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Arca di Noè: cosa risulta agli storici

Il mito del diluvio universale attraversa moltissime religioni e la ricerca della mitica arca di Noè ha impegnato numerosi ricercatori senza però approdare a nessun risultato concreto

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Quando ci riferiamo all’arca di Noè non possiamo non fare riferimento al diluvio universale. Sbaglieremmo tuttavia a pensare che tale mitico disastro sia un’esclusiva della Bibbia.

Non solo nelle Sacre Scritture, ma il racconto di un’inondazione dalle dimensioni planetarie si ritrova un po’ in tutte le religioni del mondo. Noè e la sua famiglia scamparono al disastro per la loro onestà e integrità morale, proprio grazie alla leggendaria arca. Tuttavia, come ricorda Focus.it, il mito del diluvio universale è menzionato anche in antichi testi e leggende maya, azteche e assire ma anche nella mitologia greca, indiana e, addirittura, eschimese!

Ad ogni modo tale arca è solo un’invenzione scaturita da antichissime leggende o c’è qualcosa di vero?

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L’arca di Noè: cosa c’è di vero secondo gli storici?

Secondo gli studiosi, il mito del diluvio universale si riferirebbe a un evento che sarebbe avvenuto tra circa 11.000 e 12.000 anni fa. Secondo le ricerche del professor Otto Munch, archeologo di nazionalità austriaca, le vicende realtive al diluvio universale e all’arca di Noè si sarebbero svolte, per la precisione, nel 8496 a.C. In tale anno, la Terra sarebbe stata colpita da un asteroide, che avrebbe apportato drastici cambiamenti a livello fisico e climatico. Eppure, ricerche più recenti sembrerebbero smentire le teorie di Munch.

Dove si trova l’arca?

In verità, è possibile che il diluvio che sconvolse l’intero pianeta sia avvenuto nel 2300 a.C. La tesi dell’asteroide sarebbe comunque ancora valida. Molti archeologi, studiosi e appassionati hanno tentato di ritrovare l’arca di Noè. Tra questi non possiamo non menzionare S. Kurtis, maggiore dell’aviazione turca.

Correva l’anno 1960, nel corso di una ricognizione aerea sul monte Ararat, Kurtis fotografò un oggetto anomalo, una sagoma in verità, dalla curiosa forma ovale, che ricordava vagamente un’imbarcazione. Ricordiamo come l’Ararat sia divenuto celebre proprio grazie alla Bibbia, che vorrebbe l’arca essere approdata su tale monte alla fine del diluvio.

Dall’avvistamento di Kurtis nonci sono stati veri e propri passi avanti. Abbiamo solamente una fotografia con una strana ombra da cui si sono susseguite teorie, leggende metropolitane e voci di corridoio senza alcun fondamento. Numerose sono state le spedizioni in tale regione, ma per quanto svolte con iniziativa e intraprendenza, nessuno ha ancora scoperto realmente l’arma.

Tra le varie spedizioni dobbiamo ricordare quella dello studioso di origine marchigiana Angelo Palego, appassionato del tema, che tramite le sue ricerche ha proposto tesi degne di attenzione, che riporteremo in parte nel paragrafo seguente.

Forse sull’Ararat qualcosa c’è davvero

Nel suo celebre racconto Il Milione, Marco Polo sembra confermare la presenza dell’arca di Noè sul monte Ararat. Gli armeni che vivevano ai piedi della montagna presentarono all’esploratore veneziano alcune raffigurazioni della mitica imbarcazione. Come leggiamo dal portale Noahsark.it nella categoria Studi Palego (ecco, il nostro uomo!), è probabile che l’arca avesse una sola finestra presso gli alloggi di Noè e proprio grazie a essa il prescelto dal Signore potè vederele i monti che erano emersi dal diluvio.

Pare, però, che, con l’esplosione vulcanica avvenuta nel 1840, la colossale arca (sarebbe stata lunga 156 metri) si sarebbe spezzata in due parti. Uno dei due pezzi sarebbe sceso dai 4800 metri da cui si trovava in origine a 4300 metri. Esso, coperto dal ghiaccio e dalla neve, sarebbe visibile in maniera parziale solo nel periodo estivo.

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