lunedì, Novembre 18, 2024
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Rosalind Franklin è il nome perfetto per il rover marziano dell’ESA

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Nel 2021, il rover dell’ESA Rosalind Franklin lascerà le sue impronte sulla sabbia rugginosa di Marte mentre si muove alla ricerca di elementi chimici che possano indicare la presenza di vita.

Il nome del rover dell’Agenzia Spaziale Europea che raggiungerà Marte nell’ambito della missione Exomars è stato scelto in onore della scienziata britannica Rosalind Franklin, specializzata in chimica, che contribuì alla scoperta della struttura elicoidale del DNA, senza mai ottenere il riconoscimento che avrebbe meritato.

Una giuria di tecnici ha esaminato oltre 36.000 proposte inviate dai cittadini dei 22 stati che partecipano all’ESA prima di stabilire che Rosalind Franklin è il nome perfetto per un rover che dovrà occuparsi di individuare sostanze chimiche organiche complesse. “Questo nome ci ricorda che il desiderio di conoscere ed esplorare è scritto nel nostro DNA: la ricerca del sapere fa parte della nostra eredità genetica ed è in tutto ciò che facciamo all’ESA“, ha spiegato il direttore generale dell’ESA, Jan Woerner .

Il rover Rosalind cattura questo spirito e ci porta tutti in prima linea nell’esplorazione dello spazio.”

La missione ExoMars 2020 studierà il terreno e le rocce di Marte vicino all’equatore, nella speranza che possano essere scoperti segni di biochimica passata o addirittura presente. Il laboratorio mobile perforerà la superficie fino a una profondità di due metri ed analizzerà i campioni prelevati con una serie di strumenti. Anche se è improbabile che vengano trovate forme di vita attiva di qualsiasi complessità reale, sarebbe già molto interessante individuare un qualche precursore biochimico o qualche processo di chimica organica simile a quelli che hanno dato il via alla vita sulla Terra miliardi di anni fa.

Rosalind Franklin è oggi un nome sinonimo di quel periodo pionieristico. Durante la sua carriera di chimico e cristallografo ai raggi X ha auto il merito di svelare le strutture dei virus e la matrice molecolare del carbonio. Ma fu per la scoperta della struttura a doppia elica del DNA che la Franklin divenne famosa. Non è stato, però, sempre così. Negli anni seguenti, quando Francis Crick dell’Università di Cambridge e James Watson confermarono la struttura elicoidale della molecola basandosi sulle immagini della diffrazione a raggi X della Franklin, il suo nome nelle pubblicazioni era, nel migliore dei casi, riportato in una nota a piè di pagina.

Watson e Crick ricevettero il premio Nobel per la fisiologia nel 1962 insieme a un collega della Franklin. La sua scomparsa la escluse, di fatto, dal premio. Se anche lei avrebbe ricevuto il prestigioso riconoscimento è una questione ampiamente dibattuta. Ciò che sembra essere chiaro è che il suo ruolo nella scoperta fu minimizzato, celato dalle politiche di laboratorio e dal sessismo, privandola del riconoscimento che i suoi colleghi ricevettero negli anni successivi.

Negli ultimi decenni, però, la storia ha reso giustizia alla Franklin che, finalmente, è stata riconosciuta per la grande mente che fu, tra i suoi contemporanei. Che uno strumento pioneristico ed avanzato come il rover marziano, un laboratorio mobile, sia battezzato con il suo nome è un onore che avrebbe sicuramente apprezzato, come sostiene sua sorella Jenifer Glynn.

Visitai Rosalind in ospedale il giorno in cui l’Unione Sovietica lanciò il primo satellite, lei, nonostante la malattia, era eccitata da quella notizia che segnava l’inizio dell’esplorazione spaziale“, ha raccontato Glynn alla BBC .

Il nome “Rosalind Franklin” è un nome più articolato che “Spirit” o “Opportunity” ma “Rosalind the Rover” suona comunque molto bene ed è giusto che venga usato per esteso il nome della grande ricercatrice piuttoto che, come è stato suggerito da alcune parti, “Rosie” o “Rosy” – un soprannome che la stessa Franklin avrebbe quasi certamente odiato ascoltare.

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La storia dimenticata dell’UFO del Nebraska

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di Oliver Melis

Nel 1884 accadde qualcosa di strano nella contea di Dundy… E quasi nessuno ne è a conoscenza oggi. Il 6 giugno 1884, l’allevatore locale John Ellis e molti altri cowboy erano nella contea rurale di Dundy e, come riportato due giorni dopo nel Nebraska Nugget, (pubblicato su Holdrege), i cowboys sentirono un “terrificante ronzio” sopra la testa. Alzarono gli occhi e videro un oggetto infuocato e incandescente cadere rapidamente a terra; dopo essere passato sopra le loro teste, l’oggetto si schiantò nel terreno in un burrone poco oltre una collina.

Gli uomini si avvicinarono con cautela, ma l’oggetto era cosi caldo che uno di loro si ustionò gravemente. Il gruppo di Cowboys vide uno strano tipo di liquido sul terreno intorno al relitto del quale si intravvedevano ingranaggi, frammenti di macchinari e pezzi di metallo sparsi ovunque, tutto era troppo caldo per essere toccato. Decisero di portare l’uomo ferito di nuovo a casa di Ellis per curare le sue ustioni, per poi tentare una nuova sortita il giorno dopo quando il calore del misterioso oggetto si fosse attenuato.

I cowboys tornarono la mattina dopo, questa volta con l’ispettore EW Rawlins al seguito. Rawlins prese appunti su ciò che osservò lì, compresi alcuni pezzi di rottame che ispezionò da vicino. I pezzi di metallo sembravano simili all’ottone, ma erano notevolmente leggeri. Del pezzo principale di rottami, Rawlins scrisse nel suo diario, “l’Aerolite o qualunque cosa sia, sembra essere lungo circa cinquanta o sessanta piedi, di forma cilindrica, e di circa dieci o dodici piedi di diametro.”

Il pomeriggio dopo l’incidente, una folla di curiosi si riunì sul luogo per ammirare l’oggetto e speculare sulla sua origine. Verso le 14, scoppiò una tremenda tempesta. La pioggia cadeva più pesante e più veloce di quanto chiunque avesse mai visto. Il vento sferzava la pioggia tutto intorno, riducendo la visibilità a quasi nulla. La tempesta continuò per circa 30 minuti prima di finire bruscamente com’era cominciata. Quando i curiosi furono di nuovo in grado di vedere il luogo dell’incidente, rimasero assolutamente scioccati: i pochi frammenti che erano rimasti si stavano riassorbendo nel terreno. Quando il luogo dell’impatto venne liberato dall’acqua, dei rottami non era rimasto nulla.

Questa storia riemerse negli anni 60, quando fu scoperta una copia dell’articolo di giornale originale. Reporter e ufologi invasero la contea di Dundy per interrogare i cittadini locali. Ma furono accolti con stupore, nessuno conosceva o ricordava la storia; nessuno aveva mai sentito parlare del crash UFO. I fatti delle aeronavi misteriose erano di la da venire, ancora pochi anni e sarebbe esplosa negli USA una vera e propria psicosi delle aeronavi misteriose che sorvolavano diversi centri abitati.

Aeronavi simili a dirigibili o palloni che spesso facevano sbarcare umanoidi che entravano in contatto con gli stupiti testimoni. Fu il preludio al contattismo dei primi decenni del 900 e alla vera e propria febbre ufologica, e la piccola contea di Dundy potrebbe benissimo essere il luogo in cui la mania degli UFO iniziò tanto tempo fa.

Fonte: onlyinyourstate.com/

Hayabusa 2 atterrerà sull’asteroide Ryugu il 22 febbraio

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Dopo il lancio avvenuto nel 2014, la sonda giapponese Hayabusa 2 ha raggiunto il suo obiettivo, l’asteroide Ryugu, dopo un viaggio durato quasi 4 anni. Da allora la sonda si è dedicata a mappare la roccia conosciuta come Ryugu (che in giapponese significa “Palazzo del drago”) prima di mandare due dei suoi rover in superficie lo scorso settembre, seguiti poi dal lander Mascot in ottobre. Durante questo periodo la sonda ha inviato immagini spettacolari della superficie dell’asteroide e ora si prepara ad eseguire la parte fondamentale della sua missione: la sonda stessa atterrerà sulla superficie di Ryugu alle 8 del mattino del 22 febbraio. L’annuncio è stato dato dall’agenzia spaziale giapponese JAXA.

Il punto di atterraggio è deciso e il modo in cui atterreremo è confermato, quindi vogliamo fare del nostro meglio per raggiungere questo obiettivo senza commettere errori“, ha dichiarato il responsabile di progetto della JAXA, Yuichi Tsuda.

Da quanto si è potuto appurare finora, la composizione chimica di Ryugu è composta da nichel, ferro, cobalto, acqua, azoto, idrogeno e ammoniaca, che lo rendono un obiettivo primario per gli scienziati. Salvo ulteriori battute d’arresto, Hayabusa 2 raccoglierà entro la fine dell’anno campioni prelevati dal suolo dell’asteroide per riportarli sulla per la fine del 2020.

Dragon Crew: nuova data per il lancio

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SpaceX e NASA hanno fissato una nuova data per il primo volo di prova del Crew Dragon: il 2 marzo.

La capsula avrebbe dovuto essere lanciata da un razzo un razzo Falcon 9 e dirigersi verso la ISS già il 7 gennaio, ma NASA e SpaceX avevano già spostato una volta la data al 17 febbraio ed ora arriva questo nuovo spostamento al 2 marzo. Nè la NASA nè SpaceX hanno comunicato una spiegazione per i ritardi – in fin dei conti sono piuttosto comuni quando si parla di lanci spaziali – ma sembra abbastanza credibile che questo primo test della capsula Dragon 2 sia stato condizionato dallo shutdown del governo statunitense durato 35 giorni.

La capsula Crew Dragon, dopo il lancio, si aggancerà alla Stazione Spaziale Internazionale e, dopo una permanenza di due settimane, rientrerà sulla Terra scendendo nell’oceano con i paracadute. In questa occasione, la capsula non trasporterà ancora passeggeri umani, naturalmente, poiché questo volo dimostrativo ha lo scopo di testare l’hardware, verificare i dati della telemetria e addestrare i controllori di terra e i responsabili di missione.

Intanto Boeing sta pianificando a sua volta di lanciare un volo di prova senza equipaggio per la sua capsula CST-100 Starliner, ad aprile.

Se tutto andrà per il meglio, SpaceX condurrà la prima missione della capsula con equipaggio nel luglio 2019, un mese dopo rispetto a quanto inizialmente previsto.

La NASA spera di ottenere la certificazione per il trasporto di astronauti per Crew Dragon e Starliner per iniziare a portare astronauti alla ISS entro la fine di quest’anno.

Il lancio della Crew Dragon è molto importante per SpaceX anche perché i rinvii di questa missione hanno provocato il ritardo del previsto lancio commerciale del Falcon Heavy che utilizzerà lo stesso launch pad della Dragon 2.

La burla dell’uomo in bottiglia

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di Oliver Melis

Nel 1749 due nobili britannici, il Duca di Portland e il conte di Chesterfield, discutevano della credulità popolare. Decisero di testare tale credulità progettando uno scherzo. Il Duca e il Conte fecero una scommessa, il Conte doveva pubblicizzare un’impresa impossibile: un uomo che saltando da un trampolino sarebbe entrato in una bottiglia da un quarto.

L’annuncio comparve cosi sui giornali di Londra durante la prima settimana di gennaio del 1749:

Al New Theatre in Haymarket, il prossimo lunedì, si vedrà una persona che esegue le varie cose più sorprendenti che seguono, – cioè, 1. Prende un comune bastone da passeggio da uno qualsiasi degli spettatori, e con esso suonerà quindi la musica di ogni Strumento ora in uso, allo stesso modo cantando con perfezione sorprendente. 2. Presenterà una bottiglia di vino comune, che potrà essere esaminata da uno qualsiasi degli spettatori; questa bottiglia verrà posta su un tavolo nel mezzo del palcoscenico, e lui (senza equivoci) vi entrerà, davanti agli spettatori, sempre cantando; durante la sua permanenza nella bottiglia, qualsiasi persona del pubblico potrà avvicinarsi e vedere chiaramente che non sarà diversa da una bottiglia di taverna comune. Gli spettatori del palco, o in platea, potranno venire in abiti mascherati (se gradiranno farlo); e l’esecutore, se lo desidera, indovinerà le loro identità. La performance inizierà mezz’ora dopo le sei e durerà per circa due ore e mezza.
Nota. – Se un Gentiluomo o Signore (dopo la Performance di cui sopra), singolo o in compagnia, mascherato o meno, desidererà vedere una rappresentazione di una Persona deceduta, come Marito o Moglie, Sorella o Fratello, o qualsiasi Amico intimo di entrambi i sessi, dopo aver fatto una donazione al Performer, sarà gratificato dal poterlo vedere e potrà conversare con il congiunto per alcuni minuti, come se fosse vivo; allo stesso modo, chi lo desiderasse, potrà farsi rivelare i pensieri più segreti della sua vita passata e gli darà una visione completa delle persone che lo hanno ferito, sia vivo che morto. Per quei signori e signore desiderosi di vedere quest’ultima parte, c’è una stanza privata.
Queste esibizioni sono state viste dalla maggior parte delle teste coronate di Asia, Africa ed Europa, e non sono mai state eseguite in pubblico da nessuna parte; chi desiderasse un’esibizione privata nella propria casa potrà ottenerla per cinque sterline. Verrà nominata una guardia adeguata per prevenire il disordine.

Lo scherzo funzionò e l’annuncio pubblicitario suscitò grande interesse in tutta Londra, tanto che la notte dello spettacolo venne venduto ogni posto nel teatro.

La folla attese con impazienza, ma, scoccata l’ora, non successe nulla. Nessun intrattenimento, nemmeno la musica per intrattenere la folla mentre aspettava, e alla fine dopo un’ora la folla iniziò a lamentarsi. Grida, urla, colpi di bastone sul pavimento portarono un rappresentante del teatro a salire sul palco e a scusarsi con la folla inferocita promettendo un pronto rimborso del biglietto acquistato per lo spettacolo.

Improvvisamente, un gentiluomo lanciò una candela accesa sul palco, e immediatamente scoppiò il caos generale. Il pubblico frustrato cominciò a uscire frettolosamente dal teatro, facendo a pezzi sedili e panche. Qualcuno riusci a far sparire anche l’incasso.

La bufala ispirò diversi articoli che raccontavano come il prestigiatore fosse stato pronto ad esibirsi la notte dello spettacolo, ma proprio prima della rappresentazione un gentiluomo lo aveva supplicato affinché gli concedesse una visione privata. Il prestigiatore acconsentì e entrò in una bottiglia per cinque sterline. Nel momento in cui lo fece, il signore tappò la bottiglia, se la mise in tasca e se la svignò:

Nei giorni successivi alla sommossa del teatro, furono fatti dei tentativi per scoprire chi fosse il responsabile dello scherzo. I sospetti caddero immediatamente su Samuel Foote, un attore noto per essere uno dei burloni più famosi di Londra. Foote affermò ripetutamente di non aver nulla a che fare con lo scherzo.

Fu allora sospettato il proprietario del teatro, John Potter, ma anche lui dichiarò la sua innocenza, spiegando che un uomo a lui sconosciuto aveva preso tutti gli accordi per affittare il teatro. Potter notò che avrebbe rimborsato il costo di tutti i biglietti per il pubblico, se le ricevute non fossero state rubate durante la rivolta.

I veri responsabili della burla, il Duca e il Conte, non vennero mai scoperti se non anni dopo, quando il loro segreto trapelò.

Fonte: Hoaxes.org

Oltre Marte, il viaggio delle mini sonde MarCO

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Le due navicelle denominate MarCO A e MarCO B hanno accompagnato il lander InSight nel suo viaggio verso Marte, con lo scopo di svolgere il compito di fungere da ponte radio tra il lander in discesa e la Terra.

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MarCO-B, uno dei CubeSats di Mars Cube One (MarCO) sperimentali, ha scattato queste immagini mentre si avvicinava a Marte. Credito: NASA / JPL-Caltech

Dopo aver svolto egregiamente il loro incarico, le due mini navicelle hanno proseguito il loro viaggio nell’infinito, andando ben oltre Marte. Ora, è passato più di un mese da quando le navicelle MarCO hanno inviato i loro ultimi segnali. Secondo il team che gestisce la missione, sarà molto difficile riuscire a ristabilire i contatti.

MarCO, abbreviazione di Mars Cube One, è stata la prima missione missione interplanetaria ad utilizzare una classe di mini-veicoli spaziali chiamati CubeSats. I MarCO, soprannominati EVE e WALL-E, dai personaggi di un film della Pixar, fungevano da relè di comunicazione durante l’atterraggio di InSight, trasmettendo dati a ogni stadio della sua discesa sulla superficie di Marte in tempo quasi reale, insieme alla prima immagine di InSight. WALL-E rimandò anche splendide immagini di Marte, mentre EVE eseguì alcuni semplici sondaggi radio.

Per ottenere questi risultati, è stata utilizzata una tecnologia sperimentale che costa una frazione di quanto si spende per la maggior parte delle missioni spaziali: milioni di dollari forniti dal Jet Propulsion Laboratory della NASA, che ha creato i CubeSats.

WALL-E è stato ascoltato per l’ultima volta il 29 dicembre; EVE, il 4 gennaio. Sulla base dei calcoli delle loro traiettorie, WALL-E è attualmente più di 1,6 milioni di chilometri oltre Marte; EVE è più lontana, quasi 3,2 milioni di chilometri oltre Marte.

Il team di missione ha diverse teorie sul perché non sono stati più in grado di contattare la coppia. WALL-E ha un problema ad un propulsore, cosa che potrebbe creare problemi di assetto provocando oscillazioni che impedirebbero al mezzo di inviare e ricevere comandi.

I sensori di luminosità che consentono ai CubeSats di rimanere puntati verso il Sole e di ricaricare le batterie potrebbero essere un altro fattore. I MarCO sono in orbita attorno al Sole e continueranno ad allontanarsi dalla nostra stella ancora per diversi mesi. Ovviamente, più sono lontani, più precisamente hanno bisogno di puntare le loro antenne per comunicare con la Terra.

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L’ingegnere Joel Steinkraus usa la luce del sole per testare i pannelli solari su una delle navicelle Mars Cube One (MarCO) del Jet Propulsion Laboratory della NASA. Credito: NASA / JPL-Caltech

I MarCO torneranno verso il Sole fino a quest’estate. Il team si riproverà a contattare i CubeSats in quel momento, anche se nessuno sa se le loro batterie e le altre parti dureranno così a lungo.

in ogni caso, anche se non verranno riallacciati i contatti, il team considera la missione MarCO un successo spettacolare.

Questa missione era sempre volta a spingere i limiti della tecnologia miniaturizzata e vedere quanto lontano ci potesse portare“, ha detto Andy Klesh, capo ingegnere della missione al JPL. “Abbiamo messo dei paletti: i futuri CubeSats potranno arrivare molto più lontano.”

Un certo numero di pezzi di ricambio critici avanzati dall’allestimento della precedente missione sarà utilizzato per le future missioni CubeSat. Tra questi le loro radio sperimentali, le antenne ed i sistemi di propulsione. Molti di questi sistemi sono stati forniti da venditori commerciali, rendendo più economico e semplice poterli riutilizzare in futuro per altri CubeSat.

Nel prossimo futuro vedremo sonde spaziali sempre più piccole ed economiche. La NASA è pronta a lanciare una serie di nuovi CubeSat nei prossimi anni.

C’è un grande potenziale in questi cubetti“, ha dichiarato John Baker, responsabile del programma MarCO presso il JPL. “CubeSats – parte di un più ampio gruppo di veicoli spaziali chiamato SmallSats – è una nuova piattaforma per l’ esplorazione dello spazio che, per costi e tecnologia, sarà accessibile a molti più soggetti e non saranno limitati alle agenzie governative“.

Una nuova strada che si apre per l’esplorazione spaziale a fini commerciali, a tutto vantaggio delle aziende private.

Live Tech CPN, un nuovo approccio per la personalizzazione dei contenuti digitali

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Ogni giorno, milioni di news devono trovare la loro strada tra milioni di lettori.
Per i media può risultare un’impresa ardua riuscire a trovare la giusta via per arrivare al lettore che davvero è interessato all’argomento trattato. Come fare?

A primo impatto può sembrare un’azione difficile ma in realtà il supporto arriva da algoritmi intelligenti , contenuti nei sistemi di raccomandazione, che suggeriscono notizie e contenuti interessanti sulla base delle preferenze dimostrate dall’utente. I “recommendation system” (sistemi di raccomandazione) sono software di filtraggio di contenuti che creano suggerimenti personalizzati in base ai gusti
e ai comportamenti della persona, in modo da rendere la navigazione web più stimolante, ampia e informativa.

Giornali online, Social Media, e-commerce, piattaforme di fruizione video, musica e news, già da tempo utilizzano questi abili filtri
in grado di registrare gli interessi dell’utente e proporre argomenti, persone o prodotti che concordano con le preferenze dimostrate.

Qual è il limite dei “recommender systems”?
I sistemi di raccomandazione scelgono selettivamente il contenuto che l’utente dovrà visualizzare, cristallizzano le preferenze dell’internauta e, nel caso peggiore, continuano a proporre contenuti appartenenti sempre alla stessa categoria . Questo fenomeno, che prende il nome di Filter Bubble (bolla di filtraggio) lascia l’utente/persona all’interno di una sfera sociale e informativa impermeabile a
qualsiasi novità. Questo può dare vita alla cosiddetta Fear Of Missing Out (FOMO), ovvero quella sensazione di “essere esclusi”, di non riuscire a venire a contatto con informazioni importanti e interessanti proprio a causa di questi filtri.

Il progetto CPN (Content Personalization Network), nato nell’ambito dei progetti Horizon 2020, affronta in questo senso la sfida di sviluppare un evoluto metodo di raccomandazione in grado di personalizzare al meglio l’offerta di news e contenuti multimediali per suggerire nuove tematiche che amplino la cultura e la mente del lettore.

CPN e la rivoluzione dei sistemi di raccomandazione

Un tempo, erano le persone appartenenti alla cerchia di amici a suggerire libri, film e musica da ascoltare. Oggi, nell’era dei Big Data, sono direttamente le imprese a suggerire servizi/prodotti interessanti, sulla base della conoscenza del cliente .

In questo contesto si inserisce il progetto CPN, portavoce della rivoluzione dei sistemi di raccomandazione. L’obiettivo è quello di sfruttare le potenzialità dell’ Intelligenza Artificiale e dei Big Data per valorizzare al meglio l’estrazione di valore dai dati e, in questo modo, approfondire l’interazione con il pubblico di riferimento.

La piattaforma virtuale aperta (CPN – Content Personalization Network) , sviluppata da CPN, è in grado di aiutare gli editori a veicolare news e contenuti multimediali che tengano conto della posizione, del contesto di fruizione, del device, della conoscenza di argomenti di interesse e del bagaglio culturale del lettore di riferimento . In questo modo si ha la possibilità di preservare un panorama pluralistico dei media europei che sottolinea la diversità culturale e la trasparenza.

CPN è frutto della collaborazione tra importanti centri di ricerca, aziende Data Scientist e grandi broadcaster europei. In particolare, hanno preso parte al progetto partner del settore media come VRT, DIAS, DEUTSCHE WELLE, WAN IFRA e del settore AI come ENGINEERING, DIGITAL CATAPULT, IMEC, ATC e LIVE TECH. Quest’ultima, ha assunto un ruolo chiave nello sviluppo del componente principale della rivoluzionaria piattaforma aperta, ovvero il sistema di raccomandazione ibrido basato su tecnologia DS4Biz.

Come funziona il sistema di raccomandazione CPN?

A differenza degli attuali sistemi di raccomandazione che non stimolano l’utente ad uscire dalla propria “bolla di filtraggio”, CPN sta sviluppando un motore di personalizzazione definito ibrido, in grado di arricchire realmente l’esperienza dell’utente, veicolando contenuti multimediali nuovi e sempre più interessanti.

La raccomandazione ibrida consiste nella combinazione di due approcci:

  • 1) CONTENT BASED: gli algoritmi estraggono una serie di parole chiave,
    topics, attributi ed etichette che vanno a costituire il profilo di argomenti
    interessanti per un determinato utente. Questa tipologia di algoritmi è molto
    raffinata ed è in grado di incrociare i contenuti con il profilo di uno specifico
    lettore tramite l’analisi del suo comportamento durante il periodo di
    navigazione.
  • 2) COLLABORATIVE FILTERING: gli algoritmi recuperano informazioni
    predittive sulla base degli interessi di un insieme dato di utenti. Questi
    algoritmi hanno la prerogativa di essere indipendenti dal genere di contenuto
    (testi, video, musica) su cui operano.

La rivoluzione del sistema ibrido, sviluppato da CPN, consiste proprio nel far interagire questi due approcci al fine di profilare gli utenti sia in funzione del comportamento dimostrato durante la navigazione web sia sulla base degli interessi espressi. Questo metodo, rende più efficace la raccomandazione poiché individua e crea una vera e propria esperienza centrata esclusivamente sull’utente/persona.

Il recommendation system di CPN rispecchia le caratteristiche di interoperabilità poiché è in grado di collaborare con altri sistemi preesistenti, e di flessibilità perché si adatta a contesti e domini differenti. Queste prerogative consentono di utilizzare il
sistema ibrido, non solo nel settore media ma anche in altri settori di mercato che erogano prodotti o servizi.

CPN si presenta come una piattaforma virtuale aperta ed è testata periodicamente in ambienti operativi differenti e in diversi Paesi europei come Belgio, Germania, Italia e Cipro. La piattaforma presenta un’architettura di mirco-servizi che possono essere sviluppati e implementati in modo indipendente. Ciò consente di coprire una varietà di scenari di utilizzo e di
creare nuovi servizi e processi.

Al termine del progetto, nel 2020, CPN erogherà la piattaforma agli stessi broadcaster che hanno preso parte alla sua evoluzione. In questo modo, i professionisti della comunicazione saranno in grado di ricevere soluzioni per distribuire e, soprattutto, suggerire nuove news e contenuti multimediali a determinati lettori piuttosto che ad altri. Allo stesso tempo, anche gli utenti si gioveranno dei benefici portati da tale sistema poiché avranno modo di sperimentare una sorta di serendipità , ovvero la possibilità di fare scoperte inattese e venire a contatto con nuove informazioni sempre più interessanti, in grado di ampliare i loro orizzonti.

La piattaforma CPN intende adattarsi alle esigenze dei singoli editori e correlare diversi servizi. Queste caratteristiche consentiranno di implementare il sistema di raccomandazione ibrido anche al di fuori del progetto CPN, dando la possibilità a tutti i broadcaster, e non solo, di usufruire dell’AI per profilare al meglio gli utenti e risultare costantemente interessanti.

Una nuova ipotesi su ‘Oumuamua

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‘Oumuamua, il primo visitatore interstellare che siamo riusciti ad individuare è da tempo oltre la nostra capacità di monitoraggio ma il suo passaggio fa ancora discutere gli scienziati. Una nuova ipotesi circa la sua particolare conformazione propone che lo strano oggetto fosse in realtà composto da un enorme aggregato di polvere, alla stregua di una cometa esplosa.

Questa spiegazione viene proposta da Zdenek Sekanina, un astronomo del Jet Propulsion Laboratory della NASA, in un nuovo documento inedito. La spiegazione si basa sull’osservazione delle comete che si spaccano, e, a volte, si polverizzano, avvicinandosi al Sole.

‘Oumuamua fu individuato nell’ottobre 2017 e classificato subito, a causa della sua traiettoria, come un oggetto interstellare originato al di fuori del nostro sistema solare.  È il primo oggetto interstellare a essere stato individuato dagli scienziati e, però, pensano che ve ne siano migliaia che attraversano il nostro spazio senza essere individuati. Gli astronomi hanno dibattuto lungamente sulla tipologia dell’oggetto: asteroide, cometa o planetesimo, ma, qualcuno ha anche proposto la possibilità che l’oggetto possa essere una sonda di origine aliena.

Il nuovo articolo aggiunge un altro anello ad una questione già intricata suggerendo che l’oggetto può essere cambiato durante il suo tragitto nel nostro sistema solare. Gli scienziati hanno individuato ‘Oumuamua solo quando si stava già allontanando dal Sole, dopo tutto. Secondo il nuovo studio, quando lo abbiamo individuato, l’oggetto appariva rossastro, lungo e sottile ma potrebbe essere stato diverso al momento del suo ingresso nel sistema solare.

Partendo da quest’idea, il nuovo studio paragona ‘Oumuamua ad altre deboli ma più banali comete che gli astronomi hanno osservato. Tipicamente, quando queste deboli comete arrivano ad un quarto della distanza della Terra dal sole, non sopravvivono a questo contatto ravvicinato. E la morte di una cometa non è un processo silenzioso; queste comete sperimentano un fenomeno che innesca la loro disintegrazione.

Nello specifico, il documento prende in considerazione una cometa chiamata C / 2017 S3 (Pan-STARRS), proveniente dalla nube di Oort, che circonda il nostro sistema solare. Questa cometa ha sperimentato due di queste violente esplosioni prima di cadere definitivamente in pezzi. Gli osservatori hanno poi raccolto alcuni dati strani dai quali si è desunto che i resti di C / 2017 S3 si fossero aggregati in “un mostruoso, estremamente soffice, aggregato di granelli di polvere vagamente coesi” prima ancora che la sua traiettoria raggiungesse il suo punto più vicino al sole.

Questa spiegazione offre una nuova complicazione: che l’oggetto non fosse in realtà un corpo solido quando gli scienziati lo hanno avvistato per la prima volta ma era invece composto da un insieme di residui. Il nuovo articolo propone che ‘Oumuamua sia incorso in un destino simile a quello di  C / 2017, essendo esploso prima di ogni osservazione scientifica, mascherando così la struttura originale dell’oggetto.

Il documento è stato pubblicato sul server di pre-stampa arXiv.org il 30 gennaio.

Il rapporto tra fisica e gioco d’azzardo

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Ricordate gli sbadigli e le crisi di nervi tipiche delle ore di fisica alle scuole superiori? Ricordate anche le continue arrabbiature nei confronti di suddetta materia che “nella vita non serve assolutamente a niente”? Ecco, potreste esservi sbagliati. E di grosso!

Oggi, infatti, siamo qui per spiegarvi come le leggi fondamentali della meccanica classica, tanto odiate a scuola, potrebbero aumentare le vostre possibilità di vincita al casinò, il tutto grazie a una ricerca condotta da un docente della Western University di Perth, tale Michael Small, e da un altro docente, stavolta dell’università di Hong Kong e che risponde al nome di Chi Kong Tse. Prima di scendere nel dettaglio, però, faremo un breve excursus su alcuni dei principali metodi scientifici applicati al gioco d’azzardo nel corso degli anni da vari personaggi, tutti con in mente un obiettivo comune: vincere sfruttando la meccanica della roulette!

Il primo caso è quello di William Jaggers, che alla fine del diciannovesimo secolo riuscì nell’impresa di espugnare la ”banca” di Montecarlo vincendo 65 mila sterline. Il tutto avvantaggiandosi di alcuni difetti della roulette dello stesso casinò. Il matematico Karl Pearson, invece, tentò di sviluppare un metodo dotato di più rigore rispetto al suo predecessore, che funse da ispirazione per Edward Thorp e che, una volta pubblicato sul Review of the International Statistical Institute istruì i lettori sulla possibilità di sfruttare a proprio favore un’inclinazione sul piano della roulette di soli 0,2°. Esistono però anche episodi più stravaganti, come quello che coinvolse dei dottorandi dell’Università della California a Santa Cruz, gli Eudaemons, che grazie a un piccolo computerino creato proprio allo scopo di padroneggiare al meglio le meccaniche di roulette e poi nascosto nella sciarpa guadagnarono la non banale somma di 10 mila dollari. Oppure, storia ben più recente perché risalente al 2004, il caso dell’Hotel Ritz di Londra, dove tre giocatori implementarono un metodo che si basava su uno scanner laser e un cellulare e riuscirono a portare a casa più di 1 milione di sterline. Fun fact, gli scommettitori in questione furono scoperti e processati ma giudicati innocenti, con buona pace dell’Hotel Ritz.

Nessuno dei sistemi citati è però arrivato alla validità scientifica riscontrata in quello ideato da Small e Tse, il quale, premessa doverosa, non è comunque in grado di predire con sicurezza assoluta la traiettoria della pallina, in quanto essa è elastica, possiede dimensioni finite e non è puntiforme, può anche ruotare su sé stessa ed è influenzata da altri fattori come la resistenza dell’aria o l’attrito con la ruota. Il lavoro dei due studiosi è dunque un sistema di equazioni che prevede delle semplificazioni strettamente necessarie ma che, ciò nonostante, può aumentare il margine di vittoria.

Nel caso in questione la pallina è infatti considerata puntiforme, usanza comune per la stragrande maggioranza dei fisici. I punti di partenza del modello, che si ramifica in due metodi, sono la posizione e la velocità iniziali della pallina, ritenuti fondamentali per sconfiggere le leggi della probabilità. Alla base del primo metodo vi è una stima visiva effettuata da uno o più giocatori, i cui valori andranno successivamente inseriti in un programma e genereranno una previsione della casella con più probabilità di successo. A detta di Small e Tse il risultato è un 18% di vantaggio, in contrapposizione al canonico 2,7% di svantaggio che il giocatore ha, in una partita lasciata interamente al caso, nei confronti del banco. Il secondo metodo si avvale invece dell’ausilio di una fotocamera digitale, al fine di rendere la stima visiva iniziale il più precisa possibile. Anche in questo caso i risultati sembrano confermare quel vantaggio percentuale già enunciato in precedenza. Purtroppo il metodo in questione ha valenza solo teorica, in quanto introdurre una fotocamera digitale in un casinò appare impresa a dir poco ardua, ma dovrebbe comunque rassicurarvi sulla validità dello studio in questione.

Adesso la “pallina” passa a voi. Tenete bene a mente che, come detto in precedenza, le approssimazioni sono molte e non vi è nessuna garanzia di vittoria. Per il resto, non vi rimane che tentare la fortuna. O meglio, la fisica!

Il passaggio degli aerei può provocare un incremento delle precipitazioni

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Un nuovo studio mostra che gli aerei che sorvolano zone di pioggia o neve possono aumentare i livelli di precipitazione di ben 14 volte.

Questo strano fenomeno meteorologico dipende interamente dalla progettazione delle ali degli aerei moderni, che creano cambiamenti nella pressione dell’aria e sacche di goccioline d’acqua gelata che hanno un impatto sugli strati bassi dell’atmosfera.

Devono verificarsi delle precise condizioni perché ciò avvenga e le aree più frequentemente sottoposte a queste condizioni sono quelle intorno e sopra gli aeroporti, dove gli aerei, durante la fase di discesa, intersecano strati di nuvole, provocando precipitazioni piovose o nevose. “L’intensificazione delle precipitazioni segue fondamentalmente la rotta percorsa da un aeroplano sopra un banco di nuvole temporalesche“, spiega uno dei ricercatori, Dmitri Moisseev dell’Università di Helsinki.

“Questa azione degli aerei, teoricamente può estendersi su centinaia di chilometri, ma la sezione trasversale normalmente è intorno ai 100 metri, provocando, quindi, una specie di fascia stretta e lunga dove sono possibili precipitazioni maggiori.”

Moisseev ed i suoi colleghi si sono dedicati allo studio del fenomeno dopo avere notato qualcosa di strano nei modelli meteorologici derivati dai dati dei radar: stretti flussi di pioggia o neve. Significativamente, la maggior parte di questi flussi puntava verso l’aeroporto di Helsinki-Vantaa.

A quel punto, i ricercatori hanno analizzato quasi 11 anni di dati meteorologici e, in 17 casi, hanno individuato conferme di questi insoliti pattern. Il passo successivo è stato quello di incrociare i dati radar meteorologici con le registrazioni delle rotte seguite dagli aerei e le osservazioni meteo locali, individuando un chiaro collegamento tra clima locale ed il transito degli aerei.

Per spiegare il fenomeno, il team si è rivolto a qualcosa di già noto: le nuvole di perforazione. Queste nuvole si formano quando le zone di bassa pressione attorno alle ali e alle eliche degli aerei consentono all’aria di espandersi e raffreddarsi, abbattendo in modo significativo la temperatura intorno all’aereo mentre vola.

Affinché l’effetto si verifichi, lo strato di nubi deve essere sottoraffreddato: l’acqua non si congela sempre a 0 gradi Celsius. Se è abbastanza pura e non ha una superficie dove condensarsi, può effettivamente scendere fino a -40° C prima di solidificarsi.

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L’effetto di perforazione, correlato al nuovo studio. (Jamie Mix)

Sono queste goccioline d’acqua molto fredde su cui gli aerei possono avere effetto. Quando la temperatura scende e i cristalli di ghiaccio iniziano a formarsi, si innesca una reazione a catena in un cerchio che si allarga attorno all’aereo che passa. Questi cristalli di ghiaccio cadono poi sulle nubi più in basso che stanno già rilasciando pioggia o neve, il che porta ad un aumento dello scarico di acqua o ghiaccio.

“Sembra che la caduta dei cristalli di ghiaccio dalle nuvole superiori possa, per così dire, inseminare le nuvole più basse e quindi aumentare l’intensità della pioggia o della nevicata attraverso il processo chiamato aggregazione dei fiocchi di neve“, hanno spiegato i ricercatori.

L’idea che il passaggio degli aerei potrebbe innescare più pioggia o nevicate più in basso non è nuova. Le novità di questo studio sono la documentazione più dettagliata di ciò che accade e la definizione precisa delle condizioni necessarie affinché si verifichi il fenomeno, oltre a dimostrare che inizia a verificarsi ad una quota maggiore di quanto si pensasse prima.

In effetti, sembra che il fenomeno si possa verificare anche al di fuori delle nuvole, più in alto nell’atmosfera, a patto che ci sia abbastanza umidità da congelare. Ciò renderebbe questo effetto leggermente diverso da quello che vediamo nelle nuvole di perforazione.

Tutta questa fisica avanzata potrebbe alla fine portare a previsioni meteorologiche migliori intorno agli aeroporti – previsioni cruciali per far decollare e atterrare in sicurezza gli aerei in tempo.

In particolare, dicono i ricercatori, questo studio dovrebbe aiutare nel “nowcast” su cui gli aeroporti fanno affidamento: sono di previsioni meteorologiche a breve termine, valide tra le due e le sei ore. È anche qualcosa su cui sarà necessario indagare quando gli aerei passeranno a fonti di carburante alternative .

La cosa interessante di questa caratteristica è che viene causata proprio dagli aerei in sé, non dall’inquinamento che causano.“, dice Moisseev . “In pratica, anche se ci fossero aeroplani assolutamente ecologici, in grado di funzionare senza alcuna combustione, senza cioè bruciare carburante, accadrebbe comunque.”

La ricerca è stata pubblicata sul  Journal of Geophysical Research: Atmospheres .