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Un asteroide ha seminato la vita nel sistema solare?

Secondo uno studio del 2013 pubblicato sulla rivista Astrobiology, Marte sarebbe stato il primo pianeta a essere colpito dai detriti dell'impatto. L'asteroide, largo 14 Km, avrebbe potuto portare la vita nel sistema solare raggiungendo anche le lune di Saturno, Titano e le lune di Giove, Europa e Callisto

L’impatto avvenuto 65 milioni di anni fa nella penisola dello Yucatan con un asteroide avrebbe potuto seminare la vita nel sistema solare nonostante la devastazione portata sulla Terra?

Questa è una domanda che alcuni ricercatori si sono posti in quanto, i detriti scagliati nello spazio dal devastante scontro avrebbero potuto vincere l’attrazione gravitazionale del nostro pianeta entrando in orbita attorno al Sole e finendo nel corso dei milioni di anni sulla superficie di altri mondi, in questo modo li avrebbero inseminati portando la vita nel sistema solare.

Secondo uno studio del 2013 pubblicato sulla rivista Astrobiology, Marte sarebbe stato il primo pianeta a essere colpito dai detriti dell’impatto. L’asteroide, largo 14 Km, avrebbe potuto portare la vita nel sistema solare raggiungendo anche le lune di Saturno, Titano e le lune di Giove, Europa e Callisto.

Gli astrobiologi infatti, quando cercano la vita nel sistema solare sono generalmente dell’idea che essa possa essersi formata o possa essere arrivata anche su questi piccoli e freddi mondi. Gli astrobiologi hanno qualche dato per ritenere che la vita dalla Terra sia potuta giungere cosi lontano, alcuni modelli matematici infatti indicano che almeno alcuni di questi detriti trasportavano microbi viventi.

Circa sessantacinque milioni di anni fa un asteroide diretto sulla Terra a circa 70.000 Km all’ora ha favorito l’evoluzione dei mammiferi e in seguito, come conseguenza, l’evoluzione della nostra specie.

L’asteroide ha impattato con l’atmosfera del nostro pianeta riscaldandosi e generando un’onda d’urto supersonica che ha fatto risuonare l’intero pianeta come una campana. L’oggetto ha iniziato a vaporizzare formando un lungo pennacchio prima di collassare in una colonna di polvere incandescente.

L’asteroide ha colpito un mare poco profondo dove si trova oggi la penisola dello Yucatán. L’asteroide ha compresso l’aria sottostante in modo così violento che è diventata per un istante molte volte più caldo della superficie del Sole, colpendo la Terra con una forza sufficiente da poter scagliare una montagna nello spazio alla velocità di fuga.

Alcuni anni fa gli scienziati del Los Alamos National Laboratory hanno utilizzato uno dei computer più potenti del mondo esistenti all’epoca, la Q Machine, per realizzare dei modelli degli effetti dell’impatto:

Dopo due minuti dallo dall’impatto, l’asteroide, che era largo almeno 14 Km, ha scavato un cratere profondo circa 20 Km e sollevato nell’atmosfera venticinquemila miliardi di tonnellate di detriti. L’energia rilasciata dall’impatto è stata superiore a quella di un miliardo di bombe di Hiroshima.

Gli scienziati discutono ancora su molti dettagli dell’impatto dell’asteroide che avrebbe potuto inviare la vita nel sistema solare. Questi dettagli che derivano da modelli computerizzati e da studi sul campo dello strato dei detriti, conoscenza dei tassi di estinzione, fossili e microfossili e molti altri indizi

La polvere e la fuliggine prodotte dall’impatto e dagli incendi hanno impedito alla luce solare di raggiungere la superficie della terra per mesi. La fotosintesi si è quasi arrestata, uccidendo la maggior parte della vita vegetale, il fitoplancton negli oceani e facendo precipitare la quantità di ossigeno nell’atmosfera.

Dopo che gli incendi si sono spenti, la Terra ha attraversato in un periodo di freddo intenso. Le due catene alimentari essenziali, nel mare e sulla terraferma, sono collassate. Circa il settantacinque per cento di tutte le specie si è estinto. Più del 99,9999% di tutti gli organismi viventi sulla Terra si è estinto e il ciclo del carbonio si è fermato.

A causa dell’impatto, l’atmosfera della Terra è diventata irrespirabile, colma di calcare vaporizzato e di gas serra. L’impatto ha vaporizzato la roccia di anidrite, scagliando nell’aria dieci trilioni di tonnellate di composti dello zolfo che combinandosi con l’acqua hanno dato vita e intense piogge acide.

La vita nel sistema solare e le nostre origini

Uno dei grandi misteri della paleontologia è il cosiddetto “problema dei tre metri”: in un secolo e mezzo di ricerche, quasi nessun fossile di dinosauro è stato trovato negli strati tre metri sotto il limite KT, confine che segna la linea di demarcazione tra il periodo Cretaceo e il periodo Terziario o Paleogene.

Di conseguenza numerosi paleontologi hanno sostenuto che i dinosauri erano in via di estinzione molto prima che l’asteroide colpisse la Terra, forse a causa delle eruzioni vulcaniche e dei cambiamenti climatici. Altri scienziati hanno sottolineato che il problema dei tre metri riflette semplicemente quanto sia difficile trovare resti fossili.

Nascoste nel confine KT sono le risposte alle domande su uno degli eventi più significativi nella storia della vita sulla Terra.

Se si guarda al nostro pianeta come a un organismo vivente, come fanno molti biologi, si potrebbe sostenere che è stata colpita da un proiettile ed è quasi morta. capire cosa è successo il giorno dell’impatto è fondamentale non solo per risolvere il problema dei tre metri, ma anche per spiegare la genesi della nostra specie e la probabile della vita nel sistema solare.

Nel marzo 2019, The Daily Galaxy ha pubblicato “Il giorno in cui la terra ha piovuto di vetro”. L’articolo descrive l’inizio dell’estinzione di massa avvenuta 65 milioni di anni fa. Un violento terremoto ha sollevato onde gigantesche nelle acque di un mare interno in quello che ora è il Nord Dakota.

In seguito, minuscole schegge di vetro hanno iniziato a cadere dal cielo. La pioggia di vetro è stata così forte che potrebbe aver dato fuoco a gran parte della vegetazione. Questa è la prima traccia lasciata dall’estinzione di massa associata al confine KT.

La scoperta è avvenuta nella formazione geologica di Hell Creek, che affiora in alcune parti del North Dakota, South Dakota, Montana e Wyoming, alcuni dei luoghi del ritrovamento di dinosauri più conosciuti al mondo. Al momento dell’impatto, il paesaggio di Hell Creek era formato da pianure umide e subtropicali e pianure alluvionali lungo le rive di un mare interno.

La terra era ricca di vita e le condizioni erano ottime per la fossilizzazione, con inondazioni stagionali e fiumi che seppellivano rapidamente animali e piante.

Un impatto cosmico abbastanza potente da annientare quasi tutta la vita sulla superficie terrestre porterebbe grandi quantità di detriti in orbita attorno al Sole. Gran parte dei detriti finirebbero per ricadere sul nostro pianeta morente, potenzialmente riportando la vita sulla Terra, mentre una parte dei detriti avrebbero potuto portare la vita nel sistema solare.

Esiste quindi la possibilità che forme di vita molto semplici abbiano trovato la via di casa ricadendo sulla Terra. Ma non solo,

L’esistenza di”rifugiati spaziali” è avvalorata da simulazioni al computer recentemente eseguite per tracciare le traiettorie dei detriti scagliati dalla Terra e dagli altri pianeti rocciosi in orbita attorno al Sole.

Per i primi cento milioni di anni della loro esistenza, prima che l’asteroide giungesse sulla Terra, i mammiferi hanno convissuto all’ombra dei dinosauri. Dopo l’impatto i mammiferi si sono evoluti in una grande varietà di forme, da minuscoli pipistrelli a giganteschi titanotheres, da cavalli a balene, da temibili creodonti a primati dal cervello grande con mani che potevano afferrare e menti che potrebbe vedere attraverso il tempo.

Quell’evento ha dato il via alle nostre origini, e probabilmente l’impatto che ha sconvolto il mondo e forse ha disseminato la vita nel sistema solare e ora non ci resta che trovarla.

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