanno scoperto, come affermato da Heremans, è che i paramagnoni producono, in effetti, il tipo di spin che muove gli elettroni.

Ed è questo che potrebbe rendere possibile la raccolta di energia.

Reference: “Paramagnon drag in high thermoelectric figure of merit Li-doped MnTe” by Y. Zheng, T. Lu, Md M. H. Polash, M. Rasoulianboroujeni, N. Liu, M. E. Manley, Y. Deng, P. J. Sun, X. L. Chen2, R. P. Hermann, D. Vashaee, J. P. Heremans and H. Zhao, 13 September 2019, Science Advances.
DOI: 10.1126/sciadv.aat9461

Scoperto un minerale sconosciuto all’interno di un diamante sudafricano

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Un minerale mai visto prima è stato trovato all’interno di un singolo granello di roccia alloggiato all’interno di un diamante. Questa nuova sostanza potrebbe rivelarci notizie sulle reazioni chimiche che avvengono nelle profondità del mantello, lo strato che si trova tra la crosta del pianeta e il nucleo esterno, una zona delle profondità del nostro pianeta di cui sappiamo molto poco. 

L’insolito minerale è stato estratto da un sito vulcanico in Sudafrica noto come pipa KoffiefonteinDiamanti luccicanti punteggiano la roccia scura e ignea che riveste il tubo di questo vulcano e gli stessi diamanti contengono minuscoli frammenti di altri minerali provenienti da centinaia di chilometri sotto la superficie terrestre. All’interno di una di queste pietre scintillanti, gli scienziati hanno scoperto un minerale verde scuro e opaco che secondo loro era stato forgiato per circa 170 chilometri sotto terra

Secondo quanto riferito nello studio, pubblicato il 1 settembre sulla rivista American Mineralogist, il nuovo minerale è stato chiamato “goldschmidtite” in onore dell’acclamato geochimico Victor Moritz Goldschmidt

Un nuovo minerale, chiamato goldschmidtite, è stato estratto da un diamante sudafricano. – (Credito immagine: Nicole Meyer / University of Alberta)

L’intero mantello ha uno spessore di circa 2.900 km, il che rende i suoi strati più profondi particolarmente difficili da studiare. L’intensa pressione e il calore nel mantello superiore trasformano antichi depositi di carbonio in diamanti scintillanti; le rocce intrappolano altri minerali del mantello nelle loro strutture e possono essere spinte sulla superficie del pianeta dalle eruzioni vulcaniche. Analizzando le inclusioni minerali nei diamanti, gli scienziati possono dare un’occhiata ai processi chimici che si verificano molto al di sotto della crosta.

Gli autori dello studio hanno osservato che, per essere un minerale del mantello, la goldschmidtite ha una composizione chimica peculiare

La goldschmidtite ha alte concentrazioni di niobio, potassio e elementi di terre rare come il lantanio ed il cerio, mentre il resto del mantello è dominato da altri elementi, come il magnesio ed il ferro“, ha scritto in una nota la coautrice dello studio Nicole Meyer, dottoranda presso L’Università dell’Alberta in Canada. Potassio e niobio costituiscono la maggior parte del minerale, il che significa che alcuni elementi relativamente rari sono stati riuniti e concentrati per formare la sostanza insolita, nonostante altri elementi siano più abbondanti nell’area.  

La goldschmidtite rinvenuta nell’inclusione del diamante risulta essere molto insolita e ci fornisce un’istantanea dei processi fluidi che hanno influenzato le radici profonde dei continenti durante la formazione del diamante“, ha affermato il geochimico Graham Pearson, co-supervisore della Meyer.
L’insolito minerale ora si trova nel Royal Ontario Museum di Toronto.

L’intensa siccità di quest’anno ha riportato alla luce una ‘Stonehenge’ di 4.000 anni in Spagna

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Per decenni, un antico cerchio di pietre è rimasto nascosto sotto le acque del bacino idrico spagnolo di Valdecañas, e solo i suoi pilastri più alti occasionalmente emergevano in superficie come le dita di un nuotatore che sta annegando.

Ora, i mesi di intensa siccità che hanno colpito la Spagna hanno causato la caduta del acque del bacino, abbastanza da rivelare la struttura nella sua interezza. Data l’opportunità di rilanciare la ricerca sull’archeologia del circolo, ora si discute sull’opportunità di spostare le pietre o lasciare che l’inevitabile aumento del livello delle acque che avverrà durante l’inverno le riporti nell’oblio.

Le 150 pietre disposte in un ovale sono chiamate Dolmen di Guadalperal. Costruito durante l’età del rame o del bronzo sulle rive del fiume Tago, si pensa che abbia almeno 4000 anni.

Perduto nel tempo, l’antico sito è stato riscoperto negli anni ’20 e ha suscitato l’interesse dell’antropologo tedesco Hugo Obermaier, che ne ha analizzò l’architettura e i tumuli di rocce circostanti.

I pilastri verticali – o ortostati – assomigliano ai megaliti di Stonehenge, per non parlare di un gruppo di altri costrutti simili in giro per l’Europa. E avrebbe potuto servire a scopi simili.

Nel corso delle generazioni sono state aggiunte lastre orizzontali, che formano una struttura meno simile a un osservatorio celeste e più simile a una tomba o un rifugio chiuso chiamato dolmen.

Se il sito ha mai nascosto reliquie, le solite maree di predatori di tombe, vandali e ladri le hanno strappate via da tempo.

Le indagini di Obermaier hanno scoperto una manciata di oggetti personali tra le pile di rocce, suggerendo che una volta avrebbe potuto essere un sito di sepoltura. Simboli come una forma umana e forse un serpente scolpito in una pietra orizzontale all’ingresso suggeriscono anche uno scopo sacro.

Secondo il presidente dell’Associazione culturale Roots of Peraleda, Angel Castaño, il Dolmen di Guadalperal era una specie di centro commerciale e culturale della zona.

Ma c’è stato poco tempo per studiare i misteri del sito e solo all’inizio del XX secolo. Nel giro di pochi decenni, infatti, il fiume fu trasformato in un bacino idrico dallo Stato spagnolo, inghiottendo non solo i dolmen ma una serie di altri siti storicamente significativi di vari periodi.

Negli anni ’60, l’antica struttura era quasi scomparsa dalla vista.

Quest’anno è stato difficile per gli agricoltori europei. Quest’anno la Spagna ha subito il terzo giugno più secco del secolo e la siccità ha lasciato il segno anche sul bacino idrico di Valdecañas.

Il riemergere non è solo uno spettacolo che la gente del posto e i turisti di passaggio possono apprezzare. Due istantanee prese dal satellite Landsat della NASA nel 2013 e all’inizio di quest’anno mostrano quanto siano stati gravi gli effetti della siccità.

confronto immagini nasa landsat(Landsat 8 – sinistra: 24 luglio 2013; destra: 25 luglio 2019)

Ovviamente, gli archeologi, al contrario degli agricoltori, hanno festeggiato.

Per tutta la vita, la gente mi aveva parlato del dolmen“, ha detto ad Alyssa McMurtry di Atlas Obscura l’archeologo Castaño“Avevo visto parti di esso spuntare dall’acqua prima, ma questa è la prima volta che l’ho visto per intero. È spettacolare perché ora si può apprezzare l’intero complesso per la prima volta da decenni“.

Castaño sostiene che le pietre dovrebbero essere trasferite in un luogo sicuro, sia per ulteriori ricerche che per rafforzare la loro industria turistica locale.

Spostare monumenti minacciati dal progresso non è poi così insolito: i tentativi dell’Egitto di domare il Nilo hanno spinto a compiere sforzi impressionanti per salvare antichi templi e statue. C’è anche un petizione su Change.org per raccogliere fondi per spostare i dolmen fuori dalle acque dove potrebbero risorgere.

Ma non tutti gli archeologi sono d’accordo. L’antropologo Bueno Ramírez, dell’Università di Alcalá, è altrettanto entusiasta di poter studiare ed imparare il più possibile dal sito ma ritiene che spostare ora le pietre, in tutta fretta, rischierebbe di portare alla perdita dei preziosi reperti.

Abbiamo bisogno di studi di alta qualità utilizzando le più recenti tecnologie archeologiche” ha dichiarato Ramírez ad Atlas ObscuraPuò costare soldi, ma abbiamo già una delle cose più difficili da ottenere: questo incredibile monumento storico. Alla fine, il denaro è la parte facile. Il passato non può essere acquistato“.

Fonte: Science Alert

Il fascino e la bellezza di Marte nelle nuove immagini riprese da Mars Express dell’ESA

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L’Agenzia spaziale europea (ESA) ha diffuso questa straordinaria immagine di Marte ripreso da un polo all’altro dalla sonda Mars Express, attualmente in orbita attorno al pianeta. L’immagine mostra Marte dal suo nord al suo polo sud, con le calotte di ghiaccio e una serie di formazioni rocciose e crateri tra i due poli.

Marte da un capo all'altro

Gli emisferi nord e sud di Marte sono notevolmente diversi l’uno dall’altro, con l’emisfero settentrionale composto da pianure basse con meno crateri da impatto e l’emisfero meridionale più montuoso e sfregiato da molti crateri.

Gli scienziati non sono ancora sicuri del perché gli emisferi siano così diversi. “La divisione tra i due emisferi di Marte è nota come dicotomia marziana e rimane uno dei più grandi misteri del pianeta“, hanno detto gli scienziati dell’ESA in un comunicato. “Questa dicotomia si è formata a causa di processi geologici all’interno del mantello di Marte? La crosta del pianeta un tempo comprendeva varie placche tettoniche mobili, come vediamo sulla Terra, che si spingevano l’una contro l’altra, che alla fine hanno formato la dicotomia? Oppure, come pensano molti, potrebbe essere stata causata da uno o più impatti colossali del passato? o, magari, da qualcosa che ancora non comprendiamo minimamente”?

Mars Express non è l’unica sonda dell’ESA che riprende il pianeta rosso. Ha anche un compagno, la sonda Trace Gas Orbiter (TGO), che è arrivata sul pianeta nel 2017 e che si occupa di esaminare la composizione gassosa dell’atmosfera di Marte.

La sonda TGO ha recentemente catturato un’immagine bellissima e insolita della regione polare nord di Marte utilizzando la sua telecamera a colori  stereo Surface Imaging System (CaSSIS). Il ghiaccio nelle regioni polari è coperto da un sottile strato di anidride carbonica che crea queste dune delicatamente scolpite. Quando arriva la primavera, l’anidride carbonica sublima, trasformandosi da ghiaccio in vapore. Questo processo inizia nella parte inferiore delle dune e si sposta verso l’alto, causando l’intrappolamento del gas sotto il ghiaccio e la sabbia. Quando la pressione si accumula e il ghiaccio si spezza, il gas spinge la sabbia verso l’esterno, causando strisce scure che chiazzano le dune a sinistra dell’immagine in basso.

marte esa immagini poli nord dune polari su
Questa affascinante immagine è stata scattata nella regione polare settentrionale di Marte dalla telecamera CaSSIS dell’ESA / Roscosmos ExoMars Trace Gas Orbiter.ESA / Roscosmos / Cassis

L’ESA invierà un’altro orbiter con un lander ed un rover su Marte l’anno prossimo. Il rover raccoglierà informazioni geologiche dalla superficie del pianeta e utilizzerà un trapano per raccogliere campioni di roccia marziana; il lancio è previsto per luglio 2020.

Comprendere il multiverso

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Cercare di concettualizzare qualcosa come l’universo, figuriamoci un multiverso, sembra una grande impresa. Dove si potrebbe iniziare a tentare di comprendere l’esistenza di qualcosa di così vasto?

Devi iniziare in piccolo, diciamo con la Terra. Quando HG Wells scrisse la sua storia del mondo, immaginò di ridurre la Terra alle dimensioni di una palla di un pollice di diametro. Su quella scala, il Sole sarebbe un globo di fuoco, largo 9 piedi, posto a poco più di 300 metri di distanza. Il pianeta Nettuno, su questa scala ridotta, sarebbe a quasi 8 chilometri di distanza. La stella più vicina, il sistema Alpha Centauri, sarebbe a circa 65.000 chilometri di distanza. E gli oggetti più lontani osservabili nello spazio sarebbero qualcosa come 150 trilioni di miglia di distanza, anche su questa con la Terra più piccola di una pallina da golf. Detto in altro modo, occorrono otto minuti di luce per raggiungere la Terra dal Sole, quattro anni per viaggiare dal sole alla stella più vicina e miliardi di anni per viaggiare verso gli oggetti visibili più lontani. Questo è tutto all’interno dell’universo che possiamo vedere.

È in corso da decenni un intenso dibattito sull’esistenza di uno o più universi. Nel tuo libro lo descrivi come una sitcom televisiva di lunga data, in cui i personaggi continuano a cambiare ma i temi comuni continuano a riemergere. Quali sono alcuni di questi temi comuni?

Un tema comune è che la logica esclude che possa esistere più di un universo, perché l’universo contiene tutto, quindi può essercene solo uno. Ma la definizione di “universo” in qualsiasi momento può rivelarsi errata: quindi la definizione di universo deve cambiare.

Un altro tema comune è che gli universi oltre la nostra vista non sono un argomento adeguato per la scienza: se non possiamo vederli, non ha senso credere che esistano. Ma i progressi della tecnologia (come i migliori telescopi) possono mettere in vista oggetti mai visti prima. E, in alcuni casi, la spiegazione di cose che possiamo vedere, inevitabilmente comporta l’esistenza di altre cose che non abbiamo ancora visto. Argomenti simili furono utilizzati contro l’esistenza degli atomi: non potevano essere visti, quindi non potevano essere reali. Ma molte prove hanno indicato indirettamente la loro esistenza e oggi la loro esistenza non è più messa in dubbio. Non è una coincidenza, penso, che gli antichi filosofi greci che proponevano l’esistenza degli atomi credessero anche nell’esistenza di universi multipli.

Qual è la tua figura preferita di questo storico dibattito sul multiverso? Di chi hai trovato lavoro particolarmente interessante? 

Molti tra cui scegliere. Immagino che mi piaccia Bernard le Bovier de Fontenelle, perché era un divulgatore scientifico come me. Ha articolato il caso nel 17° secolo immaginando una pluralità di mondi migliori. Ma dovrei anche citare Ormsby MacKnight Mitchel. Ha fatto da solo di Cincinnati il ​​principale centro per l’astronomia in America negli anni ’40 del 1800, ed era un sostenitore molto entusiasta dell’idea che le nebulose lontane nello spazio fossero “universi isola” come la Via Lattea.

Lei ha affermato che molti scienziati seri oggi considerano la teoria del multiverso non scientifica. Può spiegarci questo concetto?

Tra gli scienziati esiste la diffusa opinione secondo cui il multiverso è un’idea che non può essere testata o “falsificata”, e quindi non è scientifica. Molti altri scienziati, tuttavia, contestano tale opinione. Per prima cosa, il requisito della falsificabilità non è più ampiamente accettato da molti scienziati e filosofi. Per un altro, la nozione di multiverso non è essa stessa una teoria, ma è piuttosto una previsione di altre teorie che possono, in effetti, essere testate in vari modi.

Libri e film spesso descrivono l’idea di un universo parallelo come una realtà alternativa, in cui un’altra versione di te vive una vita totalmente diversa. Questa idea di sé alternativi regge con gli scienziati o è un pio desiderio?

Jacket, The Number of the Heavens: A History of the Multiverse and the Quest to Capand the Cosmos di Tom Siegfried, Harvard University Press

L’idea dei sé alternativi è strettamente connessa con l’interpretazione dei molti mondi della meccanica quantisticaIn questa interpretazione, ognuno di noi si divide in ulteriori versioni di noi stessi mentre vengono effettuate misurazioni quantistiche. Alcuni fisici sostengono fortemente questa opinione, mentre altri la respingono. È un dibattito che non verrà risolto presto.

È anche possibile che l’universo sia infinito e in un multiverso ci potrebbe essere un numero infinito di universi. Se è così, e se il numero è veramente infinito e non solo molto grande, tutte le possibili combinazioni di atomi si verificano più e più volte in luoghi diversi. E così ci sarebbero altre combinazioni di atomi identici a quelli che ti compongono (e io e tutti gli altri). Se ciò significherebbe come un’altra versione di te o semplicemente qualcuno come te è una buona domanda.

Tu scrivi: “La possibilità di un multiverso implica lezioni più ampie su come la scienza dovrebbe essere fatta” e “Le regole della scienza che funzionano bene per spiegare la natura in un universo solitario potrebbero non applicarsi in un multiverso.”                                                                                                       

Potresti dirci di più? Come cambierebbe la scienza tenendo conto delle regole di un multiverso? 

L’obiettivo tradizionale della scienza (o almeno dei fisici) è quello di spiegare il mondo deducendo le regole da un piccolo numero di leggi e principi fondamentali. Idealmente, in questa prospettiva, una teoria profonda consentirebbe i calcoli di tutte le caratteristiche fisiche dell’universo. Questa visione presuppone implicitamente che l’universo sia governato ovunque (e in ogni momento) dalle stesse leggi. Se è così, e c’è un solo universo, allora questo è un approccio sensato a fare scienza. Ma applicare rigorosamente le regole che derivano da questo approccio nega la possibilità di altri universi fin dall’inizio. Se esistessero altri universi, le premesse su cui poggia l’approccio standard non si potrebbero più applicare.

In tal caso, la spiegazione dei fenomeni che osserviamo potrebbe essere che più possibilità sono realizzate in diversi universi, e la nostra è così com’è perché le sue caratteristiche peculiari ci permettono di vivere qui. È come il modo in cui nessuna legge fondamentale determina la temperatura della Terra. Non è l’unico pianeta, è uno dei tanti, e la sua temperatura è quella che è perché è la temperatura adatta per l’abitazione.

Fonte: Università di Harvard

Voci sul fatto che Google avrebbe raggiunto la supremazia quantistica

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Da due giorni si rincorrono voci sul fatto che Google potrebbe aver finalmente realizzato la supremazia quantistica, un traguardo cui si ambisce da quando è nata l’informatica quantistica.

È un obiettivo molto atteso e destinato a segnare l’inizio di una nuova era del calcolo quantistico. Ma è anche in gran parte simbolico: il calcolo in questione non ha uno scopo pratico ed è progettato per essere difficile per i computer classici, anche nelle configurazioni più spinte.

Secondo quanto riferito dal Financial Times lo scorso 20 settembre, su un sito della NASA sarebbe brevemente apparso, e poi ritirato, un documento scientifico in cui si affermava che Google avrebbe realizzato un computer quantistico capace di raggiungere la supremazia quantistica.

È un punto di riferimento che i ricercatori quantistici dell’azienda, guidati dal fisico John Martinis, dell’Università della California di Santa Barbara, hanno inseguito per anni. Per ora Google non ha rilasciato commenti ufficiali sulla notizia.

Secondo quanto pubblicato dal Financial Times, Google avrebbe realizzato un computer quantistico chiamato Sicomoro a 54 bit quantici chiamati qubit, 53 dei quali funzionali. I ricercatori lo hanno utilizzato per eseguire una serie di operazioni che la macchina ha risolto in 200 secondi. Un supercomputer tradizionale avrebbe avuto bisogno di circa diecimila anni per risolvere le sesse operazioni.

In questo si concretizzerebbe la supremazia quantistica.

 

Va ricordato che, proprio in questi giorni IBM, che sta sviluppando una propria linea di computer quantistici, ha annunciato di avere pronto un prototipo di computer quantistico a 53 qubits.

In ogni caso, sulla questione, i ricercatori IBM hanno sempre preferito parlare di “vantaggio quantico”, più che di supremazia. La loro definizione di vantaggio quantico è “il punto in cui le applicazioni quantistiche offrono un vantaggio pratico e significativo al di là di ciò che solo i computer classici sono in grado”.

Il risultato che avrebbe raggiunto Google con Sicomoro non sarebbe all’altezza di questo standard.

In ogni caso non è chiaro per quale motivo il documento pubblicato è stato poi rapidamente ritirato. Alcuni voci affermerebbero che il documento mancherebbe ancora della peer review e sarebbe stato pubblicato per errore.

Fonte: Science News

Antifurti: come scegliere quello giusto per la propria abitazione

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La praticità e la capacità di garantire standard di sicurezza elevati sono due delle caratteristiche che devono essere prese in considerazione quando ci si accinge ad acquistare un antifurto per la casa. Prevenire le intrusioni da parte di malintenzionati e delinquenti è possibile con un impianto di allarme affidabile, ma il mercato mette a disposizione una tale varietà di soluzioni che si rischia di rimanere disorientati senza una ottima conoscenza delle tante proposte in commercio.

Le tecnologie disponibili

Un antifurto casa può essere contraddistinto dalla presenza di sensori volumetrici: essi sono consigliati in tutti gli ambienti della casa, dal momento che agiscono ad ampio spettro, risultando adatti tanto per i locali interni quanto per gli ambienti esterni. Le soluzioni a infrarossi, invece, sono caratterizzati da raggi infrarossi che, essendo disposti a rete, formano un fascio: in pratica l’allarme sonoro entra in azione nel momento in cui il fascio di raggi viene interrotto dal passaggio di un estraneo. Una valida alternativa può essere individuata, poi, dagli impianti a microonde: in questo caso si ha a che fare con sensori che diffondono onde elettromagnetiche e che attivano l’allarme non appena viene registrato un cambio di frequenza.

Il momento dell’installazione

Scegliere l’impianto di allarme più giusto per la propria abitazione rischia di servire a poco se poi la sua installazione non viene effettuata con attenzione: proprio per questo motivo è sempre consigliabile affidarsi a professionisti del settore. Se è vero che il mercato propone un ricco catalogo di allarmi che promettono di poter essere installati con relativa facilità, è sempre preferibile il ricorso alla competenza e all’esperienza dei tecnici di una ditta specializzata. Non solo: contattando un’azienda del settore è possibile richiedere e ottenere suggerimenti e consigli a proposito dei migliori prodotti e delle innovazioni più recenti. Vale la pena, in ogni caso, di montare la centralina con i relativi sensori in un posto nascosto, che non possa essere trovato facilmente dai topi di appartamento che potrebbero essere intenzionati a sabotarla.

Come funziona la centralina di un antifurto

Le centraline dei sistemi antifurto per la tua sicurezza possono essere di due tipi: gsm o wifi. Nel primo caso, le centraline devono essere collocate vicino a una presa elettrica e comunque in un’area in cui i cellulari prendano bene; nel secondo caso è fondamentale la prossimità di un router che consenta il collegamento del cavo ethernet. Ovviamente per una connessione senza fili non c’è bisogno che il cavo rimanga attaccato, ma vale comunque la pena di non staccarlo per non subire inconvenienti nel caso in cui la rete wireless non dovesse funzionare.

Come funzionano i sensori di un antifurto

La distinzione appena vista per le centraline degli antifurti può essere riproposta anche per i sensori, che a loro volta possono essere di due tipi. gsm o wifi. I sensori gsm sono progettati e realizzati per essere attivati con il telecomando, e devono montare una SIM differente rispetto a quella del telefono. Nel caso dei sensori wifi, invece, è indispensabile scaricare sul telefono un’app dedicata che permetta di configurare l’impianto.

Quale sistema di allarme scegliere

A questo punto, non rimane che decidere quale sistema di allarme comprare, valutando con la massima attenzione le varie proposte del mercato e tenendo presente che può essere un’idea intelligente quella di integrarle tra loro. Ecco, quindi, che un kit di allarme con sirena potrebbe essere abbinato – per esempio – a un sistema di telecamere di sorveglianza, mentre il ricorso a una o più telecamere dotate di rilevatori di movimento potrebbe andare di pari passo con l’acquisto e l’installazione di sensori da montare in corrispondenza delle porte e delle finestre.

Venere abitabile fino a poco tempo fa?

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Oggi Venere è un pianeta decisamente inospitale, con un’atmosfera tossica, 90 volte più spessa della nostra e temperature superficiali che superano i 480 gradi, abbastanza caldo da sciogliere il piombo.
 
Viene spesso definito il pianeta gemello della Terra perché i due pianeti hanno massa e dimensioni simili. Le somiglianze, però, oggi finiscono qui.
 
A parte atmosfera e temperatura, Venere è un pianeta arido, ha un’orbita intorno al Sole praticamente circolare che completa in 224,7 giorni terrestri. La rotazione sul proprio asse è retrograda, ovvero avviene in senso orario, al contrario del Sole e di quasi tutti gli altri pianeti, ed è particolarmente lenta, tanto che un giorno su Venere dura ben 243 giorni terrestri ed è più lungo del periodo di rivoluzione attorno al Sole.
 
L’atmosfera di Venere è costituita per il 96,5% da anidride carbonica, mentre il restante 3,5% è composto soprattutto da azoto, ed è proprio l’anidride carbonica ad aver generato il fortissimo effetto serra a causa del quale il pianeta è divenuto così caldo.
 
Come dicevamo, uno studio recente ha confrontato cinque simulazioni climatiche del passato di Venere e ogni scenario ha suggerito che il pianeta potrebbe aver potuto supportare l’acqua liquida e un clima temperato sulla sua superficie per almeno tre miliardi di anni. Come gli altri pianeti del nostro sistema solare, Venere si è formata 4,5 miliardi di anni fa.
 
 
La temperatura superficiale del pianeta potrebbe essere rimasta stabile per oltre 3,5 miliardi di anni andando da un minimo di 20 ad un massimo di 45 gradi celsius. Tra 700 e 750 milioni di anni fa, però, è successo qualcosa che ha innescato il rilascio di anidride carbonica dalle rocce sul pianeta, trasformando il suo clima.
 
La nostra ipotesi è che Venere possa aver avuto un clima stabile per miliardi di anni. È possibile che un evento di resurfacing quasi globale sia responsabile della trasformazione del suo clima che da simile a quello della Terra si è trasformato nella serra infernale che vediamo oggi“, ha detto Michael Way, ricercatore del The Goddard Institute of Space Science e autore dello studio. Way ha presentato il suo lavoro pochi giorni fa all’European Planetary Science Congress – Division for Planetary Sciences Joint Meeting 2019 a Ginevra.
 
In precedenza, nel 2016, Way aveva pubblicato uno studio sul clima e gli oceani di Venere nel suo passato.
 
L’antica presenza di oceani su Venere fu suggerita per la prima volta dalla missione Pioneer della NASA negli anni ’80. Dato il suo posizionamento così vicino al Sole, però, non venne dato molto peso all’ipotesi che Venere potesse aver mai sostenuto oceani sulla sua superficie.
 
La topografia di Venere è stata completamente alterata dalle eruzioni vulcaniche che molto probabilmente hanno riempito di lava le regioni di pianura e i potenziali bacini oceanici.
 
Delle cinque simulazioni effettuate, tre di esse includevano l’attuale topografia di Venere e aggiungevano un oceano profondo 300 metri, un oceano profondo solo 9 metri e tracciavano la quantità di acqua presente nel suolo. I ricercatori hanno confrontato questa simulazione con altre due, una delle quali utilizzava la topografia terrestre con un oceano profondo e l’altra un mondo oceanico.
 
Per ricreare le condizioni probabilmente presenti su Venere 4,2 miliardi di anni fa e il loro mutamento nel tempo, nella simulazione è stata gradualmente aumentata la radiazione solare per simulare l’aumento della temperatura del Sole. Ciò ha anche spostato le condizioni atmosferiche nel tempo.
 
In precedenza, i ricercatori ritenevano che Venere fosse troppo vicina al Sole per sostenere l’acqua liquida sulla sua superficie, trovandosi oltre il limite interno di abitabilità del Sole ma le nuove simulazioni cambiato questa convinzione per Way e i suoi colleghi.
 
Attualmente Venere riceve il doppio della radiazione solare che riceve la Terra. Tuttavia, in tutti gli scenari che abbiamo modellato, abbiamo scoperto che Venere potrebbe ancora supportare temperature di superficie suscettibili di acqua liquida“, ha affermato Way.
 
Le simulazioni suggeriscono che Venere abbia attraversato una rapida fase di raffreddamento pochi tempo dopo la sua formazione. Quindi l’atmosfera sarebbe stata piena di anidride carbonica. Se Venere si fosse evoluta in modo simile alla Terra, quell’anidride carbonica sarebbe scesa dall’atmosfera, attirata dai silicati e intrappolata nella superficie. Ciò avrebbe consentito un’atmosfera ricca di azoto con minuscole quantità di anidride carbonica e metano, garantendo stabilità.
 
Ma qualcosa è successo circa 700 milioni di anni fa, qualcosa che rimane un mistero, anche se i ricercatori pensano che sia collegato all’attività vulcanica. Il magma avrebbe liberato moltissima anidride carbonica nell’atmosfera.
Qualunque cosa sia successa, così tanta anidride carbonica nell’atmosfera ha provocato un effetto serra con fuga atmosferica, evidenziato dalle attuali temperature torride del  pianeta.
 
È successo qualcosa su Venere che ha provocato il rilascio di un’enorme quantità di gas nell’atmosfera che, per la mancanza di un ciclo del carbonio, non ha potuto essere riassorbita dalle rocce. Sulla Terra abbiamo alcuni esempi di degassamento su larga scala, ad esempio la creazione dei Trappi Siberiani 500 milioni anni fa, evento legato a un’estinzione di massa, ma nulla su questa scala. Venere ne fu completamente trasformata,” ha spiegato Way.
 
Oltre al mistero della causa dell’evento, i ricercatori hanno bisogno di sapere quanto rapidamente si sia raffreddato Venere dopo la sua formazione e se l’acqua potesse esistere in superficie, così come se l’evento di degassificazione si sia verificato solo una volta o è stato solo uno di una serie di eventi.
 
Abbiamo bisogno di più missioni per studiare Venere e ottenere una comprensione più dettagliata della sua storia ed evoluzione“, ha detto Way. “Tuttavia, i nostri modelli mostrano che esiste una reale possibilità che Venere potesse essere abitabile e radicalmente diversa dalla Venere che vediamo oggi. Questo apre tutti i tipi di implicazioni per gli esopianeti trovati in quella che viene chiamata la ‘Zona di Venere’, che, nonostante la vicinanza alla stella, potrebbe permettere pianeti con acqua liquida e climi temperati “.

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Oggi vogliamo suggerirvi una particolare sezione di quell’immenso negozio virtuale che è Amazon, che vi permetterà di trovare, senza fare troppa fatica o lunghe ricerche, cose che nemmeno pensavate di cercare. Amazon Launchpad, la sezione di Amazon dove vengono presentati, divisi per categoria, i prodotti e le invenzioni delle startup, cioè quelle aziende nuove di zecca che cercano di entrare sul mercato con prodotti di nuova concezione e perfezionamenti di vecchi prodotti.

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Questa sezione di Amazon permette spesso di scoprire delle vere e proprie chicche, molte volte a prezzi davvero convenienti, come ad esempio questo Car Stereo multifunzione  Kdely Autoradio Bluetooth Chiamate Vivavoce Stereo Radio Supporto da auto Lettore MP3 WMA handsfree Telecomando sul volante/USB/SD/Funzione AUX Car Stereo. Soli 19,99 euro per avere:

  • 【Supporta Bluetooth e telecomando】 L’autoradio è dotato di funzione Bluetooth, si collega al telefono tramite Bluetooth, quindi è possibile riprodurre musica, supportare chiamate in vivavoce, consentendo di ricevere chiamate e guidare in modo sicuro. Se ti siedi sul sedile posteriore dell’auto, puoi anche cambiare la tua musica preferita o il canale FM tramite il telecomando.
  • 【Funzioni multiple】 Bluetooth e microfono integrati per avere le mani libere, la riproduzione tramite Bluetooth, USB, FM, TF, AUX, ecc supporta il formato MP3 e WMA. Supporta AUX, compatibile con iPhone e dispositivi Android, supporta la ricarica USB, lettori MP3, ecc. Puoi ascoltare la musica direttamente dal tuo lettore MP3.
  • 【Funzione radio FM】 Radio FM con sistema stereo digitale di alta qualità. Stazione di ricerca automatica, salva stazione. La radio FM (87.5-108 MHz) può memorizzare 18 stazioni radio. Ascolta anche musica, newsletter, informazioni sul traffico. Divertiti sempre.
  • 【Media correlati】 Porta USB integrata, disponibile per la ricarica dello smartphone o la lettura di schede USB / SD / MMC. Puoi scaricare la tua musica preferita e la radio attraverso il lettore MP3 FM per auto. Supporta schede SD fino a 32 GB.
  • 【vviso di sicurezza】: 1. Solo per DC 12V, non utilizzare su veicoli a 24V; 2. L’adattatore è un adattatore universale. L’installazione del prodotto richiede competenze professionali. Se questo non è il caso, contattare un professionista. 【Garanzia e assistenza】 Garanzia di un anno e supporto per video e e-mail 6×12 ore. 

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Da buon proprietario di gatti ho passato i miei brutti momenti quando quel vagabondo del mio felino è scomparso per giorni, inseguendo qualche femmina o chissà cosa. Finalmente, grazie a questa sezione di Amazon ho potuto risolvere il problema. Ora il mio gatto è dotato di un pratico collare con meccanismo di sgancio di sicurezza. Impermeabile localizzatore gps tempo reale con app Tractive.

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  • ABBONAMENTO richiesto: a partire da € 3.75/mese. Una volta ricevuto il tuo GPS Tractive, puoi scegliere tra le differenti opzioni. Il GPS Tractive ha una scheda SIM integrata, come uno smartphone, e necessita di un esiguo piano di servizio per coprire i costi della comunicazione dei dati.
  • SGANCIO DI SICUREZZA INTEGRATO – designato per liberare il tuo gatto dal collare se rimane impigliato.
  • LIVE TRACKING & CRONOLOGIA DELLE POSIZIONI – Il Tractive GPS CAT non mostra solo la posizione attuale del tuo gatto, ma anche tutti i luoghi in cui è stato. In modalità LIVE Tracking ricevi la posizione aggiornata ogni 2-3 secondi.
  • RECINTO VIRTUALE – Per ricevere notifiche se il tuo gatto si allontana troppo, definsci la tua zona di sicurezza (il cortile o il vicinato). Riceverai una notifica quando il tuo gatto entra o esce dal Recinto Virtuale.
  • MONITORAGGIO dell’attività – Il collare gps gatto traccia l’attività del tuo gatto, così puoi sapere quanto è attivo il giorno e la notte. In questo modo sei sempre informato sulla sua salute.
  • Consigliato per gatti con peso superiore ai 4 kg – Adatto a circonferenze del collo di 19-30 cm

 

Vi capita mai di non ricordare dove avete posato le chiavi di casa o lo smartphone? A me si, anche abbastanza spesso ma ho risolto il problema con queste targhette Tile Sport che mi permettono di rintracciare gli oggetti via mappa o con squilli sonori.

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Potete applicare le targhette Tile Sport a un mazzo di chiavi, ad una borsa, allo smartphone e a qualsiasi cosa riteniate. Vendono vendute in set di due al prezzo, attualmente scontato, di 29,99 euro, un piccolo prezzo per eliminare certi fastidiosi contrattempi.

Questi sono solo alcuni esempi degli oggetti particolari rintracciabili in questa peculiare sezione di Amazon, io vi ho elencato alcuni di quelli che ho preso per uso personale ma ognuno ha le sue esigenze. Potete trovare di tutto in questa sezione.

 

La Cina alla ricerca del ponte tra meccanica quantistica e relatività generale

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La meccanica quantistica e la teoria della relatività generale formano il fondamento dell’attuale comprensione della fisica, eppure le due teorie sembrano non funzionare insieme. I fenomeni fisici si basano sulla relazione del moto tra l’osservato e l’osservatore. Alcune regole sono vere tra i tipi di oggetti osservati e quelli osservanti, ma quelle regole tendono a infrangersi a livello quantico, dove le particelle subatomiche si comportano in modo strano.

Un team internazionale di ricercatori ha sviluppato un framework unificato che spiegherebbe questo apparente contrasto tra fisica classica e fisica quantistica e lo hanno messo alla prova usando un satellite quantico chiamato Micius. Hanno pubblicato i loro risultati escludendo una versione della loro teoria il 19 settembre in Science.

Micius fa parte di un progetto di ricerca cinese chiamato Quantum Experiments at Space Scale (QUESS), in cui i ricercatori possono esaminare la relazione tra la fisica quantistica e classica facendo esperimenti con la luce. In questo studio, i ricercatori hanno usato il satellite per produrre e misurare due particelle intrecciate.

Grazie alle tecnologie avanzate messe a disposizione da Micius, per la prima volta nella storia umana, siamo riusciti a eseguire un significativo esperimento ottico quantico testando la fisica fondamentale tra teoria quantistica e gravità“, ha spiegato Jian-Wei Pan, autore di articoli e direttore del centro CAS per l’eccellenza nell’informazione quantistica e nella fisica quantistica presso l’Università della Scienza e della Tecnologia della Cina.

La teoria che Pan e il team hanno testato comportava l’ipotesi che le particelle si sarebbero decorrelate l’una dall’altra attraversando regioni gravitazionali separate della Terra.

Le diverse spinte gravitazionali forzerebbero un’interazione quantistica che si comporta come il relativismo classico: la particella nella zona a minore gravità si muoverebbe con meno vincoli rispetto a quella posta in un’area a gravità maggiore.

Secondo Pan, questo “formalismo degli eventitenta di presentare una descrizione coerente dei campi quantistici come esistono nello spaziotempo esotico, che contiene curve simili alle curve temporali chiuse, e il tempo spaziale ordinario, che si comporta in termini di relatività generale. Il formalismo degli eventi ha standardizzato il comportamento tra la fisica quantistica e quella classica .

Se osservassimo deviazione, significherebbe che il formalismo degli eventi è corretto e dobbiamo sostanzialmente rivedere la nostra comprensione dell’interazione tra teoria quantistica e teoria della gravità“, ha detto Pan. “Tuttavia, nel nostro esperimento, abbiamo escluso la versione forte del formalismo degli eventi, ma ci sono altre versioni da testare“.

I ricercatori non hanno visto le particelle deviare dalle interazioni attese, previste dalla comprensione quantistica della gravità, ma hanno in programma di testare una versione della loro teoria che consente un po’ più di flessibilità.

Abbiamo escluso la versione forte del formalismo degli eventi, ma un modello modificato rimane una domanda aperta“, ha concluso Pan.

Per testare questa versione, Pan e il team lanceranno un nuovo satellite che orbiterà da 20 a 60 volte più in alto di Micius per testare un campo di gravità più ampio.

Ulteriori informazioni: “Test satellitari di un modello di decoerenza quantistica indotto gravitazionalmente” Science (2019). science.sciencemag.org/lookup/… 1126 / science.aay5820